jakob1965 Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 1 ora fa, analogico_09 ha scritto: dovresti essere fuori luogo tu che che fai l'elogio dell'economia, delle ricchezze e dell'immagine di Milano... caput italia... cosa di cui francamente... sai com'è... Non faccio l'elogio ... ma siamo molti e molti che viviamo bene o quasi grazie alla locomotiva industriale che è Milano - specialmente dopo che Torino è purtroppo ( e dico purtroppo) decaduta ahimè - si vive grazie ad un sano tessuto industriale. manifatturiero e dei servizi che produce benessere ed evoluzione. E questo è assai importante per tutta l'Italia. Si può anche parlare bene e vedere il positivo nelle cose - voglio fare così - Viva l'Italia
mozarteum Inviato 8 Dicembre 2022 Autore Inviato 8 Dicembre 2022 Mattioli ed Elvio Giudici entusiasti, cosi’ come la redattrice dell’ Ape Musicale che secondo me e’ uno dei migliori siti di recensioni live. Quanto all’aspetto mondano, esso riguarda essenzialmente la prima del 7 dicembre che e’ avvenimento a se stante (e’ una recita fuori abbonamento) ed e’ cosi’ da sempre anche nell’immediato dopoguerra con un Italia ben piu’ povera. D’accordo che molti vanno per presenzialismo (non tutti ci sono industriali amantissimi dell’opera, ieri ce n’era uno mio amico che la sera prima era con me a Roma ai dialoghi delle carmelitane, quindi…), ma Sant’Ambrogio e’ una festa e puo’ essere paragonato come evento al Concerto di capodanno di Vienna. Le considerazioni sociologiche sono un po’ fuori luogo un po’ come parlare a una bella tavola imbandita con leccornie e vini pregiati del cugino che c’ha il cancro. E’ una grande vetrina internazionale e oggi su Repubblica c’e’ un bell’articolo sul carattere invece ecumenico della prima scaligera. Non vedo l’ora di vederla perche’ ho anche io avuto l’impressione che si tratti di un grandissimo spettacolo almeno dal punto di vista musicale. Questa impressione televisiva gia’ anticipata ieri vedo che oggi e’ confortata da tutti i recensori. Quindi la tv un po’ e’ servita 1
maverick Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 1 ora fa, analogico_09 ha scritto: Giudizi positivi sull'opera musicale, sulle interpretazioni o sul "contorno" Apprezzamento entusiastico per Abradzakov, forse il basso più celebre in circolazione, buona la direzione di Chailly, apprezzamento unanime per i cori, ... qualche perplessità sulla Regia. Questo mi sembra di aver letto, quasi in fotocopia, un po' dappertutto, . evidentemente non può essere che cosi.
analogico_09 Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 14 minuti fa, jakob1965 ha scritto: Non faccio l'elogio ... ma siamo molti e molti che viviamo bene o quasi grazie alla locomotiva industriale che è Milano - specialmente dopo che Torino è purtroppo ( e dico purtroppo) decaduta ahimè - si vive grazie ad un sano tessuto industriale. manifatturiero e dei servizi che produce benessere ed evoluzione. E questo è assai importante per tutta l'Italia. Si può anche parlare bene e vedere il positivo nelle cose - voglio fare così - Viva l'Italia Mo' ci mancava solo Torino.., vedi jakob che seguiti ad andare tu fuori tema? Torniamo alle vicende della rappresentazione scaligera.
jakob1965 Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 @analogico_09 si si certo - sono argomenti che magari non piacciono o non si conoscono - da senior che contribuisce anche alla formazione di giovani provenienti da tutta Italia ho il mio punto di vista - mi scuso per OT - torniamo alla musica
Grancolauro Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 Ascoltata la prima parte su radio 3: Abdrazakov a dir poco superlativo. Nessuna sbavatura, e straordinario equilibrio tra “peso” ed espressività della voce. Un’interpretazione da incorniciare. Ma anche gli altri cantanti hanno fatto bene, mi sembra. Nella perte che ho ascoltato l’orchestra mi è sembrata invece piuttosto contratta. Come se i musicisti fossero più preoccupati di non sbagliare che di immergersi nella musica. Ma era la prima, ci stà. Penso che le prove non siano state una passeggiata, e che lo stesso Chailly fosse molto nervoso. Nelle repliche l’orchestra sicuramente migliorerà acquistando più naturalezza. Della parte scenica e teatrale non so dire nulla, la radio consente solo di immaginarle. Personalmente ho trovato la scelta del Boris Godunov molto coraggiosa, oltre che azzeccata per l’impatto emotivo che un’opera del genere inevitabilmente ha in questo momento storico. Credo che fare questa scelta oggi faccia comunque onore a quella musica e a chi l’ha scritta.
