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Jazz!


analogico_09

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Inviato
1 ora fa, damiano ha scritto:
5 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Ma è della vecchia, nobilissima guardia, lo dicevo nell'altro post il jazz non può campare di rendita solo su quella, trovami un musicista di nuova generazione all'altezza di un Jamal o di qualche altro grande - pochissimi oramai, ahinoi! - di vecchia generazione ancora in attività o semiattività...

1 - Quindi? La domanda era: conoscete AJ? Ho risposto con quello che penso. Se @Look01avesse chiesto: mi date qualche buon pianista, avrei articolato diversamente: Jarrett, mehldau, Corea, Bobo Stenson, John Taylor ma anche Bollani, D'Andrea, Antonio Faraò, Pieranunzi e Zanisi, Lussu e Sanna ma anche Don Pullen e Danilo Perez...secondo le mie preferenze. 

2 - QUanto scrivi poi è la tua visione: il jazz è morto perché i nuovi jazzisti non hanno anima, tu lo scrivi meglio e soprattutto lungo, ma il succo è questo .
3 - A volte però ho come l'impressione che tu voglia essere un po' integralista basando il tuo integralismo sulla frequentazione di concerti e intendendo, tra le righe, ma neanche tanto, io c'ero quindi è così. A me piace quello che racconti
 e come te, ho passato tanto tempo ai concerti (sono anche stato 2 volte a Molde (orrore!) grazie ad amici di Bergen), non ne faccio un motivo di integralismo e quando i colleghi forumisti scrivono di Cobham non penserei mai di scrivere che è un "caciarone", anche perché non è vero. Chiedi di Cobham a Gatto e vedi cosa ti risponde 🙂

4 - La mia visione è quella che ho scritto: il jazz è vivo e cambia, così come cambio io ed immagino anche tu. È tipico delle forme espressive da forum, ognuno presenta la propria visione ed è compito di ognuno di noi fare quanto possibile affinché tutti possano esprimersi liberamente...

ciao 

D.

 

1 - Quinidi, niente, la mia era un'osservazione sullo specifica questione intavolata e su cui ho già detto chiarendo cosa intendessi esattamente dire, che non contrasta con quanto affermi. Nessuno nega il valore dei musicisti che citi (a parte Bollani.., ma la mia prevenzione pre-ragionata e già varie volta motiva vorrei non facesse testo) ma bisognerebbe soffermarsi su ciascuno di loro.., non è possibile fare le analisi delle urine contenute nell'unica bottiglia riempta da tutti... 😄 Concedimi la battuta...
Con questi pur egregi nomi siamo praticamente con tutti o quasi già alla storia.., vienei un po' al mio discorso sulla del vivere "rendita". Non c'è il ricambio stringente di cui la contemporaneità avrebbe urgente bisogno senza ovviamente  alienare ciò che di buono od ottimo ancora vive o sopravviva.

 

2 - No, il tuo riassunto sommario e totalmente sbagliato , è un succo annacquato di ciò che ho inteso dire in modo più approfondito e articolato; se non sei d'accordo motiva la tua idea contraria, respingo il tuo tentativo di banalizzare ciò che esprimo. Che il jazz sia morto perché i nuovi jazzisti non hanno anima, così sommariamente, categoricamente, all'ammucchiata,  tu lo scrivi e tu lo pensi, non io. Ho fatto gi opportuni distinguo. Resta tutto scritto. 

 

3 - Anche queste affermazioni sono il frutto di una tua impressione inconsistente.

