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Ma Trump che sta facendo?


Messaggi raccomandati

Inviato
1 ora fa, Velvet ha scritto:

Rendetevi conto del livello dei negoziati e della competenza di chi ne è a capo:

https://www.ilpost.it/2025/03/24/steve-witkoff-ucraina/

Io sono dell'idea di Nathalie Tocci (che non è l'ultima deficiente tricostuprata): l'attuale governo USA è presieduto da un ex bamboccione nato ricco che ha fatto sempre l'immobiliarista e che, pertanto, adotta la logica dell'immobiliarista per risolvere le questioni internazionali, ovvero di impestare di architettura kitsch ogni metroquadrato di territorio dal quale non è possibile estrarre qualcosa che abbia un valore. 

Per fare ciò vorrebbe aprire un franchising con il russo. 

Solo che l'ex bamboccione ha avuto l'abilità (in USA, non in Lussemburgo) di circondarsi di una "squadra" di scappati di casa, personaggi improbabili ed incompetenti o meglio ignoranti (il caso Signal è solo un antipasto) che si sta facendo letteralmente cuocere a fuoco lento da quel filone della politica, competente, colto, scuola KGB che si trova a capo della cricca russa, con il quale vorrebbe entrare in società. 

Per non parlare di come lo sta screwing l'israeliano.

  • Melius 1
Roberto M
Inviato

@wow

Mha.

Ricordati sempre Trump presidente primo mandato, quando ammoniva gli europei proprio dal pericolo Russia e i deputati tedeschi gli sghignazzavano in faccia.

E poi anche Obama ci ha dato degli scrocconi.

Lui vuole solo i soldi, non capisce perché gli americani devono spendere il 4% del PIL quando noi spendiamo il 2%. Per difendere l’Europa poi.

Se non ci teniamo noi a difenderci, che ancora oggi siamo contro il riarmo, perché dovrebbero preoccuparsene loro ?

Dal suo punto di vista, dal punto di vista di un cittadino Americano, come dargli torto ?

 

Coltr@ne
Inviato

@appecundria non hanno mai fatto na mazza gratis, si sono sempre ben pagati va là.

appecundria
Inviato

@Coltr@ne non riesco a capire come persone intelligenti come @Roberto Mnon afferrino la differenza di budget necessario tra difendere l'Europa e dominare il mondo.

Peraltro, gli USA contribuiscono alla NATO con un pidocchioso 16% e sono il primo fornitore di armi. Sono abbastanza sicuro che i due pazzi non se ne andranno sbattendo la porta. 

briandinazareth
Inviato
28 minuti fa, Roberto M ha scritto:

Lui vuole solo i soldi, non capisce perché gli americani devono spendere il 4% del PIL quando noi spendiamo il 2%. Per difendere l’Europa poi.

 

non è vero, ma se fosse solo questo saremmo in paradiso.. 

ti sei perso il 95% delle notizie e dichiarazioni ufficiali... mi sa.... ;)

Inviato

 

Trump, offensiva contro l'America: lacci ai sindacati, tagli, intimidazioni a giudici e studi legali. Il presidente mina il sistema di pesi e contrappesi della democrazia. Gli ordini esecutivi ignorano le competenze del Parlamento e sono spesso incostituzionali.

https://www.corriere.it/esteri/25_marzo_28/trump-offensiva-contro-l-america-lacci-ai-sindacati-tagli-intimidazioni-a-giudici-e-studi-legali-d9219252-27da-4236-a9d6-815103c54xlk.shtml

 

  • Melius 1
Inviato

 

Trump e Musk: chi è il burattino e chi il burattinaio? Il controllo dei dati e la risposta possibile. Musk riuscirà a conquistare un’influenza sproporzionata sul presidente, guidandone le esternazioni? I rapporti di forza e le (vere) leve del potere.

