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Le "evoluzioni" degli strumenti musicali


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analogico_09
Inviato

Spesso, nelle varie discussioni incentrate su musica antica vs filologia; pianoforte vs clavicembalo o fortepiano; violino, oboe, tromba, flauto e altri strumenti "moderni" vs gli equivalenti "antichi" e barocchi, ecc, abbiamo assunto posizioni contrastanti per quanto riguarda l'evoluzione degli strumenti msicali, su ciò che significhi il fenomeno sul piano estetico-evolutivo, storico, "fisico", tecnico, organologico.
Si è anche sostenuto che, ad esempio,  il pianoforte sia l'evoluzione del cembalo, e il violoncello l'evoluzione della viola da gamba, e così via.., in quanto strumenti perfezionati, ovvero migliori in assoluto.

Ma davvero si potrà parlare di "evoluzione" dello strumento nell'accezione più stretta e categorica del termine (miglioramento, perfezionamento, superamento, ecc) e non già inteso come semplice cambiamento che non determina l'obsolescenza dello strumento precedente il quale non viene pertanto sostituito in toto dal nuovo. 
Ascoltiamo cosa dice al riguardo non solo del suo strumento, in un programma di RadioTre, Alfredo Bernardini, tra i più prestigiosi specialisti di oboe barocco, di musica antica, interprete, ricercatore, docente, ecc, che vanta un curriculum  molto interessante

 

https://www.raiplayradio.it/video/2018/05/Alfredo-Bernardini-LOboe-Barocco-ee32eb61-9a1c-440c-abbb-af20f8b5ba6b.html

 

 

 

 

  • Melius 1
Inviato

Ieri dopo mesi ho potuto riascoltare finalmente un’orchestra dal vivo all’Opera di Roma. Quanto sono belli e luminosi i fiati moderni (legni e ottoni) rispetto a quelli d’epoca.

Per me un corno moderno e’ una splendida evoluzione di quello di tre secoli fa.

Mentre invece non lo e’ il

pianoforte rispetto al clavicembalo (sono strumenti diversi)

  • Melius 1
analogico_09
Inviato
24 minuti fa, mozarteum ha scritto:

Ieri dopo mesi ho potuto riascoltare finalmente un’orchestra dal vivo all’Opera di Roma. Quanto sono belli e luminosi i fiati moderni (legni e ottoni) rispetto a quelli d’epoca.

Per me un corno moderno e’ una splendida evoluzione di quello di tre secoli fa.

 

Beato te per ieri all'Opera. Cosa hai ascoltato?

 

Piacciono anche a me gli strumenti moderni adatti ad eseguire i repertori musicali moderni; mi piacciono anche senza paragonarli agli strumenti "antichi" adatti ad eseguire la musica antica. Allo stesso modo mi piacciono gli strumenti antichi nei loro repertori antichi senza paragonarli ai moderni. In tal modo me li faccio piacere tutti e due... 😉

Io penso, anzi "sento" che trasferendo i corni moderni alle musiche antiche, sfavillanti nei loro repertori, gli stessi apparirebbero inadeguati nella musica antica, e viceversa...
Non c'è il meglio o il peggio, l'evoluto e l'involuto, cose che riguardano i telefonini, come dice giustamente Bernardini, ma solo la grande opportunità della diversità che ci rende più ricchi artisticamente.

 



 

Inviato

Si certo. Resta pero’ sempre il dubbio se sarebbe piaciuto ai compositori antichi disporre di strumenti migliori (eccetto che quelli ad arco) per le loro composizioni. Chissa’.

Diamo per scontato che fossero entusiasti dei loro e la filologia potrebbe significare restaurazione di un imperfetto. Se il pezzo musicale fosse inteso come “res” al modo di un oggetto o di un quadro, sarebbe tutto piu’ semplice: va eseguito con quello che l’autore aveva a disposizione perche’ questo e’ il suo statuto artistico/materiale del tempo.

Se invece viene intesa come corpo vivente che in un certo senso segue la sensibilita’ e la capacita’ di recezione di un ascoltatore contemporaneo non archeologo la cosa si complica.

 

Una via di mezzo e’ eseguire con prassi antica su strumenti di fabbricazione moderna che suonano come quelli d’epoca ma -quanto agli ottoni e ai legni- meglio.

Questione aperta su cui non ho dogmi

 

  • Melius 2
analogico_09
Inviato
1 ora fa, mozarteum ha scritto:

pianoforte rispetto al clavicembalo (sono strumenti diversi)

 

 

Il clavicembalo è uno strumento molto diverso e autonomo e vanta una vasta, coltissma letteratura che va dal rinascimento al '900 , secolo della riscoperta da parte di importanti musicisti, compositori ed esecutori.

