kaos73 Inviato 9 Ottobre 2023 Inviato 9 Ottobre 2023 Se la memoria della tragedia "forse" è impressa nella popolazione di certo non lo è nei "nostri" politici (o soggetti economici): https://www.ildolomiti.it/politica/2023/diga-del-vanoi-il-bellunese-dice-no-la-soluzione-alla-siccita-non-e-un-grande-invaso-in-una-zona-a-rischio-il-territorio-ha-gia-dato-tanto-in-termini-di-bacini-artificiali La cosa tragica è che a cadenza ventennale viene tirato fuori questo piano per poi essere rimesso dentro un cassetto con sfacciata nonchalance. Pensare che poi la regione Veneto in quest'ultimo caso si sia mossa senza nemmeno ufficialmente avvertire la Provincia Aut. di Trento nel cui territorio ricadrebbe la quasi totalità dell'invaso e con aree classificate come zone a rischio 4 (intere frazioni costruite su declivi in costante movimento con superficie di scivolamento molto profonda) farebbe pensare alla cialtronaggine più becera se sottotraccia non covassero i soliti interessi economici degli invisibili. Sarebbe ora di far pagare i costi di certe iniziative politiche (progetti preliminari, consulenze, referendum e quant'altro) direttamente ai proponenti (politici) soprattutto quando sulla stessa tematica ci si è gia espressi più di una volta... Ma è ovviamente un'utopia 1
Amministratori cactus_atomo Inviato 9 Ottobre 2023 Amministratori Inviato 9 Ottobre 2023 ero bambino male immagini che vidi in tv non me le posso togliere dalla mente, tra le altre quelle di un anziano che portava in spalla un corpo completamente avvolto nel fango. e poi la vergogna di un presidente del consiglio dei minitri che promette giustizia alevittime e poi finito il mandato come avvocato difende non le parti lese ma i responsabili. Non è l'unico caso, ricordo per fortna di dimensioni minori, la vicenda di Stava. Non ci vuole un genio per capire che non si può costruire una diga sopra un apese, la diga può cedere ma può anche tracimare per un evento esterno (nello specifico la frana che in montagna non è cosa rara). una corretta analisi del rischio deve prtemdere in considerazione tutte le variaili ma difficilmente qiesto avviene, non è successo in belgio a Marcinelle, non è successo in giappone a fukushima e potrei continuare. purtroppo i tecnici sono di solito specialisti di settore, vedono solo laparte di lor competenza e non il probema mell sua globalità. ma la cosa più grave è che siamo peggio degli scimpanzè, non impariamo dalla esperienza 1
Martin Inviato 9 Ottobre 2023 Inviato 9 Ottobre 2023 6 ore fa, kaos73 ha scritto: Pensare che poi la regione Veneto in quest'ultimo caso si sia mossa senza nemmeno ufficialmente avvertire la Provincia Aut. di Trento Il progetto è in ballo da 50 anni ed ha sempre ottenuto il rifiuto di principio della Prov. Aut. Dire che non erano "ufficialmente avvertiti" è una forzatura.
Panurge Inviato 9 Ottobre 2023 Inviato 9 Ottobre 2023 un caso simile ma si sono fermati prima di combinare disastri https://it.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Beauregard
kaos73 Inviato 10 Ottobre 2023 Inviato 10 Ottobre 2023 16 ore fa, Martin ha scritto: Dire che non erano "ufficialmente avvertiti" è una forzatura. Infatti non l'ha detto nessuno se non gli organi più o meno ufficiali della PAT il cui "governatore" è esponente dello stesso partito di quello della regione Veneto... Della serie , intanto andate avanto voi, nel caso noi arriviamo...