Tu dici che o scrivo lungo, ecc.., grazie di apprezzare ciò che scrivo.., però poi.. dobbiamo parlare di musica o del sottoscritto? Io ho forse parlato di te come persona? Io parlo di musica, non mi sono permesso di fraintendere polemicamente la tua opinione, ho solo motivato il mio accordo o disaccordo, nè ti ho dato dell'integralista, del vanaglorioso che si fa bello per aver ascoltato tanto jazz dal vivo, quando il jazz era vivo, il jazz dei grandi, capitali musicisti del passato sempre vivo. Semmai potresti darmi del "nostalgico" tuttavia  presente anche all'oggi, che non vive di rimpianti avendo molto vissuto le musiche, non solo jazz, senza aver patito troppe privazioni in campo musicale... Mi sento, morettaniamente, un magnifico settantenne... 😅🤓

Resta scritto anche questo:  quando parlo del jazz (o di altre musiche) che ho ascoltato dal vivo, non mi limito a dire, l'ho ascoltato e quindi sono un figo che ce l'ha più lungo.., al contrario cerco sempre di commentare l'evento, la mia esperienza, parlando della musica, argomentando con le idee le mie opinioni sul conceerto, sui musicisti, sul particolare periodo storico musicale che ho avuto la fortuna di vivere in diretta, di presenza...  Non campo di rendita con il gossip con la vanagloria.., semplicemente condivido le mie idee, le mie esperienze che benchè personali potrebbero assomigliare alle esperienze più o meno simili vissute da altri forum di una certa età, anche dai più giovani, magari con altri generi musicali dove la "meccanica" della passione, dei magnifici ricordi che ci permettono di vivere meglio il presente ,  in quanto a questo agganciati, sarà più o meno simile.

Per quanto riguarda il "rimprovero" che mi fai su Cobham.., per quale ragione l'interlocutore dovrebbe risentirsi se dico la verità su cio che penso di Bill Cobham, un indiscusso virtuoso della batteria, delle tecniche dello strumento, dove personalmente non riesco ad appassionarmi alla sua musicalità (che invece esprimevano ai livelli più alti, altri virtuosi dello strumento e delle tecniche, ad esempio Jack De Johnnett, oppure Tony Williams, Billi Higgins, Ed Balckwell, ecc...  per restare a musicisti più o meno coevi) il quale, secondo me, non è alla stessa altezza della sua "abbagliante" tecnica,  ari-dove nel disco Spectrum batte all'impazzata sullo strumento, in modo caciarone.., un termine volgare poco elegante che rende tuttavia l'dea.., portando alla caciara anche i partners. Lo so.., Spectrum è un disco molto celebrato ed osannato.., sacrale.., e dunque?

Io la penso diversamente, per me quel disco è la spettacolarizzazione ossessiva della musicalità, e lo dico a dispetto di chi sente toccato nella lesa maestà...

 

4 - Io rispetto la tua visione del jazz, non la condivido, magari se non vi fossero i fraintendimenti nei quali sei caduto potremmo trovare qualche punto d'intesa, in nessuno modo ho cercato di non fartela esprimere, ho cercato di motivare la mia visione, non a sprezzo della tua, parlando di musica e non della tua persona che non di meno rispetto, stiro ed ammiro.  Lo dicevo anche a un altro amico "virtuale" prima.., un po' di sana ironia e soprattutto di autoironia, ci aiuterà a sarvare il mondo... 🤣 😉

 

 

Inviato

Ho iniziato ad apprezzare il Jazz dall' Hard Bop e mi é rimasto nel ❤️

Periodo irripetibile quando mai un Jazzista potrebbe finire ammazzato dalla stessa donna che lo aveva, in un certo senso, salvato come successe a Lee Morgan .

Ricordo solo questo ma potremmo andare avanti con un pippone 🤣 colossale citando una marea di episodi legati ad altrettanti Jazzisti di quel periodo.

Per questo capisco @analogico_09 Apprezzo comunque anche tutti quelli citati da te @damiano a parte Zanini ,Lussu e Sanna che non conosco e approfondirò se hai qualche album da consigliare sono qui😉.

Inviato
11 ore fa, damiano ha scritto:

non ci può essere nulla di meglio ma solo uguale interpretato diversamente.

No, non ho detto questo. Semplicemente, (e volgarmente) tutte le volte che ascolto pezzi nuovi mi sanno di

"già sentito". E allora preferisco ascoltare gli originali.

Ma questo può essere banalmente perchè conosco troppo poco del jazz attuale.

