wow Inviato 12 Aprile Inviato 12 Aprile 2 ore fa, appecundria ha scritto: è una imposta al consumatore, il dazio è una tassa che paga l'importatore per far passare la dogana alle merci. Tra l'altro, piccolo particolare, il dazio resta nel paese che lo impone, gli USA, l'iva resta nel Paese del produttore.
max Inviato 12 Aprile Inviato 12 Aprile 28 minuti fa, Xabaras ha scritto: Beh, cominciare a distinguere tra Iva e dazi sarebbe già un primo passo. Vero e magari anche sapere che negli usa esistono tasse al consumo locali (sales tax) e ogni stato, contea, città decide che aliquota applicare
Jack Inviato 12 Aprile Inviato 12 Aprile 3 ore fa, Gustavino ha scritto: non vedo perche essendoci già le aliquote iva applicate nei vari paesi che variano dal 17% al 27%..... ancora? basta una domanda di una riga e mezza a Copilot o ChatGpt o Gemini o ad un ragazzino di terza ragioneria per mettersi in bolla. 1
Jack Inviato 12 Aprile Inviato 12 Aprile 13 minuti fa, max ha scritto: Vero e magari anche sapere che negli usa esistono tasse al consumo locali (sales tax) e ogni stato, contea, città decide che aliquota applicare perché non funzionano come l’IVA. avere regimi IVA diversi in una unione economica è un casino contabile. Infatti, a parte le auto che ancora sottostanno all’IVA nel paese di arrivo, in EU l’IVA si paga nel paese di partenza già da molti anni. Cosa che è anche un ottimo incentivo ad abbassarla perché le merci dei paesi ad IVA più bassa sono più competitive internamente. La svizzera - che è federale e si pagano tasse sul reddito diverse (anche molto diverse) persino tra comuni limitrofi - ha un IVA uguale per tutti che va allo stato centrale proprio per questo motivo
Amministratori cactus_atomo Inviato 12 Aprile Amministratori Inviato 12 Aprile attenti a dare del "feroce dittatore" a certa gente, trump dice di stimare putin e di avere un buon rapporto cin xi, gli manca il coreano e poi il gito è completo. e mentre noi tagliamo tutti i rapporti con queste dittature gli usa impiantano solide relazioni commerciali e proficui interscambi, dove a loro fa comodo.
Coltr@ne Inviato 12 Aprile Inviato 12 Aprile @cactus_atomo che armi consigli, giusto il votare, ed hanno già vinto.
Amministratori cactus_atomo Inviato 12 Aprile Amministratori Inviato 12 Aprile @Coltr@ne non do consigli, ma vorrei evitare di essere più realista del re. trump fa la faccia feroce ma poi li accordi li fa, noi invece ci facciamotrttare a pesci in faccia dagli usa 1
Questo è un messaggio popolare. extermination Inviato 12 Aprile Questo è un messaggio popolare. Inviato 12 Aprile La fine dell’ombrello NATO! 5
wow Inviato 12 Aprile Inviato 12 Aprile Ombrelli cinesi, quelli buoni, governati da IA, si chiudono da soli quando si sale sull'aereo presidenziale
djansia Inviato 12 Aprile Inviato 12 Aprile L'Iva tra i paesi dell'Unione Europea non c'è, non si paga nel paese di partenza e non si paga in quello di destinazione. La paga il consumatore finale applicando l'aliquota del suo paese. Questo in linea generale e al netto di alcune deroghe e casi particolari. 1
UpTo11 Inviato 12 Aprile Inviato 12 Aprile Ancora alla Zanicchi stiamo? Di nuovo? . Mah! Non capirò mai i filobus.
Discopersempre2 Inviato 12 Aprile Inviato 12 Aprile 4 ore fa, appecundria ha scritto: Non ci posso credere (cit.)....ma sarà tutto vero?!.
