Grancolauro Inviato 19 Gennaio Inviato 19 Gennaio Questa mattina ho ascoltato l’ultimo album di Seong-Jin Cho, pianista coreano vincitore del concorso Chopin 10 anni fa, un album interamente dedicato a Ravel. Provo a condividere alcune mie impressioni di ascolto, pensate come appunti per una (possibile) recensione. 1. Per chi non conosce la musica pianistica di Ravel, o la conosce poco e non ne è particolarmente attratto, questo album costituisce un’ottima via di accesso a questo straordinario autore. È un album “facile” all’ascolto, specie per chi ha familiarità con la grande tradizione pianistica ottocentesca (Beethoven, Schubert, Chopin, Schumann) con la quale troverà più elementi di continuità e affinità che di discontinuità. Seong-Jin Cho è poi un musicista di talento dalle straordinarie capacità tecniche. Ascoltarlo è davvero interessante. La registrazione, da ultimo, è ottima qualità, allo stato dell’arte direi, e perfettamente coerente oltretutto con le scelte stilistiche del solista. Un album dunque per congegnato che merita di essere ascoltato. 2. Che Ravel ci restituisce l’album di Seong-Jin Cho? Direi un Ravel apollineo, ordinato nelle forme e negli equilibri ritmici, nel quale ogni tensione trova una risoluzione coerente, obbligata quasi. È un Ravel nel quale tutto è svelato, posto alla luce del sole: ogni singola nota risulta perfettamente intelligibile e in equilibrio con le altre. È inoltre un Ravel nel quale l’equilibrio delle forme è al servizio degli aspetti lirici della partitura, un lirismo sempre misurato, tuttavia: la capacità straordinaria di Ravel di escogitare linee melodiche a volte struggenti, altre volte inquietanti, altre volte ancora suntuose o irriverenti è sempre incardinata dentro un rigoroso equilibrio formale e ritmico, sottolineato da un uso molto controllato del pedale di risonanza. Come se Seong-Jin Cho volesse fare di Ravel un vero “classico” sotto il profilo estetico ed espressivo. Intento raggiunto, direi. 3. Il Ravel di Seong-Jin Cho è convincente? Qui la questione diventa più complicata. A me sembra che l’esaltazione degli aspetti formali e lirici della partitura finisca con l’occultare altri elementi non meno importanti. Che fine fanno gli aspetti pittorici della scrittura pianistica di Ravel, il suo “dipingere con le note” nel quale ciò che sta in ombra non è meno importante di ciò che sta alla luce del sole, e che richiede una sensibilità e un varietà timbrica che non sembrano tra le doti maggiori di Seong-Jin Cho? E che ne è dell’inquietudine generata dalle dissonanze, delle esplosioni di suono, dalle discontinuità ritmiche che caratterizzano queste partiture? Tutto questo appare smorzato, neutralizzato quasi dal pianista coreano. Un Ravel senza invenzione e mistero, quindi. È questo ancora Ravel, verrebbe da chiedersi? C’è da dubitarne, specie confrontando questa realizzazione con la tradizione interpretativa europea che va da Gieseking a Jean-Yves Thibaudet, Pascal Rogé, Martha Argerich, Pierre-Laurent Aimard, per arrivare alla nostra straordinaria Beatrice Rana. Una tradizione che ha da sempre sottolineato la complessità dell’opera di Ravel, le sue mille sfaccettature oltre che la sua originalità. Queste le mie impressioni generali ad un primo ascolto. Sarebbe poi interessante discutere dei dettagli, nel caso qualcuno sia interessato. Specie con riguardo all’interpretazione di Seong-Jin Cho di pezzi iconici come la Pavane pour une infante défunte, Jeux d’eau, l’Alborada del gracioso, Scarbo, la Forlana e la Toccata dal Le tombeau de Couperin. Voi cosa ne pensate? 2
Lolparpit Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio @Grancolauro Causa vita un po' raminga su treni, non riesco a breve ad ascoltare, ma mi prometto di farlo...ma tocco tangenzialmente il caso Ravel riferendo la mia esperienza personale sul meraviglioso Gaspard de la nuit: l'interpretazione che più mi prende è quella di Samson Francois, dove l'opaco prevale sul luminoso, dove il mormorare di Ondine ha qualcosa di torbido, mentre con altri interpreti le acque sembrano cristalline, dove davvero immagino il patibolo con la forca, dove in Scarbo sento mugolii e muggiti sinistri, dove il nanetto è davvero sporco e cattivo. 1
