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L’ecoansia


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mariovalvola
Inviato
36 minuti fa, appecundria ha scritto:

certo, io però mi riferivo al fatto che l'aver aperto centrali a carbone non esime la Germania dal conseguimento degli obiettivi di riduzione della CO2. Se emette 10 in più col carbone dovrà tagliare 10 da qualche parte, è la somma che fa il totale. Quindi affermare "noi facciamo i sacrifici e la Germania apre la centrale a carbone" è una affermazione tendenziosa  seppure vera, inculcata forse dalle fonti negazioniste. Quindi chi se ne convince e lo scrive, è "negazionista a sua insaputa".

È un tuo parere. La ragioneria applicata alle emissioni, è proprio il vezzo europeo. Se emetti meno da una parte, ti senti autorizzato a emettere di più altrove.

Questo atteggiamento, ai fini delle emissioni globali è una porcheria. Poi se per fare emettere di più alla Germania dobbiamo castrarci di più noi come sta capitando ( considerando che la Germania emette il doppio di noi ), fatti i tuoi conti.

I sarò negazionista a mia insaputa ma tu, con lo stesso metro, sei un illuso.

  • Melius 1
mariovalvola
Inviato

Oltretutto questa ragioneria locale porta a livello globale, Ancor meno vantaggi

Inviato

La mia impressione è che quella che è stata definita "ecoansia" sia un escamotage per uscire dal negazionismo sul cambiamento climatico e nel contempo trovare un pretesto, una pseudo-giustificazione, per non operare per contenerlo.

Per step.

Il primo è stato il negazionismo, che tuttavia si è scontrato con le difficoltà di sostenere la posizione, se non con artifici e fallacie logiche.

Il secondo, gli eventi estremi dal punto di vista climatico hanno fatto sollevare dei dubbi anche in chi era negazionista, il passaggio è stato di negare l'origine antropica del cambimento climatico e con essa trovare una giustificazione per non operare per contenerlo.

Terzo passaggio, di fronte al dubbio che che il cambiamento climatico sia di origine antropica, si ridimensiona il problema, quindi il cambiamento climatico c'è, è opera dell'uomo, ma l'allarme è eccessivo, la "ecoansia", una trovata retorica dei negazionisti della prima ora, proprio perché esagerata sarebbe falsa e quindi non è necessario operare per contenerlo.

Quarto passaggio, più che ansiosi in molti sono preoccupati, viene meno la giustificazione di cui sopra e la si sostuisce con la Cina che non farebbe abbastanza per contenere le emissioni (cosa peraltro non del tutto vera, considerando che i cinesi pare si staino impegnando sul contenimento e che i maggiori produttori di gas serra pro-capite sono gli statunitensi).

I

  • Melius 2
mariovalvola
Inviato

@Savgal  Che sia Cina o Usa, poco cambia. Il problema è che l'Europa da sola, il clima non lo cambia. Non è una scusa. È la realtà.

 

Inviato

@Velvet va che strano! 😁😉


 

Chi supporta finanziariamente la distruzione di Lützerath per mano della RWE

di Andrea Siccardo — 26 Gennaio 2023

 

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La piattaforma Reclaim finance ha messo in fila i principali finanziatori e azionisti del colosso tedesco del carbone, protagonista della recente e contestata espansione della miniera di lignite Garzweiler II. Coinvolte anche le due banche italiane Intesa Sanpaolo e Unicredit. Una vicenda che mostra l’ipocrisia della “finanza sostenibile”

