briandinazareth Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto 17 minuti fa, LUIGI64 ha scritto: Andrea Cavazzini per la seconda volta hai citato uno che va apertamente contro la scienza (in questo caso in psichiatria) e che apertamente si batte contro le terapie evidence based (lo si capisce anche dallo sproloquio sul adhd) e contro la psichiatria scientifica. qui il problema non riguarda scientismo o no, quanto rifiutare la scienza quando non corrisponde alle proprie convinzioni. e se ogni volta che cerchi qualcosa sullo scientismo ti ritrovi a citare persone che avversano i principi basi del metodo scientifico, forse significa che questo termine spregiativo è più usato da chi non è tanto favorevole alla scienza che, per definizione, non può che essere fact-based
Savgal Inviato 26 Agosto Autore Inviato 26 Agosto Ripeto, la nostra conoscenza è limitata ai fenomeni, e ciò implica per un verso riconoscere i limiti delle nostre facoltà conoscitive per un altro rappresenta il limite entro cui è possibile produrre conoscenza vera, cioè scienza. Al senso comune quanto sopra sfugge, ingenuamente si ritiene che si possa possedere la “verità”, la perfetta corrispondenza tra la nostra rappresentazione delle cose e come queste sono. P.S.: In passato la critica allo scientismo fu posta nel tradizionalismo ottocentesco, ma è rintracciabile in ogni atteggiamento tradizionalista. Nel pensiero degli autori ottocenteschi, la fede nella scienza andava di pari passo con la rivoluzione sociale (pensavano soprattutto alla Rivoluzione francese, che criticavano), con l'ateismo, con il livellamento di tutte le classi.
briandinazareth Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto Adesso, Savgal ha scritto: In passato la critica allo scientismo fu posta nel tradizionalismo ottocentesco, ma è rintracciabile in ogni atteggiamento tradizionalista. Nel pensiero degli autori ottocenteschi, la fede nella scienza andava di pari passo con la rivoluzione sociale (pensavano soprattutto alla Rivoluzione francese, che criticavano), con l'ateismo, con il livellamento di tutte le classi. e poi contro l'evoluzionismo e anche contro la psicoanalisi, che nasce come osservazione scientifica e non più religioso-morale delle mente e delle sue malattie. poi la ruota gira e la psicoanalisi in alcune branche si è cristallizzata nekll'adorazione dei maestri e quindi finisce per rifiutare il metodo scientifico.
wow Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto 1 ora fa, LUIGI64 ha scritto: medico non è mai solo scienziato, è anche un filosofo, un pragmatista, un tecnico, un eticista, un ermeneuta, cioè è uno che se la deve vedere con una complessità scientifica e non solo che nonostante tutto resta poco riducibile. Un medico non può essere né scientista e né relativista (colui che nega i valori assoluti delle verità oggettive), deve stare in equilibrio, quindi stemperare l’assolutismo delle oggettività senza cadere nelle trappole del relativismo velleitario che nega nelle sue forme estreme alle oggettività i valori delle evidenze. In un malato le oggettività e le soggettività della malattia non sono separabili. Luigi, perdonami, non voglio essere tranchant, ma sono ovvietà miste a fuffa
dariob Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto Poi si potrebbe parlare delle 'scienze economiche', che non essendo "scienze dure" come qualcuno ha chiamato quelle sottoposte a test di laboratorio, continuano negli ultimi 10/15 anni ad essere bersagliate da pesanti (eufemismo) sarcasmi e ironie. 5 minuti fa, briandinazareth ha scritto: rifiutare il metodo scientifico. In ogni caso a me pare (imho eh) che qui non si tratta di contestare il metodo scientifico, ma il considerarlo l'unica fonte per una spiegazione di ciò che avviene (secondo i nostri 5 sensi).
