Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 29 Gennaio 2023 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 29 Gennaio 2023 @Emmepi57 Grazie davvero.., che ricordi! Allora, qualche giorno prima o qualche giorno dopo, stessi mesi, stesso anno, io ho ascoltato a Roma in concerto esattamente gli stessissimi gruppi che evidentemente svolgevano una tournè in Italia toccando le città più "jazziofile"... La certezza mi viene dalle foto che scattai in entrambi i concerti e che dunque mi permettono di riconoscere i musicisti, esattamente quelli scritti nei programmi. Ricordavo anch'io che il periodo fosse più o meno quello, a vallo tra i '70 e gli '80, ma prigro come sono non appunto bene le cose, solo ad esempio "concerto di Roach" rimandando e poi mi scordo il tempo passa e la memoria si perde tra tanti concerti seguiti, fotografati e/o registrati... Non ricordo però dove furono gli ascolti.., Roach quasi sicuramente in un cinema teatro popolare del popolare quartiere di Roma, Quarticciolo..; Jones forse a un teatro tenda che c'era ail tempi.. Mi piacerebbe condividere qui qualche foto, ma ora il forum va lento, ci proverò, spero di non intasare... Intanto.., gli scatti dei due leader... Caratteri ed espressioni diverse... specchi delle loro musiche 2 2
analogico_09 Inviato 9 Febbraio 2023 Autore Inviato 9 Febbraio 2023 John Coltrane - The Inch Worm - Recorded live on November 28th, 1962 in Stefaniensaal, Graz Austria. La Get-Back italiana non produce dischi audiofili blasonati, si dedica però meritoriamente al "recupero" di molte chicche di jazz "new thing" e "avant-gard", molte delle quali registrazioni live, che altrimenti sarebbero finite nell'oblio. Questo "recupero" Coltraniano - Unofficial Release del 2007 che si sente peraltro molto bene - è davvero straordinario, per me un vinile "da non perdere", tale è la forza espressiva che il "classico" quartetto coltraniano imprime a tre noti e celebrati brani suonati con quella maggior libertà e quantità di tempo a disposizione, in un condizione psicologica più ispirata e concentrata, che solo la performance in concerto può offrire. The Inch Worm, Il bellissimo ed "elettrico" brano che da il titolo al disco; la suggestiva ballad di Col Porter "soffiata" da Coltrane con quella delicatezza asciutta e mai levigata, Everytime We Say Goodbye; il capitale Impressions, il più lungo, oltre 20 min, "tirato" al massimo della potenza di fuoco musicale dai quattro "posseduti" da un feeling potente e rapinoso. Fortunato il pubblico che assistette a tale memorabile concerto. p.s.-il disco si sente molto ma molto meglio... 1
appecundria Inviato 11 Febbraio 2023 Inviato 11 Febbraio 2023 @analogico_09 stamattina ho deciso di regalarvi una travolgente versione di Take Five leggermente contaminata. 😀 1
analogico_09 Inviato 11 Febbraio 2023 Autore Inviato 11 Febbraio 2023 @appecundria Beh, devo dire che questa è molto meglio della versione originale, perlomeno s'abballa e trikke trakke e potipu'... Ma non è che volevi postare in sanscemo che sta un po' più su?
