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Cosa significa recensire?


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Inviato

La mia domanda iniziale non tratta direttamente di musica, ma ha a che fare sicuramente con essa.

Cosa significa recensire? Che cosa implica? Chi è e cosa fa il critico musicale? Come ci rapportiamo ad una recensione? Che significato/importanza gli diamo? 

Prometto che dirò la mia, dato che è una questione che mi sono posto più volte, ma mi farebbe piaciere ascoltare le vs. considerazioni a riguardo. Poi, in fin dei conti, il discorso si potrebbe facilmente allargare ad altri argomenti di recensione, tipo l'hi-fi, dove si accarezzano anche altri aspetti. 

Inviato

Le recensioni, quelle dei dischi almeno, avevano un senso prima di Internet, oggi che puoi ascoltare tutti i dischi su internet prima di comprarli non vedo l'utilità di leggere una recensione.

 

 

 

Inviato

@maabus  Vero , in parte. Lo è sicuramente per quello che si conosce già, ma può sempre tornare utile per fare nuove scoperte  . Internet è una giungla e non si può ascoltare tutto quello che non si conosce .

Inviato

@bibo01 Dipende dal critico musicale,  almeno per me. Per risponderti brevemente.

Inviato

Nell'ambito della musica classica le recensioni hanno ancora un loro valore. A chi si approccia a tale universo estetico, che è complesso e per certi versi labirintico, le recensioni sono utilissime per formare ed orientare il gusto, e a chi è già esperto sono utili come confronto di idee.

Inoltre, se sono scritte da chi sa davvero, possono offrire a chiunque - esperto o principiante che sia - stimoli utili per approcciare la questione estetica, quella interpretativa, quella stilistica, da punti di vista più sfaccettati, più diversificati.

Inviato

Nel forum ascoltando gente seria ti da buoni consigli.

il recensore serio uguale..

Ciao.

Inviato
3 ore fa, Don Giuseppe ha scritto:

Nell'ambito della musica classica le recensioni hanno ancora un loro valore. A chi si approccia a tale universo estetico, che è complesso e per certi versi labirintico, le recensioni sono utilissime per formare ed orientare il gusto, e a chi è già esperto sono utili come confronto di idee.

Inoltre, se sono scritte da chi sa davvero, possono offrire a chiunque - esperto o principiante che sia - stimoli utili per approcciare la questione estetica, quella interpretativa, quella stilistica, da punti di vista più sfaccettati, più diversificati.

Ti cito come spunto...

Fare da sé ha sicuramente un suo valore perché si compie una scelta personale sulla base delle proprie conoscenze e sensazioni, quindi aiuta a conoscersi meglio ecc... Però, come è stato anche segnalato, internet è una giungla e la produzione musicale è enorme, per cui spesso si è in cerca di un aiuto esterno per districarsi nella scelta, quanto meno a "spanne".
Ora però sorge un dubbio - si è sinceramente disposti a seguire qualcuno? O c'è comunque un rifiuto dell'autorità? Cosa costituisce il "recensore serio"? Come giudico "chi sa davvero"?

A mio parere, avendolo vissuto in prima persona, essere un musicista o possedere una conoscenza enciclopedica NON costituiscono i presupposti per un "recensore serio". Inoltre, e soprattutto, sono in grado di affermare ad esempio "questa è un'opera meritevole del massimo riconoscimento per i seguenti motivi, ma non mi piace"?! Quindi, di disgiungere l'apprezzamento/appagamento personale dalla bontà di un lavoro?!   

Inviato

 

Argomento spinoso, soprattutto in campo Hi-Fi. Se ne è discusso molto nel corso degli anni passati.

Penso che con l'avvento della Rete il problema sia stato ampiamente superato, perlomeno nel senso da me auspicato quando partecipavo alle discussioni nella sezione Audio. Come consumatore di musica registrata, Hi-Fi o altro, ho sempre sentito il bisogno di recensori che mettessero il dito sulla piaga, potendo tranquillamente fare a meno dei recensori che mi raccontavano ciò che gli stessi produttori mi avrebbero raccontato. Da recensore di dischi in vinile, non retribuito, anonimo e totalmente indipendente, mi comporto esattamente così, senza fare sconti di sorta. Il prodotto perfetto è rarissimo, e c'è sempre qualche pecca da evidenziare, non ultima la variabilità del prezzo.