In effetti il pianoforte all'interno della grande letteratura clavicembalistica dovrebbe comportarsi da ospite, ricavarsi il suo buon cantuccio ma senza fare troppo chiasso quando intravere la possibilità di suonare la musica di Bach, specialmente quella, con l'arrogante pretesa di sentirdi superiore, di sostituirsi al cembalo come se fosse uno strumento sottoposto, o scaduto... Questa è purtroppo una concezione molto diffusa tra gli ascolttori e gli "addetti ai lavori".

 

 

analogico_09
Inviato
55 minuti fa, mozarteum ha scritto:

Si certo. Resta pero’ sempre il dubbio se sarebbe piaciuto ai compositori antichi disporre di strumenti migliori (eccetto che quelli ad arco) per le loro composizioni. Chissa’.

Diamo per scontato che fossero entusiasti dei loro e la filologia potrebbe significare restaurazione di un imperfetto. Se il pezzo musicale fosse inteso come “res” al modo di un oggetto o di un quadro, sarebbe tutto piu’ semplice: va eseguito con quello che l’autore aveva a disposizione perche’ questo e’ il suo statuto artistico/materiale del tempo.

Se invece viene intesa come corpo vivente che in un certo senso segue la sensibilita’ e la capacita’ di recezione di un ascoltatore contemporaneo non archeologo la cosa si complica.

 

Una via di mezzo e’ eseguire con prassi antica su strumenti di fabbricazione moderna che suonano come quelli d’epoca ma -quanto agli ottoni e ai legni- meglio.

Questione aperta su cui non ho dogmi

 

 

Io penso che con questi dubbi dovremmo dubitare anche dell'eccellenza dei nostri strumenti moderni, contemporanei, che un domani potrebbero essere considerati limitati, imitati già nella stessa epoca di apparteneza temporale, storica, estetica.

Penso inoltre che i musicisti "antichi", stando alle meraviglie musicali che ci hanno lasciato, abituati a comporre ed eseguire musica con una intelligentza tecnica e poetica sopraffina, abilissima, così abituati alla musica "improvvisata", una qualità a mio avviso enorme che è andata pressochè perduta, non avrebbero esitato a "migliorare" i loro strumenti se li avessero recepiti come limitati o imperfetti, insoddisfacenti. Alcuni strumenti antichi, originali od ottime copie degli stessi, ancora oggi emanano una tale ricchezza e bellezza di suono e di musica, arcane fragranze, da lasciarci incantati.
Quindi presumo che siano strumenti ancora in grado di soddisfare le aspettative di ricettività intellettuale e "affettiva" degli ascoltatori di oggi non archeologi perchè la musica non è come un reperto dell'antico egizio che si ammira nella sua magnifica e "inamovibile" fissità estetica; la musica è immateriale, è suono.., esiste esclusivamente nel momento in cui ri-suona, muore e rinasce e cambia continuamente, non può essere "archeologica", il suo suono musicale,estetico, psicologico, psico-acustico, ecc, o ci piace o non ci piace per quello che è, o crediamo sia, nel preciso istante della fruizione.

Non credo che la filologia sia la restaurazione di uno strumento imperfetto, anzi ne riconferma l'identità e validità musicale, tecnica ed espressiva, che resta immutata nel tempo.

 

Le copie moderne degli strumenti antichi non credo suonerebbero meglio, anzi... Come dicevamo recentemente, e ancor prima in altre discussioni, il giusto compromesso potrebbe essere quello di usare strumenti moderni e prassi interpretative d'epoca, ma all'"abbisogna" e solo per quanto riguarda gli organici strumentali destinati ai concerti, alle forme musicali più "sinfoniche", non per i singoli strumenti destinati ai brani cameristici (cembalo viola da gamba, ecc).

Magari si può eseguire una Passione di Bach con orchestra moderna, "manico" filologico, voci dei soli in stile d'epoca, strumenti del basso continuo rigorosamente "antichi".

