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Ho sentito Sokolov (reprise)


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@Rimini Grazie! In quanto 'novizio' del forum non sono abilitato a mettere reazioni, ma molto bella la recensione! 

Il Bach trascritto da Siloti ogni tanto compare tra i bis di Sokolov, e forse è proprio omaggio a Gilels, pianista da lui amatissimo e da cui dichiara di avere 'imparato' molto, pur senza essere stato suo allievo. 

Angelo

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12 minuti fa, Rimini ha scritto:

Certo che considerare @Lolparpit un novizio! Santo subito, honoris causa! 😄

Appunto ... 🙂

Dovevamo anche incontrarci a Verona per un concerto, .. ma il Covid ci ha messo una pezza ... e così tutto è saltato.

Ma non disperiamo in futuro...

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Ho visto caricata questa esecuzione della Partita n. 2:

Per me esecuzione splendida. La chiarezza della tessitura polifonica è abbagliante. Io sono sempre ammirato dalla capacità di Sokolov nel gestire lo 'staccato' e il 'non legato'. La Sarabanda con quel 'sottovoce' finale è qualcosa di incredibile.

Buon pomeriggio,

Angelo

  • Melius 2
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Meravigliosa, anche se nell'ultimo movimento la Argerich ha messo una pietra per me inamovibile, che nemmeno Sokolov riesce a smuovere.

Però la Sarabanda effettivamente così non si è mai sentita, ed è una rivelazione.

Sokolov non è mai banale, ed è sempre interessante,  direi indispensabile, sentirlo, anche quando magari qualche altro "genio" ci piace di più.

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Sokolov mostra tutti i limiti del suono riprodotto.

Anziche’ perdere tempo e tanti soldi tormentandosi con gli impianti bisognerebbe imho seguire piu’ la musica dal vivo, tutt’altra roba. 
Quella riprodotta la ascoltiamo per i mostri sacri del passato facendo peraltro la tara proprio perche’ conosciamo i limiti dell’ascolto riprodotto. Cosi’ scopriremo che alcuni che brillano in disco dal vivo erano noiosi alquanto (penso a Marriner, Temnesdet) e altri che appaiono piatti in disco, dal vivo erano interpreti strepitosi (penso a Pretre nel repertorio francese soprattutto, a Sawallisch).

Uno poco fonogenico rispetto all’eccellenza e’ Petrenko. Anche Currentzis dal vivo e’ eccezionale in disco sembra piu’ ordinario.

Questo vale anche per i pianisti, violinisti ecc ecc.

Sokolov dal vivo nel qui e ora d’un concerto e’ ipnotico, ogni nota ha un peso e un colore che incidono sul senso espressivo della frase musicale.

Si crea quella magia in sala che solo i grandi interpreti sanno generare.

Poi ovviamente per singoli pezzi ciascuno di noi ha le sue preferenze. Anche a me piace molto la Argerich leggenda vivente che salvo disdette sentiro’ fra qualche settimana nel concerto di Schumann, poi ci sono Kissin, Pletnev ecc.

 

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  • 4 settimane dopo...

Segnalo, sempre in Bach, l'interpretazione di Sokolov della Partita 6, con una impostazione 'autonoma' rispetto alle interpretazioni più noti. Molto rapida la Toccata, che alleggerisce l'austerità e maestosità di letture come quelle di Gould. C'è poi una tendenza ad articolare molto il suono, e predilezione per non-legato e staccato.

Richter nei suoi pensieri soffriva questa Partita 6 per la tonalità mi minore, a lui 'ostile'. 

Per me è la più bella delle Partite bachiane, peraltro pezzi che lasciano ammirati ad ogni ascolto:

Un saluto a tutti,

Angelo

  • Melius 1
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  • 2 settimane dopo...
1 ora fa, Lolparpit ha scritto:

Sono convinto che uomini del genere avrebbero raggiunto l'eccellenza anche in altri campi, se vi si fossero dedicati.

Sì, sono convinto anch’io. Fosse solo perché il loro lavoro è frutto non solo di straordinaria abilità ma anche di grande intelligenza. Musicisti decisamente fuori dall’ ordinario da tutti i punti di vista direi.

Il 25/8/2022 at 09:40, mozarteum ha scritto:

Sokolov mostra tutti i limiti del suono riprodotto.

Anziche’ perdere tempo e tanti soldi tormentandosi con gli impianti bisognerebbe imho seguire piu’ la musica dal vivo, tutt’altra roba.

In generale sono d’accordo, anche se può accadere che nella sala sbagliata anche Sokolov perda parte della sua magia. Ricordo in particolare un suo concerto al Toniolo di Mestre, una delle sale da musica peggiori sulla faccia della terra, dove il suo magistrale Les rappel des oiseaux diventava uno stridore fastidioso da ascoltare. In compenso, il disco con le sonate Haydn a molti è sembrato noioso, ma se lo si ascolta con un impianto minimamente curato, preferibilmente in cuffia, rivela una marea di dettagli, di particolarità nel tocco e nel fraseggio di ciascun brano, da lasciare letteralmente sbalorditi. E l’arte di Sokolov, a mio modo di vedere, si nasconde proprio nei dettagli più minuti.

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  • 3 settimane dopo...

@Lolparpit Grazie davvero per il racconto del tuo "battesimo" con Sokolov. La prima sonata di Schumann non l'avevo mai ascoltata eseguita da S., e posso ben immaginare l'impatto emotivo che può aver avuto dal vivo. Condivido poi il senso di grandiosità che trasmette, in parte dovuto, credo, agli stacchi di tempo molto lenti che amplificano, per così dire, il peso di ogni nucleo tematico della sonata. Detto questo, anche a me è piaciuta molto questa versione della sonata in Fa# min, forse proprio perché è molto lontana dai miei riferimenti consueti. E sicuramente il carattere rapsodico che S. attribuisce a questo pezzo ha una sua precisa ragion d'essere, come osservi. Come accade con la lettura di S. delle sonate di Beethoven, anche qui mi sembra solo si perda un po' il filo narrativo del discorso musicale, come pure la concatenazione tra le parti che compongono ciascun movimento. Ma si tratta di scelta consapevole che contribuisce a rendere molto speciale questa interpretazione. S. è davvero una fonte inesauribile di innovazione nell'arte pianistica, più di chiunque altro ai nostri giorni, direi.

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Visto che si parla della sonata op. 11 di Schumann, posto qui sotto la versione registrata pochi mesi fa di Alexandre Kantorow, uno dei miei beniamini del momento 🙂.

Si tratta di una versione più nel solco della tradizione rispetto a quella di Sokolov. Eppure di grande interesse oltre che molto bella, a mio modo di vedere almeno. Quello che più mi stupisce in Kantorow e la profondità del suono che riesce ad estrarre dal pianoforte, che ho potuto verificare di recente anche dal vivo. Non si capisce come faccia, ma Kantorow riesce in ogni situazione, nei pianissimi come nei fortissimi, a produrre un suono molto pieno, "denso" e tellurico, che finisce con l'avvolgere l'ascoltatore e a trasportarlo emotivamente con sé. Straordinario poi il fraseggio di Kantorow, la sua capacità cioè di narrare storie nell'eseguire questo brano.

Spero vi piaccia anche questa versione, per quanto molto diversa da quella di S.

 

 

  • Melius 1
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