Questo è un messaggio popolare. Grancolauro Inviato 13 Agosto 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 13 Agosto 2023 Su richiesta di @Alpine71 e @aldofranci, arrivata in un altro thread, racconto qui la storia di un manoscritto: quello del Concerto per pianoforte e orchestra in Sol maggiore di Beethoven, op. 58. La storia è strana perché il manoscritto è misteriosamente scomparso. Ma partiamo dall’inizio. Beethoven scrive il Quarto Concerto tra il 1805 e il 1806. E’ un periodo assai prolifico sotto il profilo creativo: B. sta al contempo componendo la Quinta Sinfonia, il Concerto per violino, la prima versione del Fidelio. Tutte opere rivoluzionarie per l’epoca. All'inizio del 1807 il Quarto Concerto è pronto e viene inviato a casa dell’incisore/stampatore. Ma lì il manoscritto scompare. Smarrito? Trafugato? Distrutto? Non lo sappiamo. Qualcuno sostiene che il manoscritto non esista più, altri che sia nascosto nella cassaforte di qualche facoltoso collezionista viennese che si guarda bene dal dirlo in giro. Resta il fatto che il Quarto concerto per pianoforte e orchestra è l’unico dei cinque composti da B. di cui non possediamo il manoscritto originale. Non tutto andò perduto, tuttavia. Su richiesta di B., prima dell’invio all’incisore il manoscritto fu riprodotto dal cosiddetto “Copista D”: Frederich Klumpar. Una copia di backup, per così dire, sulla quale ancora oggi si basano le edizioni a stampa di questo concerto. Ma la copia di Klumpar ebbe una vita non meno travagliata dell’originale. B. decise infatti di ritardare la pubblicazione del nuovo concerto, in modo da poterlo prima eseguire in pubblico. Una scelta di marketing, tra le tante di B. in quel periodo. La prima ebbe luogo, con B. solista, nel palazzo viennese del principe Lobkowitz in occasione di due concerti nel marzo 1807, concerti il cui programma includeva anche la Quarta Sinfonia e l’Overture del Coriolano. Il principe accolse con entusiasmo il nuovo pezzo, suggerendo a B., tuttavia, di prepararne una versione per quintetto d’archi, la formazione da camera dal principe preferita. Come dire: bello, ma si può fare di meglio (!). B. accolse con favore l’invito (ben remunerato) di Lobkowitz. In vista della versione cameristica, che richiedeva un “rafforzamento” della parte solistica, B. fece tuttavia più di 80 modifiche alla copia di Klumpar, annotate a mano qua e là sui fogli, e indirizzate a Franz Alexander Pössinger, a cui fu affidato il compito di riorchestrare il brano. Si tratta di modifiche di non facile interpretazione, talora criptiche, elusive. Fatto sta che la versione per pianoforte e quintetto d'archi vide la luce nell’estate del 1807, un anno prima della versione per pianoforte ed orchestra che conosciamo. La prima edizione a stampa del 1808 si basò ancora sul manoscritto Klupmar non integrato tuttavia delle annotazioni autografe di Beethoven, alcune delle quali vennero inserite in edizioni molto successive. Fatto sta che quanto B. eseguì questo pezzo per la seconda volta nel dicembre 1808, in occasione del concerto-maratona al teatro An der Wien (in programma anche la Quarta e la Quinta Sinfonia, la Fantasia op. 80 e alcuni brani tratti dalla Messa in Do mag. op. 86), utilizzò la versione solistica preparata per il Quintetto, più ricca e virtuosistica di quella a stampa. Carl Czerny, che non era l’ultimo arrivato, annota infatti nel suo taccuino che la versione ascoltata al teatro viennese “conteneva molte più note di quelle scritte nello spartito”. Sullo sfondo stanno probabilmente ancora una volta questioni di marketing: chi pagava il biglietto aveva la possibilità di ascoltare una versione diversa da quella a stampa, come per altro accade ancora oggi con la musica non-classica. Una versione nella quale B. poteva mettere in mostra la sua inventiva e il suo inimitabile virtuosismo. Qual è la morale di questa lunga storia? Ve