-

Ma, è invece interessante negli interventi di@analogico_09 un concetto che traspare, (e lui mi correggerà

se sbaglio), e su cui sono (molto molto) d'accordo.

 Ossia il contesto politico/sociale in cui nasce la musica.

E non solo la musica, ma tutte le forme d'arte.

E qui si aprirebbe un mondo di discussioni😁...ma se dovessi portare un motivo della enorme differenza

qualitativa e innovativa che io sento fra il jazz (e il rock) dei '60/'70 e l'odierno, quello sarebbe il primo!

 

Inviato

Signori, solo per farvi i complimenti. Fra tanta fuffa, questa è una discussione tanto interessante quanto costruttiva. Capisco i vari punti di vista, ognuno ha le sue ragioni, la verità assoluta (come al solito) non esiste. Il mio personale parere è che una certa idea di jazz è effettivamente morta, ma splendidamente: la ritroviamo nella migliore musica contemporanea e sono sicuro che continuerà ad esistere trasformandosi. Per questo non amo il jazz dei giovani leoni, i vari Wynton Marsalis, ma preferisco le contaminazioni, le disgressioni, i tradimenti sfrontati alla John Zorn (faccio riferimento alla musica di qualche decennio fa non a caso, era l’epoca in cui mi avvicinavo alla musica afroamericana chiedendomi già allora se non fosse superata). Poi nel mio cantuccio ascolto hard bop e dintorni come se non ci fosse un domani, conscio che si tratta della testimonianza di un meraviglioso passato destinato, come la giovinezza, a non tornare più.

  • Melius 2
Inviato
3 ore fa, dariob ha scritto:

Ma, è invece interessante negli interventi di@analogico_09 un concetto che traspare, (e lui mi correggerà

se sbaglio), e su cui sono (molto molto) d'accordo.

 Ossia il contesto politico/sociale in cui nasce la musica.

 

 

Non sbagli affatto, anzi arisottolineo e sottoscrivo, è di capitale, primaria, stringente e determinante importanza la questione sociale, poilitica, culturale, razziale, antropologica,  economica, psicologica, morale ed etica, ai fini della nascita del jazz, della sua caratterizzazione ed evoluzione, delle tante forme di evoluzione, infine della stessa "morte" del jazz del momento che nasce morto nel momento in cui vi sia stato un graduale ma "fatale" cambiamento dei paesaggi suddeti che hanno migliorato solo in parte la situazione razziale in America.
E' un fatto.., no comment, non è nè giusto nè sbagliato, tutto passa e tutto torna.., si spera torni anche un "nuovo" jazz (il jazz "vecchio" non lo ammazza nessuno) più legato alle realtà solciali, politiche, umana, poetiche, spirituali, e a tutto il resto su citato. Ovviemente riattualizzando.., non si penda si debba tornare ai "modelli" deli anni '40 o '60...

In molte discussioni sul jazz, specialmente quelle sul free jazz una tappa della musica afroamericana particolarmente "politicizzata" (detto in estrema sintesi) ho insistito molto su queste faccende di cui si ha sempre meno contezza e consapevolezza mentre invece andrebbero riportate in auge per poter meglio capire cosa sia (stato) il jazz, e come potrebbe ancora essere se, nelle sue forme nuove, tornase ad esprimere le realtà sociali, poetiche, delle profonde istanze spirituali e non sono virtuosismi tecnici e vuoti manierismi. Fatte sempre salve le realtà musicali autenticamente in jjazz , non molte, direi scarse, siano esse nuove o vecchie... 
Prima il jazz era un grande movimento musicale, culturale, sociale, spirituale,  e tutto il resto già elencato... un fenomeno corale che influenzò tutte le musiche del mondo, ed anche i "costumi".., il rock/pop non solo la musica, prende tutto dal jazz, anche gli "atteggiamenti" ricopiati dai boppers.., la cultura americana alternativa o antagonista, underground, letteratura cinema, teatro, prende molto dal jazz.., oggi c'è sempre più "singolarità", spurie individualità, ombre proiettati sui muri delle solitudini. notturne e diurne.
Il jazz di prima esprime(va) la grande sofferenza dei "neri", anche le loro "felicità" che non mancavano di coltivare nel profondo della loro spiritualità, "soul", corpo ed anima, body and soul... , era spesso musica drammatica che esprimeva il dramma degli afroamericani che provenienti dalla terribile schiavitù, subivano le violenze materiali e morali del razzismo, raccontava queste cose dolorose ma raccontava anche la grande coesione spirituale, culturale, artistica, religiosa, sacrale, ecc, ecc, del "popolo del blues".

