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Melius Club

Jazz!


analogico_09

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Inviato
3 ore fa, one4seven ha scritto:

 

Ma certo che è jazz, però, a mio avviso, siamo anche "oltre" il jazz. Citavo sul 3d dei vinili, l'estrema psicheledia, non che l'"ambient" rarefatto (passatemi il termine) che Davis introduce nelle sue lunghe suite del periodo elettrico.

 

 

 

Risposta in generale. Ho già risposto nell'altro topic di cui ho lasciato i link alle tue osservazioni, sempre con piacere e amichevol,mente, ci si infervora con queste cose musicali che ci stanno a cuore, ma sempre nella reciproca comprensione e rispstto. Ho cercato di andare oltre le definizioni e le etichette, possiano chiamare le cose come ci pare (come rispose Davis all'inizio del concerto all'isola di wight a chi dal pubblico chiedeva come si chiamasse la musica che stava suonando.., perchè evidentemente non ci riconosceva il familiare rock, e Davis rispose "call it anything" , chiamala come ti pare.
E allora chiamiamola come ci pare, ma personalmente la chiamai da subito  jazz che "usava" il rock anche a fini di una maggiore attrattiva sul grande pubblico  rock che comprava dischi e andava ai concerti con un potenziale di presenze molto superiore a quelle del jazz.
Ma resta la sostanza, resta che quella fosse musica IN jazz, anche se superficialmente "contaminata" di rock: jazz, una parola identitaria, non vaga etichetta, la quale identifica un preciso "ramo" del grande tronco della musica afroamericana e che resta tuttavia collegato a tutti gli altri rami che hanno come radice comune il blues.
Il rock non ha questo pedigree, discende dal rokkenroll il quale appozza a piene mani nel  jazz, esattamente nel "boogie" dal quale prende gli aspetti musicali, filosofici e di costume superficiali e "larvati", destinato a diventare musica commerciale bianca e che  prenderà la sua strada evolutiva piena di capolavori del genere, trovando in alcuni casi dei punti di contatto stringenti con il jazz, finendo per chiamarsi rock-jazz, o jazz-rock; in altri casi, ed è quello di Miles Davis, i due "generi" si danno una strusciatina.., una "pomiciata", vah'.., che lascia immutati gli aspetti  identitari di entrambe le musiche, le distinte estetiche, le distinte "filosofie",  i distinti linguaggi, pur con qualche somiglianza inevitabile d'altra parte.., sono sempre state vicine nei luogi di nascita e altrove queste musiche.

In ogni caso io credo che di qualsiasi tipo siano le forme di commistione o di avvicinamento, che ovviamente non demonizzo, che anzi in molti casi apprezzo, il rock abbia preso molto più dal jazz e dal blues di quanto jazz e blues abbiano preso dal rock che nel "baratto" ha trovato maggiore convenienza.

Inoltre io sono sempre stato per ascoltare direttamente rock quando ho voglia di rock e direttamente il jazz quando ho voglia di jazz, le "ibridate" le detesto, le fusioni le prendo centellinando.., vado verso quelle di buon/ottimo calibro e ce ne sono molte. .

 

Per entrare ancora di più nello specifico di quanto affermi...

 

3 ore fa, one4seven ha scritto:

Bhe.. ragazzi, il jazz fino ad allora non aveva mai espresso quel sound, quella estetica. Per cui, per definizione Davis è andato "oltre".

Quella "roba", secondo me venne fuori attingendo al rock, però più che alla musica, al mondo del rock.  Quindi, non meno importante, attingendo anche al mondo degli stupefacenti, che secondo me hanno avuto un bel ruolo nella sua mente.

 

 

Ad esempio (lo si potrà dire per un'infinità di jazzisti innovatori) neppure il sound (ma direi l'estetica) di Ornette Coleman era stato mai espresso prima di lui.., eppure, al termine jazz fu abbinato il termine free e Ornette Coleman rimase a tutti gli effetti un figlio del jazz, non andò oltre il jazz, anzi contribuì a rinnovare e a rendere ancora più ricco e più jazz il jazz.

Davis idem.., vogliamo chiamarlo jazz rock.., sia pure non ci formalizziamo con le etichette, Davis resta a tutti gli effetti un figlio legittimo del jazz che nella fase "elettrica", funky semmai, non già rock-jazz, segnatamente con Bitches Brew realizza, come ho sempre sostenuto, l'ultima grande rivoluzione del jazz , della musica afroamericana imporando nel jazz elementi del rock che il rock aveva preso dal jazz e così si siamo alla quadratura del cerchio... (ascolta per esempio, che so', Fire Music di Archie Sheep e poi ne riparliamo...)  😉

 

3 ore fa, one4seven ha scritto:

Ora, la disputa di chi ha attinto da chi, in vero non mi appassiona granchè. Io lo considero più un interscambio, e se vogliamo una "evoluzione da interscambio". 