analogico_09 Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 1 ora fa, maverick ha scritto: Questo mi sembra di aver letto, quasi in fotocopia, un po' dappertutto, . evidentemente non può essere che cosi. L'apprezzamento per Abradzakov è grande ed unanime. La critica sembra concorde nel giudicare riuscita la rappresentazione. Il musicologo Enrico Girardi tuttavia scrive sul Corriere della Sera quanto segue "...prima metà dello spettacolo, però, tutto era più rigido, più faticoso nell’incedere, più nervoso. Da questo cambiamento di rotta hanno tratto giovamento tutti." Ho ripreso ad ascoltare da Tidal l'interpretazione di Abbado con i Berliner, sono al primo atto, scena 2, e mi sta sembrando meravigliosa. Straordinaria l'opera. Ascolterò anche la scaligera di ieri e cercherò di capire in proprio se la presenza di Abdrazakov, da tutti osannato (da quel poco che ho ascoltato ieri nella diretta potrei essere d'accordo) potrà fare la differenza tra le due proposte. Anche il basso di Abbado in ogni caso non è affatto trascurabile.
analogico_09 Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 21 minuti fa, jakob1965 ha scritto: - mi scuso per OT - torniamo alla musica Ma non serve che ti scusi, jakob, si parla.., capita a tutti di allargarsi un po'.., l'importante è capirsi. 😉
analogico_09 Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 1 ora fa, Grancolauro ha scritto: Ma era la prima, ci stà. Penso che le prove non siano state una passeggiata, e che lo stesso Chailly fosse molto nervoso. Nelle repliche l’orchestra sicuramente migliorerà acquistando più naturalezza. Della parte scenica e teatrale non so dire nulla, la radio consente solo di immaginarle. Un po' quello che riferisce Enrico Girardi sulla prima parte dell'opera. Può succedere a una prima, ma anche a uns terza.., ci sono variabili anche nelle migliori famiglie interpretative, è ciò che le rende più umane.., si è mica dei robot che lavorano sempre al massimo, seguendo automatismi... Per quanto riguarda la parte scenica, chissà se non sia meglio immaginarseli in proprio i "fondali", le location, i movimenti registici, seguendo le suggestioni della musica che ha già in se anche le plasticità visive del "teatro". Basta conoscere le vicende e seguire il dialoghi, il "testo" letterario perchè insieme alla musica definiscono i caratteri, le psicologie, e tutto ciò che occore tratteggiare di "extra-musicale" dell'opera affinchè l'ascoltatore possa comprenderne l'essenza, il particolare e l'insieme. Con le regie "imposte" si è spesso a rischio di incappare in una non gradita che potrebbe rovinarci la "festa" musicale... 😉 Comunque sono al secondo atto avanzato dell'ascolto di Abbdado, e si, questa musica è un turbinio continuo di fantastiche ed incessanti, potenti invenzioni musicali, con nuna varietà di colori orchestrali superbi, ora speziati, sensuali, "esotici".., ora minacciosi, orridi.., specchi dell'animo umano
maverick Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 1 ora fa, analogico_09 ha scritto: Il musicologo Enrico Girardi tuttavia scrive sul Corriere della Sera quanto segue "...prima metà dello spettacolo, però, tutto era più rigido, più faticoso nell’incedere, più nervoso. Da questo cambiamento di rotta hanno tratto giovamento tutti." Da quel che mi pareva di capire l'osservazione era rivolta soprattutto alla direzione di Chailly.