kaos73 Inviato 10 Ottobre 2023 Inviato 10 Ottobre 2023 @Panurge Oppure questo progetto, anch'esso interrotto a seguito del Vajont: https://progettodighe.it/forum/viewtopic.php?t=2862
UpTo11 Inviato 9 Ottobre 2024 Inviato 9 Ottobre 2024 Ricordiamo anche quest'anno . PADOVA - Giulio De Renoche, classe 1937, è un medico padovano in pensione che ha vissuto il disastro del Vajont, diventando uno dei molti protagonisti nei soccorsi alla popolazione. «Non mi sono sentito un protagonista, ma una pedina di una situazione un po’ particolare». Dottor De Renoche, come mai si trovava lì? «Avevo 26 anni ed ero in forze alla brigata alpina Cadore, a Belluno. D’altronde amavo la montagna, ero uno sportivo, gareggiavo ai Ludi del Bo: così dopo 4 mesi a Firenze alla Scuola allievi ufficiali medici sono stato trasferito alla caserma Fantuzzi, come comandante della Sanità. Ad ottobre del 1963 ero lì già da 4 mesi. Fino a prima sembrava non si facesse granché; poi c’è stato molto da fare». Di cosa si occupava nella vita di brigata? «Di curare i paracadutisti che in Cansiglio si ferivano negli atterraggi, di medicarli durante le marce al monte Toc, che ci stava già antipatico per via delle piogge che lì rendevano difficoltose le esercitazioni. Occupavo una posizione autorevole rispetto ai soldati, più giovani di 5\/6 anni: un tramite affettuoso e gradito coi comandanti. Una cinghia di trasmissione dell’efficienza e della collaborazione complessiva, come il Vajont ha dimostrato, facendomi toccare con mano la risposta immediata della brigata e il ruolo di ciascuno». Cosa ricorda della notte del 9 ottobre 1963, quando la frana del monte Toc arrivò a valle riempiendo il bacino artificiale del torrente Vajont, facendolo esondare violentemente? «Sentivo ripetersi la frase “È successo qualcosa di grosso”. Nessuno sapeva cosa. Era arrivato un allarme da Roma alla brigata, dicendoci solo di intervenire la notte stessa. Organizzammo un paio di camionette in direzione Longarone e partimmo noi sanitari, io e i miei due aiutanti, salendo dalla parte montagnosa perché lungo le strade dirette non si poteva». Perché? «Era crollato il ponte, la ferrovia: non si passava. Percorremmo il lato ovest ed attraversammo il cimitero divelto: un’immagine scioccante. Vedemmo gente in lontananza che faceva dei segnali e ci dirigemmo lì, nella frazione più alta, tra persone vive, ma malmesse, ferite. Ci raggiunse il medico condotto di Zoldo e poi gli alpini della brigata da Pieve di Cadore coi mezzi. La frana fu alle 22:39. A che ora siete riusciti ad intervenire? «All’una circa. Rimanemmo un paio d’ore per soccorrere alcune persone, tra cui una donna incinta, senza capire da cosa fosse stata colpita, forse una roccia. D’altronde l’acqua aveva arato il fondo del Piave, rovesciando tutto il paese e seppellendolo». Cosa avete visto? «Iniziammo ad intravvedere qualcosa alla mattina, quando albeggiò. La luce del giorno illuminò la spianata che si era creata, ma non capimmo granché. Un paesaggio simile a quello lasciato da una bomba atomica: tutto raso al suolo, senza più nulla. Nelle frazioni attorno qualcuno era sopravvissuto, ma a Longarone era sparito tutto, anche la chiesa». Di lei e del suo intervento esiste un video. «Sono rimasto di sasso quando dopo 50 anni ho scoperto che qualcuno quella notte aveva fatto delle riprese ed è emersa l’immagine che mi ritraeva nel soccorrere quella signora. Avevo altre incombenze per rendermene conto. Dovevamo organizzare l’accoglienza dei parenti e un posto di medicazione per tutta questa gente che poteva essere ferita o avere qualche necessità: non avevo tempo per guardarmi intorno». Eppure si ricorda quella medicazione. «Sì, la signora incinta aveva un trauma toracico. La soccorsi in via medica perché non avevo le specializzazioni utili né gli strumenti adatti per approfondire. Poi, una volta messa in sicurezza, non so dove l’abbiano portata». Seppure la sua esperienza fosse agli albori ha avuto il sangue freddo per gestirla. «In verità parlavo, parlavo, parlavo: ebbi una tachilalia quasi parossistica. Mi dicevano di calmarmi, ma io continuavo a fare quello che c’era da fare: lavorai pur con una reazione di questo tipo. Ho retto e mi sono sorpreso di avere messo a buon frutto i miei studi così freschi. Anche se magari non ero stato uno studente modello, lì diedi sfoggio delle mie conoscenze universitarie». Si rese conto di vivere un giorno che sarebbe passato alla storia? «Immediatamente. Eravamo storditi e sbalorditi. Ancor più la mattina, quando arrivarono i nostri uomini per scavare e recuperare tanti corpi, o ne vedevamo riemergere dalle mareggiate del Piave». Immagini che non si dimenticano. «Non si devono dimenticare. Per questo partecipo alle celebrazioni degli anniversari del Vajont. Tra i riconoscimenti, con alcuni selezionati, sono stato accolto dal Ministero a Pedavena. Nel tempo ho rincontrato ufficiali e colleghi, mentre qualche superstite l’ho conosciuto nelle conferenze e ci siamo confrontati. Ma non ho mai rivisto qualcuno di salvato e curato da me. D’altronde...». D’altronde? «Io di vivi quella notte ne ho visti pochissimi. E quello che mi ha colpito di più è stato attraversare quel cimitero divelto. Lì i morti sono morti due volte». 2
