analogico_09 Inviato 24 Settembre 2021 Inviato 24 Settembre 2021 10 minuti fa, mozarteum ha scritto: Ma no che trucido spettacolo molto raffinato anzi. L’hai visto era a Roma Trucido non l'estetica, lo spettacolo.., bensì la rappresentazione registica dei personaggi e degli ambienti.., ìnzomma lo "zampillo" fisiologico che fa il don giovanni dietro il divano non s'era mai visto in una regia d'opera.., geniale! 😄
mozarteum Inviato 24 Settembre 2021 Autore Inviato 24 Settembre 2021 Analogico il teatro d’opera non fa per te sient’amme. Ti stimo per tutto il resto
analogico_09 Inviato 25 Settembre 2021 Inviato 25 Settembre 2021 23 ore fa, mozarteum ha scritto: Analogico il teatro d’opera non fa per te sient’amme. Ti stimo per tutto il resto E vabbè.., è già qualcosa 😄 ... ovviamente il senso della stima è reciproco; anche quando non si è pienamente d'accordo "macroscopicamente, c'è sempre da cogliere uno o più motivi di interesse, una personale, sensibile, sincera e rispettabile "verità" in quel che esprimiamo. Nessuno ha le "verità" tutte solo nelle sue proprie tasche... ☺️ 1
leoncino Inviato 27 Settembre 2021 Inviato 27 Settembre 2021 E meno male! Spesso ci si dimentica che l'evoluzione ha voluto che fossimo tutti diversi.
Amministratori cactus_atomo Inviato 27 Settembre 2021 Amministratori Inviato 27 Settembre 2021 il don giovanni è la mia opera preferita, vista diverse volte a teatro ed ascoltata in diverse esecuzioni in disco o in cd. mi ascolterò appena posso anche la versione suggerita da @mozarteum. Premetto che bon sono amante delle regie "originali", piccole variazioni sul tema ok, ma ci sono cose che proprio reputo fuori posto Il don giovanni è opera difficile, comica, tragica, malinconica, parte da un testo edificante spagnolo che come la nemesi è diventato il cobntrario della tesi che voleva dimostrare. Richiede una direzione energica, non mollacciona, e ottime voci, mentre purtroppo spesso i cantanti lirici si avvicinano a moxart perchè pensano che sia un reperorio facile (ecezione l'aria della regina della notte). Ma non è così
Alpine71 Inviato 27 Settembre 2021 Inviato 27 Settembre 2021 Il 24/9/2021 at 21:01, analogico_09 ha scritto: Del Don GIovanni di Jacobs conosco solo l'edizione in CD sublime, concordo. La acquistai anche io in cd una decina di anni fa. Fu una ventata di aria fresca per le orecchie
Grancolauro Inviato 28 Settembre 2021 Inviato 28 Settembre 2021 Un grazie a @analogico_09 per la sua radicale stroncatura di questo Don Giovanni. Come sempre, sostenuta da argomenti pertinenti e interessanti. Devo dire, tuttavia, che non potrei essere più in disaccordo 🙂. Certo, si può discutere sulle qualità di alcuni cantanti, che anche a me non sono piaciuti (in quale realizzazione teatrale questo non succede, tuttavia?). Ma resto dell'idea, espressa all'inizio da @mozarteum, che questo Don Giovanni sia straordinario. Le ragioni sono tante. La prima che mi viene in mente è il perfetto connubio tra interpretazione musicale e realizzazione scenica. Currentzis e Castellucci lavorano perfettamente all’unisono per realizzare una precisa concezione artistica di quest’opera. Sotto questo profilo, non sono d’accordo sul fatto che la regia “non si dovrebbe vedere”. Sono convinto che non esistano dogmi o canoni universali in musica, né tanto meno nel teatro in musica. Già ai tempi di Mozart Goldoni si chiedeva, non senza una certa dose di invidia, come mai quest’opera riscuotesse tanto successo tra il pubblico. Dopo tutto, non rispettava nessuno dei canoni estetici della tradizione aristotelica e doveva essere giudicata per forza brutta, senza possibilità di appello. E in effetti sono la partitura e il libretto del Don Giovanni a infrangere