Grancolauro Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 1 ora fa, analogico_09 ha scritto: Con le regie "imposte" si è spesso a rischio di incappare in una non gradita che potrebbe rovinarci la "festa" musicale... Già, a volte questo accade. Eppure se ascolto un’opera senza vederla mi sembra manchi sempre qualcosa di essenziale. Un po’ come seguire una partita di calcio alla radio, per dire. L’aspetto scenico a me affascina molto. Ieri sera ero in macchina e potevo ascoltare il Boris solo su radio 3. Spero comunque di riuscire a vederlo con un biglietto last minute, che alla Scala si prende col 25% di sconto tra l’altro. Serve solo un po’ di pazienza e fortuna
analogico_09 Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 1 ora fa, Grancolauro ha scritto: Un po’ come seguire una partita di calcio alla radio, per dire Beh, ma la partita di calcio è un'esperienza essenzialmente visiva, è ò'apoteosi della visione e dell'esplosione de tifo, nello stadio.., con la telecronaca della radiolina a sentire da solo, sai che tristezza... Già la televisione fa vedere... L'esperienza musicale è anche visiva, ma per me il massimo resta ciò che ci fa "vedere" la musica stessa. Le regie pre-imposte appagano, cullano di più l'immaginazione ma non la stimolano. Fossi a Milano verrei con te.., anche a te piacendo, ovviamente. 😄 Comunque io non intendo escludere tout-court la regia teatrale, ce ne sono di interessanti, ne ho viste anch'io, però, però.., dovrebbero essere davvero geniali, rivoluzionarie, anti-teatrali, più dimesse e (sotto)messe alla musica.., come dire, "stilizzate", meramente "allusive"... uno schizzo allegorico... La pompa teatrale andava di moda nel barocoo e rococò.., non siamo più a Versailles.., fatta ovviamente salva la grandezza delle musiche dei tempi che reggevano meglio la "pompa" (magna) ... Se si riuscisse a portare l'opera, il melodramma negli auditorium in forma concerto, senza scene, penso che insieme all'offerta aumenterebbe la domanda di opera - da parte del pubblico meno dedito al genere - quale pura forma musicale (e testuale.., l'"immaginifico dicevamo è già nella musica...) e meno "spettacolo" teatrale che incentiva le manifestazioni glamour-mondane che stanno diventatndo sempre più anacronistiche e patetiche. In fondo quello del teatro d'opera, a parte i grandi e celebri teatri, non molti, che si sono "industrializzati".., che restano ad appannaggio praticamente esclusivo delle classi sociali dei quartieri alti, le quali se li tengono stretti, è un mondo meno popolare, più costoso da gestire, più selettivo e ristretto, non dico di nicchia ma quasi... Si.., ci sono le piccionare e i "peggio" posti per i meno abbienti.., ma vai la' a volte provando la sensazione che entri in un ghetto... Perlomeno è un l'impressione che ne ricavavo molti anni fa quando li frequentavo un po' più spesso e alla fine me ne disamorai per questa ragione... Lo so cosa mi perdo.., ma faccio i conti con le mie tasche, e come stesso, con quelle che sono le mie reali aspirazioni, e non già "ambizioni", musicali.
analogico_09 Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 1 ora fa, maverick ha scritto: 2 ore fa, analogico_09 ha scritto: Il musicologo Enrico Girardi tuttavia scrive sul Corriere della Sera quanto segue "...prima metà dello spettacolo, però, tutto era più rigido, più faticoso nell’incedere, più nervoso. Da questo cambiamento di rotta hanno tratto giovamento tutti." Da quel che mi pareva di capire l'osservazione era rivolta soprattutto alla direzione di Chailly. Si, confermo, è chiaramente scritto, avrei dovuto farci entrare nella citazione anche il nome del direttore, ma si capisce che il cambiamento di rotta da cui tutti hanno tratto giovamento, sia riferito a Chailly.