LUIGI64 Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto 5 minuti fa, wow ha scritto: miste a fuffa Che vuoi fare Io di quello parlo Devi avere pazienza 😂 P.s. Vi avevo sottovalutato 😜
LUIGI64 Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto 1 minuto fa, dariob ha scritto: non si tratta di contestare il metodo scientifico, Ho consumato i polpastrelli Più volte evidenziato, che non si tratta assolutamente di quello
LUIGI64 Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto 18 minuti fa, briandinazareth ha scritto: nekll'adorazione dei maestri Avevo letto sudorazione... Ah ok
briandinazareth Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto 2 minuti fa, dariob ha scritto: In ogni caso a me pare (imho eh) che qui non si tratta di contestare il metodo scientifico, ma il considerarlo l'unica fonte per una spiegazione di ciò che avviene (secondo i nostri 5 sensi). il punto è che per trovare spiegazioni sensate di quello che avviene, occorre che queste siano in rapporto con la realtà. quindi queste spiegazioni dovrebbero essere falsificabili; se non sono vere deve essere possibile, almeno in linea teorica, poterlo sperimentare e quindi considerare quella specifica spiegazione come falsa. se non servono prove per le spiegazioni e non possono essere confutate, ci troviamo in una situazione nella quale chiunque può costruire un castello senza fondamenta su qualunque argomento. e lo vediamo chiaramente dal fatto che queste "spiegazioni" della realtà non sono universali e sono molto più legate allo spazio e tempo sepcifico rispetto alle affermazioni falsificabili. inoltre durano tantissimo, mentre le affermazioni scientifiche sono con tinuamente messe alla prova e superate continuamente. vedi le medicine alternative o simili fenomeni.
briandinazareth Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto 9 minuti fa, LUIGI64 ha scritto: Avevo letto sudorazione... c'è pure quella: la proprietaria della casa che ho comprato qualche anno fa era adepta seria di sai baba, e aveva avuto in dono un vestito indossato dal guru, in uno dei tanti pellegrinaggi dal maestro questo vestito era stato qualche tempo nella casa e lei ha tenuto a farmelo sapere in quanto l'abitazione aveva accumulato energie positive.
Savgal Inviato 26 Agosto Autore Inviato 26 Agosto Non ho citato a caso i tradizionalisti del primo Ottocento, il rifiuto della scienza è il rifiuto della razionalità argomentativa, sostituita dall'impulso, dall'intuizione priva di argomenti che gratifica la propria vanità, ma che rende i soggetti facilmente manipolabili.
LUIGI64 Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto 10 minuti fa, briandinazareth ha scritto: accumulato energie positive In effetti, ti vedevo un po' diverso dal solito...
LUIGI64 Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto Sempre dalla rivista L'ateo precedentemente citata Il quale Homo sapiens, tuttavia, visto che il Dio del monoteismo è in fondo abbastanza umano, ha pensato bene, nella epoca moderna, di credere di poterlo imitare in tutto, ispirandosi in qualche modo al personaggio di Prometeo senza pensare troppo alla fine che questo ha fatto nella mitologia proprio per la sua superbia. Nasce così lo scientismo, ben diverso dalla scienza vera e propria, prodotto di “uominiDei”, gli scientisti, che si sostituiscono a Dio nel controllo del Pianeta ed eventualmente dell’Universo intero. Scientismo quindi e non Scienza, che è invece tale proprio perché non punta a scoprire una sola ed apodittica verità locale, ma ricerca continuamente di comprendere nuove delle infinite caratteristiche della multiversa realtà materiale. In altre parole gli scienziati veri sono ben coscienti di non poter arrivare a conoscere tutto e infatti si chiamano “ricercatori” proprio perché non hanno trovato il tutto né pensano in alcun modo di poterlo raggiungere. ...Per quanto riguarda la vita il simbolo dello scientismo è ben raffigurato dalla “santificazione” di una sola molecola, il DNA, in cui ci sarebbe il programma completo dei comportamenti individuali e