Questo è un messaggio popolare. Grancolauro Inviato 28 Settembre 2022 Questo è un messaggio popolare. Inviato 28 Settembre 2022 Il 28 settembre 1984, presso la Liederhalle di Stoccarda, venne eseguito per la prima volta il Requiem Polacco di Krzysztof Pederecki. Composto in un arco di tempo molto lungo, il Requiem mette in musica alcuni momenti emblematici della storia polacca del Novecento. Un'opera che, nelle intenzioni di Pederecki, accompagnava il monito per i drammi del passato alla speranza per un futuro senza violenza tra i popoli. Significativo che per la prima di Stoccarda vennero scelti un direttore d'orchestra russo, un coro tedesco, un soprano statunitense, un mezzosoprano tedesco, un tenore polacco e un basso inglese. Oggi, a 38 anni esatti di distanza, la speranza di Pederecki, come pure il suo monito per i drammi del passato, sembrano caduti nel vuoto, scomparsi senza lasciare traccia alcuna. Chissà quanto tempo dovrà passare perché un complesso orchestrale come quello di quel 28 settembre a Stoccarda possa riunirsi di nuovo. Chissà se e in che modo gli eventi bellici del presente verranno messi in musica dai compositori del futuro. Resta in me un po' di nostalgia per lo spirito peduto di Pederecki. Posto qui sotto il Dies Irae del Requiem, dedicato alla rivolta di Varsavia contro i nazzisti del 1944. 1 5
mojo_65 Inviato 28 Settembre 2022 Inviato 28 Settembre 2022 PeNderecki comunque, ci vuole la N, scusa la precisazione 🙂 Gran musicista, e grande il suo Requiem, condivido la segnalazione!
Grancolauro Inviato 28 Settembre 2022 Autore Inviato 28 Settembre 2022 @mojo_65 hai ragione! Mi era sfuggito, chiedo venia… chiedo se qualcuno dall’alto può correggere il titolo, male non farebbe 🙂
analogico_09 Inviato 28 Settembre 2022 Inviato 28 Settembre 2022 8 ore fa, Grancolauro ha scritto: Chissà quanto tempo dovrà passare perché un complesso orchestrale come quello di quel 28 settembre a Stoccarda possa riunirsi di nuovo. Chissà se e in che modo gli eventi bellici del presente verranno messi in musica dai compositori del futuro. Resta in me un po' di nostalgia per lo spirito peduto di Pederecki. Posto qui sotto il Dies Irae del Requiem, dedicato alla rivolta di Varsavia contro i nazzisti del 1944. Grazie, Damiano, di questo intervento con il quale si torna alla musica anche sotto il profilo umanitario, etico, umanistico, estetico, non di meno "politico". Musica come linguaggio "strumento" di pace, per la pace, per la civiltà contro la barbarie delle tirannie, di ogni forma di tirannia. Ascolterò il Requine del grande Penderecki da te suggerito. Provo la tua stessa nostalgia per quei momenti del recente passato durante i quali le arti esprimevano una coralità di valori universalmente condivisi per superare gli stretti e limitanti confini politici e valoriali nel loro insieme delle diverse realtà nazionali. Nutro il tuo stesso timore di un futuro che prendendo le mosse dalle prime avvisaglie del nostro incertro e travaghliato presente, potrebbe a mano a mano del tutto smarrire in modo regressivo tale coralità di intenti, non solo musicali, per tornare agli egoismi dei vieti nazionalismi e novelle spinte "patriottistiche" che limitano lo sguardo e favoriscono le conflittualità di varia narura, comprese quelle belliche. Se ce ne saranno ancora.., ai compositori del futuro non resterà che mettere in musica il nuovo stato delle cose. Ciò detto, lungi da me l'idea di voler indossare le vesti del profeta, spero anzi che la mia impressione, mutuata da alcuni fatti sui quali sarebbe meglio non chiudere gli occhi, sia del tutto errata. 🙂 1
Lolparpit Inviato 29 Settembre 2022 Inviato 29 Settembre 2022 20 ore fa, Grancolauro ha scritto: Oggi, a 38 anni esatti di distanza, la speranza di Pederecki, come pure il suo monito per i drammi del passato, sembrano caduti nel vuoto, scomparsi senza lasciare traccia alcuna. Tristemente vero, purtroppo.