ne sono tante. Primo: non sappiamo bene quale sia la versione “autentica” del Quarto concerto. Quella approvata per la stampa da B. o quella che B. eseguì dal vivo, sulla base delle annotazioni del manoscritto Klumpar, nel 1808? Ah, saperlo. Secondo: ancora ai tempi di Beethoven la musica classica non era così “cristallizzata” come la pensiamo oggi. C’era differenza tra versioni a stampa e versioni dal vivo, e i materiali di partenza venivano continuamente riadattati per complessi strumentali diversi, dall’autore o da “manovali” da questo incaricati. E questo vale per gran parte dell'800, perlomeno fino a Brahms direi. Quindi, anche qui: qual è l’originale e qual è la copia? Ah, saperlo. Terzo, il Quarto Concerto resta un’opera meravigliosa, comunque la si legga o la si ricostruisca, una pietra miliare nella storia della musica. Esistono oggi registrazioni che includono le annotazioni del manoscritto Klumpar (Cascioli/Minasi con l'Ensamble Resonanz), come pure esecuzioni della versione per quintetto d'archi. Tutte da ascoltare. Fine del pippone, e buon Ferragosto! ps: la storia che ho raccontato si basa su fonti di terza e quarta mano. In particolare, le mie fonti principali sono le annotazioni di Hans-Werner Küthen tratte dall’edizione Heine Urtext dello spartito del concerto, il fantastico libro di Mark Ferraguto "Beethoven 1806", più alcune biografie di Beethoven che girano per casa. Quindi, se qualcuno ha una versione migliore, più ricca o attendibile della storia, lo prego di integrare o correggere quanto scritto sopra. Grazie! 9 13
analogico_09 Inviato 13 Agosto 2023 Inviato 13 Agosto 2023 4 ore fa, Grancolauro ha scritto: Fine del pippone, e buon Ferragosto! Non sempre i "pipponi" finiscono per nuocere, anzi ben vengano altri pipponi come questi. Non conoscevo la storia del grande concerto beethoveniano, non sapevo proprio che avesse una storia così "travagliata" e affascinate che getta luce su cone venisse intesa ai tempi la musica molto meno "cristallizzata" di quanto non possa appire oggi, in tempi di scarsa creatività che inducono quindi in ambito "accademico" a "conservare" quanto sia stato creato, dovendo cercare aldifuori di questa tradizione piuttosto chiusa in se' l'impulso musicale innovativo. Diciamo bisognerebbe cercare negli ambiti musicali "indipendenti", come si usa dire oggi a proposito di tutto ciò che va oltre la convenzione. Molto interessante quanto proponi; mi è piaciuto molto, fonte di arricchimento e di conoscenza, leggere i percorsi travagliati e "frastagliati", ma tutt'altro che inutili o insignificanti a quanto leggo, che hanno portato alla nascita del grande concerto per piano ed orchestra di Beethoven, secondo i processi creativi, produttivi e "marketing" usati ai tempi, non molto dissimili dagli attuali e che tra un po', "fattami" (uso un termine teriBBile, davvero dissonante.., a volte mi diverte spezzare il filo accordale delle parole più consueto) venire tu la voglia riascolterò. Ho già inforcato la cuffia, subito dopo aver terminato e lanciato il post (non prima.., io o ascolto la musica, i suoni musicali, oppure scrivo parole, le due cose insieme non le so fare, mi impiccio... ), cercherò in Tidal una versione che sia più affine alle mie corde ascoltatoriali. Non mi va di riaccendere lo stereo. Ti farò sapere, e grazie dello stimolo. Edit: Mi sono fermato su Brendel, Haitink, London Phil. Orch. Di primo acchitto: deliza. 1
Grancolauro Inviato 13 Agosto 2023 Autore Inviato 13 Agosto 2023 @analogico_09 grazie molte. Per chi come te è affascinato dalle versioni filologiche con strumenti originali, consiglio di ascoltare questa versione per fortepiano e orchestra, davvero molto ben eseguita e registrata
analogico_09 Inviato 14 Agosto 2023 Inviato 14 Agosto 2023 @Grancolauro Grazie Damiano, conosco altre versioni filologiche di queste opere, aggiungerò anche quella che mi suggerisci.