Questo è un messaggio popolare. one4seven Inviato 22 Febbraio 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 22 Febbraio 2023 E' un pezzo che volevo segnalarlo, ma poi per una ragione o per l'altra... Stasera mi è capitato di ascoltarlo di nuovo. Il Don Cherry che piace a me. Disco strepitoso! 3
analogico_09 Inviato 23 Febbraio 2023 Autore Inviato 23 Febbraio 2023 16 ore fa, one4seven ha scritto: E' un pezzo che volevo segnalarlo, ma poi per una ragione o per l'altra... Stasera mi è capitato di ascoltarlo di nuovo. Il Don Cherry che piace a me. Disco strepitoso! Beh, visto con non spendi due parole sul disco, sul perchè ti piaccia, tanto valeva che lo postassi nel topic del disco in vinile che stiamo scoltando ora, o nell'altro sempre degli ascolti da supporti vari. 🤷♂️ 😉 Comunque n'amporta.. l'eccezione conferma la regola, anzi il carattere del presente torpc... 👍 Dai.., ora ci penso io ad imbastire un raccontino (Solo che.., rimanga tra di noi, bruttarella la copia della ristampa... cd mi pare capire...) A latere, forse ricordi, il Brown Rice lo avevo condiviso nel topic che piaceva tanto a te... 😀 E già che ci siamo, spero possa farne motivo di vanto il fatto che io possegga la prima stampa EMI unicamente italiana, 1975, di questo splendido disco sul quale mi soffermai diffusamente in un post ante-incendio, Quotazioni importanti su Discogs.., e considera che nonostante gli anni, la mia copia ha ancora una buona cera, ottima direi è cera... NM/NM... 😎 Lo acquistai a Bologna il 16 novembre 1975, tra le 17,30h e le 19,30h. Sai perchè ricordo perfettamente la data e l'orario approssimativo? Perchè ero in attesa che arrivasse l'ora in cui sarebbe iniziata l'ultima serata dell'ultima edizione del festival jazz di Bologna che aveva in cartellone nientepopodimenoche Charlie Mingus ed Antony Braxton (Mingus aveva suonato la sera prima e fu richiamato per sostituire Roy Hynes che diede forfait - il quintetto fu recuperato in extremis nella hall dell'hotel; colti in informale rilassatezza, ben "corroborati, i magnifici 5 giunsero sul palco in stato di grazia, quasi come se si trattasse di una jam familiare, quasi intima, senza ritualità più formali dei concerto "ordinari". Fu un concerto strepitoso, veramente dell'anima, partirono con una delle versioni più "sarcastiche" e dissacranti della Fables of Faubus, devastante, mi andò per le ossa!) Terminata una riunione di lavoro, presi a passeggiare per la città emiliana già eccitato al pensiero di ciò che la serata in jazz mi avrebbe riservaro. E come se non bastasse questo... Tardo pomeriggio novembrino grigio e freddino, sciarpa al collo e cuore in alto! Mi diressi verso Nannucci, il mitico negozio di dischi ahimè anch'esso defunto, per scartabellare qualche vinile di quelli più rari che avevano loro. Mentre mi appropinquavo verso il loco iniziai a udire in modo via via sempre più vicino e definito una musica celestiale che si espandeva per l'aire "colorando" la grigia nebiolina. Un suono di tromba caldo e prolungato quasi un mantrico pedale esotico che emanava remote e suggestive note musicali che mi sembrarono d'essermi... note. Mi scuso peri il bisticcio di parole... ☺️ E come avrei poruto non riconscere la pocket trumpet del mio amatissimo Don Cherry che sembrava "volare" sopra e dento l'incalzante base armonico-ritmica che le potenti corde del favoloso contrabbasso "pizzicate" da Charlie Haden "offivano" al solista? Non