Lolparpit Inviato 20 Agosto 2022 Inviato 20 Agosto 2022 @Rimini Grazie! In quanto 'novizio' del forum non sono abilitato a mettere reazioni, ma molto bella la recensione! Il Bach trascritto da Siloti ogni tanto compare tra i bis di Sokolov, e forse è proprio omaggio a Gilels, pianista da lui amatissimo e da cui dichiara di avere 'imparato' molto, pur senza essere stato suo allievo. Angelo
Rimini Inviato 20 Agosto 2022 Autore Inviato 20 Agosto 2022 @Lolparpit Grazie, tu avresti fatto molto meglio, comunque! 😉 Ho dimenticato di dire che Jae Hong Park è il vincitore del Busoni 2021, a Bolzano in questi giorni per un concerto.
maverick Inviato 20 Agosto 2022 Inviato 20 Agosto 2022 14 minuti fa, Lolparpit ha scritto: Grazie! In quanto 'novizio' del forum non sono abilitato a mettere reazioni, ma molto bella la recensione! Che ingiustizia , con questi novizi !! 🙂 1
Rimini Inviato 20 Agosto 2022 Autore Inviato 20 Agosto 2022 1 ora fa, maverick ha scritto: Che ingiustizia , con questi novizi !! 🙂 Trattasi di nonnismo! P.s. Certo che considerare @Lolparpit un novizio! Santo subito, honoris causa! 😄
maverick Inviato 20 Agosto 2022 Inviato 20 Agosto 2022 12 minuti fa, Rimini ha scritto: Certo che considerare @Lolparpit un novizio! Santo subito, honoris causa! 😄 Appunto ... 🙂 Dovevamo anche incontrarci a Verona per un concerto, .. ma il Covid ci ha messo una pezza ... e così tutto è saltato. Ma non disperiamo in futuro...
Lolparpit Inviato 21 Agosto 2022 Inviato 21 Agosto 2022 @maverick @maverick 'novizio' è bello, rende più giovini! 18 ore fa, Rimini ha scritto: probabilmente Skrjabin Dovrebbe essere questo Preludio: Buona domenica a tutti, Angelo
Rimini Inviato 21 Agosto 2022 Autore Inviato 21 Agosto 2022 @Lolparpit Si, potrebbe essere questo. Ma ormai la memoria è fallace! 😄 Buona domenica!
Lolparpit Inviato 24 Agosto 2022 Inviato 24 Agosto 2022 Ho visto caricata questa esecuzione della Partita n. 2: Per me esecuzione splendida. La chiarezza della tessitura polifonica è abbagliante. Io sono sempre ammirato dalla capacità di Sokolov nel gestire lo 'staccato' e il 'non legato'. La Sarabanda con quel 'sottovoce' finale è qualcosa di incredibile. Buon pomeriggio, Angelo 2
maverick Inviato 24 Agosto 2022 Inviato 24 Agosto 2022 Meravigliosa, anche se nell'ultimo movimento la Argerich ha messo una pietra per me inamovibile, che nemmeno Sokolov riesce a smuovere. Però la Sarabanda effettivamente così non si è mai sentita, ed è una rivelazione. Sokolov non è mai banale, ed è sempre interessante, direi indispensabile, sentirlo, anche quando magari qualche altro "genio" ci piace di più.
mozarteum Inviato 25 Agosto 2022 Inviato 25 Agosto 2022 Sokolov mostra tutti i limiti del suono riprodotto. Anziche’ perdere tempo e tanti soldi tormentandosi con gli impianti bisognerebbe imho seguire piu’ la musica dal vivo, tutt’altra roba. Quella riprodotta la ascoltiamo per i mostri sacri del passato facendo peraltro la tara proprio perche’ conosciamo i limiti dell’ascolto riprodotto. Cosi’ scopriremo che alcuni che brillano in disco dal vivo erano noiosi alquanto (penso a Marriner, Temnesdet) e altri che appaiono piatti in disco, dal vivo erano interpreti strepitosi (penso a Pretre nel repertorio francese soprattutto, a Sawallisch). Uno poco fonogenico rispetto all’eccellenza e’ Petrenko. Anche Currentzis dal vivo e’ eccezionale in disco sembra piu’ ordinario. Questo vale anche per i pianisti, violinisti ecc ecc. Sokolov dal vivo nel qui e ora d’un concerto e’ ipnotico, ogni nota ha un peso e un colore che incidono sul senso espressivo della frase musicale. Si crea quella magia in sala che solo i grandi interpreti sanno generare. Poi ovviamente per singoli pezzi ciascuno di noi ha le sue preferenze. Anche a me piace molto la Argerich leggenda vivente che salvo disdette sentiro’ fra qualche settimana nel concerto di Schumann, poi ci sono Kissin, Pletnev ecc.
