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Melius Club

Musica classica indiana


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Inviato

Ma sono l’unico che adora questo genere di musica?

purtroppo ho perso i dischi ereditati da mio papà, e timidamente sono ripartito da Ravi Shankar, ovviamente su vinile. Musica grandiosa, un flusso interpretativo continuo su un flusso di coscienza musicale in continua evoluzione, perfetta per ripulire la mente da ansie e insidie della mente.

alla fine delle rappresentazioni il pubblico manco applaude, proprio perché trascinato in trance ipnotiche dai flussi musicali in gran parte improvvisati su base ritmiche consolidate e tradizionali.

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  • Melius 2
analogico_09
Inviato
2 ore fa, damiano ha scritto:

La musica indiana ha sempre esercitato un fascino molto particolare sui musicisti contemporanei, soprattutto dell'area jazz. Approfitto dell'argomento molto interessante per indicare un paio di titoli particolari. Il primo è a nome Charlie Mariano (grandissimo interprete del sax, soprano in particolare) e Chris Hinze:

https://www.discogs.com/it/release/2893900-Charlie-Mariano-With-The-Chris-Hinze-Combination-Charlie-Mariano-With-The-Chris-Hinze-Combination

I brani Lullaby for Dewi e Mirror of Your Mind sono capolavori assoluti di commistione musicale e quindi culturale tra l'India e l'occidente. 

A seguire un titolo ECM del 1976: Cloud Dance di Colin Walcott

 

Certamente la musica indiana ha esercitato influenze sul jazz, sul rock, anche su Don Cherry che nei suoi progetti "multikulti" è ricorso spesso alla musica idiana ai suoi strumenti, collaborando anche con Colin Walcott (Codona) da te citato, e con altri musiciscti scandinavi e non aperti alle musiche del resto del mondo, asiatiche, mediorientali, africane, sudamericane..

Lo stesso Coltrane di "OM" e non solo, ne parlavo qui https://melius.club/topic/484-il-disco-in-vinile-che-state-ascoltando-ora/?do=findComment&comment=1225756 è ispirata  ai modi musicali e spirituali della musica indiana la quale varia da regione a regione. Praticamente tutti i progetti coltraniani prendono forma dalla convinzione coltivata strenuamente dal grande Maestro secondo cui esiste una base comune "modale"  universale tra tutte le musiche di qualsiasi angolo della Terra. 

La musica indiana mostra forti attinenze "modali" perfino con il "gregoriano", base di partenza della cultura musicale occidentale, il quale risente anche dei modi arabo-mediorientali-nordafricani.., sia per quanto riguarda le "forme" che gli strumenti "saraceni" importati prima e durante le crociare.., tanto per rimarcare il fatto che la nostra cultura occidentale "eurocentrica" dovrebbe scendere dal piedistallo delle superiorità. Alcuni musicologi fanno discendere il gregoriano dal raga indiano in maniera diretta.

Ustad Nishat Khan, eccellente sitarista indiano, stringe un "patto" musicale con un gruppo vocale francese guidato da Gilles Binchois che si dedica alle interpretazioni/esecuzioni di "musica antica".  Ascoltai anni fa un concerto memorabile durante il quale, nella mistica cornice della basilica dell'Aracoeli in Roma, sitarista e cantori fusero insieme mirabilmernte i canti indiani e i gregoriani, dove la saldatiua era di forma e di religiosa. Indicibile suggestione.

Possiedo anche una olro registrazione intitolata "meeting of Angels" per riaffermare la sostanza spirituale delm progetto. 

Questo da' il segno dell'importanza e della "potenza" dellle espressioni musicali moda.li che taluni disprezzano come la volpe che non sappia arrivare all'uva.

 

Questa registrazione del live è un esempio.., non saprei dire se tra Ustad Nishat Khan e Binchois, credo di si, ma è certamente molto rappresentativa della perfetta unione di Sitar e di Gregorian Voice cui assistei dal vivo.

 

 

 


Questo invece è il disco di cui sopra, per chi fosse interessato è ascoltabile integralmente.
 

 

 

Mi piacerebbe parlare anche delle musiche popolari indiane che sono arrivate in Europa, nel norda Africa, fino in Spagna attraverso le millenarie migrazioni dei "gitani" provenienti dalle zone dell'India occidendale: un po' per volta.