maverick Inviato 14 Agosto 2023 Inviato 14 Agosto 2023 @Grancolauro Quindi lo spiazzante inizio del concerto, così come suonato da Cascioli, di cui parlavo in altro thread, fa riferimento a questo accavallarsi di edizioni ?
Questo è un messaggio popolare. Lolparpit Inviato 14 Agosto 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 14 Agosto 2023 @Grancolauro Pippone bellissimo! Mi interessa molto, occupandomi io di filologia in relazione a testi letterari. Dal mio punto di vista si tratta, tecnicamente, di un ‘testo a trasmissione redazionale in assenza dell’originale autografo’. Da filologo, che deve ricostruire un testo fedele alla volontà dell’autore, mi trovò davanti a due redazioni non autografe (L’autografo di LvB non c’è…), ma comunque con ipoteca autoriale: la copia di Klumpar deriva certamente da un autografo beethoveniano, ed ha dato origine alla tradizione a stampa (non la chiamiamo ‘editio princeps’) vivente l’autore, che l’autore stesso non ha mai smentito o sconfessato. La seconda redazione è sempre autoriale: si documenta con le aggiunte correzioni mandate a Possinger (se non ho capito male, sono autografe). C’è poi la testimonianza di Czerny che riscontrava più note rispetto alla princeps (la chiameremmo ‘versio aucta’, versione accresciuta). Insomma, da filologo, le pubblicherei entrambe, usando come testo di riferimento l’edizione a stampa. Piccoli parallelismi con i letterati: Beethoven, vedo, aveva dei copisti di fiducia. Petrarca, che era piuttosto benestante, ne aveva cinque… Beethoven ha comunicato varianti a un amico…così Petrarca, che ha comunicato per lettera agli amici (Boccaccio) modifiche ad alcuni passi del Bucolicum carmen. La copia Klumpar equivale a una copia in pulito (tecnicamente la ‘transcriptio in ordine’) affidata a un copista di fiducia, prassi normale. Interessantissimo caso filologico. Ho sentito l’esecuzione di Cascioli: molto interessante l’operazione culturale…ma così il concerto perde un po’ della delicatezza intimistica a cui ero abituato …diventa più simile al 5o, più esuberante ed estroverso. un saluto agostano, Angelo 3
Grancolauro Inviato 14 Agosto 2023 Autore Inviato 14 Agosto 2023 @maverick ciao, se ti riferisci all’accordo iniziale arpeggiato, non so se nel manoscritto Klupmar sia annotato cosi, il manoscritto non l’ho mai visto. Forse su internet si trova, non ho idea. So solo che Czerny, sempre lui, racconta che Beethoven eseguì l’accordo iniziale in quel modo nel famoso concerto del 1808. Quindi trovo corretto che Cascioli lo esegua così. Lo stesso d’altra parte fa Bezuidenhaus nel disco che ho indicato sopra. Se non ricordo male, arpeggia l’accordo di Sol maggiore anche Kovachevic, anche se la sua non è un’edizione filologicamente orientata. Insomma, Cascioli è in buona compagnia. Ma forse ti riferivi ad altro
