Look01 Inviato 1 Novembre 2022 Inviato 1 Novembre 2022 Il 21/10/2022 at 21:40, rpezzane ha scritto: Io sono abbastanza anomalo. Adoro il sax nei brani pop e rock ma lo tollero assai poco nel jazz quando è preponderante rispetto agli altri strumenti. Prova ad avvicinarti per gradi partendo dai vecchi sassofonisti, adesso mi vengono in mente, Ben Webster e Coleman Hawkins soprattutto le Ballads riescono a dare al sax un suono dolce e vellutato. Anch'io in genere lo preferisco poi dipende dagli stato d'animo che hai nel momento che ascolti il Jazz che é come un Oceano può riprodurre qualsiasi increspatura della nostra anima. 1
Bazza Inviato 1 Novembre 2022 Inviato 1 Novembre 2022 @analogico_09 piccolo OT. Congratulazioni per la tua nomina come moderatore! 1
claravox Inviato 1 Novembre 2022 Inviato 1 Novembre 2022 1 ora fa, Look01 ha scritto: Ben Webster e Coleman Hawkins soprattutto le Ballads riescono a dare al sax un suono dolce e vellutato. La cosiddetta tecnica del soffiato 1
analogico_09 Inviato 1 Novembre 2022 Autore Inviato 1 Novembre 2022 Il jazz è una realtà musicale e sociale (in senso lato) molto varia, molto dinamica e articolata. Mi piace come la mette Look1 8 ore fa, Look01 ha scritto: il Jazz che é come un Oceano può riprodurre qualsiasi increspatura della nostra anima. Lo strumento più "iconografico" del jazz, genere musicale nel quale il sax esprime al massimo grado, più che in altre musiche, le sue più alte potenzialità tecniche, formali ed espressive, è in simbiosi con il jazz, entrambi fatti di sussurri e grida. Impossibile separare, si prende tutto o non si prende nulla, oppure ci si accontenta di una sorta di purgatorio sconsolato. Io non saprei cosa consigliate a chi non sopporta e/o non apprezza il sax nel jazz, non ci sono schemi univoci da seguire in queste faccende, ognuno potrà sperimentare il miglior metodo più adatto a noi da scoprire e seguire. Oggi come oggi abbiamo la grandissima facilità, forse troppo facile... - di attingere a riserve di musiche registrate pressoché inesauribili anche a costo zero o modesto, quindi a noi non resta che metterci un po' di impegno cercando di mettere da parte le pur comprensibili prevenzioni e gusti personali altrettanto legittimi ma senza farci condizionare troppo. Potrei suggerire l'ascolto di un brano nel quale il sax tenore di Dewey Redman dalla voce ineffabile "imita" in un dato momento, antinaturalisticamente, il "pianto" di un bambino appena nato... È un suono poetico, sbaglieremmo a definirlo 'dolce" o rilassato, peggio easy... È il canto che accoglie e celebra il miracolo della vita. Ora è "sussurro" pieno di stupori, uun fremito dello strumento e dell'animo di chi lo suona quasi fosse appendice del proprio essere... In altro momento potrebbero essere "grido", ma dovrei pensarne uno.., a rileggerci spero presto. 😄 Un grande disco di K. Jarrett
analogico_09 Inviato 1 Novembre 2022 Autore Inviato 1 Novembre 2022 8 ore fa, Bazza ha scritto: Congratulazioni per la tua nomina come moderatore! Grazie Stefano! 🙂 1
minollo63 Inviato 11 Novembre 2022 Inviato 11 Novembre 2022 Come molti in questo club avrenno compreso, non sono avezzo alle sonorità del jazz, ma quando capita l'occasione mi avvicino sempre volentieri e con curiosità, ben sapendo i miei limiti musicali da questo punto di vista. Quindi prendete con le molle quanto scrivo e ogni mio commento ! 😁 Il visionario pianista, compositore e improvvisatore sudafricano Nduduzo Makhathini propone “In the Spirit of Ntu” (Blue Note Records), suo decimo album in studio, presentandoci una musica originale nella sua arcana bellezza che riassume i principi di una poetica che è insieme mistica contemporaneità e religiose tradizioni ancestrali. Affascinate e a tratti impetuoso oltre che coinvolgente. Ciao ☮️ Stefano R. 1 1