mojo_65 Inviato 29 Settembre 2022 Inviato 29 Settembre 2022 Sperando di non andare troppo OT visto che si parla di Penderecki suggerisco (vivamente) un Blu Ray uscito nel 2014 dal titolo 'Paths through the labyrinth'. Un bellissimo documentario sul nostro, molto sentito e ben fatto. Confesso che lo guardo di tanto in tanto, si "respira una buona atmosfera" per così dire 🙂 1
Grancolauro Inviato 29 Settembre 2022 Autore Inviato 29 Settembre 2022 @analogico_09 Grazie Peppe, in effetti il vento della storia sembra essere cambiato anche in musica. Ricordo molte iniziative negli anni ‘80 e ‘90 dove la musica classica era vista come un momento di riunificazione spirituale contro le barbarie del passato, nelle quali musicisti di tutto il mondo si riunivano per suonare insieme a prescindere da lingua, religione, convinzioni politiche. Per non parlare del pacifismo che ha caratterizzato il lavoro di molti grandi della musica leggera (Dylan, Lennon, De Andrè, e moltissimi altri). Che ne è stato di tutto questo? E più in generale, cosa è rimasto del ruolo politico riconosciuto alla musica nella società? Oggi suonano i cannoni e i musicisti sembrano disinteressarsi dei grandi temi sociali. Meglio così? Non so davvero, francamente. Confesso di sentirmi un po’ spaesato in tutto questo 1
analogico_09 Inviato 29 Settembre 2022 Inviato 29 Settembre 2022 3 ore fa, Grancolauro ha scritto: Oggi suonano i cannoni e i musicisti sembrano disinteressarsi dei grandi temi sociali. Meglio così? Non so davvero, francamente. Confesso di sentirmi un po’ spaesato in tutto questo Suonano i cannoni e tacciono le "coscienze". Tace anche la voce musicale che va facendosi sempre più "edonista". Con la musica, l'arte, non si fa politica, ma attraverso il linguaggio dell'arte, della musica, della letteratura, della pittura dell'architettura, delle arti figurative e "visive", è possibile rappresentare i grandi temi universali esistenziali, individuali e sociali da una base umanistica comune e condivisa a presciendere dalla convizioni politiche ed ideologiche. Se ne potrebbero fare a mille di esempi di arte del "sociale", di linguaggi musicali di ogni tempo, di ogni "genere", come tu ben ricordi, in grado ci rappresentare nei diversi modi e comunicare" sia il fervore del sentimento felice e pacifista, sia lo strazio degli orrori della guerra, con opere di straordinaria rilevanza estetica e poetica. Hai ricordato alcuni protagonista della musica "leggera" o pop, in genere; vorrei ricordare che anche il jazz è sempre stata una musica estetica, popolare, da "ballo", colta, intellettuale, e tante altre cose.., che non ha mai smesso do lottare contro la violenza (a volte usando essa stessa la violenza nei momenti più cupi, ottusi e criminali del razzismo), per l'affermazione del princio di uguaglianza, di libertà, di autodeterminazione identitaria sociale, antropologica, culturale, per l'emancipazione e la pace delle popolazioni afroamericane e di "colore" in genere, di valori "locali" che diventano universali, buoni per ogni luogo ed ogni stagione. Ma sembra che anche il treno del jazz si sia spero provvisoriamente fermato u su un binario "interrotto". Per restare alla forma Requiem, vorrei ricordare il War Requien di Britten. Non mi dilungo, chi fosse interessato potrà trovare ampia presentazione e approfondimenti in https://www.flaminioonline.it/Guide/Britten/Britten-Warrequiem66.html Il testo riprende la liturgia funebre in latino a cui vengono aggiunti i versi versi ispirati alla prima guerra mondiale del poeta inglese Wilfred Owen caduto nella