Evoluzione, questo mi sembra il termine più adatto, dato che lo stesso Davis, ha sempre affermato che la sua "mission" era  quella di esplorare nuove strade (musicali). Il disco che stava pubblicando oggi, lo considerava già vecchio e sorpassato. E questo la dice lunga...

 

 

Neppure a me appasiona stare troppo su queste cose.., però bisogna pur conformarsi alle "verità" estetiche oramai storiche che non fanno rientrare Davis negli annali del jazz-rock, bensì del jazz sic et simpliciter.

Sta bene l'interscambio, le vicinanze più o meno "pericolose",  ma il jazz di Davis evolutosi all'interno del jazz stesso - dove il rock quando vi sia resta "ornamentoale" - a determinare l'ultima evoluzione dl jazz.

Sarebbe questa la sua "mission".., le nuove strade del jazz tracciate da Davis del quale il rock ne trasse ispirazione e vantaggio pro domo sua.

Durante l'ultima tappa davisiana a cavallo degli '80/'90 - non sempre brillante discografocamente - in un una intervista televisiva con le mie orecchie sentii dira dal "divino" che tutto quello che aveva creato prima era "cacchetta".., comprendendo anche KOB.., per dirne una di "cacchetta"...

Era solito Davis fare queste sparate paradossali, per poi agire diversamente.., era nel suo carattere bizzoso e provocartorio. Posso testimoniare che fino alla fine, fino al concerto del luglio 1991, un peniltimo o terzultimo prima della morte che fu a Settembre dello stesso anno, Davis non smise mai di suounare la "cacchetta" di prima.., anche se ora mascharata in rock.., ma il tempo fa giustizia del sovrapiù, lo scioglie per liberare la sostanza che vi è dentro.

Ne parlai qui di quel concerto, di come fosse rimasto in jazz Davis fino alla fine dei suoi giorni.

https://melius.club/topic/1001-jazz/?do=findComment&comment=166188
 

https://melius.club/topic/1001-jazz/?do=findComment&comment=35699

 

Inviato
9 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

Sta bene l'interscambio, le vicinanze più o meno "pericolose",  ma il jazz di Davis evolutosi all'interno del jazz stesso - dove il rock quando vi sia resta "ornamentoale" - a determinare l'ultima evoluzione dl jazz.

Sarebbe questa la sua "mission".., le nuove strade del jazz tracciate da Davis del quale il rock ne trasse ispirazione e vantaggio pro domo sua.

 

Questa mi sta benissimo. Posso trovarmi in accordo.

Cmq faccio fatica anch'io ad inquadrare il periodo elettrico di Davis dentro qualche etichetta, Jazz-Rock, Fusion, o Jazz Funky. Infatti, se ci hai fatto caso, lo chiamo sempre Davis Elettrico. :classic_biggrin:

Jazz può tranquillamente racchiudere tutto ciò, è vero. Black music, forse ancor di più.

 

(Gli amanti del jazz più "classico" però, ancora ce l'hanno su con Davis, e loro mica lo considerano Jazz)  

Inviato
13 minuti fa, one4seven ha scritto:

(Gli amanti del jazz più "classico" però, ancora ce l'hanno su con Davis, e loro mica lo considerano Jazz)  

 

 

E , lo so, certe litigate ai tempi.., anche nella redazione della rivista Musica Jazz c'erano i favorevoli - per lo più - e quelli che si sentivano traditi dal Davis elettrico... come d se la corrente la dovessero pagare loro...  :classic_tongue: :classic_laugh:

Arrigo Polillo il direttore, scrisse una recensione sublime di Bitches Brew. Da annali della critica, da incorniciare. Quasi quasi la pubblicherei ma non credo si possa  fare per i diritti..


 

3 ore fa, one4seven ha scritto:

Dopo aver provato il Davis di Big Fun su di un impiantone in fiera (con scarsi risultati), rispondo alla questione.

 

 

A proposito, in che senso scarsi  risultati?

Inviato
6 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

A proposito, in che senso scarsi  risultati?

 

E dire che ti avevo pure citato... :classic_tongue:

 

 

Inviato

@one4seven ah.., vado a leggere.., mi èra sfuggita la notifica. 🤷‍♂️

  • Thanks 1
Gaetanoalberto
Inviato

A me è sfuggito chi ha classificato Miles Davis nel rock …

Non so, Pavarotti resta un tenore di classica anche se (purtroppo) ha collaborato con Zucchero, e le sue origini si spatapanfano da ogni parte qualunque cosa canti.