Ho fatto un riassuntino di questioni enormi che meriterennero di essere approfondite.., l'ho fatto altre volte, anche in questo topic, ora si è fatto tardi.., con il motore di ricerca magari è possibile rintracciare qualcosa, per chi fosse interessato.

  • Melius 2
Inviato
2 ore fa, campaz ha scritto:

Signori, solo per farvi i complimenti. Fra tanta fuffa, questa è una discussione tanto interessante quanto costruttiva. Capisco i vari punti di vista, ognuno ha le sue ragioni, la verità assoluta (come al solito) non esiste. Il mio personale parere è che una certa idea di jazz è effettivamente morta, ma splendidamente: la ritroviamo nella migliore musica contemporanea e sono sicuro che continuerà ad esistere trasformandosi. Per questo non amo il jazz dei giovani leoni, i vari Wynton Marsalis, ma preferisco le contaminazioni, le disgressioni, i tradimenti sfrontati alla John Zorn (faccio riferimento alla musica di qualche decennio fa non a caso, era l’epoca in cui mi avvicinavo alla musica afroamericana chiedendomi già allora se non fosse superata). Poi nel mio cantuccio ascolto hard bop e dintorni come se non ci fosse un domani, conscio che si tratta della testimonianza di un meraviglioso passato destinato, come la giovinezza, a non tornare più.



Mille volte meglio l'"ibrido" Zappa o Zorn, che un bolso Winton Marsalis con la sua tromba finto jazz e finto barocca...

Come non essere d'accordo sul fatto che il jazz sia trasmigrato, fanno ormai molti decenni, già da quando il jazz era ancora nel pieno della sua evoluzione, nelle altre musiche mondiali, con effetto di reciprocità, nella classica, nel rock, pop, fusion, nella musica latino americana, flamenca, nelle musiche zen (Tony Scott aiutò Coltrane ad padroneggiareinizialmente i "modi" orientali) e non si finirebbe mai di elencare in quali altre musiche. Anche il jazz a sua volta ha ovviamente preso da:  Strawinsky, da altri nella classica,  dal modale dalla Spagna flamenca che è il ponte di congiunzione tra oriente ed occidente che si potuto edificare grazie alle trasmigrazioni dei nomandi, detti anche "zingari", proveniente dall'India... ecc, ecc. Anche Debussy imprime nel suo "impressionismo", che assomiglia in qualche modo al modale del jazz (si ascolti ad esempio "ToBe" di Coltrane) i "modi" del flamenco che suonavano i gitani andalusi nel padiglione spagnole dell'espozizione universale di Parigi del 1900, o 1910 e che il grande compositore andava ad ascoltare titti i giorni, secondo quanto riferisce il grande poeta F.G.Lorca  

Quindi il jazz vive (ancora) in queste forme di musiche miste dalle radici comuni, ma mentre prima viveva di quelle viveva anche di se stesso, in maniera "autonoma" e fortemente identitaria; ora il jazz vive solo attraverso le forme miste, il che è magnifico,  avendo il "nuovo" jazz perduto la sua propria anima, la sua radice africana più profonda e vitale.., e su questa "perdita", e conseguente "morte", rimando al mio precedente post. 