collettivi e che sarebbe modificabile a volontà o eliminando i viventi “non voluti” con il sistema della selezione artificiale o cambiando i geni non voluti sostituendoli con altri “migliori”. E infatti è lo scientismo che ha impedito a lungo il diffondersi della concezione di una materia vivente o anche non vivente non totalmente controllabile e conoscibile; e coerentemente con questo pensiero che ancora oggi gli scientisti, che hanno poco a che fare ormai con la scienza attuale, si sono riuniti in vere e proprie chiese e confraternite che affermano singole verità insindacabili e odiano la diversità e la capacità di cambiare, senza comprendere che invece sono queste le basi della sopravvivenza in ambienti inevitabilmente cangianti. Marcello Buiatti è professore di Genetica all’Università di Firenze. Ha operato per anni nell’Università di Swansea in Gran Bretagna e nel Laboratorio Nazionale di Brookhaven a New York. È presidente dell’Associazione Ambiente e Lavoro e della Fondazione Toscana sostenibile, si occupa di sicurezza, di politiche di sostenibilità e di educazione ambientale. Tra le sue numerosissime pubblicazioni, ricordiamo i volumi Lo stato vivente della materia (UTET 2000) e Il benevolo disordine della vita (UTET 2004)
LUIGI64 Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto Comunque, io non ho ancora capito se lo scientismo sia un mito o realtà....mah Eppure ne parlano, utilizzano quel termine...
faber_57 Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto 12 minuti fa, LUIGI64 ha scritto: Eppure ne parlano, utilizzano quel termine... Sì, ma ognuno gli dà un significato diverso. Per Buiatti lo scientismo è cosa ben diversa dalla definizione Treccani. Per lui lo scientista, ad esempio, è colui che "santifica il DNA". Cioè tutto meno che uno scienziato, che non santifica proprio niente. Ma perché lo definisce scientista? Ci sono ben altre definizioni che si addicono ad un soggetto del genere .
LUIGI64 Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto 6 minuti fa, faber_57 ha scritto: Ci sono ben altre definizioni che si addicono ad un soggetto del genere . Hai ragione. Probabilmente, in senso lato, l'utilizzo maldestro della scienza
LUIGI64 Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto L' autorevole la voce da cui proviene, quella di Mauro Ceruti, docente di Filosofia della scienza all’Università Iulm di Milano, fra i principali esponenti del 'pensiero complesso' insieme al filosofo e sociologo francese Edgar Morin. E particolarmente dettagliata è l’analisi che Ceruti fa del fenomeno nel suo ultimo libro La fine dell’onniscienza (Studium, pagine 184, euro 18). In che senso vede lo scientismo come un rischio attuale? «Per inerzia, anche da parte di molti suoi comunicatori, il modo in cui la scienza viene rappresentata è tornato positivista fuori tempo massimo, per così dire, ignorando come ormai da più di un secolo la scienza abbia cambiato paradigma abbandonando l’idea di essere autosufficiente. Purtroppo, anche nel campo dell’epistemologia permangono vive le tendenze riduzioniste, secondo le quali il compito della scienza sarebbe quello di scoprire in modo oggettivo, assoluto, un codice semplice nascosto dietro l’'apparente' complessità del mondo. La meta della conoscenza sarebbe quella di accedere a un punto di vista onnisciente, proprio del dio meccanicista dei filosofi degli inizi dell’età moderna. Sopravvivono ancora alcuni miti: di poter fare previsioni certe, di saper controllare gli effetti delle nostre interazioni tecnologiche con la natura, di dissolvere con la 'luce' della conoscenza scientifica le questioni metafisiche e di senso dell’interrogazione filosofica. Tutti miti che è proprio la scienza stessa ad aver messo in discussione». Parla di comunicatori della scienza. Può fare un esempio? «Penso a quante volte si continui a dare un’immagine addirittura falsa e fuorviante degli sviluppi più interessanti della genetica. Quasi ogni giorno leggiamo della scoperta del gene dell’intelligenza o del talento musicale o dell’aggressività o di qualunque