goerzer05 Inviato 9 Ottobre 2024 Inviato 9 Ottobre 2024 L'orazione civile di Marco Paolini sul Vajont è un must per ogni italiano (si trova anche su YT, io possiedo il DVD). Ne sentivo parlare ogni tanto dai parenti nel luogo d'origine della famiglia, pianura sotto quelle alture lato friulano, ma ero troppo piccolo. Mi sono imbattuto nell'opera per caso zappando alla tv in una serata del 1997 e sono state oltre due ore di pugni nello stomaco. Tristemente consigliatissimo. Il film successivo non poteva che essere non all'altezza 1
Velvet Inviato 9 Ottobre 2024 Inviato 9 Ottobre 2024 Colgo l'occasione per segnalare che da diversi anni è in discussione al confine fra veneto e trentino la costruzione di un nuovo sbarramento idroelettrico, la diga del Vanoi. Si è rispolverato un vecchio progetto SADE arenatosi come tutti gli altri in seguito alla catastrofe del Vajont. Di recente la regione Veneto l'ha riproposto ed ha approvato una fase esecutiva per finalità principalmente irrigue; il bacino inonderebbe tutta la Val Cortella che in parte insiste nella regione trentina la quale oppone un netto diniego sia perchè si perderebbe una vasta area di territorio sia per presunti rischi idrogeologici. https://www.ilpost.it/2023/07/14/trentino-veneto-diga-vanoi/
Martin Inviato 9 Ottobre 2024 Inviato 9 Ottobre 2024 Il 10/10/2023 at 10:53, kaos73 ha scritto: Oppure questo progetto, anch'esso interrotto a seguito del Vajont: Quel progetto nacque male, ben prima del Vajont si verificò il cedimento della volta di una galleria che doveva collegare il lago di Serodoli, il che provocò lo svuotamento del lago stesso. https://www.news.giudicarie.com/it/ricordi-preziosi/262-documenti-in-giudicarie,-la-nostra-storia/8280-14-ottobre-1954-serodoli-e-campiglio,-un-fatto-che-pochi-ricordano.html
Martin Inviato 9 Ottobre 2024 Inviato 9 Ottobre 2024 16 minuti fa, Velvet ha scritto: Di recente la regione Veneto l'ha riproposto Sei indietro di una puntata: Il progetto è congelato, la caduta di consenso e il potenziale rigore a porta vuota lasciato agli "alleati" di coalizione (che dal governo avrebbero potuto facilmente bloccare le concessioni intestandosene il merito) ha fatto venir meno l'entusiasmo della maggioranza politica regionale. Il consorzio proponente d'ora in avanti saprà di aver contro la politica locale e centrale in entrambe le regioni, facilissimo quindi un rinvio sine-die (ovvero al giorno de San Casso)
kaos73 Inviato 10 Ottobre 2024 Inviato 10 Ottobre 2024 18 ore fa, Velvet ha scritto: sia per presunti rischi idrogeologici. Mah, presunti mica tanto. Adesso non ricordo esattamente quale dovesse essere l'ipotetica estensione del bacino (per buona parte in territorio trentino) e l'ubicazione della diga, probabilmente appena a valle del confine. Comunque dalla carta di sintesi della pericolosità della PAT si evidenzia abbastanza facilmente come l'area non sia immune da rischi. La prima mappa (purtroppo il sistema me la ruota in automatico) rappresenta la sintesi dei vari rischi associabili all'area, prevalentemente crolli. La seconda è relativa ai soli eventi franosi. Evidente la grande area in dx orografica a monte del bacino. Il fenomeno è noto da secoli per la presenza di un profondo piano di scivolamento tuttora attivo, con segni portati sui manufatti delle piccole frazioni (Ronco...) in via di spopolamento che sui tronchi ricurvi degli alberi. Peraltro, a monte dell'abitato di Canal S.Bovo più o meno due secoli fa ci un grande crollo con sbarramento completo del torrente Vanoi con formazione di un lago che si estese fino quasi alle porte di Caoria. Avendo abitato in Primiero per i miei primi 15 anni nel periodo post alluvione del '66 posso tranquillamente affermare cha almeno all'epoca tali problematiche erano note anche ai sassi. Proporrei quindi a chi pensa di calare dall'alto soluzioni ripetutamente bocciate nel corso degli anni per problemi idrogeologici ben noti, di piazzarsi sotto la poltrona una bella bombetta, caricarla ed aspettare che scoppi, tanto per vedere l'effetto che fa.