Poi, che lui fosse sfuggente, poco amante degli incasellamenti, e molto del dinero e delle fimminazze non ci piove. 
Avvertirei una certa quale minima sottile punta di antirockismo, anzi, per meglio dire, un senso di leggera, orgogliosa, quasi inavvertibile appartenenza olimpica, ma essendo ospite del TD dedicato alla musica da cui ogni altra deriva, elegantemente passo ad ascoltare i King Crimson come da prossimo post sul td del vinile…:classic_biggrin:

 

 

  • Haha 1
Inviato
1 ora fa, Gaetanoalberto ha scritto:

A me è sfuggito chi ha classificato Miles Davis nel rock …

 

 

Sono tante le cose che ci sfuggono.., andare a cercare quelli che hanno classificato Davis nel jazz rock sarebbe come cercare maria pe' roma... una ricerca dell'inutile...

Collaborato con Zucchero è una parola grossa...
 

1 ora fa, Gaetanoalberto ha scritto:

Poi, che lui fosse sfuggente, poco amante degli incasellamenti, e molto del dinero e delle fimminazze non ci piove. 

dai, abbiamo cercato di affrontare la questione nelle sue essenzialità, cerchiamo di restare a quelle con ironia misurata...

Avevo fatto cenno ai motivi che potrebbero aver portato Davis a fare certe scelte "divistiche", da primadonna, la sua necessità del bagno di folla, ma sono cose importanti,  non barzellettiamole...
Davis non aveva bisogno di celebrità, inizià ad essere celebre negli anni '40 quando suonava con Parker e iniziaca a creare il Cool jazz.., è sempre stato celebre e amato dal pubblico, ha inciso molti dischi, eseguiti tanti concerti ai quali accorreva tutto il gota della cultura, dell'arte, cel cinema, della pittura, della politica, della società, bianchi e neri... non aveva bisogno di soldi né di donne, né di compagnia.. erano le donne a rincorrere lui.., e che donne. 

Quando era a Parigi per incidere l'"Ascensore" con una delle artiste più famose del mondo la grande attrice e cantante Juliette Greco, nacque un amore.., lui tornò in patra e la "dimenticò"... lei non si offese, quando si rividero era tutto finito, Davis confessò di essersi comportato male con lei... La grande donna e artista dell'esesistenzialismo e della chanson francese disse di Davis molti anni dopo "E' luomo più bello fisicamente e più ricco di musica e di sentimento che abbia mai conosciuto". Vado a memoria.

Quello che a mio avviso Davis ha sempre cercato, e che forse è mai riuscito a trovare, era forse un modo di poter riparare alle frustrazioni il razzismo aveva prodotto in lui e che aveva subito come ogni altro nero, anche quando era più divo di un Michael Jackson, per dire... Lo stesso Miles riferiva episiodi di violenza razzista non solo nella sua autobiografia.
Si potrebbe approfondire il discorso ma senza gossip, luoghi comuni e "barzellette"... anche con un po' d ironia di quella biona... e cum-passi(one)... 🔥

 

Inviato
51 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

Michael Jackson

 

che di fatto è stato un altro che avuto gli stessi identici problemi di Davis, da quel lato.

Davis non ci è mai riuscito a superare quelle frustrazioni. Jackson nemmeno, nonostante ci abbia provato addirittura cambiando colore della pelle...

Probabilmente sono cose non si possono superare.

Inviato
8 minuti fa, one4seven ha scritto:

nonostante ci abbia provato addirittura cambiando colore della pelle...

vitiligine... era affetto da vitiligine e da LES (lupus eritematoso sistemico)

Entrambe malattie autoimmuni

Inviato
16 minuti fa, one4seven ha scritto:

Probabilmente sono cose non si possono superare.

 

Sono tristemente d'accordo. Davis, per quanto riguarda il jazz è solo la punta dell'iceberg degli oltraggiato dal razzimo dove c'è chi ne ha subiti di peggiori, a volerla stilare ne uscirebbe fuori un lista lunghissima, ad iniziare dai primi musicisti blues e del jazz nero che avevano inventato il "genere" e si videro scavalcare dai musicisti bianchi che facevano la loro musica "sbianchettata" finendo per incidere il primo disco di jazz della storia... la raccontamo un po' di tempo fa sta faccenda...

Inviato

@Gaspyd ah.. non lo sapevo. Grazie!

Evidentemente è una cosa che mi sono perso...

Allora ritiro quanto detto prima, su Jackson. :classic_smile:

Inviato
34 minuti fa, Gaetanoalberto ha scritto:

Un po' di Miles che parla di sé 

 

 

Se ricorriamo all'autobiografia ci resta niente più da dire di nostro... :classic_biggrin:

Gaetanoalberto
Inviato
27 minuti fa, one4seven ha scritto:

Davis non ci è mai riuscito a superare quelle frustrazioni

Però dovremmo intenderci su cosa significhi "superare quelle frustrazioni".

Ad esempio: "superare" significa accettarle?