Lolparpit Inviato 17 Settembre 2022 Inviato 17 Settembre 2022 Segnalo, sempre in Bach, l'interpretazione di Sokolov della Partita 6, con una impostazione 'autonoma' rispetto alle interpretazioni più noti. Molto rapida la Toccata, che alleggerisce l'austerità e maestosità di letture come quelle di Gould. C'è poi una tendenza ad articolare molto il suono, e predilezione per non-legato e staccato. Richter nei suoi pensieri soffriva questa Partita 6 per la tonalità mi minore, a lui 'ostile'. Per me è la più bella delle Partite bachiane, peraltro pezzi che lasciano ammirati ad ogni ascolto: Un saluto a tutti, Angelo 1
Questo è un messaggio popolare. Lolparpit Inviato 28 Settembre 2022 Questo è un messaggio popolare. Inviato 28 Settembre 2022 E' stato annunciato il programma: i Kreisleriana di Schumann sono sostituiti con Le Suite e i pezzi per clavicembalo di Purcell. Le Variazioni op. 35 di Beethoven e l'op. 117 di Brahms sarà la seconda parte. Così rimarrà fino a dicembre. Inaspettato Purcell, anche se GS in passato ha esplorato territori poco battuti, come Byrd e Froberger. Ammetto che avrei preferito un repertorio più 'normale' e pianistico, ma trovo ammirevole che un artista di 72 anni, che potrebbe tranquillamente vivere di rendita con il repertorio che ha nelle mani, abbia voglia di studiarsi e presentare in pubblico pezzi nuovi e 'rischiosi' (non è da tutti trovare le sonorità 'giuste'...). E' segno di freschezza di mente e vitalità intellettuale davvero invidiabile. Un monito all'accidia di chi, come me, ha molti anni di meno. Riflessione a margine: artisti come Sokolov, e anche altri (Richter, Zimerman...), hanno qualcosa in più...e non solo nelle mani. Sono convinto che uomini del genere avrebbero raggiunto l'eccellenza anche in altri campi, se vi si fossero dedicati. Non so se condividete. Un saluto, Angelo 3
Grancolauro Inviato 28 Settembre 2022 Inviato 28 Settembre 2022 1 ora fa, Lolparpit ha scritto: Sono convinto che uomini del genere avrebbero raggiunto l'eccellenza anche in altri campi, se vi si fossero dedicati. Sì, sono convinto anch’io. Fosse solo perché il loro lavoro è frutto non solo di straordinaria abilità ma anche di grande intelligenza. Musicisti decisamente fuori dall’ ordinario da tutti i punti di vista direi. Il 25/8/2022 at 09:40, mozarteum ha scritto: Sokolov mostra tutti i limiti del suono riprodotto. Anziche’ perdere tempo e tanti soldi tormentandosi con gli impianti bisognerebbe imho seguire piu’ la musica dal vivo, tutt’altra roba. In generale sono d’accordo, anche se può accadere che nella sala sbagliata anche Sokolov perda parte della sua magia. Ricordo in particolare un suo concerto al Toniolo di Mestre, una delle sale da musica peggiori sulla faccia della terra, dove il suo magistrale Les rappel des oiseaux diventava uno stridore fastidioso da ascoltare. In compenso, il disco con le sonate Haydn a molti è sembrato noioso, ma se lo si ascolta con un impianto minimamente curato, preferibilmente in cuffia, rivela una marea di dettagli, di particolarità nel tocco e nel fraseggio di ciascun brano, da lasciare letteralmente sbalorditi. E l’arte di Sokolov, a mio modo di vedere, si nasconde proprio nei dettagli più minuti.