© Rise Up 4 Climate Justice 

Come noto la RWE, la più grande azienda europea nel campo del carbone con 63 milioni di tonnellate estratte solo nel 2022, sta demolendo il villaggio di Lützerath nella Germania Occidentale a favore dell’espansione della sua miniera di lignite, Garzweiler II. Un’espansione ai danni del clima e dei diritti umani, come ha raccontato ReCommon su Altreconomia già lo scorso dicembre. A fine gennaio di quest’anno, a pochi giorni dalla repressione delle proteste dei movimenti e delle organizzazioni per il clima, la piattaforma Reclaim finance che si batte per una finanza a sostegno della transizione ecologica ha elencato nome per nome i più importanti operatori finanziari in qualche modo legati a RWE, tra cui le banche italiane Intesa Sanpaolo e Unicredit, che hanno garantito all’azienda rispettivamente 299 e 247 milioni di dollari tra gennaio e agosto 2022. Altri operatori hanno già escluso l’azienda tedesca proprio per la sua mancata uscita dal carbone, tra cui il colosso assicurativo francese AXA che nel 2017 ha disinvestito e nel 2019 l’ha esclusa dai suoi portafogli dopo un aggiornamento delle politiche di due diligence. “L’elenco dei finanziatori e degli investitori di RWE è interessante perché, ad eccezione di pochi come Vanguard e JP Morgan America, la maggior parte ha adottato politiche per limitare il proprio sostegno al carbone. Sarebbe logico aspettarsi che un gigante dell’energia fossile come RWE venga escluso -annotano i ricercatori di Reclaim finance-. Ma non è questo il caso. Il motivo è che le loro politiche sono notoriamente inadeguate o piene di vie di fuga”.

 

https://infogram.com/banche-rwe-2023-1hnp27mrlqd8y2g

 

 

 

Lo scorso 14 gennaio più di 35mila attivisti per il clima si sono radunati presso il villaggio di Lützerath, nello Stato tedesco della Renania Settentrionale-Vestfalia, per protestare contro l’espansione della miniera di lignite, una superficie di 35 chilometri quadrati e che ha già inglobato nella sua espansione 13 villaggi. “Gli attivisti hanno cercato di difendere il villaggio per anni, sostenendo che l’espansione del carbone non è compatibile con gli impegni della Germania sul clima. Non solo la lignite nella miniera è la forma più sporca di carbone, ma il carbone stesso è il combustibile fossile più inquinante. La miniera non ha senso per il clima ed è indifendibile –ha commentato il 17 gennaio Andy Rowell giornalista e ricercatore di Oil change international, organizzazione di ricerca, comunicazione e advocacy focalizzata sull’esposizione dei costi dei combustibili fossili e sull’agevolazione della transizione verso l’energia pulita-. Ma ancora lo Stato tedesco difende l’indifendibile. E il 14 e il 15 gennaio scorso ha usato la forza bruta per farlo. La polizia ha usato la forza schiacciante e la violenza contro i manifestanti, con circa 20 persone ferite e portate in ospedale”.

Lo strapotere di RWE non sarebbe stato tale senza un sostegno da parte di banche, istituti di credito e investitori. Più di 20 banche internazionali hanno partecipato ad almeno uno dei due prestiti concessi a RWE tra marzo e aprile 2022 per un totale di cinque miliardi di euro. Reclaim finance ha stilato un elenco delle principali banche che hanno finanziato il gigante tedesco del carbone, tra cui figurano la tedesca Commerzbank, il principale finanziatore con 849 milioni di dollari, seguita dalla francese Société générale per 459 milioni e dall’istituto di credito giapponese MUFG. Intesa Sanpaolo si piazza al quinto posto con 299 milioni di dollari mentre UniCredit raggiunge la settima posizione con 247 milioni. Una seconda parte dell’analisi di Reclaim finance riguarda gli azionisti di RWE. Tra questi primeggia BlackRock con circa 1,8 miliardi di euro di quote. Seguono KEB per 1,342 miliardi e la statunitense Vanguard per un miliardo di investimenti oltre alla francese Crédit agricole/Amundi con più di 900 milioni.

 

https://infogram.com/share-rwe-2023-1h0r6rpm7w9ml2e

 