Grancolauro Inviato 20 Gennaio Autore Inviato 20 Gennaio @Lolparpit Ah, Samson Francois, l'avevo proprio dimenticato, hai fatto bene a ricordarlo. Se restiamo a Gaspard de la nuit, io resto però affezionato alla versione di Ivo Pogorelich per quel senso di disperazione che la percorre dall'inizio alla fine. In Scarbo, poi, Pogorelich traduce in musica meglio di ogni altro, io credo, le parole del poema di Betrand che ispirarono Ravel: "Oh! quante volte l'ho sentito e veduto, Scarbo, quando la luna splende nel cielo di mezzanotte, simile ad uno scudo d'argento sopra una bandiera azzurra ricamata di api d'oro! Quante volte ho sentito scoppiare il suo riso nell'ombra dell'alcova e stridere le sue unghie sulla seta delle cortine del mio letto! Quante volte l'ho visto scivolare dal soffitto, piroettare su un piede e volteggiare per la stanza come un fuso caduto dall'arcolaio di una strega! Lo credevo sparito, ma ecco che il nano diventava grande, proiettato come il campanile di una cattedrale, con il sonaglio d'oro in cima al berretto a punta! Ma presto il suo corpo si faceva trasparente, diafano come la cera della candela; il suo viso impallidiva come la cera di un lucignolo e all'improvviso si spegneva."
Lolparpit Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio @Grancolauro anch’io amo moltissimo il Gaspard di Pogorelich, favoloso. C’è stato un periodo in cui lo ascoltavo ossessivamente, e guardavo il video affascinato dalle mani bellissime e grandi, ma così fulminee nelle note ribattute di Scarbo. Bellissimi anche i Valses nobles sotto le mani di Ivo. Eccellenti registrazioni, forse del momento migliore di questo pianista.
Grancolauro Inviato 21 Gennaio Autore Inviato 21 Gennaio @Lolparpit Eh sì, quello fu il periodo magico di Pogorelich che raggiunse vette artistiche siderali. Peccato sia durato poco. 1
mozarteum Inviato 21 Gennaio Inviato 21 Gennaio L’opera omnia di Ravel per Piano di Seong sara’ eseguita al Konzerthaus di Vienna sabato prossimo. L’avevo puntato ma in contemporanea c’e’ Ariadne auf Naxos all’opera (doveva cantare Netrebko percio’ presi il bgl) e quindi amen. Ho sentito qualcosa in disco e’ un Ravel elegante e stilizzato manca un pol’ombreggiatura di questa musica e il tratto onirico che e’ sempre penalizzato da un eccesso di chiarezza e apollineita’
Grancolauro Inviato 21 Gennaio Autore Inviato 21 Gennaio @mozarteum già, ho avuto la tua stessa impressione. Chissà se si tratta di una scelta deliberata oppure di un atteggiamento culturale più profondo, tipico della cultura “colta” coreana, segnata dalla ricerca dell’equilibrio tra gli opposti, tra luce e oscurità, maschile e femminile, bene e male, oltre che da un atteggiamento aristocratico che rifugge gli eccessi. Un Ravel impregnato di taoismo e confucianesimo insomma… mah, solo fantasie probabilmente. Qui Seong alle prese con l’Alborada del Gracioso a Roma (esecuzione assai meno pulita di quella su disco, ma ci sta con questo pezzo maledetto) Qui invece un pianista che dell’esaltazione degli opposti ha fatto il suo marchio di fabbrica.
Aless Inviato 21 Gennaio Inviato 21 Gennaio Il 19/01/2025 at 17:46, Grancolauro ha scritto: la tradizione interpretativa europea che va da Gieseking a Jean-Yves Thibaudet, Pascal Rogé, Martha Argerich, Pierre-Laurent Aimard, per arrivare alla nostra straordinaria Beatrice Rana. Non dimenticherei Robert Casadesus
Grancolauro Inviato 21 Gennaio Autore Inviato 21 Gennaio @Aless Casadeus è un altro interprete coi fiocchi in effetti. Molto bello e originale il suo Tombeau de Couperin. Non molto convincente in Gaspard de la nuit, a mio modo di vedere.