Questo è un messaggio popolare. Grancolauro Inviato 15 Ottobre 2022 Questo è un messaggio popolare. Inviato 15 Ottobre 2022 Ho trovato questa registrazione della Sonata in Fa# min di Schumann, tratta da un concerto del 2005 in Olanda, credo. Ho pensato di postarla qui perché mi ha colpito molto: come sempre Sokolov esplora territori interpretativi nuovi, mai tentati prima. Sotto le sue mani la sonata op. 11 acquista un sapore molto drammatico. I tempi sono piuttosto lenti, e le sonorità sono a tratti disperate, lugubri quasi. Ogni “quadro tematico” della sonata viene poi differenziato nettamente dagli altri usando un tocco e una dinamica diverse. È come se Sokolov avesse voluto esasperare l’idea schumaniana di sonata-fantasia, decostruendo quasi questo meraviglioso pezzo in “isole sonore” indipendenti, attraverso le quali l’ascoltatore viene accompagnato mano a mano che la sonata procede. Che dire, è una interpretazione che può piacere come no. Per quanto mi riguarda, mi ha destabilizzato non poco, mettendo in crisi tutte le idee che avevo su questa sonata. Non credo che mi riprenderò facilmente 🙂 2 1
Questo è un messaggio popolare. Lolparpit Inviato 16 Ottobre 2022 Questo è un messaggio popolare. Inviato 16 Ottobre 2022 @Grancolauro L'esecuzione dell'op. 11 di Schumann mi rimanda alla sera di 16 anni fa al Conservatorio di Milano, che costituì il mio 'battesimo' con l'arte di Grigory Sokolov, nel maggio 2006. Ricorreva il centenario di Schumann, e la sonata costituiva la seconda parte del programma, che nella prima aveva proposto una Suite francese di Bach e la 'Tempesta' di Beethoven. Due settimane prima avevo sentito la Sonata in fa diesis minore sotto le mani di Radu Lupu a Brescia, che in un programma tutto-Schumann aveva incluso anche alcuni cicli (ricordo le Scene dal bosco con momenti di commozione). Già Lupu si era inoltrato in sonorità inconsuete con sottolineature espressive a cui, da ascoltatore della sonata, non ero abituato. Con Sokolov ho trovato una esecuzione ancora più radicale. Le impressioni di quell'esecuzione non riesco a separarle da quelle del recital nel suo complesso, al mio debutto con questo pianista, che nel 2006 non era celebre come adesso. Tutto fu molto destabilizzante, con emozioni e impressioni forti e contraddittorie, ma memorabile e bellissimo. La prima, immediata, superficialissima: goffaggine. Arrivò questo omone, o almeno così appariva, con pancia prominente e un po' curvo: si siede altissimo sullo sgabello e suona curvo sul pianoforte. Inizialmente ho pensato che la corpulenza del pianista avesse condizionato la posizione...ma appena mise le mani sul pianoforte, una meraviglia: attaccava i tasti così dall'alto, con un movimento degli avambracci e delle mani così bello, elegante, naturale, che rimasi subito avvinto e ipnotizzato. E poi la capacità di creare, gestire e controllare il suono: il variare l'articolazione in Bach, il controllo della dinamica precisissimo, il III movimento dell'op. 31 n. 2 con una mezzo-staccato, quasi da toccata, con una pedalizzazione inaspettata. Mi sono trovato davanti a un pianista originale, autonomo rispetto alla tradizione, con molte idee, che sapeva realizzare benissimo. Un pianismo calcolato al millimetro, molto 'intellettuale', ipercontrollato: freddo? Eppure no. Al pianoforte Sokolov appariva così immerso nella musica, quasi convinto, da trasmettere un'idea di amore travolgente per la stessa. Quindi il freddo e il fuoco a farsi guerra. Venendo allo specifico della sonata di Schumann: è stato il pezzo più impressionante del programma. Già Lupu, rispetto ai miei riferimenti (Gilels per esempio), aveva dilatato i tempi. Sokolov lo ha fatto ancora di più, rendendo il pezzo ancora più dolente e drammatico. Anch'io ho notato la forte caratterizzazione dei singoli episodi, ma la cosa non mi ha creato difficoltà, anzi...