maverick Inviato 14 Agosto 2023 Inviato 14 Agosto 2023 @Grancolauro no ..no .. mi riferivo proprio a quello, e sei stato preciso ed esauriente come al solito
Alpine71 Inviato 15 Agosto 2023 Inviato 15 Agosto 2023 @Grancolaurolo sapevo che valeva la pena chiederti il “pippone” estivo! Grazie assai, interessantissimo
Grancolauro Inviato 15 Agosto 2023 Autore Inviato 15 Agosto 2023 @Alpine71 grazie a te, figurati. In questo periodo sto leggendo un po' di cose su Ludovico van e mi è venuto facile
Grancolauro Inviato 15 Agosto 2023 Autore Inviato 15 Agosto 2023 @Lolparpit Grazie mille delle tue osservazioni, davvero interessanti. Di filologia non so nulla, ma di instito penso anch'io che sarebbe opportuno pubblicare due versioni del Quarto concerto, quella canonica del 1806 e quella del 1808. Forse il problema sta nel fatto che le annotazioni di Beethoven sulla copia di Klumper si prestano a molteplici interpretazioni, e purpotroppo non abbiamo la registrazione del concerto del 1808 a Vienna per sciogliere i nostri dubbi :) Questo si collega a un'altra tua osservazione che condivido: la versione "anabolizzata" del Quarto concerto lo rende più simile al Quinto, facendogli perdere i tratti intimistici e "sotterranei" che lo caratterizzano. Insieme alla Quarta sinfonia e al concerto per violino, il Quarto concerto costituisce in tal senso un'anomalia rispetto alle opere del periodo "eroico" (basti pensare alle differenze rispetto alla Quinta e alla Nona sinfonia, al Quinto concerto, alle sonate Waldstein e Appassionata). Una splendida anomalia che tende a sbiadire nella versione del 1808.
maverick Inviato 15 Agosto 2023 Inviato 15 Agosto 2023 17 ore fa, Grancolauro ha scritto: Se non ricordo male, arpeggia l’accordo di Sol maggiore anche Kovachevic, Su YouTube ho trovato un video, ..ma l'incipit è assolutamente tradizionale. Dischi non ne ho ...
Grancolauro Inviato 15 Agosto 2023 Autore Inviato 15 Agosto 2023 @maverick allora mi sono sbagliato io di sicuro. Ricordavo un disco di Kovacevich con l’Australian Chamber Orchestra che inizia così ma chissà dov’è… Nelle versioni per fortepiano l’accordo arpeggiato all’inizio è piuttosto frequente, ad ogni modo. Qui sotto ad esempio Levin: Bezuidenhout di cui si diceva sopra: Anton Nel: Che poi col fortepiano ha più senso arpeggiare quell’accordo: il tempo di decadimento del suono è minore, quindi se vuoi tenere l’accordo lungo come sta scritto sullo spartito conviene arpeggiarlo. Col pianoforte il problema non si pone invece
maverick Inviato 15 Agosto 2023 Inviato 15 Agosto 2023 @Grancolauro grazie comunque a me convince sempre di più la versione "tradizionale", (l'accordo di sol maggiore, semplice da suonare, ma difficilissimo da interpretare, anche a detta di illustri esecutori). ma è ovviamente un gusto totalmente personale, che nulla ha di "storico o più attendibile".
