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Pollini - sonate 101 e 106


maverick

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Inviato

Il problema è la “intelligibilità” delle note, la chiarezza che fino ad ora Pollini ha conferito ad ogni singola nota, che qui invece diventa una specie di stella “immersa” in una nebulosa…un vago chiarore indistinguibile o poco più dalla sfumata luminosità diffusa di fondo..

Cosa che, si badi non avviene nel III movimento Adagio sostenuto, che dura ben 15 minuti e passa e consente a Pollini di scolpire bene le note, lasciarle cantare, anche se con uso largo del pedale…ma, ecco, qui si capisce qualcosa! Nei primi due movimenti della 106 invece…no, il mio eroe, Pollini, mi fa perdere in una nebbia frettolosa e indistinta di suono….

Inviato
8 ore fa, SimoTocca ha scritto:

Questa è una evidente “castroneria”, una sciocchezza che non diventa illustre se scritta dall’illustre recensione, solo semplicemente più evidente e imperdonabile!

Ma Simo, da te questa uscita non me l’aspettavo! 🙂

Evidentemente non hai colto quello che il recensore (Andrew Clements) intendeva dire, che mi sembrava per altro ovvio. Va da sé che non c’è esecuzione senza interpretazione, non siamo all’asilo. Tuttavia, ciascuna interpretazione può essere più o meno fedele alla partitura e al contesto che la accoglie. Anche questo è abc, mi sembra. Clements semplicemente osservava che le scelte interpretative del Pollini del 2017 erano tali da forzare il testo in un modo del tutto peculiare, assente in precedenti incisioni. Un modo che per la prima volta si allontanava dall’universo chopiniano per dar voce a una esigenza espressiva nuova, molto personale, che si associava al procedere dell’età e al venir meno del controllo assoluto della tastiera che sempre aveva caratterizzato Pollini.

Beh, a mio modo di vedere questo è tanto più vero con riguardo al Pollini del 2022. L’indistinzione del suono nel primo movimento della 106, a cui anche tu fai riferimento, è un esempio delle scelte interpretative di cui sopra. Se di questo risultato Pollini non fosse stato soddisfatto, non avrebbe pubblicato il disco, ti pare? Questo è in realtà il punto chiave della questione. Lui ha voluto quel disco, quel tipo di suono, quel tipo di fraseggio, e ha anche scelto una sala che esaltasse ulteriormente questo aspetto. Perché? Non lo capisco, se non nei termini a cui faceva riferimento @Lolparpit

Riguardo alla velocità di Schnabel, ne avevo accennato in un precedente post. Anche quella, tuttavia, un’esecuzione che non definirei affatto memorabile, sebbene a tratti interessante. IMHO ovviamente.

 

 

Inviato

@Grancolauro Ho colto, ho colto…anzi è proprio perché ho colto che rimane una sciocchezza di proporzioni colossali. A maggior ragione se si tiene conto che in realtà, questa ultima interpretazione della 106 da parte di Pollini è forse ancora più aderente allo spartito, in quanto più aderente alla indicazione metronomica di Beethoven! 
Ci sono delle ovvietà dalle quali i critici musicali dovrebbero tenersi alla larga il più possibile.. e invece, come si vede…

Peraltro ho sottolineato, nel mio primo intervento, come fino ad ora, fino a quest’ultimo album, io ho invece compreso bene le intenzioni interpretative di Pollini degli ultimi anni… le ho comprese e le ho apprezzate. Fanno fede le mie numerose segnalazioni positive scritte qui sul Forum e facilmente rintracciabili con un click!

Mi sono addirittura commosso per il penultimo album Beethoveniano, quello dal vivo con le ultime tre sonate.

È a maggior ragione che sono rimasto sorpreso e deluso dall’ascolto di questa ultima fatica: si vede faceva parte di un progetto che Pollini avrebbe ritenuto incompleto….