maurodg65 Inviato 13 Aprile Inviato 13 Aprile Se fosse vero… Davvero sensazionali le rivelazioni su #Meta e #Facebook di Sarah Wynn-Williams, per molti anni strettissima collaboratrice di Mark Zuckerberg, nel corso dell'audizione presso la sub-Commissione per il crimine e l'antiterrorismo del Senato statunitense. Dalla testimonianza emergono elementi di forte preoccupazione per la #sicurezza nazionale, come sottolineato dal Presidente della sub-Commissione, il Senatore repubblicano Josh Hawley. Wynn-Williams ha rivolto accuse, documentate, di come Meta avrebbe informato il Partito Comunista Cinese sugli avanzamenti raggiunti nel campo della #IntelligenzaArtificiale e di come tale tecnologia sia stata utilizzati per scopi militari da Pechino. Inoltre, Meta si sarebbe resa disponibile a fornire alle autorità cinesi i dati personali degli utenti cinesi e di Hong Kong, pianificando addirittura l'installazione di propri server in Cina, sapendo che ciò avrebbe consentito al Partito Comunista Cinese di accedere ai dati degli utenti americani potenzialmente ospitati su tali server. Dalle dichiarazioni di Winn-Williams emerge come, per accattivarsi il favore del Partito Comunista Cinese, Meta avrebbe rimosso il profilo Facebook di Guo Wengui, dissidente cinese residente in America, sotto dirette pressioni di Pechino. Un'accusa che sarebbe in netto contrasto con le dichiarazioni rese dall'azienda in una precedente audizione al Congresso su tale vicenda. In più, Wynn-Williams ha testimoniato che Facebook avrebbe sviluppato uno strumento di censura, guidato da un “redattore capo”, per esaminare tutti i post in Cina che avessero superato le 10.000 visualizzazioni, esteso anche ai contenuti pubblicati a #HongKong e #Taiwan. @FratellidItalia @fdieuropa @FWLuciolli @ClaudioPagliara @GabrieleCarrer @GeopoliticalCen @Geopoliticainfo @centrostudiusa @fleinaudi @GlobalCRL @theglobalnewsit
maurodg65 Inviato 13 Aprile Inviato 13 Aprile Se Trump sta cercando di sopprimere la Cina, sta sbagliando tutto Lo shock delle tariffe sta riportando Pechino ai fondamentali economici I salti tecnologici raramente nascono nel comfort. Sono forgiati nel conflitto, nella competizione e nella necessità. Dall'energia nucleare alla corsa allo spazio, e ora la dispiegarsi della rivalità dell'intelligenza artificiale tra Stati Uniti e Cina: l'innovazione accelera quando la posta in gioco è più alta. La catastrofica guerra tariffaria del presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe infliggere gravi dolori economici alla Cina, ma potrebbe anche innescare un'ondata tecnologica, non per progettazione, ma per necessità. Sebbene la sfida economica più urgente della Cina rimanga interna, le tariffe statunitensi del 125 per cento danno a Pechino un chiaro pretesto per agire: stimolare in modo aggressivo, sovvenzionare strategicamente, affinare il suo istinto di sopravvivenza e raddoppiare la supremazia tecnologica. Se l'obiettivo di Washington è quello di sopprimere l'ascesa della Cina, sta andando tutto male. Le tariffe non si lontano solo a modificare i flussi commerciali, ma reindirizzano le risorse e rimodellano le strutture industriali. Se l'obiettivo di Trump fosse quello di frenare il progresso tecnologico della Cina, manterrebbe basse le tariffe sulla maggior parte delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti, bloccando il paese nella produzione di base a basso margine. Incoraggerebbe le esportazioni high-tech verso la Cina, assicurandosi che i progressi nei suoi componenti avanzati si bloccassero. Ma questo è l'opposto di quello che sta succedendo. Ironia della sorte, proprio come lo "shock cinese" ha spinto gli Stati Uniti fuori dalla produzione di fascia bassa, lo "shock di Trump" sta spingendo la Cina a riallocare le risorse in tecnologie avanzate di valore più elevato che competono direttamente con gli Stati Uniti. Pechino ha tratto la sua conclusione: l'innovazione e il controllo della tecnologia di base è l'unica difesa sostenibile contro le tariffe. Le aziende con tecnologia proprietaria, come Huawei e BYD, sono più isolate dalle tariffe e dagli shock della catena di approvvigionamento. La Cina prevede un nuovo modello di catena di approvvigionamento tecnologico: produzione regionale, sovranità tecnologica e ridondanza globale della catena di approvvigionamento. La tecnologia e l'innovazione non sono mai state così centrali per l'agenda nazionale della Cina come lo sono oggi. La strategia "AI+" mira a incorporare rapidamente l'IA in tutti i settori possibili. Il creatore di modelli di intelligenza artificiale a basso costo DeepSeek è nato sotto costrincolo. Ora viene distribuito in tutto il mondo. Nel 2019, è stato istituito un fondo di "tecnologie a collo di bottiglia" di 200 miliardi di Rmb per garantire la sostituzione interna del 70 per cento in aree critiche entro tre anni. La Cina sta investendo molto nell'informatica quantistica fotonica, costruendo reti satellitari a bassa orbita per rivaleggiare con Starlink di Elon Musk e gettando le basi per le stazioni spaziali commerciali. Si rivolge a scoperte nelle apparecchiature per la produzione di chip e guida il mondo nella densità dei robot di fabbrica. Se la Cina si fosse spostata verso elevati programmi