Grancolauro Inviato 8 Dicembre 2022 Inviato 8 Dicembre 2022 @analogico_09 condivido molto di quanto dici Peppe. Resto tuttavia dell’idea che un’opera nata per essere rappresentata in teatro così debba restare se possibile, altrimenti diventa qualcosa di diverso. Nello spazio scenico le voci cambiano volto e l’esperienza è completamente diversa, sia per chi canta sia per chi ascolta. Sul carattere elitario di questi eventi siamo d’accordo. Ma alla fine quello che conta è la musica: se c’è ottima musica e me lo posso permettere, cerco di andarci a prescindere da quello che fanno gli altri o del perché lo fanno. Non me ne potrebbe fregare di meno. Per me stare lì ad ascoltare è una esperienza molto personale, tutto quello che c’è intorno sparisce d’incanto. E questo basta e avanza per non curarmi di alcune scelte di politica culturale che non condivido ma che nemmeno sono in grado di cambiare di una virgola 2
Membro_0015 Inviato 9 Dicembre 2022 Inviato 9 Dicembre 2022 10 ore fa, Grancolauro ha scritto: Ieri sera ero in macchina e potevo ascoltare il Boris solo su radio 3. Potete rivederlo su raiplay per 16 gg. Benedetto sia il wrbbe
Membro_0015 Inviato 9 Dicembre 2022 Inviato 9 Dicembre 2022 Segnalo l'indegno Vittorio sgarbi che ha gettato strali contro il direttore artistico (persone educatissima e capace come dimostrano i risultati del Boris) in nome di una presunta italianità di cui personalmente mi vergogno e auspicando nientemeno il ritorno di muti (inutile ricordare come se ne andò dalla scala) che meglio di chilly proprio non è
Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 9 Dicembre 2022 Questo è un messaggio popolare. Inviato 9 Dicembre 2022 13 ore fa, Grancolauro ha scritto: ondivido molto di quanto dici Peppe. Resto tuttavia dell’idea che un’opera nata per essere rappresentata in teatro così debba restare se possibile, altrimenti diventa qualcosa di diverso. Nello spazio scenico le voci cambiano volto e l’esperienza è completamente diversa, sia per chi canta sia per chi ascolta. Giusto, Damiano, per questo dicevo che non intendo negare o escludere a priori, totalmente, il teatro d'opera. Il melodramma che prende vita a cavallo dei secoli 16 e 17, si è sempre avvalsa di una rappresentazione scenica misurata che non distraesse troppo dalla musica, suppongo. Per lo più queste rappresentazioni avvenivano in forma privata nei palazzi nobiliari nelle cui stanze non potevano essere montate complesse e ingombranti scenografie. Molto probabilmente la prima rappresentazione dell'Orfeo di Monteverdi avvenne nella "galleria degli specchi" del palazzo ducale di Mantova, alla corte dei Gonzaga, nel 1607, in occasione del carnevale. Le scenografie erano rappresentate dagli specchi stessi che rivestivano le pareti del luogo dentro i quali si riflettevano l'orchestra, i cantanti, il pubblico come in una sorta di caleidoscopico moltiplicatore di immagini, allegoria della realtà e del suo doppio speculare armoniosamente sovrapponibili tra di loro. Un'invenzione in ogni caso "stupefacente", geniale, molto originale, potremmo dire "moderna". A questo per l'appunto si ispira la rappresentazione live filmata dell'Orfeo diretta da Jordi Savall al Liceu di Barcellona; vediamo infatti all'inizio dell'opera, mentre viene suonata la "Toccata", a sipario ancora chiuso, che lo stesso è formato da tanti specchi entro cui si riflette tutto il teatro.https://www.youtube.com/watch?v=Fkucno2dBHM Si potizza anche che la prima dell'Orfeo avrebbe potuto aver luogo in un salone più intimo del palazzo Ducale, alla presenza di un pubblico più ristretto ed esclusivo. Il gusto del barocco col passare del tempo andava via via definendosi nelle sue forme più teatralmente articolate e sbalorditive: musica e scenografie iniziarono ad fluenzarsi a vicenda. Così come accaddre con Monteverdi tra musica e parola. Le cose cambiano, era il segno dei tempi nei quali l'aspetto scenico dell'opera si faceva sempre più spettacolare per accontentare il pubblico pagante ed esigente che cercava il forte impatto visivo, gli "effetti speciali" di allora. Dalle corti e dai palazzi nobiliari l'opera entrava nei veri e propri teatri pubblici a pagamento (Roma, Londra, Parigi, ecc...) nei quali