Vorrei aggiungere che l'arte non è come l'età anagrafica delle persone, come la gioventù che non torna più; l'arte autentica, la grande arte è universale ed immortale.., quindi il jazz benchè sia morto nelle sue forme più pazzescamente straordinarie, è ancora lì che vive pur essendo morto.., una luce di abbagliante vigore e vitalità proveniente dal passato.., sono miracoli dell'arte..,  destinato a non (dover) tornare più semplicemente perchè non è mai andato via... 😉

Grazie anche a te del tuo interessante contributo.

  • Melius 1
Inviato
8 ore fa, one4seven ha scritto:

Questo mi fa venire in mente una conoscenza fatta per caso nelle mie scorribande tra il jazz e dintorni.

 

 

Molto interessante, mi piacerebbe contribuire su questa faccenda dei dischi indipendenti, e anche dei concerti, con i quali in quegli anni i "neri" (tra cui Sheep, Mingus, Maz Roach, ecc) cercavano di sganciarsi dai merca(n)ti dei bianchi monopolizzatorie con molte difficoltà e con risultati non sempre gratifricanti.., purtroppo non aveva abbastanza "potere" per contrastare il "potere" degli establishment discografici che governavano anche i mondi "spettacolo" ...  Qualcosa lo avevo scritto anche in questo topic, ora però vado di corsa. Questo aspetto della musica afro-americana basata evidentemente sul "tribalismo",forme di musica della "coralità", attraversate da accenti musicali di altre culture che si "fondono" con la tradizione "negra":"spiritual", "soul", "gospel", blues.. dove tutto confluisce nel jazz, varrebbe la pena di riprenderlo, approfondirlo.., mi è venuto in mente un musicista, un gruppo della "coralità" che ricorda l'esperienza musicale che, molto bella, che hai postato.., si tratta del trombettista che miltava anche con l'arkestra di Sun Ra, altro musicista della "coralità", soprannominato  Eddie Gale.., senza agglingere altro, propongo il brano "The Rain" dall'album "Eddie Gale's Ghetto Music" .., dico solo che il brano inizia con una "melodia" di ballata "antica",  di canto popolare "celtico"... (così come il dolce canto sopranile, bellisma voce, con il quale inizia il brano  "Infant Eyes" potrebbe rimandare a una sorta di spiritual "contaminato" armoniosamente dal una sorta di "melodismo" post-melodrammatico... (in un certa misura il "prog" avrà attinto a tali fonti dell'ispirazione...)

La "negritudine" musicale è di grande varietà e riserva molte sorprese, molte delle quali piuttosto misconosciute (cose che non si stanno più ripetendo se non in funzione "imitativa" di ciò che fu "l'increato"... )


 

 

 

 

  • Melius 1
Inviato

Eh ce ne sarebbero da dire (e da ascoltare soprattutto) su questo versante. La butto là: un'altra esperienza contemporanea alla Black Jazz,  "afrocentrica", con risultati più gratificanti, fu la Strata-East Records di Stanley Cowell. 

È un "mondo nel mondo", di testimonianze musicali di assoluto rilievo, che faticavano a trovare spazio al suo tempo, e che oggi sono finite quasi nel dimenticatoio. Ma solo per mere ragioni commerciali e di potere (almeno al suo tempo). Fortuna i Giapponesi, grazie ai quali tutti questi dischi vengono ancora oggi ristampati. 

.

PS. I (pochi) bellissimi dischi della Black Jazz sono stati rimasterizzati recentemente in maniera superba e disponibili in hi-res sulle piattaforme di streaming. https://www.qobuz.com/it-it/label/black-jazz-records/download-streaming-albums/802744

 

Inviato

@Look01 a parte consigliarti un giro sul tubo per ascoltare qualcosa, ti metto qualche titolo:

https://www.discogs.com/it/release/11654487-LTC-4-Mark-Turner-Hikmet

Lussu - Ciancaglini - Tucci featuring Mark Turner - Hikmet

Hard bop consolidato, a mio giudizio molto bello.