L’analisi della Ong francese continua esaminando i motivi per i quali, nonostante quasi tutti gli attori coinvolti abbiano sottoscritto delle due diligence che escluderebbero o limiterebbero gli investimenti nel settore del carbone, questi siano ancora coinvolti per decine o centinaia di milioni di euro in una delle aziende energetiche più inquinanti d’Europa, che produce il 32% dell’energia e il 22% dei suoi ricavi dal carbone. È un terreno pieno di buchi. Un primo problema è dato dall’ampiezza limitata dei provvedimenti di due diligence, come quelle del MUFG e di SMBC, che riguardano solo il finanziamento diretto di progetti ma non quello generale alle imprese e che invece rappresenta il maggior flusso finanziario verso attività insostenibili. Tra cui rientra RWE. Altre volte le politiche si limitano a escludere solamente le aziende i cui profitti nel campo del carbone superano una certa percentuale. Soglie che spesso sono talmente alte da poter permettere l’inserimento di un’azienda che ricava il 22% del fatturato da questo combustibile. È il caso di Deutsche Bank e JPMorgan Chase che hanno imposto la soglia al valore del 50%. Anche se alcune banche adottano criteri che escluderebbero RWE, questi si applicano solamente ai nuovi clienti e quindi non riguardano l’azienda tedesca che risulta una storica affiliata di molti di questi istituti. Infine, la banca può semplicemente adottare delle “eccezioni su misura” per continuare a investire in aziende e in attività non consone alle proprie politiche sul clima. Ad avere applicato queste “eccezioni” è la banca svedese Seb, che dovrebbe escludere le attività in cui il carbone ricopre più del 15% del mix energetico, ma applica esenzioni alle società che operano in Germania. La stessa strategia è stata utilizzata da UniCredit per giustificare il suo coinvolgimento in RWE per il 2022. Altri istituti, che sulla carta applicano soglie molto rigorose, finiscono per accettare di finanziare le aziende che presentano “una strategia di diversificazione” o con “un piano di transizione in linea con l’Accordo di Parigi sul clima”. RWE rientra in queste categorie in quanto secondo Reclaim finance “starebbe investendo la maggior parte del proprio capitale in energie rinnovabili”. Di fatto si sta premiando il greenwashing delle aziende fossili.

“Così i grandi operatori finanziari possono affermare di sostenere sia l’uscita dal carbone sia lo sviluppo di un gigante delle energie rinnovabili in divenire -continua Reclaim finance-. La loro mancanza di reazione pubblica quando un’azienda rade inutilmente al suolo un villaggio è sufficiente per esprimere un giudizio: i loro interessi finanziari hanno la precedenza sulla giusta transizione”.

Le operazioni di RWE, inoltre, non vengono considerate come l’apertura di una nuova miniera (vietata dalle due diligence di molti istituti tra cui Société générale e BNP Paribas) ma l’espansione di un asset già esistente, la cui prima approvazione risale al 1987. Anche se RWE ha riconosciuto, nell’ottobre 2022, il 2030 come limite per l’eliminazione graduale del carbone, negli anni precedenti si è opposta a questa misura cercando inoltre di ottenere compensazioni dal governo tedesco. Per anni ha sostenuto che avrebbe sfruttato i suoi asset di carbone fino alla fine della loro vita utile e avrebbe abbandonato il combustibile entro il 2050. Inoltre ha citato a giudizio il governo olandese per la sua decisione di imporre l’uscita dal carbone al 2030. “Oggi l’azienda sta perseguendo la stessa strategia con la sua espansione a Lützerath. Tuttavia nessun attore finanziario compresi quelli che sono in cima alla lista di coloro che sono felici di proclamare il loro impegno per una ‘giusta transizione’, è intervenuto per condannare anche le azioni di RWE”. Anche la credibilità è stata rasa al suolo.

  • Thanks 1
Inviato

@Savgal fatti meno film, solitamente sei razionale e nell’ultimo post mi pare che tu abbia dato sfoggio di molta fantasia e di poca razionalità.

mariovalvola
Inviato

@Savgal  Quindi se non si riesce, in tempi umanamente brevi, a concertare un'azione comune sulle emissioni, gli sforzi locali, pur lodevoli, non cambiano sensibilmente la situazione.

Non è qui la scienza che deve agire.

È la politica e la diplomazia internazionale che deve trovare un'intesa realistica. Non proclami.

 

 

 

Inviato

@Velvet si scoprono gli altarini 😁 :

 

 

https://business24tv.it/2022/10/04/germania-rwe-annuncia-lo-stop-al-carbone-con-8-anni-di-anticipo/

 

Germania, Rwe annuncia lo stop al carbone con 8 anni di anticipo

Giulia Guidi

04-10-2022


shutterstock_2158930861.jpg

SHUTTERSTOCK

 

Il ministro dell’Economia e della protezione climatica Habeck: “Ciò consentirà di risparmiare 280 milioni di tonnellate di CO2”

 

Il colosso energetico tedesco Rwe annuncia lo stop delle sue centrali a carbone nel 2030, otto anni prima del previsto. Rwe informa di averlo concordato con il governo federale e il governo statale della Renania settentrionale-Vestfalia. 