analogico_09 Inviato 11 Novembre 2022 Autore Inviato 11 Novembre 2022 49 minuti fa, minollo63 ha scritto: non sono avezzo alle sonorità del jazz, ma quando capita l'occasione mi avvicino sempre volentieri e con curiosità La curiosità è come una molla che mette in moto il meccanismo del "piacere", musicale nalla fattispecie 👍 Non conosco il disco che suggerisci , lo ascolterò invogliato dal tuo suggestivo commento. Penso tuttavia, senza voler generalizzare, nè semplificare, nè peccare di presunzioni divinatorie, parlo per istinto, sulla scorta di altri analoghi ascolti fatti, che tutto ciò che riguarda le profonde , remote radici "tribali" africane siano in qualche modo in stretta vrealazione con il jazz afroamericano che da quelle radici trae nutrimento sonoro, formale, spirituale. Ascoltiamo insieme da vinile questa musica arcana che mi è balzata in mente in modo istintivo... mi pare sentire alcune reminiscenze della stessa nel ieratico Bitches Brew di Miles Davis...) 1
Questo è un messaggio popolare. Look01 Inviato 11 Novembre 2022 Questo è un messaggio popolare. Inviato 11 Novembre 2022 Mi avete fatto ricordare il disco sempre per rimanere ancorati alle radici "tribali africane" ed in questo caso "afro-cubane" come riporta il titolo : Afro-Cuban di Kenny Dorham. Basta ascoltare la prima traccia per capire il profondo legame alle origini tribali con i cori di sottofondo trovo molto affascinante questo connubio tra la musica tribale e la tromba di Kenny che si staglia elegantissima nel bellissimo Album. 3
ferdydurke Inviato 12 Novembre 2022 Inviato 12 Novembre 2022 Il 11/11/2022 at 19:40, Look01 ha scritto: Basta ascoltare la prima traccia per capire il profondo legame alle origini tribali con i cori di sottofondo trovo molto affascinante questo connubio tra la musica tribale e la tromba di Kenny che si staglia elegantissima nel bellissimo Album. E' un disco bellissimo e raffinato, l'ho ascoltato decine di volte… 1
analogico_09 Inviato 27 Novembre 2022 Autore Inviato 27 Novembre 2022 Massimo Urbani Rod Rodney - Live at Alexanderplatz Non siamo a Berlino, è il nome di uno di quei leggendari jazz club romano ancora in attività che evocano ricordi e nostalgie dei ruggenti decenni trascorsi all'insegna del grande jazz che non è più. Questa sera all'Alexanderplatz ci sarà la presentazione di un disco piuttosto raro, distribuito in 3000 copie. Seguirà un concerto la cui ritmica (piano, basso, batteria) sarà la stessa che partecipò alla registrazione detto Live effettuata il 16 giugno 1993, Urbani morirà una settimana dopo, il 23 giugno. La cover del disco riporta erroneamente come data di registrazione Dicembre 1993. Un disco che restituisce l'energia spontanea e trascinante della musica che nasce dal vivo, dal nostro grandissimo Massimo Urbani, una cima del jazz mondiale, purtroppo non ricordato e celebrato come meriterebbe in questi anni delle "levigatezze" formali e meccaniche, a da uno dei suoi "mentori" della più alta idealità musicale, da quel Red Ronney che militò nelle leggendarie formazioni Bop di Charlie Parker tra gli ann'i '40 e '50 del secolo scorso. Non potrò partecipare all'evento.., mi "accontento" di riascoltare il disco... Nel tubo non si trova nulla, nessun brano del CD, solo alcune registrazioni video improvvisate che si vedono alla bel e meglio.., ma documentano pur sempre un evento importante che rende l'idea dell'atmosfera che riespirava in quelle serate.. Urbani e Rodney rimasero una settimana a suonare in quintetto nel locale. Io saltai l'appuntamento, ero in Spagna, tutte le sere andavo ad ascoltare flamenco alla "Carboneria"... si ravvisano "vicinanze" con la musica afroamericana... 2
analogico_09 Inviato 29 Novembre 2022 Autore Inviato 29 Novembre 2022 New View! The New John Handy Quintet Alto saxofonista di cui si è parlato poco o niente qui da noi, non particolarmente ricordato in generale, dotato di notevole personalità musicale, di una bellissima "voce", John Handy collaborò anche con Mingus nella realizzzione di alcuni celebrati album tra i quali svetta lo straordinario Blues & Roots. La particolarità più ficcante dell'eccellente album è rappresentato dall'intensa versione di "Naima (In Memory of John Coltrane)", registrata il 28 giugno del 1967 al Village Gate di N.Y., dedicata espressamente da Handy al grande collega la cui morte prematura avvenne circa un mese dopo, il 17 luglio dello stesso anno. C'è inoltre Bobby Hutcherson pronto come sempre a creare con il vibrafono le sue fitte e stimolanti tramature armonico-ritmiche delle volte "ipnotiche", che fungono da sostegno e da stimolo per gli interventi solistici improvvisati, per l'intero gruppo. John Handy – alto saxophone Bobby Hutcherson - vibraphone Pat Martino - guitar Albert Stinson - bass Doug Sides - drums 1