per primi le regole estetiche del tempo. Questo elemento trasgressivo c'è nella realizzazione di Castellucci, ma non è fine a se stesso. La presenza invadente aspetti scenici serve a sottolineare la lettura della partitura offerta da Curretzis, il suo fraseggio fatto di incisi brevi con forte accentuazione ritmica. Un ritmo quasi ossessivo che viene esaltato dalle continue variazioni dell’impianto scenico, il cui impatto visivo viene a sua volta amplificato dalla musica. Nulla in questo è lasciato al caso o risulta superficiale, strumentale, sopra le righe, furbesco. Lo sforzo di Curretntzis e Castellucci è piuttosto quello di mettere in luce un aspetto del mito di Don Giovanni che spesso viene lasciato sotto traccia dagli interpreti. A Curretzis non interessa né il lato drammatico né quello comico dell’opera. Né tanto meno il presunto anelito di morte che animerebbe Don Giovanni, del tutto estraneo a quest’opera secondo me. Ciò che Currentzis e Castellucci vogliono mettere in scena è il volto “estetizzante” del Don Giovanni. La seduzione fine a se stessa che anima Don Giovanni, trascinandolo in un turbinio di eventi di cui egli per primo, al pari dello spettatore, perde il controllo, si sottrae a qualsiasi determinazione razionale o valutazione etica. E’ purezza del desiderare, puro slancio vitale, come dice Kirkegaard nel suo commento all'opera di Mozart. Un vitalismo sfrenato che Currentzis e Castellucci riproducono a livello percettivo nello spettatore serrando i tempi, alternando continui colpi di scena, esasperando i contrasti, sovraccaricando chi assiste all'opera di emozioni immediate. Un’estetica che è pura sensazione percettiva irriflessa. E cos’è tutto questo se non una rappresentazione trasfigurata del presente e della tensione estetizzante che ritroviamo oggi in qualsiasi manifestazione culturale, dal teatro alla musica al cinema alla letteratura alla moda, per arrivare alle relazioni sociali e alla sfera politica? Chi è ciascuno di noi se non un novello Don Giovanni alla disperata ricerca di se stesso nel continuo sforzo di desiderare? Trovo tutto questo tanto geniale quanto magnifico, pur nel rispetto dei giudizi altrui ovviamente. 1
mozarteum Inviato 28 Settembre 2021 Autore Inviato 28 Settembre 2021 Molto bella la tua recensione granco. Tuttavia io vedo in questa magnifica realizzazione che l’aspetto estetizzante da te giustamente evidenziato e’ la “forma” attraverso cui Currentzis e Castellucci decifrano il nichilismo di questa opera. Concezione estetizzante e nichilismo sono fratello e sorella… Il lentissimo recitativo che precede il la ci darem la mano ( e che stronca il critico di Musica che non e’ entrato per niente nell’opera, pero’ la spia di cio’ si ha quando si citano per stroncarli singoli momenti avulsi della regia come fanno le signore Mie a teatro: hai visto don elvira vestita da suora?? Genio di Vick in quel caso a Roma), non e’ la ripetizione estenuata di un corteggiamento che e’ divenuto anche per lo stesso don giovanni straniato rito di seduzione? e la fine dello stesso che diviene statua ingessata, lui dissoluto o forse meglio apatico incapace di pathos cioe’, non e’ la stessa che tocca al commendatore moralista? E agli altri astanti? La vita che si consuma inutilmente fra passioni frenate da se stessi, deviazioni psicologiche, in cui la realta’ si combina in modo continuo e senza salti con l’incubo onirico (questa e’ la dimensione dell’uomo secondo Fellini ad esempio) e’ al centro di questo superlativo Don Giovanni. altro che la regia non si deve vedere ingenuita’ che denota totale infrequentazione o distrazione rispetto ai capolavori registici della Modernita’ che fanno apparire oggi polverosissime le regie didascaliche