altra caratteristica si voglia enfatizzare. Tali affermazioni sono motivate dall’idea che un gene abbia effetti isolabili e ben definibili, che possiamo conoscere questi effetti, e che in ultima istanza sia possibile intervenire sulle basi biologiche dell’identità individuale perché sarebbe possibile intervenire atomisticamente, gene dopo gene. E invece già da tempo sappiamo che nel genoma non ci sono regole classiche di divisione del lavoro. Il comportamento e l’identità stessa di un gene (ciò che fa e ciò che può fare) è essenzialmente sistemico: dipende dal contesto, da una rete assai complessa di inter-regolazioni che coinvolgono contemporaneamente molti geni e molte altre sequenze di acidi nucleici; e dipende dal tempo, nel senso che esistono fasi precise dello sviluppo in cui tale gene è attivato e altre in cui è disattivato. Intervenire su un singolo segmento del genoma pensando di poter prescindere dal tutto di cui fa parte è quindi assolutamente illusorio. I valori della previsione, del controllo e della manipolazione hanno uniformato il nostro immaginario a tal punto che tendono a imporsi anche laddove sono in palese contrasto con una serie di conoscenze scientifiche sempre più ricche e approfondite». https://www.avvenire.it/agora/pagine/scientismo- 1
LUIGI64 Inviato 26 Agosto Inviato 26 Agosto Anche M. Recalcati ne parla: «Le neuroscienze vorrebbero mettere in soffitta lo scopritore dell’inconscio. Ma il mondo di oggi, tra muri che si alzano e società che si chiudono, ci mostra che le intuizioni freudiane sono più che valide. Figlio eretico del positivismo viennese di Brücke e Meynert, Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, ha commesso l’imperdonabile peccato di voler sovvertire i paradigmi della psicologia quantitativa fondata su rigide premesse neurofisiologiche, il cui principio sembra oggi rimesso in auge con grande vigore dalle neuroscienze: l’inconscio è strutturato come un cervello. Nel campo della cura del disagio psichico, il trionfo contemporaneo dello scientismo, a cui si ispira la psicologia cognitivo-comportamentale, ha assunto un ruolo egemone confinando la credenza nell’inconscio freudiano – che non è strutturato come un cervello, ma come un desiderio – nel catalogo delle superstizioni irrazionali destinate a essere dissolte dall’avanzata inarrestabile delle scoperte neurofisiologiche relative al funzionamento della mente. Una sorta di robotica post-umana sembra sostituire le vecchie e strampalate elucubrazioni freudiane. Il sogno? Il fantasma? Il lapsus? Niente di rilevante: semplici effetti di disturbi del sonno, della cognizione o della parola. L’inconscio? Un’idea romantica priva di fondamenti scientifici […]. Eppure mai come oggi il pensiero di Freud rivela la sua presenza spettrale sul nostro destino. Attualmente l’avanzata inarrestabile dello scientismo – di un pensiero della mente che vorrebbe escludere l’equivoco, la disidentità, il fattore perturbante del desiderio (di cui invece l’inconscio freudiano testimonia l’esistenza) – si mescola in un cocktail micidiale con l’avanzata, altrettanto irresistibile, di un pensiero dell’uomo e della comunità che rivaluta il suolo, il muro, il sangue, la segregazione, le radici etniche, l’ipertrofia identitaria. Ma è proprio questo doppio movimento a mostrare la vitalità critica di alcune tesi freudiane. Nei confronti dello scientismo che riduce il volto degli uomini al carattere anonimo del numero, al culto feticistico della cifra, al dominio delle cure protocollari, la lezione di Freud ricorda che il soggetto è una singolarità assoluta e che la sua cura è irriducibile a ogni standard. In un’epoca in cui la strumentazione tecnico-scientifica sembra aver occupato ogni spazio della cura, ci insegna a non dimenticare mai l’importanza della parola del soggetto, la centralità del suo ascolto. https://www.letture.org/a-pugni-chiusi-massimo-recalcati Insomma, mi pare che questo scientismo non sia un mito, o forse saranno tutti babbei o visionari... 2
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