https://www.corriere.it/economia/finanza/25_marzo_29/trump-e-musk-chi-e-il-burattino-e-chi-il-burattinaio-il-controllo-dei-dati-e-la-risposta-possibile-343a4763-0a97-46d0-9490-8c950cbeexlk.shtml
 

 

Le bugie di Trump

Per i suoi sostenitori, l'«incontrollabile flusso di opinioni» che Trump riversa a ogni ora del giorno e a volte della notte su social e media è il «frutto di una persona autentica che si esprime con grande spontaneità». Usando parole semplici e giudizi netti: quello che fanno gli avversari è quasi sempre «molto cattivo» e quello che realizzano gli amici è ovviamente «bellissimo». Meno precisi e netti sono numeri e contenuti, visto che le affermazioni imprecise o infondate fatte da Trump nel corso della sua prima presidenza si contano, stando a chi si occupa di fact checking, nell'ordine delle decine di migliaia.

Ma, a parte il fatto che già un anno fa un'analisi del Washington Post(pubblicata anche dal Foglio), segnalava che «Trump ha fatto passi significativi nel convincere i repubblicani che le sue bugie sono la verità», cosa che non costituisce un grande incentivo a darsi una regolata, secondo De Biase c'è di più: «Unendo i puntini e qualche informazione si possono riconoscere in effetti i tratti di una strategia di comunicazione organizzata in tre punti. Il primo capitolo di quella strategia è la massimizzazione dell’effetto delle dichiarazioni, da ottenere utilizzando un insieme di strumenti che aiutino nella scelta degli argomenti da sollevare, dei tempi per pubblicare e dei target ai quali rivolgere i messaggi. Gli strumenti disponibili per questo genere di operazioni sono numerosi. Si possono citare Sprout, Hootsuite, Planly e molti altri. Sicuramente incrociando modelli a base di intelligenza artificiale si possono ottenere risultati molto importanti». Per esempio X, di Elon Musk, ha sviluppato Radar, in grado di riconoscere, analizzando un'enorme mole di dati, gli argomenti più importanti in ogni momento della giornata, con una distinzione per tipo di audience. «Di certo - scrive De Biase - Trump, anche grazie appunto all’appoggio di Musk, può godere delle migliori informazioni possibili per massimizzare il traffico e l’efficacia dei messaggi da esternare».

 

La strategia comunicativa di Trump

Un secondo pilastro della strategia comunicativa di Trump è «l’analisi delle reazioni del pubblico alle sue esternazioni. È del tutto evidente che nella quantità di cose che il presidente dice, alcune vengono ribadite in continuazione, altre abbandonate. Questo non è solo una naturale volubilità umana. È anche frutto dell’analisi: se il pubblico si appassiona a un argomento vale la pena di insistere. Se una questione non interessa, si può tralasciare».

Il terzo pilastro è stato ben spiegato, secondo De Biase, da Steve Bannon, ex stratega di Trump, riciclatosi come leader dei «Maga duri e puri», i trumpiani più radicali. «Bannon sosteneva che Trump deve dire ogni giorno molte cose, decidere su diversi argomenti: se Trump riesce ad avere ogni giorno almeno tre novità da proporre all’attenzione dell’elettorato, dei giornali e degli avversari politici, vincerà. Perché, sostiene Bannon, i Democratici e i giornali non riescono ad approfondire che un argomento alla volta. E dunque la quantità di novità renderà difficile per i critici bloccare l’azione del presidente».

Ci permettiamo di obiettare che i media e i lettori - americani e non - sono in grado, volendo, di approfondire più di un argomento alla volta (forse è anche per quello che Trump ne ha bandito più di uno dalle stanze del potere). Ma è innegabile che, a volte, si faccia davvero fatica a tenere il passo delle esternazioni a raffica sparate dall'inquilino della Casa Bianca.