venivano allestite le più spettacolari scenografie barocche mentre venivano tuttavia creati fior fior di capolavori musicali melodrammatici, operistici... Tutto questo ovviamente detto in estrema sintesi, ci sarebbe un'infinità di cose da dire e approfondire su tale vastissima materia storica. I gusti, i costumi, le mode, i valori estetici cambiavano.., quindi perchè, in questa nostra contemporaneità così "levigata", "orfana" e bisognosa di ritrovare i migliori "affetti" ed "effetti" nel passato, non dovremmo provare a cambiare i secolari modi scenografici operistici di sempre, mutuando in eterno dagli stilemi del 600/700, fino agli ultimi fuochi del melodramma ottocentesco? La ricerca e l'interpretazione filologica è finalizzata al recupero delle prassi esecutive musicali d'epoca, non dei paradigmi scenografici. Rispetto ad allora nelle scenografie e regie attuali che si confessano "rivoluzionarie" o innovative, a parte qualche autentico colpo di genio, nelle varie realtà operistiche istituzionali, cambia solo il fatto che vi sia tutto un avvicendarsi di regie del "famolo strano", quelle che vestono Giulio Cesare con giacca e cravatta da direttore di banca.., i soldati babilonesi in divise prussiane., soprani o contralti in succinti ed erotiche deshabillè pure quando non ci azzeccano nulla, mi pare, ecc. .. mentre il criterio scenografico-registico resta pur sempre quello delle pompose teatralità barocche appena un po' ammorbidite... Ma, mentre prima le stupefacenti bar(a)occonate erano al servizio del sublime musicale creato al momento per rappresentare le realtà dei tempi, oggi la musica di ... "oggi" non c'è più (se non quella di prima) e quindi ci concentriamo di più sull'extra-musicale. Vero che le voci negli spazi scenici "cantino" diversamente, e che il pubblico sia abituato a quel tipo di suono e di "presenze" sceniche, ma resta per l'appunto un fatto di abitudine ultrasecolarizzatasi, mentre potremmo iniziare in maniera più estesa ad abituarci a nuove abitudini fruitive, senza necessariamente dismettere le vecchie, ovvero abituarci all'ascolto dell'opera eseguita in forma concerto senza rinunciare alla forma teatrale ma con rinnovati intendimenti creativistici che diano il segno di una autentica evoluzione estetica e di costume, nel rappresentare realmente il nostro "tempo" attraverso una concenzione del (anti)spettacolo davvero innovativa ed avanzata, in grado di restituire più vigore alla musica spesso schiacciata dalle teratralità sceniche fin troppo ingombranti e distraenti. Più muisca e mono mondanità, insomma. Io penso che un bravo cantante resti tale anche sul palco dell'auditorium non destinato all'opera teatrale. Il cambiamento non lo vedrei bene solo per quanto riguarda le scene; forse il peggio viene dalle "recitazioni" naturalistiche dei cantanti che si trasformano in attori cinematografic o teatrali (prosa) finendo non di rado per apparire rigidi o grotteschi e caricaturali. La grande musica non subisce i cedimenti del tempo, e ciò rende "miracolosamente" possibile che la forza espressiva della musica universale che contiene in sè sia il teatro, sia la parola, possa sostituirsi ai "posticci", "neutralizzando" le "retoriche" testuali (dialoghi) del Rigoletto, ad esempio, orami viete, anacronistiche, sorpassate. Per questo penso che convenga ascoltare di più la pura essenza musicale - che vive di vita propria senza l'apporto degli elemeti esterni e accessori, quando non sovrastanti - e "vedere" di meno... Sempre a mio modestissimo parere. 3
analogico_09 Inviato 9 Dicembre 2022 Inviato 9 Dicembre 2022 20 minuti fa, stanzani ha scritto: Segnalo l'indegno Vittorio sgarbi che ha gettato strali contro il direttore artistico (persone educatissima e capace come dimostrano i risultati del Boris) in nome di una presunta italianità di cui personalmente mi vergogno e auspicando nientemeno il ritorno di muti (inutile ricordare come se ne andò dalla scala) che meglio di chilly proprio non è Però qui la questione si fa troppo specifica, diventa più squisitamente politica, volendola approfondire, quindi penso che avresti potuto proporla atrove. Ti invito a farlo, a non riprenderla qui.
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