lampo65 Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio 5 ore fa, briandinazareth ha scritto: diminuzione di credenti Sabino è giustamente preoccupato della piega scioccamente individualista che ha preso il mondo. Però un nuovo umanesimo, una morale, una visione condivisa, è comunque sempre legata ad aspetti meramente materiali, che dipendono dal momento storico. In fondo, tanto forte ci sembrava il messaggio di Cristo, rispetto alle ideologie ad esempio, che è bastato un secolo nemmeno di consumismo e anche Dio è morto.
luimas Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio 7 ore fa, Guru ha scritto: Però anche se sei ateo e credi nelle spiegazioni scientifiche, se assisti ad una seduta spiritica ti poni delle domande. Non le ho mai fatte , ma so che possono essere pericolose .
luimas Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio 1 ora fa, lampo65 ha scritto: Dio è morto. Diciamo che per la maggioranza non esiste , ma , per pochi c'è eccome e questi si sentono più forti , un po' come i primi cristiani , quando erano perseguitati , perchè purtroppo stiamo andando verso questa situazione ( anche per colpa della Chiesa ) . 1
Questo è un messaggio popolare. mozarteum Inviato 4 Gennaio Questo è un messaggio popolare. Inviato 4 Gennaio Il consumismo -e l’arrembaggio edonistico che alimenta - determina il rinvio a data da destinarsi delle riflessioni sui temi portanti della vita. Si arriva al redde rationem impreparati come uno studente poco diligente alle interrogazioni. Brian tutto giusto quello che dici, ma i moventi dell’azione umana non finiscono nelle spiegazioni scientifiche. Altrimenti anche il dover essere (la morale) diventa un’ app della mente scientificamente sezionata. Quando ad esempio parliamo di innamoramento, gli scienziati ci spiegheranno di ormoni e molecole, ma a noi interessa la poesia d’intorno. insomma c’e’ una zona di ineffabilita’ della vita (per fortuna) che non s’appaga o non si esaurisce nella descrizione scientifica dei meccanismi. 3
luckyjopc Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio @Renato Bovello la fede è l’ottativo del cuore umano cambiato in un presente felice
LUIGI64 Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio Voler confinare tutto al cervello, è il grande cavallo di battaglia dei riduzionisti La scienza ancora non ha spiegato in maniera esaustiva (anche ammettendollo), come funzioni la nostra coscienza Non mi pare cosa di poco conto...
samana Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio 34 minuti fa, mozarteum ha scritto: Si arriva al redde rationem impreparat Si ci arrivera’ sempre e comunque. L’uomo non concepisce la morte essendo stato creato per l’eternita’. Cosi e’, se si deve dar credito alle sacre scritture.
Coltr@ne Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio Tranquilli non morirete mai, perché non siete mai nati, siete un sogno, a volte viene e poi sparisce senza lasciar traccia
briandinazareth Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio 31 minuti fa, mozarteum ha scritto: Brian tutto giusto quello che dici, ma i moventi dell’azione umana non finiscono nelle spiegazioni scientifiche. Altrimenti anche il dover essere (la morale) diventa un’ app della mente scientificamente sezionata. Quando ad esempio parliamo di innamoramento, gli scienziati ci spiegheranno di ormoni e molecole, ma a noi interessa la poesia d’intorno. che le si voglia far fnire o no nelle spiegazioni scientifiche o che ci si interessi dell'aspetto poetico è però ininfluente rispetto a quello che dicevo prima. se ci innamoriamo non ci interessiamo alla parte ormonale, ci viviamo la sensazione, ma questo non ci può far dimenticare da dove nasce. perché senza il cervello vivo non c'è l'amore e non c'è poesia, anzi, la cosa è ancora più intrigante e filosoficamente impegnativa: come dicevo prima, anche da vivi, bastano pochissime modifiche al cervello (ad esempio per una malattia, un farmaco o un trauma) per far scomparire parti di noi o capacità umane che consideriamo essenziali, come l'amore, riconoscere un volto, la consapevolezza del tempo ecc. la tua obiezione "altrimenti anche la morale diventa un app" non è valida, perché il fatto che le conseguenze non ci piacciano non inficia nulla. la morale è la cosa meno oggettiva che esista tra le esperienze umane, come è evidente dall'estrema variabilità nelle epoche e luoghi, ma anche tra gruppi omogenei o anche noi stessi col passare del tempo e delle esperienze. l'unica cosa che più o meno regge è la golden rule, che però è declinata nelle maniere più diverse a seconda della cultura e singola persona.
jackreacher Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio 7 ore fa, briandinazareth ha scritto: se l'anima esiste non ha alcun effetto tangibile sui nostri comportamenti, sentimenti, credenze, sensazioni o pensieri, se anche lo avesse, sarebbe estremamente flebile e generalmente ininfluente. Io la penso in maniera diametralmente opposta, perché l'anima per me è la manifestazione (comportamenti , sensazioni, pensieri, idee...) di ciò che ognuno di noi è. Semmai la domanda cruciale è: il nostro essere (anima) trae origine dalla parte materiale (encefalo) o esiste a prescindere? Se si propende per la prima ipotesi, allora probabilmente con la morte (cessazione attività encefalo) termina anche l'anima, diversamente, se si propende per la seconda opzione, l'anima esiste comunque, ma si manifesta materialmente sempre attraverso l'encefalo ed il corpo. Decidete voi ....