Quanto ha pesato Musk sulla campagna elettorale 

De Biase fa un'altra osservazione interessante: «Probabilmente Musk la pensa in modo simile. Lo ha dimostrato durante la campagna elettorale. Sui social aveva potenzialmente avversari importantissimi, come Taylor Swift e le altre star del cinema e della musica che avevano deciso di appoggiare la candidata democratica Kamala Harris. Le centinaia di milioni di seguaci di Musk non erano certo di più della somma dei seguaci di quei personaggi amatissimi dal pubblico americano. Eppure, con tutta evidenza, Musk ha influito di più: ha scritto almeno cento post al giorno per la campagna e duecento l’ultimo giorno. Nella quantità non ha incontrato opposizione e ha spinto l’attenzione del pubblico nella direzione voluta».
Anche ammesso che la voce di Hollywood e dello star system non sia la più gradita alle orecchie di chi si sentiva e si sente «lasciato indietro», è difficile negare che Musk, come Trump, sappia come guadagnarsi - nel bene o nel male, a seconda dei punti di vista - il centro della scena.

 

 

 

Musk riuscirà a guidare Trump?

Tant'è che, a proposito della «variabile Musk» di cui abbiamo parlato nella Rassegna di mercoledì 26 febbraio, De Biase si fa una domanda: «Se Musk è tanto avanti nella competenza e nella strumentazione necessaria a conoscere che cosa conviene dire per massimizzare l’effetto politico delle esternazioni, riuscirà a consigliare il presidente con tanta efficacia da convincerlo a dire quello che ritiene più giusto? Si può immaginare che l’imprenditore possa conquistare un’influenza sproporzionata sul discorso del presidente, guidandone le esternazioni? Molti, in effetti, si domandano chi tra i due sia il burattinaio. E la domanda resta aperta, come i sospetti che la risposta sia la meno ovvia».

I rapporti di forza 

Fermo restando che, mentre Trump può cacciare Musk, Musk non può cacciare Trump e nemmeno pensare un giorno di sostituirlo, essendo nato in Sudafrica e non negli Usa, forse vale la pena ricordare che, sul Corriere, il costituzionalista Sabino Cassese ha definito i«grandi oligarchi delle tecnologie digitali» come «gli unici sovrani autenticamente e geneticamente universali». 

E Massimo Gaggi, commentando il video di Musk e Trump insieme dentro la Casa Bianca ha scritto, sempre sul Corriere: «Di fatto Musk rivendica pieni poteri con l’assenso di Trump e per la prima volta ammette quello che scriviamo da mesi: l’obiettivo dei tecnologi trumpiani era quello di trasferire nella macchina del governo di Washington la logica della rivoluzione imprenditoriale della Silicon Valley fissata nello slogan "muoviti velocemente e sfascia tutto". (...) Ormai l’invettiva e la rivendicazione enfatica contano più della fredda, e assai meno attraente, realtà dei fatti. Così Musk può sostenere che l’azione del suo Doge è legittima anche perché assolutamente trasparente, anche se, in realtà, fin qui la task force si è mossa in segreto e lui ha definito addirittura un crimine la pubblicazione dei nomi di suoi membri da parte della stampa. E la trasparenza? La fa lui mettendo su X le informazioni che gli garbano. E il conflitto d’interessi, visto che le sue aziende hanno contratti miliardari col governo? Non c’è perché quei contratti non li firma personalmente lui».

L’arma dei dati

Qualche riflessione aggiuntiva, che tocca anch'essa il ruolo di Musk e la questione della trasparenza, l'ha fatta, su Internazionale, Jayati Ghosh, mettendo a confronto le mosse di Donald Trump e quelle del premier indiano Narendra Modi, che ha imposto una svolta autoritaria al Paese, in nome del nazionalismo indù. «Per quanto possano sembrare diversi, i leader autoritari di oggi si studiano a vicenda, non per governare meglio, ma per esercitare una presa più stretta sul potere. Al centro di questi sforzi c’è il controllo dei dati, che conduce a un cambiamento epocale nell’accesso alle informazioni pubbliche. Anche se i cittadini di tutto il mondo sono sempre più spesso costretti a fornire i loro dati personali a leader autoritari e ai loro alleati – come Elon Musk e i suoi collaboratori del dipartimento per l’efficienza del governo (Doge) – non possono accedere alle informazioni necessarie per pretendere che quegli stessi leader si assumano le loro responsabilità».