 

  • Melius 1
Inviato
9 ore fa, analogico_09 ha scritto:

piacerebbe parlare anche delle musiche popolari indiane che sono arrivate in Europa, nel norda Africa, fino in Spagna attraverso le millenarie migrazioni dei "gitani" provenienti dalle zone dell'India occidendale: un po' per volta.

Seguo con interesse questo eventuale sviluppo.. 

Inviato

Qualche tempo fa se né parlato. Preso dall'entusiasmo per il topic letto sul forum ho preso questa raccolta di Ravi

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e niente non riesco ad andare oltre i primi 3-4 brani.

Boh limite mio è di una noia mortale

  • Haha 1
Inviato

Mi ricordo che vari anni fa (una ventina) presso la scuola di musica che frequentavo organizzarono un concerto di musica indiana. Pare che il musicista in questione fosse uno dei più quotati in patria (purtroppo non ne ricordo il nome) ma ovviamente sconosciuto da noi (da me per primo, che ero totalmente digiuno di questo genere).

Ci presentammo in una ventina, quasi mi vergognai per lui. Ma fu strepitoso. Era un trio sitar, sarod (mi pare) e tabla. Avendo nasato subito che il pubblico era palesemente impreparato, il leader (sitarista, ma in alcuni brani si scambiò gli strumenti con gli altri... molto bravo anche il tablista, italiano) impostò il concerto come una sorta di lezione, e all'inizio di ogni brano spiegava in quante parti era diviso il brano, in che tempo, con quali caratteristiche: interessantissimo. Lui un musicista davvero eccezionale, a fine concerto ci parlai un po' e raccontò che per mantenersi in esercizio studiava fino a 13 ore al giorno.

È un vero peccato che da noi questa musica sia praticamente sconosciuta, ma lo stesso si può dire di quasi tutte le musiche ancora fortemente localizzate nel mondo. In tanti si spingono ad affermare: "Ascolto un po' di tutto", ma in realtà a bene vedere ascoltano musica di provenienza principalmente angloamericana e/o italiana, al massimo europea. Ma ce n'è molta altra, al mondo.

  • Melius 1
analogico_09
Inviato
5 ore fa, rebus ha scritto:

In tanti si spingono ad affermare: "Ascolto un po' di tutto", ma in realtà a bene vedere ascoltano musica di provenienza principalmente angloamericana e/o italiana, al massimo europea. Ma ce n'è molta altra, al mondo.

 

E' proprio così, c'è un immenso patrimonio musicale nel mondo di cui qui nel nostro "commerciale" e levigato "occidente" ci giungono le forme più edulcorate, semplificate, omogeneizzate pronte per il consumo take away di tali e tante meraviglie.

 



 

  • Melius 1
  • Thanks 1
analogico_09
Inviato


Questa è musica popolar  spero di non aver interpretato male l'intenzione di @alexis , che possiede tuttavia una sua antica, affatto eleborata "classicità".
La festa, i rituali dei rom ... l'albero della vita.., il fuoco, i colori, le luci, sonorità remote e vitali, non servono le parole... protagoniste le donne che cantano e danzano e suonano, non c'è differenza né separaziopne dalle cose, tutto è "organico". La musica ha una funzione catartica nell'insieme comunitaro stretto e coeso.

 

E poi c'è l'"opera".., un cantatore che fa con la voce cose pazzesche, una sorta di lungo, improvvisato e variato "recitatic vo",  si rivolge alla sposa, credo si tratti di una cerimonia matrimoniale propiziatoria.., e dove non si comprendono le parole, capiamo dalle esressioni dei volti, dalla tensione ritmica dei corpi, dalla musica, e dall'eccellente espressiva qualità delle riprese filmiche del grande Tony Gatlifello . Un ascolro un po' lungo e forse impegnativo, ma non senza fatica si giunge al fine...

 


Non sembra.., di notevole difficoltà canora, teatrale, musicale, espressiva...