Grancolauro Inviato 15 Agosto 2023 Autore Inviato 15 Agosto 2023 @maverick condivido, anche a me la versione tradizionale piace di più, molto di più
SimoTocca Inviato 18 Agosto 2023 Inviato 18 Agosto 2023 Grazie per la tua bella dissertazione sul mio concerto preferito in assoluto, il quarto di Beethoven! E, mi pare, la storia dei manoscritti originali che hai raccontato si complica ancor più se si pensa a cosa accadde dopo la prima esecuzione pubblica del Marzo 1807, con Beethoven medesimo al pianoforte. Dopo circa 7 mesi infatti Beethoven cercò un pianista per eseguire il suo nuovo concerto ad una sottoscrizione pubblica. Già qui si pone una domanda: perché Beethoven cercava un pianista che non fosse lui medesimo? Forse per i problemi di salute che lo stavano iniziando a tormentare …in particolare la sordità? E, se così, forse ci sarebbe da chiedersi l’accoglienza ricevuta dalla prima esecuzione a cura di Beethoven in quel primo concerto pubblico del 1807, che vide l’esecuzione anche dell’ouverture Coriolano e della quarta Sinfonia. Fatto sta che Beethoven affida la parte del solista a Ferdinand Reis, suo giovane allievo (e suo futuro biografo). Anche qui: quale sarà stato lo spartito? Perché Reis declina dopo pochi giorni l’offerta, trovando lo spartito troppo difficile e troppo poco il tempo per impararlo, e si offre di eseguire il già noto concerto in Do minore. Beethoven si “infuria”, toglie dalle mani lo spartito (quale?) a Reis e lo mette in quelle di una nuova promessa emergente della tastiera, Friederich Stein. Ma anche Stein alla fine si arrende e alla sottoscrizione pubblica organizzata da Beethoven suonerà il concerto in Do minore. Insomma in qualche maniera il “giallo” quasi quasi si infittisce…ed è possibile poi che Beethoven abbia “cancellato” le note in più aggiunte nei primi mesi del 1807. Chissa? Fatto sta che di certo l’atmosfera del quarto Concerto è una atmosfera lunare, a tratti quasi malinconica… come se Ludwig avesse voluto disvelare in musica il suo intimo…quasi femminile! Beh… ci sarebbe poi molto da disquisire anche su questo aspetto…ma di certo c’è il fatto rivoluzionario che è il pianoforte ad “aprire” la scena, e non l’orchestra, ed è una scrittura tecnicamente difficile, molto più difficile di quella del terzo… ma meno appariscente. Forse per questo, per un secolo, il quarto concerto è stato quello più trascurato, o forse meno gradito, dai solisti: più difficile e con minor soddisfazione perché “meno appariscente”. Grazie ancora a @Grancolauro per la sua bella storia….. E approfitto per dire che versione che amo di più è quella splendida del giovane Pollini al piano con il vecchio Böhm sul podio dei Wiener: c’è una specie di contrasto naturale, perché caratteriale, culturale, politico ed insomma intrinseco ai due musicisti così diversi, contrasto che esalta quanto Beethoven ha pensato: il pianoforte finalmente libero dall’orchestra, in una rivoluzione, finalmente pacifica, in cui però in qualche maniera quasi “soccombe” alle bordate dell’orchestra. La scrittura “non eroica” del pianoforte, che invece sia nel terzo che sopratutto nel quinto concerto, tiene testa e combatte ad armi pari con una intiera orchestra, è pensata per far sentire il pianoforte protagonista, sì, ma non “combattente eroico”… Tanto che la pur bellissima registrazione a Berlino di quasi vent’anni dopo, con Abbado, quasi quasi riesce meno proprio per il comune sentire dei due musicisti amici milanesi.. 1
Grancolauro Inviato 18 Agosto 2023 Autore Inviato 18 Agosto 2023 @SimoTocca grazie delle interessanti aggiunte alla storia del Quarto concerto! Mi fa piacere che quest’opera sia nelle corde di molti nel forum. A proposito del carattere introspettivo e lunare del concerto, c’è un noto studioso anglosassone che sostiene da anni una tesi molto discussa, relativa al secondo movimento. Questa la tesi: l’inizio del secondo movimento, caratterizzato da uno scambio tra archi e pianoforte dai toni molto drammatici, rappresenterebbe un dialogo tra Orfeo (il pianista) e le Furie (gli archi), seguito dal tentativo fallito di Orfeo di strappare la sua Euridice dagli inferi. Vi sembra plausibile? A me non tanto. Mi ricorda un po’ la storia della sonata “Al chiaro di luna”, nome che mai Beethoven avrebbe dato a una sua opera.
SimoTocca Inviato 19 Agosto 2023 Inviato 19 Agosto 2023 @Grancolauro L’ho letta questa ipotesi, e anzi letta perché riportata da diverse parti… A me non convince per niente…anche perché il secondo movimento sfuma, senza soluzione di continuo (fatto, anche questo, inusuale fino a Beethoven) nel terzo tempo che è pieno di allegri slanci vitali… un po’ un controsenso, no?
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