Pensate, tanto per fare un esempio, all'estenuante tira e molla con cui Trump, durante la sua prima presidenza, si era opposto alla pubblicazione della sua dichiarazione dei redditi a paragone della leggerezza con cui si è cercato di dare dati personali degli americani in pasto alla squadra del Doge (leggerezza tale da provocare l'intervento dei giudici).

In India, prosegue Ghosh, «Modi ha trasformato in un’arma gli istituti di statistica, un tempo i più affidabili nel mondo in via di sviluppo. Il premier indiano ha politicizzato la commissione nazionale di statistica, in origine un organismo indipendente responsabile della verifica e della supervisione della raccolta dei dati ufficiali. Poi ha preso di mira l’Ufficio centrale di statistica, che raccoglie la maggior parte dei dati economici e ne ha distrutto la credibilità. Il governo ha talmente paura dei dati da aver cancellato perfino il censimento decennale del 2021, senza dire quando si farà».
La commentatrice indiana rimane convinta che gli Stati Uniti abbiano anticorpi più robusti per resistere all'uso politicizzato dei dati personali. Ma invita comunque a non abbassare la guardia: «Forse gli Stati Uniti non seguiranno la traiettoria politica dell’India. Le loro istituzioni, in particolare il sistema giudiziario, possono fornire una certa protezione, a patto che siano solide. In un contesto in cui l’autoritarismo è in crescita, però, dobbiamo contrastare i tentativi di trasformare i dati nelle mani dei governi in armi contro la democrazia».

 

 

  • Melius 1
maurodg65
Inviato

Intanto in Nord America:

 

 

Inviato

Mi chiedo come ci si possa meravigliare delle dichiarazioni di Trump quando noi abbiamo avuto per oltre 20 anni, regolarmente eletto, un signore di nome Berlusconi capace di far aspettare i rapprentanti europei per una foto perche' occupato al telefono con una delle sue troiette, motivando che stava risolvendo una crisi internazionale con il presidente della Turchia ed e' riuscito a far votare il nostro parlamento per riconoscere ruby come la nipote del presidente egiziano. Ora abbiamo un pdc con tutto il suo entourage con l'unico interesse  di riportarci indietro nel tempo. Purtroppo la storia non ci insegna niente

  • Melius 1
  • Thanks 1
maurodg65
Inviato
16 minuti fa, permar ha scritto:

un signore di nome Berlusconi

Al confronto di Trump Berlusconi era uno statista illuminato.

  • Melius 1
Inviato
13 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

Al confronto di Trump Berlusconi era uno statista illuminato.

Statista? 😁😁😁😁 puttaniere vorrai dire

  • Haha 1
Inviato

Ma nessuno da il giusto peso che continua ad insistere che la Groenlandia al 100% sarà degli Stati Uniti?

A parte che sono uno che ha problemi seri puo' pensare che Trump sia un uomo di pace ,ma se mai un uomo di affari spregiudicato che gli interessa rapinare le terre rare in Ucraina e la Groenlandia per lo stesso motivo.

Quello che mi stupisco è che i democratici americani sono nel silenzio piu' assoluto.

Forse ci si puo' aspettare dai loro poteri economici forti un guizzo ,se con questa follia dei dazi ,continuino a perdere decine di miliardi di dollari .

Siamo tornati ad una guerra fredda ,che sta diventando meno fredda e più calda

Inviato

@audio2 ma non ti vergogni mai di scrivere certe vaccate? 

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