 

 

  • Melius 1
  • Thanks 1
Inviato

@analogico_09 vado di corsa ma ti ringrazio per gli spunti. cercheró tutto il possibile su vinile... :-)

a proposito, il primo disco citato da me in apertura, R S  ragas and talas suona.. divinamente e si trova sull'amazzone..

giorgiovinyl
Inviato

@alexis Bellissimo thread. Anche io esplorato un poco la musica classica indiana. La prima esposizione a questi suoni naturalmente è venuta grazie ai Beatles: Norwegian Wood, Within You Without Me. Tutti i dischi che ho sono in cd, perchè la mia esplorazione averne negli anni 90 quando acquistavo solo cd.

Ricordo diversi cd della Nimbus, Real World e una bella ristampa EMi "Call of the Valley". Non appena possibile sarò più preciso. Comunque musica molto coinvolgente, e ipnotica ma in un senso spirituale.

 

 

analogico_09
Inviato

In fondo al viaggio dei gitani provenienti dall'India c'è il flamenco gitano andaluso nel quale si riscontra le ricorsività con i canti originari con delle trasformazioni mentre permane il senso  dell'improvvisazione, della forte espressione poetica, sentimentale e spirituale, financo ludica.  Il flamenco contiene insieme agli accenti rom provenienti dall'India, elementi della "negritudine", del canto arabo, del lamento ebreo, del "crotalo" greco, del canto gregoriano, del "romance castellano"...

Come il raga e il blues sale dall'allanima, va ricercato nel "sangue"...

 

Uno dei canti flamenchi, un "martinete", canto "duro", solo voce senza accompagnamento, tipico dei fabbri gitani, legato ai "battiti" del martello sull'incudine, inprovvisato da quello che forse viene ricordato come il più grande cantaor di tutti i tempi di cui si conservino ancora memorie. Manuel "el Algujetas", "umile" fabbro ferraio gitano di grande nobiltà musicale e intellettule (scomparso nel 2015, troppo avanti con gli anni, non ho avuto purtroppo occasione di ascoltarlo dal vivo a Sevilla,o in qualsiasi altro luogo della metafisica Andalusia).
 

 

 

Canto più disteso, accompagnato dalla chitarra, una "Solea" .., ricordate Sketches of Spain di Davis.., uno dei brani rielaborati con Gil Evans. Pazzesca l'intesa, el duende, il feelingo tra voce e chitarra, in piena pura  improvvisazione.., come nel raga, nel blues nel jazz.

 

 

(lo so che potrà non piacere a taluni, a molti.., ma proviamo perlomeno a comprendere quale forza vocale ci vuole per cantare questi moti profondi dello spirito e la voce di Manuel è così ricca di armonici.., come il cantante indiamo della festa ... nunziale intonato sull'allegria festosa.

 

analogico_09
Inviato
44 minuti fa, alexis ha scritto:

vado di corsa ma ti ringrazio per gli spunti.

 

 

Spero di non nessermi allargato troppo ma noi che non viviamo la cultura indiana in maniera stretta in loco, possiamo cogliere gli aspetti più universali e noti, poi restano anche le diramazioni che si espandovo verso le direzioni più vicine a noi e quindi mi è sembrato opportuno cogliere anche tali aspetti che conosco un po' meglio. Sono un "modalista", "coltraniano", "spagnolista"  di ferro.., grazie a Coltrane - Olè! - già in età giovinotta ho iniziato a intravedere e apprezzare le interconnessioni tra tutte le musiche spirituali, le basi/radici comuni, gli immaginari delle persone che abbracciano e si riconoscono in questa realtà universalistica della musica.
 

analogico_09
Inviato

Anche il "minimalismo" di Terry Riley, la reiterazione tipica dei modi musicali orientali  è influenzata dal jazz e dalla musica "classica" indiana, a sua volta allievo di un un cantante indiano, Pandit Pran Nath, che accompagnava in concerto. Più influernte fu un maestro negli specifici stili di canto, promotore delle forme tradizionali del raga a cui fecero riferimento altri celebri musicisti minimalisti e jazz americani:  La Monte Young , Terry Riley e Don Cherry.  Krishna Mohan suonatore di sitar, insegnante e studioso di altre forme musicali del "Japur..." (regione dell'India).

 

Realizzarono insieme alcune registrazioni che non conoscevo; ho trovato questa con tastiere, synt, sitar e canto, nella quale traspaiono in modo rimarchevole i modi "ipnotici" dello stile minimalista ispirato al raga... 

 

 

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