mozarteum Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio Con tutto il rispetto per le Sacre scritture non e’ detto. La scienza indagando nell’universo con mezzi potentissimi non ha scovato alcun deposito di morti redivivi. Saranno in mezzo a noi sotto forma di spiriti? Mah. Il mio gatto non ha pretese di immortalita’ eppure e’ cosi’ bello che mi domando perche’ un geometra con le orecchie a sventola dovrebbe essergli preferito nel creato 1 minuto fa, Coltr@ne ha scritto: Tranquilli non morirete mai, perché non siete mai nati, siete un sogno, a volte viene e poi sparisce senza lasciar traccia Questa e’ una bella chiave di lettura almeno per i fortunati che hanno goduto e godono qua 1
Coltr@ne Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio 2 minuti fa, mozarteum ha scritto: che hanno goduto e godono qua Ci sarebbe da indagare, può essere che ci si attacchi di più a questa breve vita, tanto più sia povera di "intensità".
briandinazareth Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio 15 minuti fa, LUIGI64 ha scritto: Voler confinare tutto al cervello, è il grande cavallo di battaglia dei riduzionisti La scienza ancora non ha spiegato in maniera esaustiva (anche ammettendollo), come funzioni la nostra coscienza non c'è alcun riduzionismo, anche perché pare proprio che la coscienza sia una caratteristica emergente, in contrario del riduzionismo. il problema non è confinare tutto al cervello (anzi, sarebbe più corretto dire al corpo), non entravo in campo metafisico o religioso, la mia è la semplice constatazione che senza quello o parti d quello, perdiamo noi stessi o parti importanti di noi stessi. questo mi pare innegabile e verificabile ogni giorno. c'è poi un errore metodologico: dire che siccome la scienza non ha spiegato tutto allora in pratica non possiamo dire nulla e tutto è valido. la scienza non spiega tutto ed è probabile che sia impossibile che lo faccia, almeno in un senso che sia a noi comprensibile. questo è un punto che non dobbiamo mai dimenticare. ma le cose che sappiamo ci permettono almeno di scremare quello che palesemente non è vero. ad esempio, se so che la memoria scompare alla perdità di certe caratteristiche fisiche, perché mi dovrei inventare che non sia così perché non mi piace? una qualnque analisi di un qualunque fenomeno del mondo, noi compresi, dovrebbe partire da una certa libertà intellettuale che non cerca di modellare la visione del mondo come ci piacerebbe fosse, ma accettando, nella nostra finitezza, che il nostro volere,h i nostri desideri o la nostra visione possano semplicemente non essere aderenti alla realtà. il che comporta la capacità di cambiare visione e di avere il coraggio di abbandonare convinzioni anche molto forti, che ci hanno accompagnato tutta la vita, alla luce delle nuove cose che sappiamo.
mozarteum Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio 2 minuti fa, Coltr@ne ha scritto: sarebbe da indagare, può essere che ci si attacchi di più a questa breve vita, tanto più sia povera di "intensità". Si e’ soggettivo. Pero’ una gran bisboccia secondo i propri desideri autentici e’ un gran vivere. Imho 1
jackreacher Inviato 4 Gennaio Inviato 4 Gennaio 3 minuti fa, briandinazareth ha scritto: il problema non è confinare tutto al cervello (anzi, sarebbe più corretto dire al corpo), non entravo in campo metafisico o religioso, la mia è la semplice constatazione che senza quello o parti d quello, perdiamo noi stessi o parti importanti di noi stessi. questo mi pare innegabile e verificabile ogni giorno Certamente, i problemi di hardware (encefalo, corpo) inficiano il corretto funzionamento del software (anima, coscienza).
Questo è un messaggio popolare. Savgal Inviato 4 Gennaio Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 4 Gennaio La speranza di un'altra vita dopo la morte ha svolto un ruolo fondamentale nella coesione sociale, nel far sì che uomini e donne si accontentino della propria sorte e nel non aver diritto a chiedere di più, da cui consegue il rifiuto del proprio ruolo nella società e la convinzione che quello ruolo, se subalterno nella stratificazione sociale, sia considerato un torto subito. Quanto sopra si coniuga con un altro elemento che ha caratterizzato la società fino al recente passato, la convinzione di far parte di una comunità, in cui le relazioni tra tra uomini e donne sono fondate su un ethos e un’identità comuni, in cui l'identificazione, la dedizione, l'abnegazione e l'altruismo sono considerati i comportamenti normali, poiché funzionali al perseguimento di interessi e fini collettivi, cui subordinare gli interessi e i fini individuali. Dalla dissoluzione del senso di appartenenza alla comunità consegue l'emergere di un individualismo ottuso che si manifesta in forme di narcisismo infantile ed irresponsabile. Al soggetto che si identifica nella comunità in cui è nato si è sostituito l'individuo, ma non l'individuo portatore di ragione, i cui comportamenti sono guidati dalla razionalità, bensì un soggetto succube del narcisismo infantile, per il quale il senso dell'esistere consiste nel perseguimento dei propri desiderio individuali, compresi quegli impulsi nel recente passato considerati proibiti o malvisti, ma ora consentiti poiché condivisi da molti altri individui e non perché divenuti moralmente accettabili. Nei social, dove l'anonimato fa venir meno il ritegno che è ancora presente nei rapporti personali, sono ben visibili i segni di quanto sopra. 3
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