mozarteum Inviato 28 Settembre 2021 Autore Inviato 28 Settembre 2021 Se interessa un altro capolavoro registico (qui riuscii a vederlo dal vivo) e’ quello delle Nozze di Figaro di Harnoncourt a Salisburgo con la Regia di Guth. Esiste il dvd se lo conoscete sarebbe interessante parlarne. Uno dei momenti da brivido di questa regia e’ quando finalmente il rito di vestizione di Cherubino da parte di Susanna e della Contessa diventa un sottile gioco erotico a tre… considerando l’en travesti di Cherubino… e la musica cosa dice? Proprio quello, ansima. Ma al di la’ dei momenti e’ l’impostazione d’insieme della regia a risultare straordinariamente sull’opera: i sentimenti naturali che devono fare i conti con le convenzioni, tutto che si gioca claustrofobicamente all’interno del palazzo nobiliare (non c’e’ il giardino dell’ultimo atto), ma in realta’ quanta liberta’ di traiettorie emotive in quello spazio chiuso che si incrociano fra tutti i protagonisti. La stessa Susanna non e’ totalmente insensibile al fascino del Conte… il guazzabuglio del cuore umano 1
Grancolauro Inviato 28 Settembre 2021 Inviato 28 Settembre 2021 4 ore fa, mozarteum ha scritto: Concezione estetizzante e nichilismo sono fratello e sorella… Hai perfettamente ragione, questo è un altro aspetto molto significativo del Don Giovanni di Currentzis e Castellucci. Solo che il nichilismo di fondo che anima l'opera non va confuso, secondo me, con la pusione di morte di freudiana memoria. Il nichilismo diventa qui progressiva cosumazione e dissoluzione delle convenzioni sociali su cui si reggono l'amicizia, la famiglia, i rapporti tra padrone e servo, padre e figlia, come pure i legami di sangue, le gerachie nobiliari, la società nel suo complesso. Tutto un po' alla volta si sfalda trasformandosi, come dici bene, in pietra, in monumento del passato. Compreso il desiderio sfrenato di Don Giovanni. Come a segnalare il venir meno di una intera epoca. Anche questa una mossa geniale della regia.
analogico_09 Inviato 28 Settembre 2021 Inviato 28 Settembre 2021 7 ore fa, Grancolauro ha scritto: Sotto questo profilo, non sono d’accordo sul fatto che la regia “non si dovrebbe vedere”. "Non si si dovrebbe" (vale anche come risposta a @mozarteum che ha preso alla lettera la mia espressione) da me messo tra virgolette non a caso, proprio per dire, come poi preciso in seguito nello stesso post o in altro, che la teatralità non dovrebbe sovrastare la musica, le architetture, l'elemento scenico-visivo, ciò che emerge dalla musica stessa, che ha vita propria e indipendente e non andrebbe egonarcisisticamente sottoposto ad una visione interpretativa ombelicale, autoreferenziale, quasi "granguignolesca" scenico-musicale come accade in questa rappresentazione del don giovanni. Sta bene che siamo all'opera", genere che da sempre pressupone la parte teatrale, ma questa dovrebbe fungere da sottolineatura discreta o dirompente, ma non invadente, della parte "visiva" della musca rispettando la musica e facendo anzi emerge dalla musica la musicalità che appartiene alla musica e non allo "spettacolo", la quale è lei l'essenza profonda della poesia delle "note", non già la muscolatura formale, stilistica, "spettacolare" dell'arte dei suoni. Ma ho già motivato la mia personale idea, spalmando in diversi post, finirei per ripetermi, ciascuno di noi ha la propria idea sulla musica, a volte risultanno coincidenti, altre volte meno o per niente, pazienza, la varietà porta arricchimento anche nelle diversità di vedute. Molto interessanti anche le tue considerazione sui significati non "significanti" del capolavoro (musica e libretto) mozartiano, dapontiano, ma escluderei che non vi sia anche una tensione di