seconda guerra mondiale. Mi limito a citare la parte finale, molto significativa, del lungo ma interesantissimo testo di Owen. >>>"Non mi interesso di poesia: / il mio tema è la guerra, la pietà della guerra. / La poesia è nella pietà. [...] Tutto ciò che il poeta può fare oggi è ammonire": questi i versi di Owen che Britten mise sulla pagina iniziale del War Requiem. Essi ci dicono chiaramente che anche il soggetto della musica di Britten è la pietà verso l'uomo e, soprattutto, che l'arte può essere utile alla società. L'arte può infatti riportare alla vita le emozioni di chi è scomparso lasciandoci un messaggio, ne permette l'approfondimento, ne prolunga l'esistenza oltre la morte fisica del suo creatore.<<<
analogico_09 Inviato 29 Settembre 2022 Inviato 29 Settembre 2022 One ever hangs where shelled roads part. In this war He too lost a limb, But His disciples hide apart; And now the Soldiers bear with Him. Near Golgatha strolls many a priest, And in their faces there is pride That they were flesh-marked by the Beast By whom the gentle Christ's denied. The scribes on all the people shove and bawl allegiance to the state, But they who love the greater love Lay down their life; they do not hate. Wilfred Owen 1
Grancolauro Inviato 30 Settembre 2022 Autore Inviato 30 Settembre 2022 @analogico_09 bellissimo il War Requiem, grazie di averlo ricordato. L’Agnus Dei, in particolare, è di rara bellezza 1
analogico_09 Inviato 30 Settembre 2022 Inviato 30 Settembre 2022 27 minuti fa, Grancolauro ha scritto: L’Agnus Dei, in particolare, è di rara bellezza Vero. Grande, toccante interpretazione di Antonio Pappano e di Ian Bostridge.
analogico_09 Inviato 30 Settembre 2022 Inviato 30 Settembre 2022 Damiano mi permetti di cambiare "genere" musicale diversamente estetico restando però allo spirito del "Polish Requiem e del War Requiem" ? Sun Ra - "Nuclear war" ... Sembra tornare di stretta attualità.., una minaccia che serpeggia in questo momento di grande incertezza che stringe a morsa l'umanità. E l'arte, la musica.., cosa "dicono"? Nessuno pare voglia "avvertirci".., l'arte e la musica sono a dare "spettacolo" di se stessi; l'"azione" bisogna ricercarla nel passato segno di quanto siano ancora vivi, universali e senza tempo i segni di quel passato al quale non è stato possibile dare sepoltura... they talkin' about nuclear war yeah they pushin' the button first comes the heat then comes the blast radiation ????? nuclear war yeah nuclear war yeah nuclear war yeah they pushin' the button they pushin' the button it takes 3 seconds burned trees and deadly fire they pushin' the button they pushin' the button
Grancolauro Inviato 30 Settembre 2022 Autore Inviato 30 Settembre 2022 @analogico_09 come darti torto… sempre impressionanti quelle immagini, per quanto uno le abbia viste mille volte
Grancolauro Inviato 7 Ottobre 2022 Autore Inviato 7 Ottobre 2022 Il 29/9/2022 at 17:24, analogico_09 ha scritto: orrei ricordare che anche il jazz è sempre stata una musica estetica, popolare, da "ballo", colta, intellettuale, e tante altre cose.., che non ha mai smesso do lottare contro la violenza Non sono certo un esperto di Jazz, ma mi è venuta in mente, rileggendo quanto scrivevi, la visita di John Coltrane a Nagasaki nel 1966. Se non sbaglio fu lì che nacque "Pace on Earth", in memoria dei morti dell'atomica e come monito verso ogni guerra futura. Se non ricordo male Coltrane da lì in poi divenne più impegnato politicamente a favore del pacifismo, seguendo le orme di Sonny Rollins e Max Roach che l’avevano in questo anticipato.
