appecundria Inviato 5 Aprile Inviato 5 Aprile 3 ore fa, maurodg65 ha scritto: link è al blog di Marattin e dice altro E dalli!
maurodg65 Inviato 5 Aprile Inviato 5 Aprile 4 minuti fa, appecundria ha scritto: E dalli! Perfetto Bruno, peccato che riesca a smentirsi da solo nel video quando afferma ciò che ho scritto prima, cioè che come aumenta il numeratore del calcolo ISTAT per le maggiori imposte pagate dai lavoratori che hanno rinnovato i contratti aumentando i loro salari, allo stesso modo aumentando anche i salari per i quali vengono versate maggiori imposte aumenta anche il denominatore di quel rapporto per i maggiori emolumenti dei lavoratori e, proprio come dice lui nel video, aumentando il denominatore in misura maggiore del numeratore il dato della pressione fiscale dovrebbe calare e non aumentare, che per l’appunto è quello di cui parliamo. Ovviamente cala la percentuale della pressione fiscale ma aumentano in valore assoluto le imposte pagate e, secondo me, su quello gioca Marattin nel video.
maurodg65 Inviato 5 Aprile Inviato 5 Aprile https://lavoce.info/archives/107308/aumenta-tutto-anche-la-pressione-fiscale/ Perché cresce la pressione fiscale Molti commentatori, inclusa la nostra presidente del Consiglio, ne hanno indicato il motivo nel buon andamento della occupazione. In effetti, nonostante la scarsa vivacità del Pil, i lavoratori dipendenti (misurati in termini di unità di lavoro equivalenti) sono cresciuti del 2,3 per cento e i loro redditi del 5,2 per cento. Ma perché mai questo dovrebbe far aumentare la pressione fiscale? È un rapporto e se le maggiori imposte e contributi pagati dai nuovi e vecchi lavoratori ne fanno crescere il numeratore, i loro maggiori redditi entrano nel Pil e ne fanno dunque crescere il denominatore. Perché allora il rapporto sale? Ci sono in effetti un paio di ragioni, ahimè molto meno positive dell’incremento dell’occupazione. La prima è che i redditi da lavoro dipendente sono tassati molto più degli altri redditi. Da Istat, fatto 100 il totale delle entrate fiscali, che includono sia le imposte che i contributi, 49 sono risorse che provengono dai salari, 17 dai profitti (in cui sono inclusi i redditi dei lavoratori autonomi e i loro contributi), 33 arrivano invece dalle imposte indirette. Questi numeri devono essere confrontati con la quota di ciascuna componente sul Pil. Benché contribuiscano quasi al 50 per cento delle entrate, i salari costituiscono solo il 38 per cento del Pil, contro il 50 per cento dei profitti e il 12 per cento delle imposte indirette. Meccanicamente, significa che, quando crescono i salari, cresce anche il Pil, ma le entrate crescono ancora di più, producendo un inasprimento della pressione fiscale. Accade invece l’opposto quando sono i profitti a crescere, che nel Pil contano di più, ma pagano percentualmente molto meno imposte e contributi. Questo in parte spiega quanto successo in Italia nel 2024. In quell’anno, i profitti hanno subito una battuta d’arresto (si sono in realtà lievemente ridotti, -0,013 per cento), dopo la forte crescita degli anni precedenti, mentre i salari sono cresciuti, sia perché sono aumentati gli occupati, sia perché è aumentato il loro salario medio. La figura 1 illustra il fenomeno, mettendo a confronto la crescita della pressione fiscale negli ultimi dieci anni con la differenza tra la crescita dei salari e quella dei profitti. È evidente che, quanto maggiore è la distanza tra i due dati, tanto più cresce la pressione fiscale, mentre nel caso opposto, quando i profitti crescono più dei salari, la pressione fiscale si riduce. Anche la correlazione tra le due variabili nei dieci anni è molto alta, superiore a 0,8 (se l’indice di correlazione fosse pari a 1, le due variabili sarebbero perfettamente allineate). Profitti e salari ai tempi dell’inflazione C’è anche una seconda ragione, dietro la crescita della pressione fiscale nel 2024, ancora più deprimente della prima. I redditi da