è venuta incontro alla mia idea, magari un po' semplificata, di Schumann, come il grande compositore dei cicli e dei polittici, meno portato per la forma sonata. Insomma, a me una lettura rapsodica non dispiace per nulla, e forse si addice a una sonata in cui Schumann ha raccolto idee e pezzi originariamente pensati per altro (il Fandango o il lied An Anna). Al di là dei mirabilia pianistici messi in campo da Sokolov, e della gioia per me di sentire certo tipo di fraseggio, certe accentazioni, quello che più mi ha turbato, alla fine, è stato il piglio monumentale dell'esecuzione del suo complesso. In fin dei conti io la vedevo con una sonata giovanile, di uno Schumann appassionato, talora deluso, talora speranzoso, innamorato, incazzoso, un po' testa calda...dopo l'esecuzione di Sokolov ho avuto l'impressione dell'opera di un uomo maturo, di un affresco grandioso e doloroso su una vita già vissuta. Insomma, qualcosa non torna: istintivamente mi sembrava più Brahms che Schumann...ma tutto spaventosamente bello. Forse questa impressione, superficialissima, era dovuta più alla figura di Sokolov e al suo piglio da dominatore, ma allo stesso tempo di uomo riflessivo e meditabondo, nell'esecuzione di questa sonata, che confrontavo con la mia idea di un fragile Robert Schumann. Così, le mie impressioni di allora, rievocate oggi. Per la cronaca: nei bis eseguì 3 improvvisi di Chopin, tra cui l'op. 66, che ricordo come se fosse ieri. Un saluto, Angelo 4
Grancolauro Inviato 17 Ottobre 2022 Inviato 17 Ottobre 2022 @Lolparpit Grazie davvero per il racconto del tuo "battesimo" con Sokolov. La prima sonata di Schumann non l'avevo mai ascoltata eseguita da S., e posso ben immaginare l'impatto emotivo che può aver avuto dal vivo. Condivido poi il senso di grandiosità che trasmette, in parte dovuto, credo, agli stacchi di tempo molto lenti che amplificano, per così dire, il peso di ogni nucleo tematico della sonata. Detto questo, anche a me è piaciuta molto questa versione della sonata in Fa# min, forse proprio perché è molto lontana dai miei riferimenti consueti. E sicuramente il carattere rapsodico che S. attribuisce a questo pezzo ha una sua precisa ragion d'essere, come osservi. Come accade con la lettura di S. delle sonate di Beethoven, anche qui mi sembra solo si perda un po' il filo narrativo del discorso musicale, come pure la concatenazione tra le parti che compongono ciascun movimento. Ma si tratta di scelta consapevole che contribuisce a rendere molto speciale questa interpretazione. S. è davvero una fonte inesauribile di innovazione nell'arte pianistica, più di chiunque altro ai nostri giorni, direi.
Grancolauro Inviato 17 Ottobre 2022 Inviato 17 Ottobre 2022 Visto che si parla della sonata op. 11 di Schumann, posto qui sotto la versione registrata pochi mesi fa di Alexandre Kantorow, uno dei miei beniamini del momento 🙂. Si tratta di una versione più nel solco della tradizione rispetto a quella di Sokolov. Eppure di grande interesse oltre che molto bella, a mio modo di vedere almeno. Quello che più mi stupisce in Kantorow e la profondità del suono che riesce ad estrarre dal pianoforte, che ho potuto verificare di recente anche dal vivo. Non si capisce come faccia, ma Kantorow riesce in ogni situazione, nei pianissimi come nei fortissimi, a produrre un suono molto pieno, "denso" e tellurico, che finisce con l'avvolgere l'ascoltatore e a trasportarlo emotivamente con sé. Straordinario poi il fraseggio di Kantorow, la sua capacità cioè di narrare storie nell'eseguire questo brano. Spero vi piaccia anche questa versione, per quanto molto diversa da quella di S. 1
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