potei inoltre non riconoscere la lancinante voce del sax di Frank Lowe e il favoloso "mood" sonoro e musicale complessivo che solo un sordo avrebbe potuto confondere o ignorare. Quella musica proveniva dal Nannucci. Fresco di stampa il Brown Rice di Don Cherry - della cui uscita non sapevo nulla - era in primissima promozione e veniva fatto suonare ad libitum per i numerosi appassionati che già riempivano il negozio attratti da tale delizia. Fu una meravigliosa sorpresa, un regalo inatteso, come un Anthem di Handel regalato a Natale... Mi infilai tosto e lesto anch'io dal Nannucci, pagai il disco e me ne andai felice e contento col mio ricco fagottello ad ascoltare il vecchio Charlie e il suo quintetto dal quale ricevetti il colpo di grazia paradisiaco! Terminato il concerto, dopo la mezzanotte, annullata la prenoiazione dell'hotel presi il treno per Roma. Giunto a casa all'alba, stanco ma ancora eccitato prima di andare a dormire inforcai la cuffia Sennheiser e misi a sentire il Brown Rice con il mio buon Thorens e testina Stanton 681 EEE. E lo ascoltai per intero. Dopodichè.., finalmente pago, dormii il sonno più bello della mia vita. Un sonno senza sogni.., ne avevo già fatti tanti di meravigliosi ad occhi aperti. Stretta e la foglia, larga la via, dica chi vuole quello che je pare, io ho detto la mia... 😎 😀 1
one4seven Inviato 23 Febbraio 2023 Inviato 23 Febbraio 2023 2 ore fa, analogico_09 ha scritto: bruttarella la copia della ristampa... Io lo ascolto in streaming, ma quella cover "bruttarella" è per i diversi mercati in cui è stato destinato il disco, tant'è che è diverso anche il titolo del disco: semplicemente Don Cherry invece che Brown Rice. DiscoGS come al solito ci viene in aiuto > https://www.discogs.com/master/39994-Don-Cherry-Brown-Rice Perchè mi piace? Sai che non lo so... davvero? E' uno miscuglio tra free, fusion, a tratti sembra anche "ambient". Sta di fatto che mi ha catturato fin dalle prime note, e la prima volta che l'ho ascoltato, non riuscivo a staccarmene nemmeno per il bisogno impellente di andare in bagno Dentro quel disco secondo me c'è una un intreccio geniale: ne esce un sound che ha il sapore di futuro. Ma non futuro rispetto al 1975, futuro inteso in senso generale. Boh.. so solo che a me fa tipo effetto sirene di Ulisse.
analogico_09 Inviato 23 Febbraio 2023 Autore Inviato 23 Febbraio 2023 @one4seven Ho sbagliato a scrivere, vlevo dire bruttarella la cover della ristampa rispetto al gatefold originale che da sola già ti fa entrare in "atmosfera"... mai ascoltato le ristampe quindi non saprei dire come suonino. 27 minuti fa, one4seven ha scritto: Boh.. so solo che a me fa tipo effetto sirene di Ulisse. Hai detto niente, lo stesso effetto che fece e che fa ancora a me che l'ho riascoltato giusto stamattina come se fosse stato "cantato" dalle sirene per la prima volta oggi. 🧜♀️
one4seven Inviato 23 Febbraio 2023 Inviato 23 Febbraio 2023 @analogico_09 si si, avevo capito che interessi la cover. Infatti ho linkato DiscoGS apposta. È una cover "originale" anche quella bruttina... . Il "dialogo" del basso col wua wua (sulla sinistra), e Don Cherry con la tromba (a destra) proprio sul primo pezzo? Ma è roba da brividi . Per non parlare del solo del secondo brano, Malkauns, dopo quelle pizzicate di basso, sostenuto da una batteria "impossibile". Quella tromba ha un suono ammaliante... . PS. L'edizione in streaming suona piuttosto bene. .