 

https://www.discogs.com/it/release/19093237-Domenico-Sanna-Trio-Too-Marvelous-For-Words

Sanna - Rosciglione - Valeri - Too Marvellous for Words - Domenico Sanna è anche un amico ed è un giovane (under 40) pianista ispirato da Ahmad Jamal

 

Per Enrico Zanisi, poco più che 30 anni, ti propongo 2 titoli: un piano trio (la mia formazione preferita)

https://www.discogs.com/it/release/5963760-Enrico-Zanisi-Joe-Rehmer-Alessandro-Paternesi-Keywords

con Rehmer e Paternesi, e

https://www.discogs.com/it/release/12873243-Francesco-Diodati-Yellow-Squeeds-Never-The-Same

che discogs lo etichetta come "contemporary jazz". Il fondatore del gruppo Yellow Squeeds è il chitarrista romano Francesco Diodati e la musica è un esempio di ulteriore strada musicale che partendo dalla musica improvvisata porta a nuove destinazioni. Never the Same è uno dei miei dischi che gira di più.

Ciao

D.

 

  • Melius 1
Inviato

 

“Se mia madre, 52 anni fa, non avesse detto di no alla richiesta di mio padre, oggi sarei juventino e avrei la coppola in testa”.

Buongiorno a tutti, inizio con questo, ovviamente scherzoso, aneddoto per riportare quella che è la mia opinione riguardo l’oggetto degli ultimi post, che è di stimolante interesse. 

Entrambi siciliani, migrarono al nord da giovanissimi e, non appena sposati, arrivò la richiesta del mio, allora giovanissimo,padre,  di rientrare verso casa per esser vicino alla propria famiglia in previsione di crearsene una propria. 

Il diniego di mia madre cambiò inevitabilmente il destino della mia esperienza e di quella dei miei fratelli.  

Facile comprendere dove voglia arrivare: inevitabilmente,  ogni esperienza è condizionata dal contesto spazio temporale all’interno del quale prende vita e si sviluppa. 

Di conseguenza tutte le caratteristiche sociopolitiche del tempo in un determinato luogo influiscono sull’esperienza che ognuno vive e sviluppa.

Appare dunque scontato che l’anima che ha dato il via al jazz come movimento di espressione, nel tempo in cui lo stesso si è sviluppato, è venuta meno. Perlomeno son venute meno, perché variate, le origini dei sentimenti che hanno caratterizzato il primo jazz. Si potrebbe prendere come filo conduttore, per un’eventuale continuità dello sfondo del jazz, il disagio e conseguenti stili di vita di una determinata classe sociale che comunque cerca la ribalta, un riscatto dai bassifondi.

Dunque perché non c’è continuità tra il “vecchio” e “l’attuale”? 

Mi trovo d’accordo con alcuni post precedenti, nel dire che l’africanità (passatemi il termine) si ritrova ormai solo in altri stili che forse hanno solo avuto un contatto da contaminazione jazz. 

Mi pongo la domanda, perché? 

Nell’era in cui viviamo, dove la tecnologia (e soprattutto internet) ha profondamente cambiato gli usi, prima, e i costumi, poi, mi sento di esprimere un mio personale giudizio: importanza prima alla forma, poi al contenuto. 

Inoltre, quali sono gli strumenti con cui un giovane si avvicina alla musica? 

Una tromba? Mai… 

Una sax? Meno che meno… 

Pianoforte? Raramente, è uno strumento che appartiene all’educazione musicale “riservata” a una classe sociale che oggi non manca di nulla. Ne segue che Per avere la celebrità ci si dà ai virtuosismi. 

La chitarra? Vale quasi come il pianoforte, ma meriterebbe un discorso più approfondito. 

I giovani si avvicinano a ciò che ascoltano… a ciò che vedono… cosa vogliono? Emergere al di sopra delle masse prima che stare bene nella propria comunità, punto essenziale anche questo per il jazz. 

Discorsi al riguardo da affrontare sono molti, ancora prima di entrare nel giudizio di quello o quest’artista. Resta comunque una mia personale opinione. 

Sperando di non avervi annoiato con questo lungo (ma non abbastanza per quanto c’è da dire) post, un pippotto, per esprimermi con termini già usati, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate al riguardo. Ringraziando in anticipo.