«Porremo fine alla produzione di energia a lignite nel 2030, due volte più velocemente del previsto» ha detto il ceo della Rwe, Markus Krebber in una conferenza stampa. Ciò consentirà di risparmiare 280 milioni di tonnellate di CO2, ha affermato il ministro dell’Economia e della protezione climatica, Robert Habeck, durante la conferenza. 

Inviato
4 ore fa, rebeccariccobon ha scritto:

??? Impara a leggere piuttosto ... che le tue interpretazioni e la tua da te presunta superiorità morale non mi fa nessun effetto .

Idem, con patatine

 

 

😉

Ti è andata bene sto giro, ma magari la prossima non ti va altrettanto bene. Come potrebbe andarti l' ho scritto sopra, sulla base di quello che ho visto tra maggio e luglio, quindi prima di parlare di :"

non è  successo davvero nulla, digli che vadano a dormire da mamma e papa` a quegli eco-sfigati [ che magari conosci solo tu ] ."

pensaci un attimino a quello che scrivi .Visto che poi tiri in ballo " la tua da te presunta superiorità morale." .Caro.

 

Inviato
56 minuti fa, Velvet ha scritto:

e infine non potevano rimanere agli occhi del mondo gli unici ad abbeverarsi al 100% dalla mammella di Putin.

Non che gliene fregasse più di tanto. Herr Schroeder, smessi i panni da bundeskanzler ha preso ufficio a Mosca sotto er cupolonsky di vetro di GazProm (non proprio la scrivania vicina ai cessi del collega sindacalista di Fantozzi quindi) 

Anche la moral-suasion dello Zio Tom per non aprire il secondo tubo del north-stream erano stata accolta con moderato entusiasmo: "Si, si, trankvillo Joe, ora mettiamo in pressionen die Röhren e poi kiudiamo rupinetten.."

C'è voluto l "l'aiutino" per farli decidere una volta per tutte...

Inviato
8 ore fa, maurodg65 ha scritto:

sulle cause dell’alluvione in Emilia Romagna si potrebbe discutere, perchè sicuramente la causa è il clima, ma resta ancora da stabilire se la causa sia nello specifico il cambiamento climatico)

Non ho capito!  Due bombe d'acqua a maggio e poi a distanza di due mesi grandine come palline da tennis e  venti che han scoperchiano case che sarebbe secondo te?

Mai visti fenomeni di questa intensità e con questa sequenza ravvicinata in passato.

 

Sul resto che hai scritto io penso che la linea sia tracciata, almeno spero che lo sia. Le cose si possono aggiustare in corsa ma se non parti a provare a metterci pezze secondo me è peggio, molto peggio.

Quello che ho visto da me può succedere anche da te ,  e quando succede da te poi apri gli occhi.

 

Inviato
25 minuti fa, Martin ha scritto:

C'è voluto l "l'aiutino"

Beh, si sa che per spostare i tedeschi dalle proprie intime convinzioni, specie se totalmente errate, le maniere forti sono sempre la soluzione da mettere sul piatto per prima. Son fatti così...

 

  • Haha 1
Inviato
5 ore fa, Velvet ha scritto:

Senza andare lontano, il capannone confinante con il mio ha il tetto in purissimo eternit (senza pannelli solari). Traforato come un groviera dopo la recente grandinata.

Pensa che in passato ci facevano anche le vasche di caduta per l'acqua dei bagni nelle abitazioni.

Comunque l'eternit ( quello con amianto)sarebbe sufficiente trattarlo con una miscela di vinavil e vernice per renderlo non pericoloso, non è costi molto farlo, basta volerlo fare.

 

Inviato
Adesso, andpi65 ha scritto:

Pensa che in passato ci facevano anche le vasche di caduta per l'acqua dei bagni nelle abitazioni.

Lo so, i miei nonni l'avevano in soffitta (ormai scollegata dall'impianto). Si stima che nel sistema idrico nazionale ci siano ancora centinaia di km di tubi in amianto, se è per questo.

 

3 minuti fa, andpi65 ha scritto:

basta volerlo fare.

Eh già... Ma fra il dire e il fare...

Inviato
15 minuti fa, andpi65 ha scritto:

Non ho capito!  Due bombe d'acqua a maggio e poi a distanza di due mesi grandine come palline da tennis e  venti che han scoperchiano case che sarebbe secondo te?