lavoro dipendente sono sottoposti a due forme di imposizione fiscale: i contributi, un’imposta proporzionale, e l’Irpef, un’imposta progressiva. La progressività dell’imposta implica che via via che crescono, i redditi debbano essere sottoposti a un’aliquota di imposta più elevata, o se si preferisce, che l’aliquota media dell’Irpef è crescente nel reddito. Si tratta di un principio di equità ben noto e generalmente accettato: contribuenti più ricchi devono trasferire una quota maggiore del proprio reddito allo stato. Peccato però che riguardi solo i redditi da lavoro dipendente (e assimilati), che infatti costituiscono l’85 per cento della base imponibile dell’Irpef. Gli altri redditi sono in larghissima misura sottratti alla base imponibile dell’Irpef e tassati a parte, con aliquote proporzionali, compresi i redditi degli autonomi che hanno optato per la flat tax. Significa che, almeno in qualche misura, i maggiori redditi ottenuti dai lavoratori dipendenti nel 2024 sono stati tassati ad aliquote medie più elevate che nel 2023. Non è però possibile stabilire quanto al fenomeno abbiano contribuito i nuovi occupati, visto che non è noto a che stipendio in media siano stati assunti. Sicuramente l’aumento dei redditi degli occupati già esistenti, dovuto ai rinnovi dei contratti, ha innalzato l’aliquota media rispetto al 2023, contribuendo quindi a un incremento della pressione fiscale media sul reddito da lavoro dipendente. A questo fenomeno, per un certo senso ovvio, se ne aggiunge però un altro che ha un po’ il sapore della beffa. Negli anni dello shock inflazionistico, nel 2022 e nel 2023, a differenza che nel 2024, la quota dei profitti sul Pil è cresciuta, mentre si è ridotta quella dei salari. La ragione è che le imprese (e i lavoratori autonomi) sono riuscite a scaricare in avanti l’aumento dei costi, praticando prezzi più elevati e dunque difendendo i propri redditi reali. I dipendenti, vincolati a contratti firmati in passato, hanno invece visto una decurtazione del loro potere d’acquisto. Il fisco non se ne è accorto e ha continuato a tassare i redditi nominali alle usuali aliquote, senza tener conto del fatto che in termini reali contavano di meno. Questo ha generato il fenomeno del fiscal drag, di cui si è già discusso. In seguito, però, i contratti, e in misura diversa a seconda dei settori e della forza contrattuale dei sindacati, sono stati rivisti gradualmente al rialzo per compensare i lavoratori per la perdita di potere d’acquisto subita nel 2022-2023. È dunque assai probabile che una parte dell’incremento salariale del 2024 sia dovuto al recupero di potere d’acquisto. Ma per il fisco questo non conta e gli incrementi salariali sono tutti conteggiati come incrementi di reddito effettivo e tassati ad aliquota superiore. Spiegato l’arcano della crescita della pressione fiscale nel 2024, resta un po’ di amaro in bocca.
appecundria Inviato 5 Aprile Inviato 5 Aprile 2 ore fa, maurodg65 ha scritto: La progressività dell’imposta implica che via via che crescono, i redditi debbano essere sottoposti a un’aliquota di imposta più elevata, o se si preferisce, che l’aliquota media dell’Irpef è crescente nel reddito. CVD.
maurodg65 Inviato 5 Aprile Inviato 5 Aprile 14 minuti fa, appecundria ha scritto: CVD Leggi tutto non solo quattro parole c’è la spiegazione del perché ed è chiarissima, poi anche quella parte contribuisce ma il problema è un altro ed è quello precedentemente evidenziato.
permar Inviato 5 Aprile Inviato 5 Aprile @maurodg65 spero tu non faccia il commercialista sarebbe un disastro, ho capito anch'io che sono un asino in matematica. Te rigiri le frittate per avere l'ultima parola, ma l'impressione che dai e' che non ci hai ancora capito niente o peggio ancora difendi un'indifendibile burina 1
gibraltar Inviato 5 Aprile Inviato 5 Aprile Ragazzi, vi giuro che son riuscito a capirlo pure io. Ed è tutto dire! Comunque la/lo/il PDC ha sempre ragione, a prescindere...