Forse è vero che la recensione collettiva, di massa, emersa con Internet, lascia spazio anche agli incompetenti ed a coloro che sono in malafede, ma facendo la tara delle diverse opinioni, quasi sempre si riesce ad ottenere un quadro chiaro dei pregi e soprattutto dei difetti del tal prodotto.

La forza delle recensioni diffuse sta nei grandi numeri, in grado di  generare alla lunga opinioni convergenti .

Alberto.

 

Inviato
2 ore fa, OTREBLA ha scritto:

Da recensore di dischi in vinile, non retribuito, anonimo e totalmente indipendente, mi comporto esattamente così, senza fare sconti di sorta.

Bene. Anch'io utilizzavo quest'approccio, anche se ero diventato un professionista (cioè iscritto all'albo ecc.). Però, su che base giudichi un album? Dai la tua opinione?

 

2 ore fa, OTREBLA ha scritto:

Forse è vero che la recensione collettiva, di massa, emersa con Internet, lascia spazio anche agli incompetenti ed a coloro che sono in malafede, ma facendo la tara delle diverse opinioni, quasi sempre si riesce ad ottenere un quadro chiaro dei pregi e soprattutto dei difetti del tal prodotto.

La forza delle recensioni diffuse sta nei grandi numeri, in grado di  generare alla lunga opinioni convergenti .

Sì, ma genera anche mostri il cui unico merito è avere un numero elevato di "adepti". Poi, mi sembra che in questa maniera ci sia un appiattimento verso il mainstream, cioè verso un prodotto che vuoi per il marketing, vuoi per i likes ricevuti, vale la pena ascoltare/acquistare/seguire per il numero di consensi ricevuti. 

Inviato
7 ore fa, bibo01 ha scritto:

Bene. Anch'io utilizzavo quest'approccio, anche se ero diventato un professionista (cioè iscritto all'albo ecc.). Però, su che base giudichi un album? Dai la tua opinione?

Sostanzialmente sì. Cerco di motivarla il più possibile, ma alla fine si tratta sempre di un'opinione soggettiva, perlomeno riguardo il giudizio artistico. Al contrario imposto il discorso in maniera più oggettiva quando illustro le caratteristiche tecniche, la confezione, il prezzo, ecc.

Raramente recensisco prodotti popolari alle masse. Relativamente a questi di solito evito di inserire la mia recensione, giudicando sufficienti quelle che già ci sono (trovandomi in accordo con esse), o tuttalpiù aggiungo uno stringatissimo commento (una o due frasi) a conferma di ciò che è già stato detto da altri prima di me. Se invece la vox popoli non mi trova concorde, inserisco il commento dettagliato, con il massimo delle pezze d'appoggio di cui dispongo, poiché a quel punto è essenziale dimostrare che l'analisi non dipende da una visione personale.

Alberto.

Inviato

@bibo01

9 ore fa, bibo01 ha scritto:

Sì, ma genera anche mostri il cui unico merito è avere un numero elevato di "adepti

Forse, sta proprio in questa tua affermazione, la chiave di volta di cosa è diventata "una recensione", oggi, rispetto ad un tempo.

Il web, ha creato, nel tempo, una sorta di super-utenza che basandosi sull'equazione "io posseggo/sento/leggo/ecc." ( e non mancando di forbita, quanto pungente, dialettica, sostenuta da una grammatica parimenti alta e puntuale), si è  sentita legittimata a redigere, in ogni luogo possibile, prima, commenti estemporanei di poche righe, poi, veri e propri articoli; passando così facendo dall'esprimere un giudizio personale, al giudicare, in terza persona, un opera, un oggetto, un evento.

A mio modo di vedere, la recensione dovrebbe essere fatta, per avere un minimo di credibilità, da un redattore professionale, che mettendoci "la faccia", quanto il proprio bagaglio di conoscenza e esperienza pregressa, dia garanzia che il proprio scritto, non sia frutto solo di un personale giudizio, quanto di una oggettiva valutazione.

tarantolazzi
Inviato
Il 26/6/2021 at 09:22, maabus ha scritto:

oggi che puoi ascoltare tutti i dischi su internet prima di comprarli non vedo l'utilità di leggere una recensione.

Non e' un osservazione di poco conto, segna proprio uno spartiacque.

