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"Però, suona bene per essere un pianista asiatico!"


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Lolparpit

@Grancolauro Vorrei proporre un quesito un po' diverso: come mai negli ultimi tempi sono gli orientali a prevalere nei concorsi internazionali? Cosa funziona bene in Corea, che funziona meno bene in Europa? C'è un sistema formativo che consente loro di performare meglio? Fino a qualche decennio fa lo si diceva dei russi...

Così, domande magari ingenue, da chi crede comunque che un Yunchan Lim non sia fenomeno isolato e frutto del caso... 

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Grancolauro
1 ora fa, Lolparpit ha scritto:

come mai negli ultimi tempi sono gli orientali a prevalere nei concorsi internazionali?

Eh, le ragioni sono tante credo. Molto si è parlato, nel bene e nel male, del Korea National Institute for the Gifted in Arts, una istituzione pubblica che accoglie fin da giovanissimi i talenti coreani, fornendo tutto: vitto e alloggio, programmi di studio personalizzati, opportunità di venire in Europa per masterclass e concorsi, training psicologico, ecc ecc E chiedendo in cambio soltanto impegno e dedizione assoluti.

Ci sono un paio di bei documentari sull’educazione musicale in Corea, fantascienza per noi italiani. Questo è uno, l’altro se lo trovo lo posto

 

 

 

  • Melius 1
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ho provato a dare una scorsa veloce al sito del concorso Chopin , in corso a Varsavia, e principale concorso pianistico al mondo.

Sembra un campionato Giappone - Cina - Corea, con decine di pianisti orientali, inframezzati da qualche mosca bianca polacca, un paio di italiani, qualche francese, alcuni americani dai nomi cinesi, .. immersi in una valanga di  Liu Bin Tao, Eang Chai Fen, Weng Ong Chin, Matahari Nishimoto e via discorrendo.

Ma se sono arrivati alle fasi finali gli orientali, credo 8 su 10, dopo mesi di selezioni,.. evidentemente questo è il mondo pianistico di oggi, prendiamone atto.

Macchine da guerra da concorso, che a me sinceramente lasciano un po' perplesso, ma non sono certo io a dover giudicare.

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Grancolauro
8 ore fa, maverick ha scritto:

Macchine da guerra da concorso, che a me sinceramente lasciano un po' perplesso

Già, resto perplesso anch'io... o sono scarsi gli altri o sono più bravi loro. Che poi è forse il meccanismo dei concorsi che andrebbe ripensato da capo a fondo. I grandi concorsi pianisti sono diventati ormai autoreferenziali, molto mediatizzati, una specie di X factor per musicisti classici, con tutto quello che ne consegue. 

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Io ho anche l'impressione, ma non vuole essere un discorso razzistico, ovviamente, che queste macchine da guerra orientali sgranino con precisione e velocità mostruose gragnuole di note, ma manchi loro, proprio nel DNA, la capacità, almeno all'inizio carriera, di immergersi nella musica occidentale, e di penetrarne i segreti; e non parlo solo di Chopin da cui è partito il discorso.

Tranne Lang Lang , Yuja Wang e pochi altri, poi non è che ne restino tantissimi per i decenni necessari a costruirsi una carriera di valore storico.

E anche sui due soprannominati si sono scritti fiumi di inchiostro, dal punto di vista interpretativo.

Mi fermo perché non voglio innescare l'ennesima polemica, e non ho nemmeno le competenze musicologiche per disdettare dei massimi sistemi.

Dico solo che un Pollini, uno Zimerman, un Arrau, una Argerich, ma anche un Benedetti Michelangeli, un Backhaus, un Sokolov o un Pogorelich con gli occhi a mandorla io non l'ho ancora mai sentito.

  • Melius 1
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Però, scusate se tiro fuori questa specie di polemica, state usando contro questi prodi samurai le stesse categorie di valutazione sulla base delle quali, invece, altrove si incensa Martha Argerich per pagine e pagine... lei che è da 60 anni che il pianoforte lo suona esattamente così, senza né evoluzione né involuzione, in quel modo superficiale e profondo quanto basta, ma mai né trascendentale né definitivo. 

 

 

Sì, è una personalità musicale molto più interessante e generosa e una celebrità che ha fatto a cuore aperto moltissimo con e per i colleghi, anche quelli meno celebrati, molti dei quali, giustamente, la adorano. Musicista nell'Empireo a pienissimo titolo quindi, che quanto nessuno ha regalato la propria celebrità da superstar per regalare tanta ottima musica.

 

 

Ma, pianisticamente parlando, è dagli anni '60 che quella ragazzina musicalissima di natura, con  quelle due mani d'oro, è rimasta lì alla stessa distanza dagli Arrau e dai Cortot e dagli Horowitz alla quale stanno oggi, circondati da anche meritato scetticismo, quei giovani figli dell'Impero Celeste.

 

 

Ciao
C

 

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Grancolauro

@mozarteum Beh sì, capisco la tua reazione dopo il confronto con alcuni "classici" dell'interpretazione schubertiana. Tuttavia, temo abbia poco senso pensare di poter scovare degli "ammazza giganti". Non ce ne sono in giro. Né, se mai ci fossero, noi potremmo vederli. Serve quel certo "aver fatto storia" che un giovane musicista non può ancora avere.

A me basta trovare un musicista interessante, che ha qualcosa di non banale da dire, e già mi rallegro molto e resto ammirato.     

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Grancolauro
18 ore fa, Carlo ha scritto:

altrove si incensa Martha Argerich per pagine e pagine... lei che è da 60 anni che il pianoforte lo suona esattamente così, senza né evoluzione né involuzione, in quel modo superficiale e profondo quanto basta, ma mai né trascendentale né definitivo. 