cesare Inviato 6 Aprile Inviato 6 Aprile Evidentemente tutti questi nuovi posti di lavoro sono per mega dirigenti con aliquota al 45%
maurodg65 Inviato 6 Aprile Inviato 6 Aprile 2 minuti fa, cesare ha scritto: Evidentemente tutti questi nuovi posti di lavoro sono per mega dirigenti con aliquota al 45% Evidentemente non hai capito quello che è riportato nell’articolo postato, per nulla proprio.
cesare Inviato 6 Aprile Inviato 6 Aprile Guarda, fino al concetto di fiscal drag ci arrivo benissimo. La sostanza rimane che si è perso potere di acquisto anche se nominalmente le retribuzioni sono un po’ aumentate, in più causa fiscal drag si pagano più tasse, quindi cornuti e mazziati doppia riduzione di potere d’acquisto. Perché il governo che vuole la flat tax al 15% non si è preoccupato almeno di sterilizzare il fiscal drag? Quindi si, la pressione fiscale per i lavoratori dipendenti (e per i pensionati) è aumentata e il potere d’acquisto si è notevolmente ridotto.
cesare Inviato 6 Aprile Inviato 6 Aprile La mia battuta era relativa alla minchiata detta dalla PdC che l’aumento della pressione fiscale è dovuta all’aumento di occupazione.
maurodg65 Inviato 6 Aprile Inviato 6 Aprile 48 minuti fa, cesare ha scritto: La mia battuta era relativa alla minchiata detta dalla PdC che l’aumento della pressione fiscale è dovuta all’aumento di occupazione. Che però è la verità, appunto dicevo. Lo spiega bene l’articolo postato. 1
cesare Inviato 6 Aprile Inviato 6 Aprile Ma di che articolo parli? Questo? 20 ore fa, maurodg65 ha scritto: https://lavoce.info/archives/107308/aumenta-tutto-anche-la-pressione-fiscale/ Perché cresce la pressione fiscale Questo parla di fiscal drag e impatto dell’inflazione su profitti e salari. comunque se davvero sei convinto che l’aumento di occupati provoca di per sé aumento di pressione fiscale, finiamola pure qui
maurodg65 Inviato 6 Aprile Inviato 6 Aprile 2 minuti fa, cesare ha scritto: Questo parla di fiscal drag e impatto dell’inflazione su profitti e salari. comunque se davvero sei convinto che l’aumento di occupati provoca di per sé aumento di pressione fiscale, finiamola pure qui Parla di un aumento della pressione fiscale anche dovuto agli aumenti di salario legati ai rinnovi contrattuali, ma parte dall’analisi sull’aumento dei lavoratori, nel 2024 furono il 2,7% in più, che entravano nel mondo del lavoro e le cui imposte sommate agli aumenti concessi ingrossavano il numeratore che indicava le imposte complessivamente incassate dallo Stato, sottolineano inoltre come in questo dato il peso percentuale delle imposte dei dipendenti è del 50%, mentre i salari pagati ai neoassunti e gli aumenti dei lavoratori esistenti incidono molto meno nel denominatore PIL, qui i salari pesano poco più del 30%, ed attribuisce a questi dati sulle maggiori entrate fiscali delle imposte sul lavoro dipendente ed ai minori profitti delle aziende nell’anno la maggiore incidenza percentuale della pressione fiscale che si evince dalla formula, che non indica come ipotizzato nel thread un incremento delle aliquote fiscali con conseguente incremento delle imposte ma dell’altro.
extermination Inviato 6 Aprile Inviato 6 Aprile A proposito di gettito fiscale, i provvedimenti sul fisco approvati in questi due anni e mezzo di legislatura che impatti hanno determinato sui contribuenti? Nel nome delle redistribuzione, c’è chi, a parità di reddito, paga meno e chi paga di più. A me stanno prelevando più IRPEF. dimenticavo! poi ci stanno le Imposte indirette.
maurodg65 Inviato 6 Aprile Inviato 6 Aprile 21 minuti fa, extermination ha scritto: A me stanno prelevando più IRPEF. dimenticavo! poi ci stanno le Imposte indirette. Ma tu sei ricco che vuoi? È giusto che paghi. 😂
maurodg65 Inviato 6 Aprile Inviato 6 Aprile 23 minuti fa, permar ha scritto: @maurodg65 hai qualche problema di comprendonio Certo, hai ragione.
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