GuidoR Inviato 20 Giugno 2021 Inviato 20 Giugno 2021 Un paio di esempi: Dave Brubeck e il quartet, con cui è uscito timeout, oppure Bill Evans e il trio, il trio ha prodotto album incredibili come waltz for debby.. spesso ci sono artisti che sembra lavorino meglio in gruppo che da soli. Stan Getz e Gilberto Gil in girl of ipanema? Penso ce ne siano tanti casi. Con i trio/quartetti ci si diverte di più? Che ne dite?
Oste onesto Inviato 20 Giugno 2021 Inviato 20 Giugno 2021 @GuidoR sicuramente l'interplay gioca un ruolo unico di arricchimento e stimolo alla performance del gruppo. Poi esistono capolavori con singoli strumentisti, e lì il discorso è più intimo e ricercato. C'è l'imbarazzo della scelta😁
GuidoR Inviato 21 Giugno 2021 Autore Inviato 21 Giugno 2021 Anche Keith Jarrett, genio assoluto, nei gruppi diventa più comprensibile, più divertente e empatico. Si penso sia l’interplay che ammorbidisce e avvicina.
Gabrilupo Inviato 22 Giugno 2021 Inviato 22 Giugno 2021 Evans per me giganteggia sia in compagnia che da solo. Poi, certamente la dimensione del trio è quella che lo ha reso più famoso. Però fai la prova ad ascoltare qualcosa da qui, anche solo il primo brano:
OTREBLA Inviato 22 Giugno 2021 Inviato 22 Giugno 2021 Il confronto tra diverse visioni sul tema proposto, sicuramente è più foriero di stimoli ed intuizioni musicali; fa da detonatore dell'esplosione creativa. Indubbiamente. Difatti i dischi in solo riguardano più che altro i pianisti, il che è abbastanza normale perché il pianoforte è uno strumento di per sé autonomo, in grado di riprodurre molti registri, timbri, effetti, echi di altri strumenti. Ciò che ho imparato in tanti anni di ascolto della musica Jazz è che essa è poco influenzata, nella riuscita artistica, dal numero dei musicisti. C'è grande variabilità. Quello che conta sono le idee, cioè gli arrangiamenti, il dialogo tra le voci, la bravura anche tecnica degli attori. Poi che siano in due, in tre, in cinque, in dieci, non è così determinante. Alberto. 1
GuidoR Inviato 25 Giugno 2021 Autore Inviato 25 Giugno 2021 penso sia comunque una vista originale sulla quale riflettere: keith jarrett che suona senza spartiti chiaramente da solo ha molta più libertà che quando è in gruppo. il gruppo porta alla necessità di condivisione, quindi il coordinamento potrebbe portare a più empatia. concordo sul fatto che il pianoforte è uno strumento incredibilmente completo: tutti coloro che studiano al conservatorio devono fare un esame di pianoforte, non è un caso
GuidoR Inviato 25 Giugno 2021 Autore Inviato 25 Giugno 2021 la contemporaneità di Bill Evans è incredibile, per me è un musicista senza tempo come pochi
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