analogico_09 Inviato 10 Ottobre 2022 Inviato 10 Ottobre 2022 @Grancolauro Si, Coltrane senza fare militanza politica, senza manifestare una precisa impostazione ideologica, con la sua musica da voce alta e profonda ai valori e ai sentimenti di pace, di fratellanza, di spiritualità universale, contro la violenza, il razzismo, gli orrori della guerra, sempre vicino alle drammatiche vicende vissute dagli afroamericani e altri popoli di "colore". Esemplari in tal senso, come quasi tutti i brani e gli album di Coltrane, le straordinarie registrazion "Live in Japan" del 1966, pubblicate postume e variamente riproposte nel tempo, il brano che hai condiviso esplicitamente intitolato alla Pace. In quella occasione, presente nel disco scitato, Coltrane si lanciò in quella che fu forse la sua più torrenziale e drammatica, "sofferta" interpretazione di My Favorite Things, la più lunga, durs quasi 60 minuti. Coltrane trasforma una semplice canzone tratta da un comune musical, attraverso ll'improvvisazione mosale, in modo più o meno travolgente, in preghiera.., all'inizio serena, via via in crescendo, sempre più somigliante ad un grido che nasce dal profondo dell'animo. Un grido "religioso", ma anche "sociale" e "politico" Ed ecco che i conti tornano... 🙂
analogico_09 Inviato 10 Ottobre 2022 Inviato 10 Ottobre 2022 Ricordo di averne già parlato in questa discussione a proposito del sentimento e l'impegno coltraniano contro la guerra, https://melius.club/topic/1001-jazz/?do=findComment&comment=498470 contro ogni tipo di guerra, contro la guerra civile a volte ancora più orrenda di quella "militare", specialmente se innescata dall'assurdo e criminale odio razzista. Nel 1963, in un attentato del Ku Klux Klan in una chiesa battista dell'Alabama persero la vita 4 bambine. Coltrane compose ed eseguì una ballad funebre intitolsta "ALBAMA" dai toni malinconici dalla quale traspare il dolore e la pietas, un senso di pace sommessa ma non rassegnata, nessun accento di odio. Riporto il commento in inglese lasciato da chi ha caricato il video del concerto live di Coltrane. Il brano è presente nell'album"Live at Birdland registrato" nel 1963 On Sunday, September 15, 1963, a bomb exploded at the 16th Street Baptist Church in Birmingham, Alabama, killing four young girls and injuring 22 other worshippers. The incident had a profound effect on many Americans. One of them was John Coltrane, one of the leading Jazz saxophonists in the 1950s and 60s, when American Jazz was at its commercial peak. Coltrane composed and performed “Alabama” that same year in response to the 16th Street bombing. The song is an instrumental, with no words. Music historian Craig Werner describes it this way: “Coltrane patterned his saxophone lines on the cadences of Martin Luther King’s oration at the funeral of the four girls who died. Midway through the song, mirroring the part of the sermon where King transforms mourning into a statement of renewed determination, Elvin Jones’s drums rise up from a whisper to a tumult of directed anger. Propelled by the rhythms, Coltrane’s sax summons the people to what can only be understood as a unified assault on Pharaoh’s palace.” 1
Grancolauro Inviato 12 Ottobre 2022 Autore Inviato 12 Ottobre 2022 @analogico_09 Grazie Peppe. Mi piace l’idea di una carrellata di pezzi pacifisti di generi diversi. Fosse solo perché lo spirito pacifista sembra diventato all’improvviso del tutto anacronistico, oltre che politicamente scorretto e moralmente riprovevole. E allora aggiungo Peace Piece di Bill Evans, un pezzo nato dal nulla, quasi per caso, eppure meraviglioso nella sua semplicità. Perché la pace è innanzitutto una condizione spontanea della mente ancor prima che qualcosa che accade intorno a noi. Che poi a me questo brano ricorda sempre la Berceuse di Chopin, uno dei miei pezzi preferiti in assoluto 🙂. Evans aveva in mente la Berceuse quando improvviso Peace Piece, ci metterei la mano sul fuoco.
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