Non sono un grande fan della Argerich, lo ammetto. Il suo modo di suonare e la sua estetica non sono nelle mie corde. Tuttavia questo giudizio mi sembra un po' ingeneroso. Una certa evoluzione stilistica c'è stata. Negli anni 60 aveva un atteggiamento algido, distaccato, quasi sprezzante, e privilegiava sempre il gesto atletico rispetto all'introspezione. Oggi mi sembra mostri una maggiore partecipazione emotiva a quello che suona, che ci sia più consapevolezza, più profondità anche nel fraseggio e nella ricerca del suono, perlomeno in Debussy e Ravel. Insomma, una qualche evoluzione c'è stata, probabilmente per effetto del periodo in cui si è dedicata a suonare musica da camera.
Concordo invece riguardo al rispetto dovuto a molti dei giovani samurai che calcano i palchi occidentali. Vederli in azione fa riflettere su molte cose.    

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Lolparpit

@Carlo

Il 06/10/2025 at 23:03, Carlo ha scritto:

Però, scusate se tiro fuori questa specie di polemica, state usando contro questi prodi samurai le stesse categorie di valutazione sulla base delle quali, invece, altrove si incensa Martha Argerich per pagine e pagine

Carlo, per me la tua provocazione è giustissima. Quello che mi affascina della Argerich di adesso, ottantacinquenne, è proprio il suonare come 50-60 anni fa, riconoscere ancora, dietro la chioma incanutita, la ragazzina di allora. Credo che questo spieghi molto delle tante parole ammirate lette nell'altra discussione: sembra di vedere la vittoria dell'uomo sul tempo che fugge e corrode, l'incarnazione quasi il mito dell'eterna giovinezza, l'antidoto alla vecchiaia inesorabile. Il bello della Martha non è quindi constatarne l'evoluzione, un'eventuale maturazione, notare qualcosa assoggettato al divenire delle cose, ma proprio la naturalezza di allora: alla fine, ascoltando il suo concerto di Schumann o quello di Ravel, le coordinate interpretative sono le stesse di una volta. E' la Martha che abbiamo imparato a conoscere ormai tanti anni fa, la ragazza traboccante di musicalità, estroversa, spontanea, lontana dai pianisti più intellettuali, alla Pollini, Brendel o alla Schiff, o dalla poetica più tormentata, come tanti russi. 

Poi, personalmente, non è la 'mia' pianista di riferimento, sebbene non possa non volerle bene. Su di me agisce anche una questione strettamente personale: ha raggiunto ora l'età in cui è venuta a mancare mia mamma, purtroppo dopo anni di malattia con progressivo declino cognitivo e mentale prima, e fisico poi. Vedere la Argerich ancora splendida pianista, carismatica, brillante nelle dita e, soprattutto, nella mente, dà grande gioia.  

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Gli orientali si nutrono della cultura occidentale, come sviluppano le nuove tecnologie, hanno scuole, conservatori con migliaia di studenti, vengono negli istituti e teatri occidentali a imparare e a cercare di acquisire quello che il dna è la loro cultura non gli ha dato, i conservatori italiani sono pieni di Koreani e orientali in genere, e alla fin fine assieme a una voglia di emergere si mettono in evidenza.

Forse noi europei, assieme ai paesi dell’est dovremmo valorizzare questa nostra ricchezza culturale che a parte in certi ambienti spesso viene ritenuta scontata e banalizzata come quasi una considerazione meramente tradizionale al limite del folklore.

Pensiamo solo alla tradizione lirica, quanti orientali stravedono per le opere italiane e per questo studiano e imparano la nostra lingua e cercano di entrare nella cultura storica che le ha prodotte, quando per molti connazionali spesso giovani sono ritenuti delle carnevalate del passato una sorta di commemorazioni storiche dovute.

In Italia per molti il conservatorio viene visto come troppo impegnativo e inutile per il futuro di un giovane.

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Il 06/10/2025 at 18:56, mozarteum ha scritto:

Ieri sera ho ascoltato un po’ gli improvvisi della pianista.

Poi ho messo Jorg Demus -manco un Brendel o Lupu- e le ge’ son fes

Assolutamente. La Kobayashi è imprecisa e salottiera. Inoltre perde il filo, suona per blocchi temporali, non ha la visione dell'insieme. E' proprio il tipico pianista asiatico, esteriorità e poca sostanza.
Se questi sono i pianisti che ci mandano dall'oriente, la tradizione pianistica occidentale dorme sonni tranquilli e resterà una riferimento interpretativo ancora per secoli.

Alberto.

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Grancolauro
8 ore fa, OTREBLA ha scritto:

Assolutamente. La Kobayashi è imprecisa e salottiera. Inoltre perde il filo, suona per blocchi temporali, non ha la visione dell'insieme. E' proprio il tipico pianista asiatico, esteriorità e poca sostanza.
Se questi sono i pianisti che ci mandano dall'oriente, la tradizione pianistica occidentale dorme sonni tranquilli e resterà una riferimento interpretativo ancora per secoli.

Alberto.

Non potrei essere più in disaccordo. Abbiamo ascoltato due dischi diversi, evidentemente.

Buoni ascolti

Damiano

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Legittimo, però ti invito a fare qualche confronto, il Demus citato, Kempf, Klien, Brendel, anzi no, facciamo Giappone contro Giappone? Mitsuko Uchida:

.

 

.

C'è un  abisso santo cielo! Ascolta come cambia nella seconda parte...ma quant'è brava...lei pensa mentre suona, la Kobayashi suona e basta.

Alberto.

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