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Bracci del terzo millennio


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6 ore fa, PMV ha scritto:

l'antiskating  lasciando tutto il resto invariato e valutare cosa succede

Non basta devi pure azzerare l’offset... oppure giocare con bracci molto lunghi 14 o 16 o di più, che si avvicinano parecchio all’ideale del braccio diritto.

il costruttore del viv infatti sperimentó i primi prototipi con canne da 14“, poi spinto da curiosità arrivó ai 10 e infine ai 7”, constatando che non solo non peggiorava il tracciamento ma addirittura aumentava la dinamica, evidentemente con la lunghezza cambia il parametro della rigidità della canna, un altro parametro influente.. e probabilmente non quantificabile.

Un braccio di lettura è un insieme di incognite e variabili, risolvi un parametro ne peggiori un altro… è anche lì il gioco.

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6 ore fa, walge ha scritto:

Poi se si rileggesse l'articolo che Nuti scrisse in riferimento al Moss Eldorado con la trattazione meccanica si capirebbero ancor di più molte cose.

Quello dovrebbe essere un testo obbligatorio alle audioelementari.. la maggioranza degli audiofili nemmeno conosce il termine di “isolamento inerziale”.

 

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@alexis Ma l'ho già detto. E' ovvio che ho azzerato l'angolo di offset e sto facendo prove con un braccio da 16" quindi al limite come lunghezza. Per quello che ho potuto provare oggi  i risultati continuano ad essere positivi.  Al momento, basandomi sul metodo scientifico (sto' un po' scherzando), potrei dire che variando la geometria di un braccio tipo Well Tempered della lunghezza di 16" dall'impostazione classica a quella Viv (angolo di offset 0. angolo di lettura nullo a 9,1 cm dal centro) mantenendo invariati gli altri parametri non solo non si verificano problemi ma il suono migliora. La cosa che mi ha colpito di più è una maggiore naturalezza nel timbro degli strumenti, che per me è molto importante. La questione della lunghezza del braccio è un altro argomento interessantissimo. Utilizzando la geometria tipo Viv sembrerebbe logico utilizzare bracci lunghi (e infatti se ho capito bene all'inizio hanno fatto così). Io ho cominciato con un braccio da 16" perchè questo avevo in uso. Il fatto che successivamente la lunghezza del braccio sia stata considerevolmente ridotta può apparire strano ma nell'apparentemente obsoleto analogico di cose strane ne stanno venendo fuori tante. L' unica cosa che mi interessa (e mi diverte) è provare e cercherò di farlo.  Però anche tu potresti provare una cosa interessante : regolare il braccio Viv con una geometria classica (basta utilizzare una sola vite) e ascoltare cosa succede.

  

 

 

 

 

 

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@PMV c’è anche un motivo tecnico dietro la scelta del viv di lavorare con zero offset e shell assolutamente simmetrico anche come masse, tipo niente fingerlift classico.. ed è il tipo di “cuscinetto”, che deve lavorare perfettamente in bolla, proprio per la struttura idrofluidomeccanico dell’articolazione. ( infatti c’è una bella bolla in cima alla torretta, che deve essere rigorosamente… in bolla)

comunque concordo con te pienamente.. la geometrie tipo viv, con un solo Zero Point (al di là che baerwald si rotola nel suo sarcofago.. :-).. assieme agli indottrinati che lo seguono senza porsi ulteriori domande :classic_biggrin:..)

produce un suono incredibilmente rilassato stressfree ultrastabile..

poi come dicevamo nelle premesse i fattori determinanti nel suono di un tonearm sono molti.

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@PMV azzardo pure una teoria, basata sulla fissazione di una gran parte degli audiofili per i bracci lunghi.. bracci che nascono in epoche remote quando gli LP misuravano 16” e i giradischi esibivano piattazzi da 40 cm, tipo il emt 927, per intenderci.

ciononostante la fame degli audiofili per i bracci lunghi non si placa, io stesso ho confrontato spesso bracci da 9 e da 12 dello stesso produttore, e ho sempre preferito la versione più lunga, benché fosse pure più scomoda da maneggiare..

Roy Gregory su un numero storico di hi-fi plus.. ne scrisse un lungo e accorato articolo

sulla superiore qualità sonora dei “lunghi”, adducendo misteriose rotazioni di fase o diverse rigidità delle canne..

ma che questa presunta superiorità dipenda infine.. semplicemente dall’ Overhang drasticamente ridotto ( basti confrontare i valori) e offset minore?

OH minore significa minore sballozolamento da forza di skating… la vera malattia della lettura su disco… a sentire l’inventore del viv..
Ai posteri l’ardua sentenza.. :-)

 

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Di gira estremi ne ho ascoltato uno, è quello con lo chassis a forma di pianoforte con un braccio ricavato da un archetto di violino, lunghisssssimo.

un gira italiano di alto costo, e suonava mooolto bene, a mio giudizio, ma non mi ricordo come si chiamasse il marchio..

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Comunque continuando l’analisi dei bracci di nuova generazione con soluzioni originali, mai ancora pensate da nessuno, il già citato supatrac sicuramente è degno di ulteriori attenzioni.

cominciamo dalla geometria, con il baricentro più basso possibile tipo auta da corsa.. sia dell’articolazione che del contrappeso.

secondo l’inventore del braccio, un fisico che gioca con la hi-fi nei ritagli di tempo, un baricentro più basso del piano di lettura del vinile permette di stabilizzare la testina durante i solchi più movimentati con più alto drag, che altrimenti a causa del momento generato nell’articolazione, tenderebbe ad alzarsi lievemente, in proporzione alla trazione esercitata.

ma di questo ne abbiamo già parlato e dibattuto.

secondo punto, ai confini della genialità e dell’invenzione pura, tanto che nessuno prima di lui ci aveva pensato: l’unipivot orizzontale… 

(segue)

 

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