analogico_09 Inviato 23 Febbraio 2023 Autore Inviato 23 Febbraio 2023 @one4seven Il disco è un susseguirsi di "numeri" di alta qualità strumentale, di ispirazione musicale e poetica senza soluzione di continuità . Una musica "ipnotica", "tantrica". Il Cherry "multikult", "organico", "esotico" non nell'assunto turistico o modaiolo del termine, deriva in parte dal Cherry del jazz più "ortodosso", vedi le leggendarie collaborazioni con Ornette Coleman, altre a suo nome, con fior fior di collaboratori o comprimari, tutte memorabili, nelle quali il trombettista andava già instillando la sua concezione musicale aperta, libera, universale, i caratteri dei "modi" musicali d'estremo_medioriente, africani, perfino sudamericani, brasiliani, si pensi alle collaborazioni con il grande percussionista carioca Nanà Vasconcelos. Metto il link a qualche post recente nei quali parlo di queste cose per evitare di ripeterle. https://melius.club/topic/484-il-disco-in-vinile-che-state-ascoltando-ora/?do=findComment&comment=735953 https://melius.club/topic/484-il-disco-in-vinile-che-state-ascoltando-ora/?do=findComment&comment=731523 Ne parlai proprio in questo topic https://melius.club/topic/1001-jazz/?do=findComment&comment=269362, a proposito di una registrazione RAI, uscita recentemente in disco con il titolo "Don Cherry – Om Shanti Om", effettuata in studio nel 1976, un anno dopo Brown Rice (è presente in youTube in versione integrale). Stesso concerto Cherry la aveva dato per il pubblico la sera prima o dopo l'apparizione Rai al quale ovviamente non mancai. Altro grande concerto, come tutti gli altri cui assistei. Scattai delle foto alcune delle quali accompagnano il disco in vinile sopra citato. Ritengo riduttivo parlare di "fusion" per queste musiche secondo le significazioni correnti, sommarie e spesso vaghe di detto genere o sottogenere. C'è molta roba "indefinita" messa dentro tale etichetta. Formalmente potrebbe sembrare "fusione", in realtà l'"esperienza "musicale di Cherry è di natura "organico-ecumenica" ... unica e inconfondibile, davvero irripetibile: ogni tentativo di imitazione pedissequa scadrebbe nella fotocopia, a rischio di banalizzazioni che potrebbero toccare il ridicolo. Inutili le rigide classificazioni per "generei". Le forme più autenticamente somiglianti al carattere musicale di Cherry, un mondo a se, sarebbero comunque affatto lontane dalla profondità linguistica spirituale, psichica, poetica, espressiva, veppiù tecnico-formale, fortemente esperienziale del "nostro". Esperienza: Don Cherry viveva come suonava,.., e suonava come viveva. Era la sua stessa musica nella mirabile simbiosi. I suoi strumenti era i suoi stessi "arti," la sua stessa "voce", la sua stessa anima. Parlare di "ambiente", o "new age", peggio che andare di notte, per me sarebbe improponibile. Ma torniamo un po' indietro nel tempo...
Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 7 Marzo 2023 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 7 Marzo 2023 Questa mattina mi son svegliato... e mi è venuto in mente che il 26 giugno di questo anno nuovo che porta le vecchie cose più o meno aggravate, sarà il trentesimo anniversario della morte di Massimo Urbani (Roma, 8 maggio 1957 – Roma, 23 giugno 1993). Una vita spezzata a soli 36 anni di età. Dietro la spinta di questi pensieri ho messo a girare il CD INVITATION, uno dei migliori dischi del grande sassofonista, gloria nazionale e internazionele del jazz inteso come esperienza musicale e umana totalizzante che spinge chi la vive nel profondo fin verso il punto del non ritorno (magari per andare ancora "oltre".., come accadde ai Charlie Parker, ai John Coltrane, ai Charles Mingus e ad altri fratelli neri e bianchi della musica del "dolore" consegnati all'immortalità). Una compilation di brani "unissued" live registrati tra il 1977 e il 1984, conservati nell'archivio della Philology Jazz Records, a cura di Musica Jazz e allegata all'uscita nr. 10, ottobre 1995, della prestigiosa rivista nata nel 1945. Siamo di fronte a un jazz avanzato, di strettissima attualità in grado di volare ancora molto più in alto, ben oltre le limitazioni temporali, presunte convenzionalmente tali. Da 6 brani è dato ascoltare il genio di Massimo