morte del "libertino" attratto, affascinatoe forse intimamente impaurito, dalla dicotomia pulsione eros/thanatos: non caso l'opera inizia con un tentativo di seduzione che finisce con una morte.., più morti.., morte fisica e morte morale... di alcuni personaggi, dello stesso donnaiuolo le cui dongiovannesche imprese non sono altro che tentativi più o meno coscienti di prendere contatto con l'"orgasmica" trascendenza della morte "mitologica". La "storiella" del dongiovanni, come divevo, non è la pappa pronta testuale.., la trama, il ptot morale facile facile del perverso seduttore; i significati, l'autentico pathos letterario, psicologico, psichico, "pscicanalitico" (Goldoni, nato molto prima di Freud, non avrebbe potuto giustamente capire che il successo del don giovanni era anche perchè il pubblico veniva colpito a "morte" anche, soprattutto nell'inconscio senza rendersene conto.., non per la pappa pronta "librettistica" (tale all'apparenza") bensì per le sottotesualità terribili.., colpita dal non detto sottotestuale "eversivo" che scavava e scava ancora oggi sotto la superfice minandola ... Mozart era musicalmente e "filosoficamente" avantio di un secolo... Non condivido ciò che dici del "soggetto" mozartiano, nè sulla semplificazione di questa regia e di questa interpretazione che di originale e di inventivo, di "nuovo", musicale e teatrale, non hanno nulla, a mio avviso, dove vedo solo un didasclismo supeficiale che non coglie le sottotestualità, le complesse implicazioni musicali e testuali. Mi sembra di assistere a una marcia forzata che non ha respiro... tutto sembra grandioso e tutto diventa "troppo"... Esibito. Oppure dovremmo forse ricercare l'orginilità negli espedienti allegorico-metaforici stravaganti della regia che si fa troppo "notare" spingendo verso l'affermazione di se stessa, sostenendo l'interpretazione anch'essa sopra le righe, dopo aver fatto entrambi tanto rumor per nulla, ammantandosi di un finto "duende" dionisiaco. Verosimilmente Currentzis lo sa già che lo stesso Lorca metteva in guarda nel suo "miracoloso" saggio sul "Duende" - che il direttore cita spesso, anche in questo "rienterpretando a piacimento, ti-tarando su se stesso il significato poetico autentico del grande poeta spagnolo - i suoi lettori dai falsi "enduendati" che giocano con le "apparenze" e cercano di passare come posseduti dal "demonietto" bacchico mentre restano sul piano della forma ricca di effetti e priva di autentica, profonda sostanza divorata dal "duende" autentico e furioso (ma non scomposto). Non posso sviluppare ulteriormente il mio discorso ripartendo a da altre tue specifiche considerazioni da cui mi piacerebbe ripartire,.., però un riassuntino ho provato a farlo, magari ci si rilegge. 😉
analogico_09 Inviato 28 Settembre 2021 Inviato 28 Settembre 2021 5 ore fa, Grancolauro ha scritto: il nichilismo di fondo che anima l'opera non va confuso, secondo me, con la pusione di morte di freudiana memoria. Il nichilismo diventa qui progressiva cosumazione e dissoluzione delle convenzioni sociali su cui si reggono l'amicizia, la famiglia, i rapporti tra padrone e servo, padre e figlia, come pure i legami di sangue, le gerachie nobiliari, la società nel suo complesso. Tutto un po' alla volta si sfalda trasformandosi, come dici bene, in pietra, in monumento del passato. Compreso il desiderio sfrenato di Don Giovanni. Come a segnalare il venir meno di una intera epoca. Anche questa una mossa geniale della regia. Non intendo confondere i significati e sottosignificati parlando di "pulsione di morte", bensì "integrare". La faccenda è più profonda, articolata e complessa di quel che si "sente" e si "vede" in prima e spesso anche in seconda, terza