Buon jazz a tutti

 

“Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica” 

 

  • Melius 1
Inviato

quanti interessanti stimoli sono arrivati, problematiche complesse importanti enormi ciascuna delle quali meriterebbe un approfondimento che poi riconduca ad un comune denominatore.

Per una volta anche perché sono con lo smartphone in giro, mi limiterò a scrivere un "pippino' 😄
A stringere,siamo tutti d'accordo che il jazz sia (fosse) espressione sociopolitica, ecc, dei suoi tempi.  Ma è (era) anche musica estetica, di grande, spesso gigantesca estetica. Il "nuovo" jazz di oggi risenterà  anche degli attuali ed aggiornati fattori socio-politici, ecc, (in misura a mio avviso più marginale,  molto meno viscerale e simbiotica rispetto alle stringenti e strettissime correlazioni  intercorrenti tra il politicosociale , ecc, e l' estetico nel jazz di ieri) ed oltre a questo, il "nuovo," jazz, come il jazz "vecchio", è anch'esso musica estetica.

Ma di un'estetica che , a mio personale parere , al confronto con l'estetica del "vecchio" jazz (che resta universale ed immortale nonostante i cambiamenti socio-politici ecc. di cui abbiamo già detto) impallidirebbe , deliquierebbe, se mi si passa l'improvvisato termine. Questa è la grande e sostanziale differenza che diversifica il "nuovo," jazz dal "vecchio" jazz. Dove il nuovo" jazz nasce a mio avviso in larga misura  'morto", mentre il "vecchio" jazz benché sia morto resta eternamente vivo.  Tutta questa teoria , che ho tento di imbastire mentre cerco di evitare di finire dentro una buca mentre passaggio per le strade di roma, poggia sul fatto che sia l'estetica il fattore determinante di cui spesso ci si dimentica o che spesso sottovalutiamo.  Nell'inquadrare e valutare, analizzate e giudicare una musica od opere di altre arti, possiamo fare tutti gli importantissimi discorsi socio-politici che vogliamo, i quali vanno immancabilmente fatti per il jazz e per le  altre musiche, per i motivi già detti, dove tuttavia a fronte di un'estetica povera, mediocre, insignificante, l'intero castelletto pluri-analitico imploderebbe su se stesso. L'arte è, dovrebbe essere espressione e specchio della politica, della società, è di tante altre cose morali e materiali fisiche e spirituali del mondo e dell' esistenza, ma non essendo cosa  politica con l'arte non è possibile fare politica. è possibile invece fare politica con la cultura e dal momento che l'arte è trascendenza e l'insieme cultura, ecco che con l'arte in sotterranea, dunque nelle maggiori profondità della società e delle coscienze, personali, è possibile fare anche politica... 🙂

Inviato

@analogico_09 mi trovo d’accordo, ma aggiungo (sempre parere personale) che con l’impoverimento dei valori e la “massificazione” dei cervelli, tutte conseguenze sociopolitiche, l’estetica, e dunque l’arte, ne risentono inevitabilmente in tema di espressione qualità. 
 
saluti! 
 

Inviato

@Forespro STavo pensando anch'io e lo stavo per scrivere che  in altri termini e con altre analoghe immagini , sia abbastanza d'accordo sui cardini della discussione che riguarda la trasformazione del jazz e di tutte le ore le cose della vita e dell'arte. D'accordo penso sui motivi che hanno determinato la 'traumatica" trasformazione del jazz. 

7 minuti fa, Forespro ha scritto:

mi trovo d’accordo, ma aggiungo (sempre parere personale) che con l’impoverimento dei valori e la “massificazione” dei cervelli, tutte conseguenze sociopolitiche, l’estetica, e dunque l’arte, ne risentono inevitabilmente in tema di espressione qualità. 

