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Melius Club

I danni delle riviste specializzate


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Inviato

@md1809 Complimenti un bel Melius te lo sei meritato alla faccia dei soliti negazionisti da tastiera .Approfondimento ineccepibile , Darko a me piace molto , ASR non è tutto oro quello che luccica , non credo nei Santi .

Inviato
13 ore fa, domenico80 ha scritto:

Le riviste non capirono che , vendendosi x du spicci , avrebbero devastato un settore che poteva continuare ad esistere .

13 ore fa, domenico80 ha scritto:

Alle riviste mai passò il pensiero di valutare sempre il rapporto tecnico / costruttivo

Una sentenza senza appello. 

Inviato
Il 8/4/2022 at 11:26, AngeloJasparro ha scritto:

Una piccola aggiunta: nella mia carriera mi è capitato solo una volta di provare un prodotto sbagliato, e l'ho scritto chiaramente. Qualcuno se lo ricorderà, forse. Erano i diffusori Escalante Freemont, che pure erano preceduti da recensioni entusiastiche negli USA.

Ho scritto chiaramente, nella conclusione, che era un progetto sbagliato, indipendentemente dalla richiesta dei 24.000 eurn unda è fallita, ma non per colpa mia.

@AngeloJasparro questo certamente ti fa onore, ma sono le classiche eccezioni che confermano la regola. Il "sistema" è stato ampiamente spiegato da giornalisti "scappati" come Claudio Checchi:  il recensore non può scrivere quello che pensa perché poi l'articolo passa sul tavolo del Direttore che ha facoltà di non pubblicarlo. Se l'articolo non viene pubblicato il giornalista non viene pagato, anche se ha speso tempo nella prova e nella stesura dell'articolo. Questa spada di Damocle pesa sulla testa del recensore che deve trovare i sinonimi adatti (un colpo al cerchio e uno alla botte) per cercare di dire quello  che pensa senza scatenare le ire del distributore pronto a ritirare la pubblicità sulla rivista....ciò è capitato diverse volte, come quando Am audio ritirò le sue ben tre pagine di pubblicità sulla rivista SUONO, perché un recensore osò scrivere che un finale Classé suonava decisamente meglio (l'episodio venne confermato da Corciulo in un suo editoriale senza citare Am audio, ma il riferimento fu ben esplicito). 

Inviato
14 ore fa, domenico80 ha scritto:

Si poteva provare AM Audio tutti i mesi , nulla da eccepire , ma anche altri prodotti che potevano pure andare meglio .

@domenico80 c'è una ragione del perché le recensioni  dei prodotti Am audio abbondavano sulle riviste (adesso meno)  e si trova nella scelta imprenditoriale di Attilio Conti, ovvero di dare alle riviste quel margine di guadagno che solitamente si dà al negoziante. Ecco spiegato perché gli Am audio costano come i marchi blasonati nonostante la vendita diretta. 

Inviato
2 minuti fa, veidt ha scritto:

ma sono le classiche eccezioni che confermano la regola. Il "sistema" è stato ampiamente spiegato da giornalisti "scappati" come Claudio Checchi:  il recensore non può scrivere quello che pensa perché poi l'articolo passa sul tavolo del Direttore che ha facoltà di non pubblicarlo. Se l'articolo non viene pubblicato il giornalista non viene pagato, anche se ha speso tempo nella prova e nella stesura dell'articolo. Questa spada di Damocle pesa sulla testa del recensore che d

Purtroppo e'  cosi',  ma solo in un mondo ideale potrebbe essere diversamente.

I costi per la pubblicita'  sono una spesa,  e una azienda vorrebbe sempre che questi costi  pagassero in termini di vendite.

Direi che,  dal punto di vista di un costruttore,  e'  comprensibile.

Ed,  a cascata,  diventa comprensibile (entro certi limiti)  anche il comportamento della filiera della stampa specializzata (direttore  rivista,  giornalisti).

E chi pensa che ora,  finalmente in era internettiana, sia cambiato qualcosa  ha ragione.

E'  cambiato molto,  ma non in meglio,  anzi.

Chiunque,  senza arte ne'  parte,  puo'  scrivere quello che vuole;   tanto trovera'  sempre la sua miriade di seguaci,  ciechi,  sordi,  e disposti subito a bersi  qualsiasi cazzata.