battuta. Quella del Don Giovanni è una "parabola" aperta a molte interpretazioni, suggestioni, intuizioni coscienti e inconsce, diverse, condivise e non, ciascuna delle quali potrebbero tuttavia contribuire a completare l'enorme puzzle musicale e testuale che lascia enormi spazi aperti all'immaginazione del fruitore che non si lascia "imboccare" con le sovrastrutture registiche, per restare alla regia, che fanno spesso inutile e dannosa ridondanza. La mossa geniale che ha messo in moto l'intero meccanismo, l'ambaradam musicale e librettistico che una ne mostra in superfice e mille ne intende nelle profondità dell'animo umano, nella sua psiche..., tutto ciò che giustamente ravvisi nell'opera - una parte di ciò che potrebbe ancor di più significare - ha un primo, unico e inarrivabile nome: Mozart! In ciò che hanno creato il compositore e il suo librettista c'è tutto quello che c'è da sapere, ciò che si riesce a scorgere oppure no ma che tuttavia c'è... C'è il gioco dell'"enigma" e della favoletta per il pubblico dell'opera che vuole la pappa pronta.., non si spreca a "pensare" e immaginare in proprio, Tutti gli altri si affannano a riprendere quanto esiste già.., in modo ammirevole oppure, e non di rado, per dar prova di saperla fare strana.., come fa Castellucci, non di rado facendola fuori... 😉
analogico_09 Inviato 28 Settembre 2021 Inviato 28 Settembre 2021 2 ore fa, analogico_09 ha scritto: escluderei che non vi sia anche una tensione di morte del "libertino" attratto, affascinatoe forse intimamente impaurito, dalla dicotomia pulsione eros/thanatos: non caso l'opera inizia con un tentativo di seduzione che finisce con una morte.., più morti.., morte fisica e morte morale... di alcuni personaggi, dello stesso donnaiuolo le cui dongiovannesche imprese non sono altro che tentativi più o meno coscienti di prendere contatto con l'"orgasmica" trascendenza della morte "mitologica". Scusate se cito me stesso ma mi è venuto in mente ora come un flash.., penso che la fine dell'opera Don Giovanni sia (nel)l'inizio stesso. Un inizio di morte. Una regia davvero geniale potrebbe essere quella che si comincia a "narrare" dalla fine, come in tanti film.., quando tutti i personaggi sono diventati delle statue di morte, andando via via a ritroso nel tempo raccontando con dei flashback, più o meno cronologici, anzi.., meglio se temporalmente sfalsati.., le vicende già trascorse... Bisognerebbe creare questa idea degli estremi temporali - inizio/fine - che si toccano, anzi si annullano... L'opera è invero un "sogno" nel quale il tempo si sfalda... Sarebbe davvero una regia rivoluzionaria che "aggredisce" l'opera per restituirla nelle sue intrinseche, autentiche, intatte "verità" estetiche e psichiche.., strappandola dai "teatri" fisici, dalla teatralità opprimente, restituendola al "teatro" dell'immaginazioni che è diverso da persona a persona, ad ogni nuova fruizione, ogni volta che si ricompie il rito dell'ascolto mentale, emotivo, spirituale. E' per questo che a me basterebbela rappresentazione operistica in forma concerto perchè sarebbe inoltre possibile ascoltare più spesso tali capolavori per i quali tocca aspettare di norma l'"evento".., ad uso e consumo del sistema "spettacolo". Vedere don giovanni recarsi con l'autista a casa di Don Anna col macchinone.., tanto per farla "moderna".., o la donnina seminuda con poppe in bella vista inframmezzata tra il seduttore e Zerlina mentre il primo cerca di sedurla e di tracinarla nel "boudoir" paesano... (potrei citare tanti altri episodi registici di analoga mediocre marca) francamente non mi suggerisce nulla di originale, se non l'idea di un banalissimo, prevedibile mezzuccio scenico. Di genialità per queste cose, manco a parlarne.., si "gioca con i fanti e lascian stare i santi"... 😇