one4seven Inviato 30 Novembre 2022 Inviato 30 Novembre 2022 Per la serie dischi meno noti, oggi ho ascoltato questo bellissimo album di Chico Freeman: Spirit Sensitive (1979). In questo lavoro, Freeman mette in pausa il suo consueto avant-gard, e si cimenta in rivisitazione di alcuni classici hard-bop. Un Jazz "standard" se vogliamo così definirlo. Registrato dalla India Navigation, etichetta "minore" specializzata nell'avant-gard con la quale già il nostro lavora, ne esce un disco di rara bellezza. Un ascolto davvero emozionante, romantico, caldo e rilassante, ma anche con momenti "musicali" di eccellenza. A condire il tutto una ottima registrazione, con scena ben definita, equilibrio tra gli strumenti, ed un contrabbasso in particolare (suona un certo Cecil McBee...) a tratti da pelle d'oca. Davvero una gemma. Spirit Sensitive, un titolo veramente centrato. . 2
Look01 Inviato 1 Dicembre 2022 Inviato 1 Dicembre 2022 Sui sassofonisti vorrei spezzare una lancia a favore di uno degli ultimi grandi interpreti Charles Lloyd che alla giovane età di 84 anni é più vispo che mai 🤣 e sta lavorando alla grande creando diversi album che trovo affascinanti quasi come se volesse con il suono del suo sax ricercare una spiritualità , non so se centrero il paragone, però mi fa venire in mente da questo punto di vista il grandissimo Coltrane . Va bè forse mi sono sbilanciato troppo 🤣perdonate . Vi segnalo nel caso a qualcuno fosse sfuggito questo suo non recentissimo e ne famoso disco passato immeritatamente secondo me in sordina. Charles Lloyd : The Call 1
damiano Inviato 2 Dicembre 2022 Inviato 2 Dicembre 2022 @Look01 bellissimo! Nel brano "Song" c'è l'introduzione di Bobo Stenson da brividi sulla pelle. Ciao D. 1
Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 2 Dicembre 2022 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 2 Dicembre 2022 Il 30/11/2022 at 11:58, one4seven ha scritto: un contrabbasso in particolare (suona un certo Cecil McBee...) a tratti da pelle d'oca. Molto interessante il disco di Freeman Per quanto riguarda un certo Cecil McBee.., tra i più grandi contrabbassisti della New Thing, suggerisco l'ascolto dello straordinario album di Sam Rivers - Streams, un live at the Montreux J.F. 1973, - attraverso il quale (basta ascoltare i primi minuti per rendersene conto) si cogliere la potenza, la ricchezza e la bellezza di suono e di musica che il nostro riesce a cacciare dallo strumento (un basso che si fa canto, "chitarra", cello, base percussiva pulsante e trainante per il solista, non semplice e consueta base ritmica ed armonica) durante il lungo, serratissimo, e viscerale dialogo, totalmente improvvisato, imbastito con Rivers al sax soprano, tenore, al flauto, al piano, "vocal".., con Norman Connors alla batteria e gongs che chiude il cerchio della più felice e perfetta intesa. Circa un'ora di musica rapinosa che toglie il respiro.., lo sto riacoltando ora da vinile ... https://melius.club/topic/484-il-disco-in-vinile-che-state-ascoltando-ora/?do=findComment&comment=660850 1 2
damiano Inviato 2 Dicembre 2022 Inviato 2 Dicembre 2022 Henry Threadgill: chi pensa, come me, che sia uno dei più significativi musicisti in circolazione? Non scrivo nulla su di lui perché si fa prima, se interessati, a girovagare e scoprire, ad esempio, che ha preso un Pulitzer per la musica nel 2016. È un percorso arduo perché HT è un compositore che deve essere ascoltato con mente libera da pregiudizi. Io ho iniziato dai suoi lavori con il gruppo Zooid (Tuba, chitarra, violoncello, basso e batteria, oltre i suoi fiati) sentiti anche dal vivo qualche anno fa) ed adesso sto, poco a poco andando a scoprire il Very Very Circus che è antecedente. Forse è anche più estremo: 2 tube, 2 chitarre, trombone o corno francese e batteria, sempre oltre i suoi fiati. Qualche titolo per Zooid: In For A Penny, In For A Pound del 2015 (premio Pulitzer) e soprattutto i due volumi di This Brings Us To (spettacolari entrambi). Per Very Very Circus: Spirit Of Nuff...Nuff, Carry The Day e soprattutto Live At Koncepts che io amo particolarmente. Qualcuno scrive che HT ha portato avanti e completato, in qualche senso, il lavoro di Ornette... Ciao D.
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