Urbani, le sue capacità tecniche, il rigoroso controllo esercitato sullo strumento affinchè la forma diventi voce e anima dell'espressione, della poesia, della vigorosa , inesauribile e urgente musicalità. Contribuiscono alla riuscita di ogni brano (vorrei ricordarli tutti) un'alternanza di comprimari fantastici del calibro di Enrico Rava, J.F.Jenny Clark, Aldo Romano - Mike Melillo, Massimo Morriconi, Paolo Pellegatti - Carlo Gargioni, Roberto Giolito, Leo Angeletti. Qualcuno parla di "genio", altri di grande talento.., io penso che siano parole che si assomigliano: sinonimi, "schemi" dopotutto. Credo che la "verità" musicale di Massimo Urbani sia depositata nella sua musica. Sta all'ascoltatore scoprirla o riscoprirla, in base allo stupore, alla risposta emozionale e intellettuale che il "suonare" travolgente di Massimo smuoverà il lui (mi permetto di chiamarlo per nome; iniziai a seguirlo fin dai suoi primissimi concerti ancora "selvaggi", quando, giovanissimo, una rivelazione, si esibì una sera di un remoto anno al leggendario Folkstudio di Roma dove lo ascoltai per la prima volta e rimasi sconvolto da "magma" sonoro che cacciava fuori dal sax nel quale mi sembrà riconoscere il passato e il futuro del jazz... Era alla ricerca del suo stile, della sua voce, del suo potente e personale feeling che presto lo ragginsero. L'eccellente collega inglese Phil Woods rende giustizia all'essenza musicale e dunque umana del "nostro" in un breve e prezioso script riportato nella cover di Invitation, In un brano di Thelonious Monk con il leggendario "boppers" Mike Melillo al piano 4
MauJazz Inviato 1 Aprile 2023 Inviato 1 Aprile 2023 Vi segnalo un interessante documento dalle TECHE RAI Che suonasse forte è documentato anche qui. Non a caso un altro che sembra suonasse veramente forte era C. Parker. Vero che ai suoi tempi dovevano suonare tutti piuttosto forte perchè gli impianti di amplificazione, quando c'erano, erano modesti ma sembra che Bird, appunto, suonasse particolarmente forte oltre ad avere una velocità di esecuzione (non casuale ma con intento di stravolgere gli schemi di questa musica che chiamiamo jazz) mai sentita prima. E stiamo parlando di uno degli esecutori che hanno cambiato il volto della musica moderna e nel suo strumento, lo stesso di Urbani, ha dato al nuovo corso culminato negli anni '60. Per la gloriosa Red Record 1
Questo è un messaggio popolare. minollo63 Inviato 1 Aprile 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 1 Aprile 2023 Segnalo quello che molti (compreso me) reputano uno dei dischi di jazz più interessanti ed originali usciti nelle ultime settimane. In questo caso la cantante di origine pakistana Arooj Aftab è alla guida di un trio formato anche dal pianista Vijay Iyer (pianoforte e elettronica ) e dal polistrumentista Shahzad Ismaily (basso e sintetizzatori). Il disco mescola sonorità jazz con musica etinica ed avanguardia, in un coktail sonoro coinvolgente e per certi versi innovativo. Una sottile interazione musicale che si fa dramma profondo, lo scintillio della tastiera, la voce emozionante, linee di basso profonde e ipnotiche basi elettroniche: tutto questo insieme crea un album di profondità e bellezza straordinarie. “Love in Exile” è qualche cosa di diverso, da ascoltare senza pregiudizi di sorta. Ciao ☮️ Stefano R. 4
minollo63 Inviato 1 Aprile 2023 Inviato 1 Aprile 2023 London Brew è un ambizioso progetto ispirato nientemeno che al disco epocale Bitches Brew di Miles Davis che vede impegnati il meglio dei musicisti del jazz britannico contemporaneo, composto e improvvisato live in studio da un vero e proprio 'who's who' di alcuni dei musicisti più importanti e innovativi del 21° secolo. Infatti “London Brew” si avvale della presenza, tra gli altri, di Benji B, Theon Cross, Nubya Garcia, Shabaka Hutchings, Dave Okumu, Tom Skinner e altri. Il progetto era nato originariamente per un concerto che avrebbe dovuto celebrare il cinquantesimo anniversario del disco di Davis, poi cancellato a causa della pandemia. Questo fatto e il conseguente stato emotivo causato dall’isolamento obbligato, si ripercuote in un tratto compositivo a volte malinconico e cupo che si nota nell’ascolto delle varie tracce del disco. Ciao ☮️ Stefano R.