Grancolauro Inviato 29 Settembre 2021 Inviato 29 Settembre 2021 15 ore fa, analogico_09 ha scritto: Quella del Don Giovanni è una "parabola" aperta a molte interpretazioni, suggestioni, intuizioni coscienti e inconsce, diverse, condivise e non Sono d'accordo su questo. Il Don Giovanni è infatti un "mito": non offre risposte ma pone domande a cui ogni spettatore è chiamato a rispondere a modo suo. Quindi va da sé che il mito può essere interpretato in molti modi, a seconda della sensibilità di ciascuno, e non a caso le rappresentazioni del Don Giovanni seguono spesso vie interpretative divergenti. E' come se Mozart e Da Ponte avessero gettato dei semi, raccolti in momento di grande trasformazione sociale e culturale, e li avessero gettati ai posteri, i quali li hanno fatti crescere su terreni diversi con esiti diversi. Quella a cui ho accennato io è una tra le tante possibili interpretazioni dell'opera, accanto a quella psicanalitica, quella socio-politica, quella comico-drammatica, e chissà quante altre ancora in futuro. 15 ore fa, analogico_09 ha scritto: In ciò che hanno creato il compositore e il suo librettista c'è tutto quello che c'è da sapere, ciò che si riesce a scorgere oppure no ma che tuttavia c'è... C'è il gioco dell'"enigma" e della favoletta per il pubblico dell'opera che vuole la pappa pronta.., non si spreca a "pensare" e immaginare in proprio, Tutti gli altri si affannano a riprendere quanto esiste già.., in modo ammirevole oppure, e non di rado, per dar prova di saperla fare strana.., come fa Castellucci, non di rado facendola fuori... Su questo invece non sono d'accordo. L'opera musicale e teatrale, se non viene rappresentata, resta lettera morta. E nel rappresentarla devi "metterla in scena" e "metterla in musica", renderla percepibile dai sensi. E comunque tu lo faccia, contribuisci a ricreare ogni volta l'opera che non è mai già compiuta in sé. Non c'è mai una rappresentazione "neutrale", che restituisce l'opera così com'è. Ma su questo so che siamo in disaccordo e quindi non mi dilungo oltre 🙂 15 ore fa, analogico_09 ha scritto: Tutti gli altri si affannano a riprendere quanto esiste già.., in modo ammirevole oppure, e non di rado, per dar prova di saperla fare strana.., come fa Castellucci, non di rado facendola fuori... A me sembra che Castellucci non la faccia fuori dal vaso. Al di là della macchinona o della donna nuda che corre sul palco all'inizio, che possono piacere o non piacere, ci sono molte altre intuizioni e strateggemmi scenici che ho trovato geniali, ciascuno dei quali trova una sua giustificazione. Spulciando sul web poco fa ho trovato questa intervista a Castellucci nella quale il regista spiega le ragioni di alcune sue scelte. Mi sembra interessante da leggere: https://www.doppiozero.com/materiali/castellucci-don-giovanni-ovvero-il-principio-di-divisione Poi alcune cose non sono piaciute neanche a me. Ad esempio, Currentzis sbraccia così tanto che a volte gli attacchi sono "sporchi", probabilmente perché l'orchestra non riesce sempre ad interpretare i gesti del direttore (se fossi un orchestrale sarei disperato con un direttore del genere...). Ancora: in "Giovinette che fate all'amore" C. stacca un tempo troppo veloce, e infatti Zerlina e Masetto non riescono a stargli dietro e vanno fuori tempo arrancando di brutto. Discutibile anche l'interpretazione di "Dalla sua pace", col cane che guaisce e rovina tutto. Che ci fa poi il Minuetto K355, fatto col Violoncello (!), prima del Finale?? Non si capisce. Ad ogni modo, nel complesso a me questa rappresentazione è piaciuta molto, ma mi sto ripetendo all'infinto.... la finisco qui scusatemi....