Ne prendo atto e non contesto o tantomeno mi scandalizzo… solo provo una certa tristezza e malinconia…per i tempi passati…. ma magari questo è solo un problema mio…

Stamani ho voluto riascoltare l’album giovanile, dove anzi la 106 costituisce, delle ultime 5 sonate, forse proprio l’interpretazione “punta di diamante” per la perfezione intellettuale e formale che caratterizza quella sua mitica interpretazione. Per me, anzi, è l’unica Hammerklavier che raggiunge la grandezza concepita da Beethoven…

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Bastano i primi accordi, perfetti, potenti, eseguiti “al fulmicotone”…. Colpiscono il cuore e la mente…

Basterebbe questa registrazione per incoronare Pollini come il più grande pianista beethoveniano di sempre….. e io me la faccio bastare!😉

Buon 2023 a tutti! 

analogico_09
Inviato
12 ore fa, SimoTocca ha scritto:

È la base della musica: quello che l’autore scrive sullo spartito deve giocoforza “passare” dall’interprete per trovare “vita reale”! E quindi è SEMPRE l’interprete che ascoltiamo, mai Chopin o Beethoven in persona! Così ovvio, da risultare quasi offensivo il doverlo precisare…



D'accordo con te, Simo, è pleonastico e scontato dire che siano sempre gli interpreti a ridare forma alla musica dei compositori, sia dei vivi, all'occorrenza, sia dei morti, sempre inevitabilmente.

Ma l'interprete (direttore, strumentista, ecc) pur mettendoci del suo, la sua arte, rispettando rigorosamente la partitura,  esegue l'opera creata da altri autori "resuscitando" gli stessi.
Durante l'esecuzione, la grande esecuzione musicale,  "muore" infatti l'interprete e rinasce il compositore. Nelle mediocri o pessime esecuzioni, muoino entrambi, gli esecutor/interprete e gli autori... Muore la musica.

 

 

1 ora fa, SimoTocca ha scritto:

Per me, anzi, è l’unica Hammerklavier che raggiunge la grandezza concepita da Beethoven…

 

 

Infatti.., non è Pollini a suonare, è lo stesso Beethoven, in "persona".
L'arte è così.., un mistero "religioso".

Inviato
Il 4/1/2023 at 21:03, SimoTocca ha scritto:

anzi è proprio perché ho colto che rimane una sciocchezza di proporzioni colossali.

Permettimi di dissentire, per le ragioni che ho detto.

Il 4/1/2023 at 21:03, SimoTocca ha scritto:

io ho invece compreso bene le intenzioni interpretative di Pollini degli ultimi anni… le ho comprese e le ho apprezzate

Io invece non sono certo di averle comprese. E qualunque esse siano, non sono riuscito ad apprezzarne il risultato, con rammarico per altro. Questo perché i mezzi non erano adeguato ai fini, come l’ultimo disco in particolare evidenzia.

Il 4/1/2023 at 21:03, SimoTocca ha scritto:

Basterebbe questa registrazione per incoronare Pollini come il più grande pianista beethoveniano di sempre

Anche su questo permettimi di dissentire, sebbene Pollini sia stato senz’altro un grande interprete di Beethoven. Trovo per altro bizzarro pensare che possa esistere un pianista beethoveniano più grande di sempre. Ma tutto questo deriva probabilmente dal fatto che abbiamo concezioni diverse dell’interpretazione e della critica musicale; ci sta ovviamente, ci mancherebbe altro. Siamo qua solo per chiacchierare amabilmente quando uno trova il tempo per farlo 😉

Inviato

Arrau e backhaus molto diversi tra loro e da pollini dovrebbero metter d’accordo tutti.

non ho sentito l’ultima fatica di pollini. Viene però di pensare che abbia ricercato novità interpretative ad ogni costo per dire qualcosa di nuovo dopo tante pregresse incisioni.non potrebbe banalmente essere così?

 

 

Inviato
9 ore fa, Grancolauro ha scritto:

Trovo per altro bizzarro pensare che possa esistere un pianista beethoveniano più grande di sempre.

Perché bizzarro, scusa? Ciascuno di noi, che sia un ascoltatore, che sia un critico o un musicista, ha la sua sensibilità e le sue preferenze. Non che si debba ridurre tutto per forza ad una banale “classifica”, ma un ordine mentale delle proprie preferenze è utile.
Penso di aver ascoltato davvero tutti i grandi pianisti del passato e del presente. In Beethoven,

Nel mio immaginario e nelle mia esperienza personale, non riesco a trovare un pianista, uno solo!, che abbia lasciato su disco le le ultime 5 sonate e i cinque concerti di Beethoven per pianoforte e orchestra in maniera altrettanto sublime di Pollini…

L’integrale delle sonate di Pollini attraversa un arco di tempo così vasto, 40 anni, che obiettivamente presenta delle disomogeneità tecniche e interpretative che la rendono “non per tutti”, anche se anche la sua integrale è per me quella di riferimento.

Ma i concerti! I concerti! Il quinto e il quarto, con Böhm e i Wiener, sono capolavori di perfezione, trasparenza e di armonia fra concezioni interpretative moderne associate alla tradizione più pura!