Pensiamo alla nostra beneamata hi-fi: se potessimo ascoltare e paragonare con calma nel nostro impianto questa, quell'elettronica e poi quelle altre ancora.......quando dovremo scegliere vediamo le recensioni o ci basiamo sul nostro

gusto che si e' potuto confontare con oggetti davvero suonanti?  Se siamo sinceri c'e poco da dubitare su quale sia la risposta.  Ed e' anche molto meglio cosi', no?  Una bella storia della musica, una bella ricerca su generi e sottogeneri e poi, via, provare e riprovare, qualcosa di adatto a noi lo troveremo senz'altro.

Poi, se per il piacere di comunicare, spieghiamo ad altri (e prima a noi stessi) perche' A e' secondo noi meglio o peggio di B,

in cosa e quanto e perche', e perche' A deve essere conosciuto/ascoltato.....benissimo, ben venga anche questo.

Anche se non avremo nessun lettore, avremo formalizzato un percorso privato di ricerca.

 

 

tarantolazzi
Inviato
4 ore fa, tapesrc ha scritto:

quanto di una oggettiva valutazione

Che pero' ha un piccolo difetto: non esiste, per gli oggetti di arte.  Sempre di un opinione si tratta, di un professorone con cento diplomi o di un dilettante appassionato. L'oggettiva valutazione mi sembra gia' una chimera per una coppia di diffusori o un amplificatore, figuriamoci per un compositore o un brano musicale.   Se vogliamo oggettive valutazioni direi che e' meglio non uscire da ambiti logici-matematici.

 

analogico_09
Inviato
Il 26/6/2021 at 11:42, andpi65 ha scritto:

Vero , in parte. Lo è sicuramente per quello che si conosce già, ma può sempre tornare utile per fare nuove scoperte  . Internet è una giungla e non si può ascoltare tutto quello che non si conosce .

 

 

Vero, e inoltre la critica musicale "seria", quella fondata su basi di musicologia solide e di storia della musica, non è un "consiglio per gli acquisti, nè un voto del critico all'opera musicale, come farebbe un maestro con l'alunno all'esame, bensi un tentativo di evidenziarne gli aspetti linguistici, formali, tecnico-stilistici, estetici, poetici, ecc. dell'opera stessa presa in considerazione - evito di usare la parola "esame" perchè  potrebbe fa pensare agli ambiti più specialistici che de 'sti tempi vengono guardati con un po' di sospetto...

 

I punti di vista possono essere ovviamente diversi da critico a critico, ma in ogni caso il critico "serio" come prima cosa cerca il modo di "spiegare" a se stesso la complessità di un'opera musicale, al fine di poter condividere con il lettore le sue motivate opinioni, le sue impressioni, lasciando costui i libero di decidere in proprio magari anche di criticare la

critica del critico...

Morale della favola, il mondo è tutta una critica... 😄

 

Giustissima l'osservazione di @tapesrc che distingue tra critico e "recensore".., i quali hanno il posto fisso di solito e quindi rischiano di trasfromarsi in pennivendoli di regime...

 

4 ore fa, tarantolazzi ha scritto:

L'oggettiva valutazione mi sembra gia' una chimera per una coppia di diffusori o un amplificatore, figuriamoci per un compositore o un brano musicale.

 

 

Eppure i margini di "oggettività" in estetica esistono; di fronte a certe opere oramai entrate a far parte dell'immenso immaginario comune, condiviso, storico e non, ciascun critico, musicologo, studioso di musica nel senso più ampio del termine, avrà i suoi specifici e personali percorsi conoscitivi ed "emotivi" nel valutare, "analizzare", giudicare un'opera d'arte, cosa che fa la grande differenza, il valore aggiunto, tra critico e critico dove il giudizio finale sui capolavori dell'umanità non potrà che essere unanime.