mozarteum Inviato 21 Gennaio Inviato 21 Gennaio Ovviamente Abm in Gaspard e Valses e nel concerto in sol 1
Grancolauro Inviato 21 Gennaio Autore Inviato 21 Gennaio @mozarteum Ovviamente 🙂 Tra le mie versioni preferite di Gaspard c’è anche quella di Steven Osborne. In Ondine riesce ad estrarre un suono meravigliosamente fluido e traslucente, con un bellissimo legato del tema. E in Le Gibet è tra i pochi a staccare il tempo giusto: lento, lentissimo, fino al limite di tenuta emotiva della frase. Splendido
Carlo Inviato 21 Gennaio Inviato 21 Gennaio Con una scrittura così raffinata, distillata e rifinita in realtà un approccio fatto di morbida pulizia e levigato movimento può anche bastare e avanzare, se il livello è quello giusto. E questo coreano suona davvero bene, a 30 anni che sono ancora pochi. Non c'è una virgola fuori posto. Mi trova molto d'accordo l'ipotesi di attribuire questa sua pulizia di diafana brillantezza a stimoli culturali respirati in una civiltà così artificiale e distonicamente controllata come quella coreana, tuttavia le unghie le ha e le ha tirate fuori eccome facendoci ascoltare un finale della IV ballata di Chopin memorabile, due tra le pagine più tremende (in tutti i sensi) di tutto l'ottocento. 30 anni sono pochi, ma la discografia è già ricca, organica e sofisticata... questo farà un carrierone. Ciao C
regioweb Inviato 23 Gennaio Inviato 23 Gennaio Il 21/01/2025 at 09:47, mozarteum ha scritto: L’opera omnia di Ravel per Piano di Seong sara’ eseguita al Konzerthaus di Vienna sabato prossimo. toh che coincidenza, sempre sabato 1° febbraio, stesso programma, Jean Efflam Bavouzet al municipale di Reggio Emilia; vabbè, non è proprio la stessa cosa ma toccherà accontentarsi.. 1
senek65 Inviato 23 Gennaio Inviato 23 Gennaio 1 ora fa, regioweb ha scritto: vabbè, non è proprio la stessa cosa ma toccherà accontentarsi.. Alla peggio abbandoniamo all'intervallo 1
G.Carlo Inviato 24 Gennaio Inviato 24 Gennaio Cita Ma poi, perdona, fammi fare un esempio semplicissimo: se avessi dovuto esborsare 60 (diconsi sessanta) euri per ascoltare il doppio album del pianista Seong Jin Cho dedicato alla musica per pianoforte solo scritta da Ravel…col piffero che lo avrei acquistato! Sì certo, Cho è il vincitore allora ragazzino del Concorso Chopin del 2015, il concorso più prestigioso del mondo per i pianisti. Ma.. avrei pensato, con pregiudizio, che cosa vuoi ci capisca il ragazzo coreano di Ravel? E avrei peccato di pregiudizio e ignoranza, perché Jin Cho fa una lettura forse la più bella ascoltata della musica di Ravel… Così scrisse @SimoTocca in un'altra discussione... https://melius.club/topic/23470-dopo-5-anni-abbandono-lo-streaming/page/19/#findComment-1413896
Lolparpit Inviato 24 Gennaio Inviato 24 Gennaio Ho ascoltato l'Alborada nelle tre esecuzioni citate nella discussione, che alla fine sono tutte e tre molto belle (non trovo particolari problemi nel live di Seong.Jin Cho. Quella che preferisco, pensandoci un po', è quella di Richter in quelle riprese televisive magiche, che l'hanno immortalato forse al momento più alto della sua carriera di interprete, dalle traiettorie piuttosto complicate. E' la lettura che ha più carattere, la più nervosa, che ha i sapori più decisi e che, secondo me, valorizza meglio il Ravel affascinato dalla Spagna e dal suo mondo musicale. Riconosco meglio il gracioso, il servo furbone della tradizione della commedia spagnola. Io ci vedo un Ravel un po' filtrato dal mondo espressivo e sonoro di Prokofiev.
Grancolauro Inviato 25 Gennaio Autore Inviato 25 Gennaio Il 21/1/2025 at 23:15, Carlo ha scritto: 30 anni sono pochi, ma la discografia è già ricca, organica e sofisticata... questo farà un carrierone. Probabile, e non possiamo che augurarglielo di cuore. In Ravel mi aspettavo un po' più di coraggio ma non era nelle sue intenzioni, evidentemente. Né rispecchia la sua personalità.
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