E i cinque dal vivo con Abbado e i Berlner! Altro capolavoro! Zimerman…sì certo, gli ultimi tre con Bernstein..ma i primi due? E le sonate? Michelangeli con Giulini: sublime non meno di Pollini… ma manca il quarto (oltre al secondo, che mi interesserebbe meno, ma il quarto è la vera Rivoluzione beethoveniana..) e delle sonate poi? Una op. 111 molto bella, certo.. e il resto?

Insomma, se poi penso ai concerti di Brahms, Schumann, Chopin… per non citare Schoenberg e Bartòk o Manzoni o Nono…. o la musica di Stravinsky e Boulez…

Ecco, per me è Pollini, sempre e comunque il pianista di riferimento!

Spero adesso sia più chiaro il motivo della mia severità di giudizio dell’ultimo disco: deriva dalla sconfinata ammirazione che ho per l’uomo e il pianista …! Solo amore…

Inviato

Ascoltati i primi cinque minuti di HK. Onestamente non mi spiego come i dirigenti DG non abbiano avuto il coraggio di essere franchi con Pollini. 

"Maestro non ci sono le condizioni per pubblicare l'esecuzione, forse deve rimettersi in forma fisica e tecnica, riprogrammiamo tra qualche mese le sessioni di registrazione, che dice?"

È talmente piena di inciampi e pasticci che non ha neanche senso interrogarsi su scelte interpretative e quant'altro, almeno io non ci riesco. 

Peccato. 

Inviato

Signori state prendendo un abbaglio.

Ascoltate il disco con calma tutte e due le sonate, senza pregiudizi e senza fare confronti, in modo per cosi’ dire assoluto.

Uno dei dischi piu’ profondamente beethoveniani che abbia mai ascoltato.

Glorioso il lavoro dei tecnici della Dg che si conferma casa di altissima audiofilia

  • Melius 1
Inviato
5 ore fa, aldofranci ha scritto:

"Maestro non ci sono le condizioni per pubblicare l'esecuzione, forse deve rimettersi in forma fisica e tecnica, riprogrammiamo tra qualche mese le sessioni di registrazione, che dice?"

se si fosse adottato questo criterio, moltissimi cd di Horowitz degli anni 70 non si sarebbero mai dovuti pubblicare, visto che erano pieni di strafalcioni tali che al confronto gli inciampi di Pollini sono sciocchezze.

E' una testimonianza di un epoca : il confronto con la HK degli anni '70 del maestro milanese era perso in partenza, chissà se mai qualcuno potrà suonarla così anche in futuro, .. ma è una testimonianza, cercata, di una visione di oggi.

Con tutti i limiti che conosciamo tutti: magari a un Kissin cinquantenne non si potrebbe perdonare, ma a Pollini sì.

Inviato
26 minuti fa, maverick ha scritto:

se si fosse adottato questo criterio, moltissimi cd di Horowitz degli anni 70 non si sarebbero mai dovuti pubblicare, visto che erano pieni di strafalcioni tali che al confronto gli inciampi di Pollini sono sciocchezze.

 

Non ho ascoltato tutti i cd di Horovitz, magari non so erano live non ufficiali perchè ad es. nei cd DG anni 80 di strafalcioni non c'è ombra. Certamente niente di paragonabiile ai pasticci di Pollini in questa hammerklavier.

Inviato

Non sto parlando delle ultime registrazioni Dg anno 80, ovviamente.

Parlo di molti concerti anni 70 e primissimi anni 80, dove un Horowitz chiaramente in difficoltà di salute infilava errori su errori.

Anche tecnici, lui che era il più grande virtuoso della storia.

Contro la salute non ci sono ragioni.

Eppure sono testimonianze lo stesso...

Inviato

Il problema per me non sono le note sbagliate, i passaggi non risolti in modo adeguato dal punto di vista tecnico. Men che meno è giudicare quanto Pollini porti bene o male i suoi anni, confrontandolo con suoi colleghi dalla senilità più o meno felice. Il problema è capire il perché un pianista che ha fatto del controllo strumentale e del controllo formale e architettonico del pezzo scelga di presentare le due sonate più impervie di Beethoven (l'op. 101 è difficile, a detta di tale Richer, quanto la Hammerklavier...nella Fuga finale ci sono passaggi con le quarte che ti si incastrano le dita solo a guardarli), con stacchi di tempo così rapidi (non solo il I mov. dell'op. 106), che inficiano pesantemente la resa sonora, con un suono spesso impastato e confuso, al netto dei pasticci (nemmeno troppi in sé...). Stupisce trovare tutta questa approssimazione in una registrazione ufficiale, nella casa più blasonata per la musica classica. Oltretutto è lo stesso pianista la cui registrazione negli anni '70 delle stesse sonate, per la stessa DG, è celebrata urbi et orbi, ed è inevitabilmente termine di confronto.