  • Thanks 1
tarantolazzi
Inviato
2 ore fa, analogico_09 ha scritto:

tra critico e critico dove il giudizio finale sui capolavori dell'umanità non potrà che essere unanime.

proprio no. E di giudizio finale ce n'e' soltanto uno......ci sono centinaia di esempi di musicisti, pittori, scrittori osannati da

autorevolessimi critici e massacrati da altri autorevolissimi critici. Nello stesso periodo.  Non parliamo poi dei "giudizi finali"

su autori del passato in epoche diverse.  Pittori ignorati per secoli e poi considerati fondamentali, per poi magari tornare nel dimenticatoio (parliamo ovviamente di successo critico, di recensioni, cioe' paragoni con suoi colleghi; per il successo di pubblico il discorso e' comunque analogo). Musicisti celebratissimi in vita poi spariti (ripeto, dal giudizio critico comparativo, cioe' dalle recensioni), autori pochissimo o per nulla celebrati in vita e per cent'anni dopo che improvvisamente diventano geni dell'umanita'.... 

Certo, magari per certi classici tra i classici, il giudizio tende ad essere generale.  Ma tende, appunto , senza poter affermare gerarchie definive. Etimologicamente recensire significa contare (censire) , passare in rassegna e comparare: bene, da quale recensione-censimento/giudizio finale puo' emergere che Haendel sia superiore a Bach o viceversa? E lasciamo perdere il giudizio su autori degli ultimi 100-200 anni, poi. Nasce come giudizio "generale" (generale di una certa area di ideologia estetica, sia chiaro, mentre altri ululano dalle platee e stroncano dalle gazzette, e altri ignorano) e finisce presto come giudizio "caporale", salvo possibili nuove quasi-unanimita' a favore e poi contro e poi un po' e un po'......

Mode, ideologie, gusti, esclusioni o celebrazioni per conformismo politico; per l'arte i cui oggetti hanno valore materiale anche speculazione e campagne commerciali.....

Dico questo e dico anche viva la critica musicale, viva(no) le recensioni di chi sa paragonare e sa esprimersi.

Viva Paolo Isotta, Quirino Principe, tanti altri dell'epoca tramontata della critica musicale sui giornali, viva chi anche qui sa esprimersi a modo suo su paragoni  (la critica essendo sempre un paragone, anche magari implicito, parlando solo dei prescelti in positivo o in negativo) fatti con competenza e passione. Patentati o no, e la patente comunque la assegniamo in base alle nostre preferenze e alla nostra esperienza. E tra l'altro, che ci piaccia o no, su argomenti musicali/artistici e di altri ambiti (storia, politica, valori, cose cosi'....) guarda caso i nostri patentati preferiti sono quelli che la pensano piu' o meno come noi.

 

analogico_09
Inviato
2 ore fa, tarantolazzi ha scritto:

proprio no.

 

 

Se lo dici tu...
Provo a spiegarlo meglio. Non metto in dubbio il lato relativo delle cose dell'arte, il mio è un discorso stringato, semplice ma ben definito. Le tue osservazioni sono interessanti ma aprono ad altre questuioni che ci porterebbero lontani dal semplice punto che ho cercato di segnare.
Ho parlato di giudizio oggettivo finale, al quale si giunge da strade diverse, da intenzioni, sviluppi ed esiti diversi per quanto riguarda i capolavori assoluti -  "capolavori dell'umanità" lo ho definiti -, ritenuti tali da tutti gli studiosi, dalla "critica" e dal pubblico.

Un esempio banale ma forse chiarificatore, cito a caso; nessuno suppongo negherebbe l'oggettiva grandezza dei Quartetti di Beethoven, ne' di KOB di Miles Davis, nè di Berlin di Lou Reed.., ecc, ecc, ecc...

Normale che vi sia chi potrebbe trovare noiose, non nelle proprie corde, dette opere, ed altre opere d'arte somme,  espressioni degli specifici ambiti culturali di appartenenza, all'interno dei quali, vengono "convenzionalmente" riconosciuti e condivisi i parametri estetici comuni in forma tuttavia non rigida, chiusa od univoca. Ci sarà sempre un osservatore X che definirà capolavoro il KOB di Davis per motivi diversi da quelli addotti dall'osservatore Y ... però entrambi non potranno che concludere che KOB sia oggettivamente un capolavoro. Legittimo sostenere anche il contrario, ma previo laboriosissima e perigliosa dissertazione che non finisca per apparire come una serie di sfoghi personali messi per iscritto...
Il "de gustibus" non si tocca, ma la persona assennata non metterebbe mai in disscussione l'oggettivo estetico in funzione delle proprie idisiosincrasie private.

 

 

tarantolazzi
Inviato
1 ora fa, analogico_09 ha scritto:

ma la persona assennata non metterebbe mai in disscussione l'oggettivo estetico in funzione delle proprie idisiosincrasie private.