statali, lo shock tariffario la sta riportando ai fondamentali economici. La guerra commerciale sta funzionando come un reset, riaffermando il primato della crescita e della concorrenza. Il sostegno al settore privato sta mostrando segni di ripresa. Gli sgravi fiscali e le politiche a misura di business stanno tornando. Le restrizioni tecnologiche hanno spesso conseguenze non intenzionali. Piuttosto che bloccare il progresso, reindirizzano la domanda verso l'interno. Prendi i semiconduttori: la Cina consuma un terzo dei chip globali e una volta faceva molto affidamento sui fornitori statunitensi. Le sanzioni non hanno ridotto quella domanda: l'hanno reindirizzata. Ora, le aziende nazionali come SMIC stanno riportando ricavi record e reinvestendo in R&S. Come dice il proverbio cinese, le buone aziende non "ristono piatte" - si adattano. La prima ondata di sanzioni di Trump ha scatenato una frenesia della globalizzazione. Le aziende cinesi si sono mosse rapidamente per trasferire la produzione, espandersi in nuovi mercati e modificare i loro modelli di business. Transsion, quotata a Shenzhen, detiene ora il 51 per cento del mercato africano degli smartphone. Il produttore di smartphone Xiaomi trae il 42 per cento delle sue entrate dall'estero. L'aumento delle tariffe accelera anche il passaggio verso le catene di approvvigionamento digitali, il commercio di servizi e l'infrastruttura cloud, tendenze che giocano sui punti di forza della Cina nelle piattaforme digitali, nell'intelligenza artificiale e nell'e-commerce. Sebbene sia ancora una potenza manifatturiera, la Cina rappresenta meno del 6 per cento del commercio globale di servizi, lasciando un ampio spazio per crescere mentre esplode rispetto alle merci. La storia ha già visto questa dinamica. Quando Napoleone cercò di paralizzare il commercio britannico attraverso il sistema continentale, la Gran Bretagna si orientò verso l'Asia, l'Africa e le Americhe, verso l'industrializzazione e la meccanizzazione. L'aumento dei costi e la pressione sui salari sono stati i catalizzatori per il motore a vapore, le fabbriche tessili e l'energia navale. Gli Stati Uniti potrebbero ripetere quell'errore. Se rendere di nuovo grande l'America è il suo obiettivo, Trump non dovrebbe temere una Cina confortevole; dovrebbe temerne una vincolata.
Roberto M Inviato 13 Aprile Autore Inviato 13 Aprile 1 ora fa, maurodg65 ha scritto: Se l'obiettivo di Trump fosse quello di frenare il progresso tecnologico della Cina C’è un errore di fondo. L’obiettivo di Trump NON è frenare la Cina ed impedirne il progresso. L’obiettivo di Trump è quello di evitare l’impoverimento del proletariato e della classe media del suo paese impedendo la delocalizzazione delle sue industrie. Del resto tentare di soffocare o impedire il progresso tecnologico di una nazione e di popoli interi e’ impossibile e comunque sbagliato, i progressi scientifici comunque vanno a vantaggio di tutta l’umanità.
maurodg65 Inviato 13 Aprile Inviato 13 Aprile 16 minuti fa, Roberto M ha scritto: C’è un errore di fondo. L’obiettivo di Trump NON è frenare la Cina ed impedirne il progresso. L’obiettivo di Trump è quello di evitare l’impoverimento del proletariato e della classe media del suo paese impedendo la delocalizzazione delle sue industrie. Del resto tentare di soffocare o impedire il progresso tecnologico di una nazione e di popoli interi e’ impossibile e comunque sbagliato, i progressi scientifici comunque vanno a vantaggio di tutta l’umanità. Roberto però al di là dei tentativi veri o presunti il tema è interessante perché propone il tema “azione e reazione”, se gli USA bloccassero realmente e definitivamente il loro mercato alla Cina con i dazi di cui si parla, il gigante asiatico cercherebbe inevitabilmente strade alternative, questo senza considerare le eventuale ripercussioni degli stessi dazi sul mercato interno americano che sono un’altra storia, quindi è un’analisi da fare. Il mondo è grande, siamo 8/9 miliardi di individui in centinaia di paesi diversi, chiudersi non aiuta e ragionare in economia “difendendosi” invece che pensare ad evolversi, ricercare, innovare ed a crescere è da perdenti e porterà, come sempre ha portato, ad una involuzione tecnologica ed ad una perdita economica non certo ad una crescita in termini economici e finanziari, si diventa più poveri e non più ricchi, gli USA realmente ricchi lo sono diventati quando erano aperti alla ricerca, all’innovazione, alla concorrenza, oggi rischiano di diventare la Corea del Nord e Trump sta finendo per assomigliare sempre di più a Kim Jong-un.
Roberto M Inviato 13 Aprile Autore Inviato 13 Aprile 10 minuti fa, maurodg65 ha scritto: in economia “difendendosi” invece che pensare ad evolversi Vanno fatte tutte e due le cose secondo me. Ci si difende e si cerca di evolvere. Pero’ per fare questo bisogna spazzare via l’ideologia, quindi il green (follia collettiva gretina), il pacifismo (contrario agli investimenti in tecnologia militare, quantomai necessaria oggi) il populismo, che spinge sull’assistenzialismo stile Reddito di cittadinanza e welfare insostenibile. Tutti fattori che sono una catena da spezzare, per evitare di soccombere in questa nuova sfida.
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