analogico_09 Inviato 29 Settembre 2021 Inviato 29 Settembre 2021 3 ore fa, Grancolauro ha scritto: L'opera musicale e teatrale, se non viene rappresentata, resta lettera morta. Damiano, non ho detto che ,'"opera" non debba essere rappresentata, ma che c'è modo e modo di rappresentarla in forma musicale e scenica. A mio avviso, per me, come ho gia cercato di sostenere, anche la rappresentazione in forma concerto dell'opera (con qualche forma basilare di scenografia "stilizzazzata", discreta ma efficace, molto più efficace di certe rappresentazioni sceniche straboccanti come quella di cui su parla), ha la sua ragione musicale, culturale, morale, ludica e "sensuale", spirituale di essere dal momento che la musica da sola possiede una sua potente capacità evocativa, musicale e "visiva". Apprezzo anche le rappresentazioni teatrali che da sempre vengono realizzate, purchè non prendono il sopravvento sulla musica, proponendosi come sovrastruttura invadente e distraente, o che, come nel caso Currentizis e Castellucci, si alleino per "sfrozar la musica ed ammazzar lo spettatore"... 😄 3 ore fa, Grancolauro ha scritto: Castellucci nella quale il regista spiega le ragioni di alcune sue scelte. Mi sembra interessante da leggere: https://www.doppiozero.com/materiali/castellucci-don-giovanni-ovvero-il-principio-di-divisione Leggerò volentieri le spiegazioni.., grazie del link, comunque penso che certe cose dell'arte, o si capiscono o non si capiscono. E' un po' come la mettre un grande fotografo a proposito della sua arte, cosa che secondo me vale per tutte le arti: "Ho sempre pensato che la fotografia fosse come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene" - Ansel Adams 3 ore fa, Grancolauro ha scritto: Poi alcune cose non sono piaciute neanche a me. Ad esempio, Currentzis sbraccia così tanto che a volte gli attacchi sono "sporchi", probabilmente perché l'orchestra non riesce sempre ad interpretare i gesti del direttore (se fossi un orchestrale sarei disperato con un direttore del genere...). Infatti.., come vado dicendo dall'inizio di questa disussione, è un direttore concentrato su se stesso che prende la musica come "strumento" della sua autoreferenzialità che mi sembra tenda a spingere ancor più verso l'"eccesso" esecutivo/interpretativo in funzione degli accresciuti consensi ottenuti, non saprei tuttavia dire se siano "plebiscitari".., o segno di una momentanea "infautazione" che ridia un po' di vigore ed entusiasmo agli establishment concertistici "istituzionali" nei quali si ascolta ancora tantissima buona musica, ma dove il "genio", un tempo di casa.., il genio che fa tremare le vene.., fa più raramente la sua comparsa. La tua disperazione non sarebbe per un tuo limite, ma per gli eccessivi sbracciamenti del direttore che alle prese con la grandiosità del capolavoro impressagli da Mozart, vorrebbe trovare una misura personale, "narcisistica", irrealizzabile, di maggior grandiosità che lo spinge fuori, sopra e sotto le righe, finendo, sempre a mio umilissimo avviso, non a "concertare" con Mozart, bensì a "duellare" ..., il che non sarebbe neppure un male.., solo che col fioretto, o la spada, verre3bbe molto meglio che col macete. 😉 Di "bizzarrie" registiche incomprensibili, non perchè sia "enigmatiche", ovvero profonde, ma perchè sono scontate e banali, da te evidenziate, ve n'è molte di più.., si farebbe lungo l'elenco... Non annoi affatto, hai condiviso molti spunti di vista e idee interessanti che stimolano la discussione; poco importa chi abbia ragione e chi torto.., perchè non esiste un torto e una ragione.., esiste il valore supremo del confronto delle idee, delle sensazioni, anche diverse, contrastanti, che attraverso il dialogo ci arricchiscono ugualmente. 🙂 1
Messaggi raccomandati
Crea un account o accedi per lasciare un commento
Devi essere un membro per lasciare un commento
Crea un account
Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!
Registra un nuovo accountAccedi
Sei già registrato? Accedi qui.
Accedi Ora