 

Pienamente d'accordo anche su questo.  parlavo per l'appunto nei post precedenti della perdita del senso della coralità e dell'appartenenza alla comune realtà musiculturale delle giovani generazioni di artisti e di ascoltatori nei quali predomina , pur nell'era dei social che sembrano voler riavvicinare tutto il mondo che credo si vada sempre più allontanando e frazionando, l'ansia dell'avere e non già dell' essere per poter illusoriamente " emergere dalla massa" dentro la quale così facendo come fan tutti finisce per sprofondare sempre di di più. Se Jazz dovesse essere trasformato  in espressione o rappresentazione anche di sta roba qui, e di fatto è anche questo, povero jazz. 

Inviato

Oggi spesso ascoltando, forse è un mio limite, faccio fatica a distinguere se l'artista porta nella musica il disagio sociale  perché é parte integrante del suo vivere o se lo manifesta perché fa moda e gli crea notorietà .

Ma ripeto é una mia sensazione in parte anche legata al fatto che certe forme di musica moderna derivate o che prendono spunto dal Jazz ,non sono in sintonia con il mio sentire.

Con questo non mi precludo l'ascolto di Jazzisti moderni. 

Per esempio con la pandemia evento sociopolitico straordinario ho fiutato l'ispirazione di diversi artisti moderni riporto un cd fra i molti che ho apprezzato, opinione ovviamente personale ci colgo una certa inspirazione.

 

 

  • Melius 1
Inviato

 

Blue Note in Davis, o Davis in Blue Note.., cambiando l'ordine dei termini il prestigioso disco non cambia.
 

 

Stavo ascoltando una "compilation" di brani resgistrati da Miles Davis per Blue note, un doppio vinile sciccoso... https://melius.club/topic/484-il-disco-in-vinile-che-state-ascoltando-ora/?do=findComment&comment=578735

 

 


 

 

Non da tutti i brani si viene "graffiati" come (quasi) sempre capita con Davis, ma nel complesso, diciamo per ben oltre i tre quarti di disco ... ad avercene ancora oggi per poterne uscire col cerottino...
Lo stesso Richard Cook, autore del bellissimo libro "Blue Note Records - La Biografia", sostiene che ... forse la Blue Note non ebbe fortuna con Davis... con la prima seduta del 9 maggio '52 e che ... Se pure Lion rimase deluso da questi risultati, comunque convocò quasi un anno dopo, il 20 aprile 1953, un'altra seduta "Alla Star". Stavolta le cose girarono molto meglio. Alla batteria, Art Blakey è come sempre diretto  e deciso ...  fa capire quanto il batterista sia stato importante per la Blue Note... ecc.

 

 

Davis particolarmente ispirato e in  gran "tiro" nei brani RAY'S IDEA e in TEMPUS FUGIT composto da Bud Powell - concordo con Richard Cook nelle cui parole mi sono ritrovato su tutto.

 

 

 

 

 

 

 

  • Melius 1
Inviato

Miles Davis ha inventato un suono suo distinguibile ed unico.

Anche un' orecchio malandato come il mio lo  riconosce.

Racconto questo breve episodio ero sul Passo San Pellegrino anni fa a Natale e dopo una sciata per ristorarmi dalle intemperie mi fermai in un rifugio c'era in sottofondo Zucchero Fornaciari la canzone era Dune Mosse e sentii questa tromba suonare rimasi per un minuto in ascolto e poi mi dissi questo è Miles Davis.

Qualcuno penserà gran ignorante a non sapere di questa collaborazione ed in effetti ha anche ragione🤣.

Va be' io metto il pezzo casomai a qualcuno fosse scampata.

É vero non é Jazz però  a Miles si può perdonare tutto🤣.

  • Melius 1
Inviato

Davis per Blue Note ha registrato davvero poco. In più, i suoi (tanti) capolavori assoluti sono stati incisi per altre etichette. Per assurdo, tenendo soprattutto conto del dolce  caratterino del nostro, il suo contributo più significativo per quella casa discografica lo vede relegato al ruolo di collaboratore, quando con Cannonball Adderley incide Somethin’ Else. Il che ce la dice lunga sulla statura morale del sassofonista… doveva essere proprio un uomo eccezionale!

  • Melius 1

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