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Più sì va su più si ascolta...


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Inviato
13 minuti fa, Dufay ha scritto:

Se potessi e se lo sapessi fare gli girerei le pagine io

Io dopo la prima nota del violoncello, stavo già per chiedere alla Silvia di sposarmi. 

Inviato
13 minuti fa, Dufay ha scritto:

Se potessi e se lo sapessi fare gli girerei le pagine io

Io dopo la prima nota del violoncello, stavo già per chiedere alla Silvia di sposarmi. 

Inviato
3 minuti fa, bluenote ha scritto:

Quando abitavo nel profondo sud, andavo al San Carlo ogni tanto e quasi mai oltre la decima fila, sempre centrale e la sensazione era sempre di una distanza tra le sezioni reale, come è palese che sia, ma anche fisica. C'era un senso di vivo, non saprei altro modo come spiegarlo, che in un impianto hifi, hiend o quello che ci pare, non esiste. Non parliamo poi di quando ascolti un'opera lirica in quel teatro. Ma ci sono altri utenti sul forum molto più preparati di me per spiegarlo.

Eh beh è quello che cerco il senso di vero... E devo dire che dai e dai...

 

 

Inviato
1 ora fa, Dufay ha scritto:

Perché sentirlo a 10 metri se puoi sentirlo a 3?

 

2–3 metri sono una distanza molto ravvicinata, più simile a quella che può sperimentare un musicista seduto tra i colleghi, che non a quella ottimale per un ascoltatore. A quella distanza prevale infatti il suono diretto dello strumento, che può risultare:

  • molto nitido e ricco di dettagli (colpi d’arco, respiro, vibrazione della corda o della colonna d’aria); ma anche sbilanciato, perché ogni strumento ha una proiezione molto diversa e ciò che percepisci dipende dall’angolazione. Per esempio, un violino emette più verso l’alto, un pianoforte proietta lateralmente, certi fiato ha una direzionalità marcata altri come corno completamente il contrario. L'angolo d'ascolto incide molto sul timbro e carattere sonoro dello strumento

Per questo motivo, molti acustici e musicologi sottolineano che l’ascolto migliore si ha a una distanza un po’ maggiore, dai 5 ai 10 metri, dove il suono diretto si mescola in modo equilibrato con le prime riflessioni della sala. Lì si ottiene un effetto più naturale: si percepiscono ancora le sfumature dei singoli strumenti, ma si gode anche della fusione d’insieme che è l’essenza della musica da camera.

Diciamo quindi che:

  • 2–3 metri: ascolto “privilegiato”, quasi da musicista, con dettagli estremi ma poco equilibrio.
  • 5–10 metri: ascolto “ottimale” per il pubblico, con il giusto rapporto tra dettaglio e coesione sonora.
  • oltre i 10–12 metri si rischia di perdere trasparenza e finezza, a seconda dell’acustica della sala.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • Melius 1
Maurjmusic
Inviato
12 minuti fa, bluenote ha scritto:

C'era un senso di vivo, non saprei altro modo come spiegarlo, che in un impianto hifi, hiend o quello che ci pare, non esiste.


Su questo  aspetto sono perfettamente d’accordo (anche sulla difficoltà nello spiegarlo …  stessa differenza se vogliamo tra una piece  a teatro  e la stessa  piece al cinema) 

 

Inviato
7 minuti fa, Titian ha scritto:

2–3 metri sono una distanza molto ravvicinata, più simile a quella che può sperimentare un musicista seduto tra i colleghi, che non a quella ottimale per un ascoltatore. A quella distanza prevale infatti il suono diretto dello strumento, che può risultare:

  • molto nitido e ricco di dettagli (colpi d’arco, respiro, vibrazione della corda o della colonna d’aria); ma anche sbilanciato, perché ogni strumento ha una proiezione molto diversa e ciò che percepisci dipende dall’angolazione. Per esempio, un violino emette più verso l’alto, un pianoforte proietta lateralmente, certi fiato ha una direzionalità marcata altri come corno completamente il contrario. L'angolo d'ascolto incide molto sul timbro e carattere sonoro dello strumento

Per questo motivo, molti acustici e musicologi sottolineano che l’ascolto migliore si ha a una distanza un po’ maggiore, dai 5 ai 10 metri, dove il suono diretto si mescola in modo equilibrato con le prime riflessioni della sala. Lì si ottiene un effetto più naturale: si percepiscono ancora le sfumature dei singoli strumenti, ma si gode anche della fusione d’insieme che è l’essenza della musica da camera.

Diciamo quindi che:

  • 2–3 metri: ascolto “privilegiato”, quasi da musicista, con dettagli estremi ma poco equilibrio.
  • 5–10 metri: ascolto “ottimale” per il pubblico, con il giusto rapporto tra dettaglio e coesione sonora.
  • oltre i 10–12 metri si rischia di perdere trasparenza e finezza, a seconda dell’acustica della sala.

10 metri possono essere parecchi per ad esempio clavicembalo e qualcos'altro.

A me piace se posso stare al massimo a 5 metri .

 

 

Inviato
14 minuti fa, bluenote ha scritto:

Mi manca quella del grande Rocco, ma le nuove di Angelucci a Lanciano non credo siano malaccio.

