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blues66

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Inviato
14 ore fa, UpTo11 ha scritto:

Però quella band fu il più grande suicidio nella storia del rock 🤣

Già… come sia successo ancora non me lo spiego 

Inviato

Altro gruppo che si è perso subito. Eppure sto disco non era male

 

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  • Melius 1
Inviato

Sulla scena musicale elettronica italiana da più di 25 anni, il dj e produttore napoletano Francesco Cozzolino, si presenta ora sotto il nuovo moniker di Artizhan con il suo lavoro più personale, completo, sentito e atteso fino ad oggi: “Breaks from  the V.” 
Dieci tracce nelle quali tutte le sue passioni musicali ed extra-musicali convergono, dando vita ad una specie di riassunto di almeno 30 anni di musica elettronica e club culture vissute direttamente.
Dentro alla sua musica si ritrovano tracce evidenti di UK Bass music, techno detroitiana, hip hop, funky breakbeats, il sound pionieristico dei Kraftwerk e tanto altro ancora che entra a fare parte del patrimonio genetico di Artizhan e viene impiegato con sapienza e gusto.

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Ciao ☮️
Stefano R.

  • Melius 1
Inviato

È sempre difficile risalire la china per una band di rock che aveva avuto un ottimo esordio ormai 10 anni fa, ma che nel frattempo è stata travolta prima dalle accuse di molestie rivolte al leader Hall e poi, quando tentava faticosamente di rialzarsi con un tour promozionale per l’album del ritorno, il blocco totale per la pandemia che ha colpito tutto il mondo.

Cosi i Pinegrove si sono rimboccati nuovamente le maniche e approfittando della pausa forzata sono tornati con un nuovo lavoro “11:11” dove vengono toccate molte delle tematiche scottanti degli ultimi tempi, provate sulla propria pelle, soprattutto riguardo alla pessima situazione climatica a cui stiamo andando incontro.

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Ciao ☮️
Stefano R.

Inviato

Gran bell' album, ma necessito di ulteriori ascolti 🙂

 

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Inviato

Questo secondo il parere di molti (che sottoscrivo) avrebbe potuto essere il disco dei Kraftwerk del loro periodo di “silenzio” (1991-99) perché contiene idee e progetti del periodo precedente, ma che se fossero stati approfonditi, ampliati e sviluppati da tutto il gruppo al completo avrebbero portato ad un risultato più che buono, in quel dato momento.
Invece ascoltando questo “Off the record” di Karl Bartos si ha la sensazione che manchi qualcosa, delle parti fondamentali che avrebbero dovuto essere completate dal resto del quartetto nel pieno delle loro capacità compositive.

Peccato, resterà il rammarico per tutti i fan del quartetto di Düsseldorf di non averlo avuto in forma compiuta.

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Ciao ☮️
Stefano R.

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