La risposta non ce l'ho, ma ho provato a congetturarla, che Pollini voglia dare, a modo suo, una lezione: rischiate, non temete di andare a sbattere, se Beethoven chiede tempi impossibili, io ci provo lo stesso...se perdete il controllo delle dita, se qualche passaggio va a put...e, non è quello che conta; non perdetevi in sofisticazioni sonore, non perdetevi nelle rifiniture, nel cesello eccessivo, nel mettere in mostra voi stessi, ma lasciatevi trasportare dal gorgo della musica. Meno controllo strumentale, più disinvoltura, più libertà nel farsi trascinare dal proprio impeto. E forse, se la lezione viene da lui, la cosa lascia ancora di più in segno. Forse, per certi aspetti, bisogna ammirarlo per il coraggio di mettersi a nudo.

Così ne è uscita una registrazione divisiva, che ha lasciato perplessi persino - lo vediamo qui - grandi ammiratori di Pollini.

Io di Pollini ho apprezzato alcune registrazioni, tra le quali l'op. 106; gli ultimi dischi (quelli degli ultimi 25 anni in verità) sono lontani da quello che vorrei trovare in un ascolto di musica pianistica.  

Un saluto a tutti,

Angelo

 

  • Melius 1
Inviato

Ma dove trovate questo suono impastato?

da me suona tutto chiaro e articolato, c’e’ meno spavalderia e controllo degli anni 70 ma quanta aderenza al senso musicale dell’ultimo Lvb. E’ una registrazione miracolosa per bellezza anche tecnica, pianoforte solido e liquoroso con allure (in cio’ superiore a quella anni 70 relativamente secca) Se ascoltata in assoluto senza far paragoni con nessuno manco con Pollini, e’ un disco eccezionale. Dopo averlo sentito su qobuz corro a comprarlo, sono gli ultimi dischi, non si possono non avere, di un pianista sommo.

abbiamo forse modi diversi di sentire la musica

mah

  • Melius 1
Inviato
16 minuti fa, mozarteum ha scritto:

E’ una registrazione miracolosa per bellezza anche tecnica

 

Mah ci sono ben altri standard di riferimento anche per una ripresa molto ambientata come questa, DG o meno. 

Inviato
7 ore fa, SimoTocca ha scritto:

deriva dalla sconfinata ammirazione che ho per l’uomo e il pianista

Ammirazione da me senz’altro condivisa. E grazie del chiarimento.

7 ore fa, aldofranci ha scritto:

Onestamente non mi spiego come i dirigenti DG non abbiano avuto il coraggio di essere franchi con Pollini.

Difficile rispondere. Riprogrammare nuove sessioni di registrazione avrebbe sicuramente richiesto molto tempo e denaro, con risultati incerti. O forse c’erano vincoli contrattuali. O forse Pollini voleva comunque concludere un progetto meditato da tanto tempo. Oppure questo era il risultato che Pollini voleva ottenere. esattamente questo e non un altro. Chissà.

 

1 ora fa, maverick ha scritto:

Parlo di molti concerti anni 70 e primissimi anni 80, dove un Horowitz chiaramente in difficoltà di salute infilava errori su errori.

Hai ragione. Tuttavia nel caso di Horowitz, se non sbaglio, si trattava di registrazioni live, che non ammettevano dunque repliche. Poi il pianismo di Pollini e Horowitz è così diverso, anche dal punto di vista tecnico, che un confronto tra i due è davvero difficile temo. Questo disco di Pollini resta comunque una testimonianza importante, questo sicuro. 
 

 

37 minuti fa, mozarteum ha scritto:

 

Ma dove trovate questo suono impastato?

 

Non è una questione di qualità della registrazione, sicuramente buona se non ottima. Se uno ascolta con attenzione il primo tempo della HK, ad esempio, quello che si nota, oltre a un uso molto ampio del pedale, è che Pollini sembra avere in alcuni passaggi una non perfetta coordinazione tra mano destra e mano sinistra, esasperata della velocità elevata, come pure problemi di uguaglianza delle dita. Questo produce una certo senso di “confusione” nell’ascolto della sonata. Gli accordi imprecisi e le note sbagliate sono alla fine poche, non è quello il problema.

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