In verità non è molto importante sapere in quante sale "non maluccio" si è stat1 a sentire impianti ma piuttosto se si conoscono i valori ottimali che gli specialisti di acustica consigliano di avere e capire il perché di quei valori. Così si può capire anche per esempio che influsso ha la grandezza della sala per una qualità di riproduzione. Questo per capire la materia. Per sapere se una sala è stata trattata in modo professionale, quindi con risultati professionali, bisogna conoscere i dati delle misurazioni, specialmente quando non si è mai stato in un ambiente ottimale del genere (con quei valori). 

Inviato
10 minuti fa, Titian ha scritto:

In verità non è molto importante sapere in quante sale "non maluccio" si è stat1 a sentire impianti ma piuttosto se si conoscono i valori ottimali che gli specialisti di acustica consigliano di avere e capire il perché di quei valori. Così si può capire anche per esempio che influsso ha la grandezza della sala per una qualità di riproduzione. Questo per capire la materia. Per sapere se una sala è stata trattata in modo professionale, quindi con risultati professionali, bisogna conoscere i dati delle misurazioni, specialmente quando non si è mai stato in un ambiente ottimale del genere (con quei valori). 

Non e' che quando vado a sentire un impianto hifi in una sala o vado ad un concerto, mi faccio dare i dati delle misurazioni altrimenti mi rifiuto di ascoltare a prescindere, a meno che non ci sia @ilmisuratorecon me....😁 Comunque, a parte gli scherzi, ti assicuro che le sale di Angelucci sono curatissime, le migliori che io abbia mai visto in qualunque negozio hifi italiano. Ora non ricordo quale azienda italiana le ha curate, ma da profano ti dico che visivamente stanno al livello di quella del grande Rocco.

Inviato
18 minuti fa, Dufay ha scritto:

10 metri possono essere parecchi per ad esempio clavicembalo e qualcos'altro

 

Chiaramente dipende dallo strumento. Un conto è una chitarra classica un altro è un violoncello o un pianoforte

Inviato
34 minuti fa, Titian ha scritto:

Per questo motivo, molti acustici e musicologi sottolineano che l’ascolto migliore si ha a una distanza un po’ maggiore, dai 5 ai 10 metri, dove il suono diretto si mescola in modo equilibrato con le prime riflessioni della sala. Lì si ottiene un effetto più naturale: si percepiscono ancora le sfumature dei singoli strumenti, ma si gode anche della fusione d’insieme che è l’essenza della musica da camera.

Diciamo quindi che:

Ottimo contributo.

Rispetto alle preferenze (tutte legittime IMHO) su questo aspetto si possono classificare in cluster :classic_biggrin: la nostra banda di matti, e da questa preferenza sovente si associano altre correlate e si arriva a comprendere se ci sono assonanze o differenze nel modo di ascoltare e nelle priorità di ciascuno

Inviato

@indifd penso che sono molti audiofili che ascoltando musica vogliono sentire il suono degli strumenti come lo hanno nei loro ricordi. Per me la musica non è il suono di strumenti negli dettagli che desidero avere io. Ma come dici tu ciascuno il proprio gusto.

Inviato
15 minuti fa, Titian ha scritto:

@indifd penso che sono molti audiofili che ascoltando musica vogliono sentire il suono degli strumenti come lo hanno nei loro ricordi. Per me la musica non è il suono di strumenti negli dettagli che desidero avere io. Ma come dici tu ciascuno il proprio gusto.

Scommetto che al cinema vai negli ultimi posti in fondo....

Teniamo anche conto che la musica da camera jazz compreso è registrata nella stragrande maggioranza dei casi con forte effetto prossimità e che quindi voler simulare un ascolto a distanza elevata è come dire un artefatto...

Inviato

@Titian

Come vedi sono partiti subito quelli sgamati che vogliono essere in prima fila sempre (legittimo NB) a denigrare le altre preferenze di ascolto :classic_biggrin:

Vmorrison
Inviato

Noi possiamo ascoltare quello che ci propone la registrazione…..impossibile ascoltare la musica dal vivo dove vengono posizionati i microfoni. 

Inviato

@bluenote

Qui non si fa chi le ha più costose,se no dovrei parlarti del mio impianto audio video con un Vpr da paura ,ma cosa si ottiene con quello che si è ottenuto.

Anche se non ho un ambiente particolare grande,quelli ch sono venuti ,senza pregiudizi,sanno cosa ho realizzato 

 

Inviato
4 minuti fa, jedi ha scritto:

@bluenote

Qui non si fa chi le ha più costose,se no dovrei parlarti del mio impianto audio video con un Vpr da paura ,ma cosa si ottiene con quello che si è ottenuto.

Anche se non ho un ambiente particolare grande,quelli ch sono venuti ,senza pregiudizi,sanno cosa ho realizzato 

Ok, complimenti allora.

Inviato
12 ore fa, Vmorrison ha scritto:

impossibile ascoltare la musica dal vivo dove vengono posizionati i microfoni.

eppure almeno agli inizi della stereofonia e durante i primi decenni almeno nella musica classica sia i fonici che musicisti cercavano di raggiungere il più possibile il suono e l'impressione live. Questo investendo giornate e giornate di tempo nell'analizzare e provare nuovi metodi per raggiungere questo fine. Solo negli ultimi decenni si è incominciato a parlare in ambito del audiofilo e dei tecnici di fedeltà verso il contenuto della registrazione, secondo me simbolo di una decadenza netta della cultura musicale.

Però c'erano già dall'inizio dei musicisti (erano rari) che hanno sfruttato le tecniche di registrazioni per creare il loro suono particolare per offerire una prospettiva sonora che non si poteva raggiungere dal vivo.

  • Melius 1

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