Non e' solo questione di essere assennati.

Scusa, per fare qualche esempio semplice semplice.....

A un esponente riverito e considerato della musica indiana tradizionale vennero fatte ascoltare delle pagine beethoveniane (se non erro, IX sinfonia), e lui ringrazio' e riconobbe che si trattava di discrete melodie ma nulla a che vedere con le musiche per lui piu' importanti.  Chi puo' dargli torto?

Chi puo' dare torto a Hanslick che riteneva inutile la musica di Bruckner, o al mainstream della critica italiana che dopo il '45 considerava poca cosa la musica di Mascagni, o al fanatico di rock and roll che non cita tra i suoi cento dischi preferiti nessuna opera di Bach.   Tu dirai, non la cita perche' non e' il suo genere.....e no, non ce la caviamo cosi', poniamo invece il caso che conosca ed abbia ascoltato moltissimo Bach, ma ugualmente non mette niente di suo nei primi cento o mille.

Chi puo' dire che tutti questi signori, che mettono in discussione eccome gli oggetti in esempio (Beethoven, Bruckner, Mascagni, Bach) non siano o non siano stati, come dici tu, persone assennate?

 Oltre ai motivi (mode, gusti, ideologie, politica, appartenenza a clan) che ho gia' esposto precedentemente va aggiunta IMHO non che la persona "non sia assennata" (come suggerisci tu) ma che la persona che mette in discussione l'oggettivo estetico semplicemente non condivida e/o non capisca la cultura espressa da un brano/autore/genere/stile.

Quindi aggiungiamo la cultura di appartenenza, in senso antropologico.

A questo riguardo l'industria sta favorendo (per evidenti convenienze, incassi piu' ricchi) quei generi musicali piu' universalmente piacioni, neutri; Hillmann direbbe spogliati di identita' e carattere.....ma e' un'altra questione, che non riguarda certo solo la musica. Ma forse l'idea di un gusto "giusto", neutro, che in fondo puo' finalmente dare luogo a critiche e recensioni positive provenienti da piu' parti, a supportare le abbondanti vendite.

Non mi permetto certo di insinuare che sia questo il giudizio "universale" da te auspicato, ma per quanto mi riguarda e' un ulteriore messa in guardia contro tale, scusami, "non sense".

Il giudizio e' universale nel senso che ciascuno di noi e' un universo e in un certo momento puo' crearsi le sue classifiche di preferenza. La critica/le recensioni ci aiutano se le loro vibrazioni e la loro cultura sono in simpatia con le nostre, altrimenti della buona informazione e dell'assennzatezza non ce ne facciamo nulla.

 

Inviato

@tarantolazzi @analogico_09 Credo che qualsiasi studioso d'arte abbia avuto a che fare con le ramificazioni dovute a "non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace". Se il bello assoluto non esiste e l'accettazione popolare è comunque legata a problematiche storico-culturali (vedi l'esempio dell'esponente di musica indiana), si comprende quanto complicato e, in assoluto, limitato sia il ruolo del recensore.

Se in qualità di recensore/giornalista, professionale o amatoriale, parto dal presupposto di "non sapere", di non arrogarmi per diritto un ruolo di superiorità rispetto al mio interlocutore/lettore, nonostante possa avere una maggiore conoscenza storica o tecnica del particolare prodotto artistico (pittura, musica, cinematografia,...), e quindi accetto il mio ruolo di viewer, forse "raffinato" ma pur sempre semplice viewer con tutte le sue limitazioni di essere umano, allora - IMHO - è avere ben chiaro a se stessi e rendere chiaro all'interlocutore/lettore che potrà comunque dissentire, i parametri di giudizio applicati all'opera esaminata. Dal mio punto di vista, questi parametri hanno dei presupposti che affondano le proprie radici nel significato di dramma. Cioè, un'opera qualunque essa sia ha un significato comunicativo attraverso una carica emotiva che "racconta" qualcosa. Ma, attenzione, il fatto di comunicare qualcosa non rende un'opera necessariamente lodevole, anzi può essere banale, non originale, e anche se tecnicamente perfetta può risultare noiosa. In ultima analisi, oltre a conoscere e a saper comunicare, bisogna soprattutto saper "sentire".   

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