E  allora che si fa ?

Si legge,  ci si informa, si scambiano pareri;   e si ragiona  su quello che si legge (per molti e'  diventato il passaggio piu'  difficile),  si ascolta con le proprie orecchie,  e si decide autonomamente senza scaricare sugli altri le responsabilita'  delle proprie scelte.    

  

 

    

Inviato
15 ore fa, Folkman ha scritto:

ora tutti sanno tutto e sputano nel bicchiere dove ognuno di noi ha bevuto , tutti geni e furbi con il senno di poi

Non è così per tutti. Abbiamo già detto che ora le novità da internet arrivano più rapidamente delle riviste mensili, poi in particolare io sottolineavo che le recensioni non erano sempre esaustive e che sulla loro scia ho preso prodotti per me non esaltanti come invece li avevano descritti. Inoltre facevo sempre più fatica a comprendere il carattere di un componente visto che sulla carta (ed è vero) vanno tutti mediamente bene. Insomma fatte le ossa sulle riviste per più di 20 anni ho imparato a camminare da solo e sbagliare per mia negligenza non certamente per colpe altrui.

Inviato
1 ora fa, appecundria ha scritto:

Una sentenza senza appello. 

No , una constatazione

Inviato
23 minuti fa, veidt ha scritto:

c'è una ragione del perché le recensioni  dei prodotti Am audio abbondavano sulle riviste (adesso meno)  e si trova nella scelta imprenditoriale di Attilio Conti, ovvero di dare alle riviste quel margine di guadagno che solitamente si dà al negoziante. Ecco spiegato perché gli Am audio costano come i marchi blasonati nonostante la vendita diretta. 

lo so , le riviste erano i negozianti , correggo , la rivista , quella .

Peccato che la creazione di Nuti abbia deviato così , non so se Nuti lo avrebbe permesso , almeno non così platealmente

Inviato
23 minuti fa, eduardo ha scritto:

I costi per la pubblicita'  sono una spesa,  e una azienda vorrebbe sempre che questi costi  pagassero in termini di vendite.

Direi che,  dal punto di vista di un costruttore,  e'  comprensibile.

Ed,  a cascata,  diventa comprensibile (entro certi limiti)  anche il comportamento della filiera della stampa specializzata (direttore  rivista,  giornalisti).

E chi pensa che ora,  finalmente in era internettiana, sia cambiato qualcosa  ha ragione.

E'  cambiato molto,  ma non in meglio,  anzi.

Chiunque,  senza arte ne'  parte,  puo'  scrivere quello che vuole;   tanto trovera'  sempre la sua miriade di seguaci,  ciechi,  sordi,  e disposti subito a bersi  qualsiasi cazzata.

E  allora che si fa ?

@eduardo il problema è il costo alto degli apparecchi audio che obbliga le riviste al prestito e mai all'acquisto. Invece in altri settori non è sempre così; ad esempio alcune riviste acquistano libri, CD, videogiochi dato il basso prezzo e non si ha paura di perdere la pubblicità, perchè le tirature sono più alte pertanto quest'ultima incide meno. Su queste riviste il recensore se deve stroncare un libro o un album lo fa senza porsi troppi problemi. Invece il nostro settore, per via anche dei prezzi folli, è un settore di nicchia pertanto le tirature sono basse, ergo la pubblicità pesa almeno la metà del guadagno complessivo. Certamente il proliferare delle recensioni su Internet ha abbassato drasticamente i costi delle recensioni, perché non hai la carta da acquistare e stampare se poi trovi anche dei recensori che lo fanno per passione...allora puoi fare a meno della pubblicità. Ma gli apparecchi sempre il Distributore te li dovrà fornire. 

Inviato
8 minuti fa, veidt ha scritto:

Ma gli apparecchi sempre il Distributore te li dovrà fornire. 

possono andare anche a prestito da qualche appassionato che li acquista.

Tuttavia , in casi di rece negativa con allegato test di alboratorio , il distributore / costruttore , in Italia , cosa potrebbe fare ?

Inviato
8 minuti fa, veidt ha scritto:

il problema è il costo alto degli apparecchi audio che obbliga le riviste al prestito e mai all'acquisto.

Certamente questo e'  un grosso problema  che condiziona molto il nostro piccolo settore.
Ma la soluzione,  per quanto piu'  "faticosa",  c'e'  e l'ho indicata nel mio post precedente.