ediate Inviato 10 Ottobre 2024 Inviato 10 Ottobre 2024 Quando accadde la tragedia del Vajont (poi, da grande, ho saputo che era stata ampiamente temuta e "prevista") avevo 6 anni. Sono nato e vivo a Palermo, lontanissimo quindi dal Vajont, ma quelle immagini mi turbarono non poco; mio padre, che era friulano, quasi piangeva per lo choc pur essendo un uomo forte come una roccia. Questa tragedia mi è sempre rimasta impressa e anche io ho sperato che servisse da monito per il futuro: 1918 morti non si dimenticano facilmente, specie quando causati dall'ingordigia e dall'affarismo umano. Ho visto e seguito con attenzione la "piece" di Paolini, ho visto il film... terribile, ma come già detto da altri, la storia non ci insegna nulla. Sono passato da Longarone, anni fa, ho visto da lontano la diga, anche io mi sono rifiutato di andarci anche se ho grande curiosità di "capire", ma non mi sembra opportuno, ho troppo rispetto per gli innocenti morti lì. Per dire che non ci si "ricorda" di nulla, ora hanno riattaccato con la litania trita e ritrita del Ponte sullo Stretto: so solo che poco più di 100 anni fa, a Messina c'è stato un terremoto disastroso, dell'11° grado della scala Mercalli, probabilmente un magnitudo 9 secondo la scala in uso oggi: le poche, vaghe notizie dell'epoca, danno una stima di circa 100.000 morti (alcuni dicono anche 120.000). Con questi numeri non ci sarebbe nemmeno da pensarla, una idiozia simile, in una zona sismica che più sismica non si può; ricordo di aver letto che la placca africana sul cui confine c'è tutta l'Italia "spinge" su quella europea ad una velocità di 25 millimetri l'anno... (scusate le imprecisioni scientifiche, non sono un geologo); a tutt'oggi, sia a Messina che a Reggio Calabria, gli edifici devono essere costruiti con norme antisismiche rigidissime, ben più rigide di quelle di altre zone sismiche d'Italia; gli edifici, generalmente, non superano quasi mai i due piani di altezza. E' proprio vero: la storia e le tragedie, sia naturali che provocate dall'uomo, non ci insegnano nulla... 2
UpTo11 Inviato 10 Ottobre 2024 Inviato 10 Ottobre 2024 6 minuti fa, ediate ha scritto: Sono passato da Longarone, anni fa, ho visto da lontano la diga, anche io mi sono rifiutato di andarci anche se ho grande curiosità di "capire", ma non mi sembra opportuno Idem. La storia l'ho conosciuta tramite mio padre che l'aveva seguita attraverso gli articoli e l'attività della Merlin. Quando ero bambino passavamo le vacanze in Cadore e mio padre ci raccontò la vicenda la prima volta che ci andammo passando da Longarone, sarà stato l'83 o giù di lì, quando ancora era un tabù. Ci sono passato tantissime volte nelle vicinanze ma non sono mai salito alla diga e a Erto e Casso. 1
kaos73 Inviato 10 Ottobre 2024 Inviato 10 Ottobre 2024 5 minuti fa, dariob ha scritto: Abiti ancora in Primiero? No, dopo qualche "giro" ho valicato il passo Rolle. Val di FIemme. 1
Questo è un messaggio popolare. Velvet Inviato 10 Ottobre 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 10 Ottobre 2024 @ediate Se vi capita l'occasione di passare da quelle parti (che per noi abitanti della pedememontana al confine fra FVG e Veneto sono un po' casa) piuttosto che salire alla diga (che era e resta uno spettacolare esempio di ingegneria e lavoro umano purtroppo costruito nel posto più sbagliato e gestita, quando le cose ormai erano chiare, nel modo più ingiurioso per le ragioni che oggi sappiamo) fermatevi un attimo al cimitero commemorativo per le vittime a Fortogna, appena fuori da Longarone. E' un modo per rendere omaggio a chi ha perso la vita incolpevolmente in un luogo che fa della semplicità e del silenzio una testimonianza necessaria. In questo documento dell'associazione sopravvissuti del Vajont una mirabile sintesi di ciò che accadde prima e dopo, con la descrizione del cimitero, delle sue origini e delle motivazioni che lo animano ancora oggi. https://www.sopravvissutivajont.org/pdf2/Apertura portale.pdf 3 1
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