analogico_09 Inviato 1 Aprile 2023 Autore Inviato 1 Aprile 2023 2 ore fa, MauJazz ha scritto: Vi segnalo un interessante documento dalle TECHE RAI Eccezionale! Il concerto trasmesso dalla RAI nel 1975 credo sia stato registrato probabilmente verso la fine del 1974 Magari sbaglio ma ipotizzo ciò perchè il 13 Novembre del 1974 ero al Music Inn di Roma ad ascoltare la stessa formazione con Enrico Rava, Massimo Urbani, Calvin Hill e Nestor Astarita. Concerto strepitoso che registrai con il mio portatile Basf, una buona registratore che suona ancora bene! Qualche giorno dopo, il 18 novembre 1974, il quartetto registrò per l'etichetta HORO - Jazz Confronto di Aldo Sinesio l'LP "Enrico Rava". Per di più, l'11 Dicembre del 1974, Massimo Urbani, accompagnato da Neston Astarita e Calvin Hill, senza Enrico Rava, registrò, sempre per Horo - Jazz Confronto nr. 13 un proprio disco intitolato "Massimo Urbani". Entrambi i dischi, entrambi bellissimi, videro l'uscita nel '75, son saprei dire esattamente quando. Considerato che gli "stili" e i brani eseguiti, o alcuni di essi, dei dischi HORO e della registrazione Rai siano indubitabilmente gli stessi, è facilmente ipotizzabile che tutto sia stato registrato alla fine del 1974.
Tronio Inviato 1 Aprile 2023 Inviato 1 Aprile 2023 2 ore fa, minollo63 ha scritto: uno dei dischi di jazz più interessanti ed originali usciti nelle ultime settimane Concordo in pieno: non a caso l'ho segnalato, a mio personalissimo parere, tra i migliori dischi del 2023.
Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 29 Aprile 2023 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 29 Aprile 2023 Eravamo nel 1973. Gato Barbieri - "The Third World". La voce (Il "grido") dell'America Latina, universo dimenticato, terra dei conquistatori, dei colonialismi, dei golpismi, delle sottomissioni, dello sfruttamento sistematico, del dolore e d'altre ataviche e miserevoli sudditanze. Gato Barbieri aveva già iniziato nei '60 a gettare un ponte musicale ideale tra le "prime" due Americhe e l''"altra" America opulente abitata anche dai "popoli tristi" dell'Africa e di altre parti del "terzo mondo" sottomessi. Con il leggendario T.T.W. il musicista argentino avvicina la "cancion del llamero", del tango, del samba, altri ritmi e melodie latinoamericani, ai mondi del blues, alle "grida" del free jazz degli afroamericani. Un tentativo mirabilmente riuscito di riunificare le comuni, ancestrali radici "africane" musicali, antropologiche, culturali, di coniugare in modo travolgente, a tratti infuocato, l'istanza poetica ed estetica, formale e linguistica, con l'"urgenza" politica senza forzature o vuoti e manichei didascalismi ideologici. La valenza politica intima e "sofferta" di questo grande progetto discografico è anche "segnalata" dal brano intitolato "Antonios das Mortes" (matador de cangaceiros... personaggio epico brasiliano, molto popolare in Brasile), chiaro riferimento all'omonimo, mitico film realizzato nel 1969 da Glauber Rocha, regista e sceneggiatore, esponente di spicco del "cinema novo" brasiliano, un cinema d'avanguardia, innovativo, "rivoluzionario", il cui motto era "Una macchina da presa in mano e un'idea in testa".Parafrasando.., potremmo senz'altro affermare che "Gato Barbieri fu musicista con un sassofono in mano e una musica e un'idea in testa e nel cuore nobile del "pasionario". Un ensemble fantastico Bass – Charlie Haden Drums – Beaver Harris Flute – Gato Barbieri Percussion – Richard Landrum Piano – Lonnie L. Smith Saxophone – Gato Barbieri Trombone – Roswell Rudd Vocals – Gato Barbieri 3 3
Questo è un messaggio popolare. Piero51 Inviato 23 Giugno 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 23 Giugno 2023 Pubblicata oggi su Qobuz ma penso anche su altre piattaforme questa meraviglia: 1 3
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