Secondo me niente, io non studio il clima, secondo loro, ma sono cose già postate al tempo:

 


https://www.micromega.net/alluvioni-le-cause-di-un-disastro/amp/

 

Alluvioni, le cause di un disastro

2 mesi fa

Emilia-Romagna, Sardegna e Campania sono i territori più degradati del Paese secondo l'Atlante ISPRA dei Dati Ambientali 2023.

Sono giorni difficili, i giorni della tragedia in Emilia-Romagna: di vittime accertate se ne contano 15; decine di migliaia gli sfollati, quasi 40 mila e per due terzi nel ravennate; strutture d’accoglienza approntate in fretta ospitano circa 5 mila persone. Campi ridotti a paludi, saline sott’acqua come risaie, case sventrate e più di 500 strade interrotte dopo più di 300 frane. Ovunque devastazione e paura. E continua a piovere.
Il sito web della regione è uno scatto in progressione. Il 19 maggio segna il prima e il dopo: in un’ora appena si passa dall’ordinario (con il rituale comunicato di stagione, dedicato alle spiagge pronte ad accogliere i turisti), all’emergenza dell’alluvione. Da quel momento, un susseguirsi di notizie drammatiche e qualche intervento a discolpa, da parte dell’amministrazione Bonaccini.

L’assessora regionale Barbara Lori chiarisce in una nota che “La legge urbanistica regionale funziona, già evitati nuovi insediamenti per oltre 11 mila ettari, con la possibilità concreta di ‘salvare’ l’85% del territorio inserito nella precedente programmazione”. Come dire: la norma c’è, a partire da quella contro la cementificazione. L’amministrazione prova a respingere gli attacchi di una maggioranza che gioca ancora a fare l’opposizione.
A cercare i dati, è la Piattaforma Nazionale Adattamento Cambiamenti Climatici a registrare l’impegno delle regioni: nel 2015 l’Emilia Romagna ha approvato il Percorso verso un’unitaria strategia di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; sin dal 2011 ha avviato i Piani Clima territoriali.

La buona volontà non basta, certamente. E non può negarsi come il consumo di suolo in Italia fotografato dal Rapporto SNPA 2022 ci dica che “tra il 2006 e il 2021 abbiamo perso 1.153 km2 di suolo naturale o seminaturale, a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di Euro l’anno”.
Tra le regioni è la Valle d’Aosta quella con il consumo inferiore, ma il trend è in crescita pure lì; gli incrementi maggiori sono avvenuti in Lombardia (con 883 ettari in più), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499); i valori percentuali più elevati si collocano anche quest’anno in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%).

Tra i numeri insomma ci si perde, ma il quadro va per lo meno abbozzato. L’istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), insieme alle 21 Agenzie delle Regioni (ARPA) e delle Province autonome (APPA), fa parte del Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), istituito con legge del 2016. È di aprile l’ultimo Atlante ISPRA dei Dati Ambientali 2023, pubblicazione che restituisce la fotografia del degrado del suolo e del territorio: tra le aree degradate del nostro paese “i risultati aggregati regionalmente mostrano i valori più alti per Sardegna, Emilia-Romagna e Campania”.
Le rilevazioni dell’Istituto al 17 maggiodi quest’anno completano lo scenario. Per percentuali di territorio potenzialmente allagabile e di popolazione esposta a rischio di alluvione, l’Emilia-Romagna ha valori superiori rispetto a quelli calcolati alla scala nazionale: “l’11,6% del territorio regionale, in cui risiede poco meno del 10% della popolazione, ricade in aree potenzialmente allagabili secondo uno scenario di pericolosità elevata”. Ravenna e Ferrara, le province con maggiori estensioni di territorio inondabile, con punte rispettivamente dell’80% e di quasi il 100% in caso di scenario di pericolosità media da alluvioni. La regione peraltro è stata interessata – è bene dirlo – da due eventi in sequenza in meno di venti giorni con livelli di precipitazione mensile che hanno superato i 450 millimetri in varie località.

 

Inviato
2 minuti fa, Velvet ha scritto:

Eh già... Ma fra il dire e il fare...

Tocca essere deficienti forte per non farlo , se sotto quelle lastre, probabilmente ammalorate dal tempo, ci stai sotto tutti i giorni.


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