Davis, attraverso la vita di artista poliedrico e multiforme, combatte la battaglia esistenziale a modo suo e persegue, forse trova, la libertà, nel modo con il quale costruisce il suo percorso musicale.

Non riuscirei a fare paralleli con altre personalità, piuttosto mi verrebbe da pensare ad intrecci, con gli artisti del suo tempo, con la cronaca dei suoi anni, grazie ad intuizione e capacità di lettura che lo aiutano a rimanere sempre moderno.

In questo è, come tanti altri grandi artisti, unico, anche se ovviamente parte di una società, di una cultura ed anche, ma non solo credo, di una negritudine che vive comunque in un modo specificamente suo.

Per altri aspetti, partecipa di tempi di grande evoluzione e cambiamento.

Gaetanoalberto
Inviato
7 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

niente più da dire di nostro...

Dubito 😂

Inviato
13 minuti fa, Gaetanoalberto ha scritto:

Ad esempio: "superare" significa accettarle?

 

Bella domanda. Devo essere onesto, non saprei proprio come rispondere.

E' una problematica complessa, che, credo, si possa capire solo vivendola.

 

  • Melius 1
Inviato

Avendo ascoltato 7,8 volte Davis dal vivo tra gli '80 e i '90, la prima volta nel 1973 a Pescara Jazz, ho sempre notato in lui qualcosa che lo rendeva impenetrabile.., con un fondi di "mistero".., una personalità attraente e "respingente" non che incutesse timore, bensì soggezione. Fu proprio al concerto di Pescara che cercati di avvicinarlo magari per un autografo, per il solo fatto che avrebbe potuto accorgersi per un attimo della mia insignificante presenza.., ero ancora giovane e innocente... :D

Durante l'intervallo Davis col gruppo si riposavano nel camerino consistente in uno spogliatoio di una piscina olimpionica situata nell'ameno parco delle Naidi nel quale si teneva il concerto.

Passai davanti alla porta aperta e vidi il gruppo stravaccato su sedie e sgabelli mentre Davis era in piedi appoggiato ad un muro; piccolo di statura, magro ciò nonostante esprimeva un carisma.., come quando era sul palco, sembrava un gigante in quella sua postura "ieratica" che non lasciava indifferenti. 
Era a pochi metri.., mi feci quindi coraggio e provai a raggiungero. Riuscii a guadagnare terreno fino a quando accortosi della mia presenza non mi guardò mentre ero fermo con un'epressione indefinita che non era né buona né cattiva. Mi parve di cogliere in quello sguardo penetrante, ed insieme indifferente, distaccato, "remoto", né freddo, né caldo, una "muta" sfida. I suoi occhi sembravano dire: o avanzi o arretri...
Pietrificato.., feci un cenno di rispetto e di scuse con il capo e girati gli incerti tacchi tornai a sedermi con i miei amici in attesa che il concerto ricominciasse.
Suonò tantissimo, quasi due ore con il lungo intervallo, una musica inattesa (di lì a poco Davis inizierà un lungo ritiro "spartiacque"), un funky "estremizzato", ancor più spinto sui registri di un free "elettrico" lacerante, ossessivo, astratto quasi incorporeo: non avevo mai ascoltato nulla del genere nei dischi del tempo che conoscevo praticamente tutti.
Davis stava forse rivoluzionando di nuovo se stesso.., ma i guai esistenziali, di salute, ecc, lo costrinsero al lungo e drammatico ritiro durante il quale glie ne capitarono di tutti i colori.

Nel 1984 l'annuncio più importante che risuonò nel mondo intero fu che Miles Davis era tornato e che evrebbe dato uno dei primi concerti propria a Roma: due concerti.
Ovviamente andai nutrendo la segreta speranza che Miles avrebbe ripreso il discorso interrotto circa 10 anni prima. Ma non fu così.., Miles aveva ancora una volta cambiato le "regole" del suo eterno gioco musicale ponendo nuove basi... ma fa parte di un altro capitolo.

 

Roma, luglio 1986 Miles Davis in concerto.., cercai col 135mm della mia Minolta SRT303 di riconoscere e cogliere quel suo sguardo "funky", che mi era rimasto impresso nella mente e nella psiche, con una pellicola diapositiva Ektachrome 100 asa che convertii in bianco e nero. 

Colsi questa espressione, rivista nei suoi occhi in altri concerti, che mi trasmettono un non so che di "timidezza", di distacco dalle cose "mondane".., come una remora nostalgia di altri "mondi" a noi sconosciuti...

42090807512_ed7f49534f_b.jpg

 

  • Melius 1
Inviato
1 ora fa, Gaetanoalberto ha scritto:
1 ora fa, analogico_09 ha scritto:

niente più da dire di nostro...

Dubito 😂

 

 

Intendevo dire qualcosa di nostro che non sia tautologico, generico, come uno stampo discorsivo elastico che vada bene con tutto quindi con niente.

 

 

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