Alle volte (....) penso che l'audiofilo-tipo non si fidi troppo delle proprie sensazioni,  e cerchi conforto in quelle degli altri.    

Inviato
26 minuti fa, domenico80 ha scritto:

No , una constatazione

Hai constatato che le riviste italiane sono state in grado di agire pesantemente sulle tendenze globali dei mercati di elettronica di consumo e fruizione di contenuti musicali in audio e video. Insomma, Steve Jobs è una creazione di Bebo Moroni.

Poi c'è il mistero del rapporto tecnico / costruttivo, cosa sarebbe?

Inviato
2 minuti fa, domenico80 ha scritto:

possono andare anche a prestito da qualche appassionato che li acquista.

Tuttavia , in casi di rece negativa con allegato test di alboratorio , il distributore / costruttore , in Italia , cosa potrebbe fare ?

@domenico80 gli appassionati in genere sono gelosi dei loro apparecchi (in particolar modo se costano una follia) e non amano vederli trasportati in giro con il rischio sempre presente di urti e graffi. Pensa che un audiofilo mi fece ascoltare i suoi costosissimi cavi Stealth nel mio impianto, ma volle collegarli di persona per paura che graffiassi i connettori  😶 la soluzione sarebbe allora una recensione scritta direttamente da chi ha acquistato il prodotto, ma difficilmente sarà obiettiva, perché l'audiofilo tende a difendere quello che ha acquistato (special modo se costa una follia...perché a nessuno piace avere la patente del fesso; tempo fa scriveva su questo forum un audiofilo (non più tra noi) di nome Sandrino; ebbene nonostante passasse da un impianto ipercostosissimo ad un altro sempre ipercostoso, l'ultimo acquistato era sempre quello che suonava meglio). 

Inviato
18 minuti fa, eduardo ha scritto:

Alle volte (....) penso che l'audiofilo-tipo non si fidi troppo delle proprie sensazioni,  e cerchi conforto in quelle degli altri. 

@eduardo le recensioni non sono altro che una guida all'acquisto 

Inviato
11 minuti fa, appecundria ha scritto:

Hai constatato che le riviste italiane sono state in grado di agire pesantemente sulle tendenze globali dei mercati di elettronica di consumo e fruizione di contenuti musicali in audio e video. Insomma, Steve Jobs è una creazione di Bebo Moroni.

Poi c'è il mistero del rapporto tecnico / costruttivo, cosa sarebbe?

eddai , non fingere di non capire.

una rivista Italiana decise una linea editoriale

alcune l'hanno emulata 

I risultati si vedono

le riviste incidono sempre sulle tendenze di mercato , lo hanno scritto in tanti in questo 3ad , anche se non è necessario scriverlo

Che c'entra Steve Jobs , che usicta è

Steve Jobs ha dimostrato al mondo di essere un genio , vuoi contestarlo ? Vuio affiancarlo all hiend ?

Ancora la solita carta ti giochi ?

vabbè :

il rapporto tecnico costruttivo significa testare un prodotto e valutarne gli esiti  strumentali , argomentarne le scelte tecniche commentando misure e schema elettrico ; poi si valuta la costruzione e la componentistica e , da ultimo , ma proprio da ultimo , l'ascolto.

Ti espongo un esempio , x chiudere :

ti sembra accettabile che un costruttore dichiari uno slew rate di 1.000 volt microsec , una banda di 1 Mghz senza dettagliarne la metodologia del test ?

xchè mai nessuno verificò tali dati ?

Noi lo abbiamo fatto e sono dati farlocchi , ma noi siamo un ra@@o , le riviste sono ... che cosa ?

 

Inviato
18 minuti fa, veidt ha scritto:

gli appassionati in genere sono gelosi dei loro apparecchi (in particolar modo se costano una follia) e non amano vederli trasportati in giro con il rischio sempre presente di urti e graffi.

vero . Io forse sarò stato l'unico poco geloso e portai mio pre e finale ai test : i risultati non poterono essere pubblicati , veto di qualcuno

Quindi , rimanendo sempre dipendenti dai distributori si prova quanto loro decidono ed alle loro condizioni , ok

Ferrari porsche e Lamborghini sembrano meno gelose quando fan provare e pure meno gelosi i proprietari quando fanno provare le loro supercar

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