Inviato

Aldo Ceccato affronta la questione complessa dell’attualizzazione delle nove Sinfonie beethoveniane, sulla scia del lavoro iniziato prima di lui da Richard Wagner e Gustav Mahler. "Se i grandi compositori del passato avessero avuto a disposizione gli strumenti di oggi, con estensioni ben più ampie, avrebbero potuto comporre in libertà secondo ogni loro necessità espressiva. Avrebbero così potuto completare una linea melodica senza dover scendere di un'ottava o doverla affidare ad altri strumenti che disponevano di una tessitura più estesa". "Penso alla gioia che avrebbe provato Beethoven se avesse potuto comporre ed ascoltare le sue Sinfonie eseguite da strumenti con le possibilità tecniche ed espressive di oggi. L’epistolario beethoveniano è ricco di esempi dell’insoddisfazione del compositore a proposito dell’inadeguatezza degli strumenti per cui si trovava a comporre ma anche delle esecuzioni dei suoi lavori - continua Ceccato

Inviato

Non sarei d’accordo con Ceccato Pero’ la questione non e’ neanche lineare come la dice analogico. 
penso anche che Beethoven avrebbe goduto dei Wiener Philarmoniker e del loro suono piu’ degli scappati di casa di cui si lamentava

analogico_09
Inviato

Ci sono scuole di pensiero diverse da quella di Ceccato, con tutto il rispetto. La frustrazione, perlomeno in arte, nella musica, dovrebbe nascere quando il musicista, il compositore sa che esiste lo strumento miglore e per qualche motivo insuperabile o meno non può ottenerlo. Come si dice.., occhio che non vede, cuore non duole.., sarebbe da dire a Ceccato. 🙂

Sotto frustrazione non sarebbero esistiti geni come Bach, Handel Pergolesi, Vivaldi, Purcell, ecc, o per meglio dire, non avremmo potuto avere da loro capolavori immensi creati con strumenti evidentemente adeguati al compito, all'altissima esigenza, aspettattiva compositiva ed esecutiva.

Beethoven era "nevrotico".., e gli e lo perdoniamo vist anzi ascoltati quei po' po' di capolavori inestimabili che ci ha lasciato avendo a disposizione strumenti inadeguati... Con strumenti adeguati avremmo avuto una grandezza ancora e ancora più geniale, ma ben oltre il npoterci apparire "mostruosa", disumana... 😉

analogico_09
Inviato
7 minuti fa, mozarteum ha scritto:

Pero’ la questione non e’ neanche lineare come la dice analogico. 

 

 

Indubbiamente sono questioni molto complesse sfaccettate, cerco di sintetizzare un concetto di base, poi su queste coe non esiste possibilità di risolverla in maniera univoca e dogmatica.

analogico_09
Inviato
20 minuti fa, mozarteum ha scritto:

penso anche che Beethoven avrebbe goduto dei Wiener Philarmoniker e del loro suono piu’ degli scappati di casa di cui si lamentava

 

 

La musica non è nemmeno l'"orchestra"... prova ne sia che Beethoven ha fatto grande musica nonostante gli scappati di casa 😄 bellissima...

analogico_09
Inviato
26 minuti fa, mozarteum ha scritto:

"Avrebbero così potuto completare una linea melodica senza dover scendere di un'ottava o doverla affidare ad altri strumenti che disponevano di una tessitura più estesa"

 

 

Questa cosa che scrive Ceccato è una concezione molto romanticocentrica, individualista di fare musica. Nel rinascimento, nel barocco, non a caso nelle epoche in cui la musica corale era in costante e abbondante fioritura, vegeva un'idea diversa del fare musica, quella della " musica insieme", musica spesso il larga mosura improvvisata, in modo diverso dalla riunione "camertisica" odierna. Non era un problema, anzi era una qualità,  una caratteristica estetica e ludica quella di coinvolgere più strumentisti per poter completare l'intera linea melodica all'interno di una riunione musicale privata, spesso composta da dilettanti (non c'era ancora il professionismo come lo intendiamo oggi), così come venivano coinvolte più "voci", più strumenti per poter costruire la polifonia, il contrappunto, ecc. Non solo, c'era anche la dimensione solistica che bastava a se stessa: Bach, ad esempio, costruiva melodie ampie e architetture molto complesse con il solo cembalo od organo. Prima di lui Frescobaldi, ecc... vado a caso, non si finirebbe mai di citare.

E comuque io credo che sia un grave errore pensare che in uno specifico tempo musicale nel quale sia avevano a disposizione specifici strumenti che rispondevano a quelle che erano le conoscenze tecniche, tecnologiche, organologiche, perfino scientifiche vigenti, progettati e costruiti nel migliore dei modi, sarebbe stato possibile forzare la realtà alla ricerca di un ipotetico super-strumento sconosciuto nello specifico contesto umanistico, "filosofico", culturale, psicologico, psichico, estetico ecc, il quale non aveva bisogno degli "effetti speciali" alieni alla realtà stessa. Assurdo pensare che quello che sia stato fatto ieri debba conincidere con l'idea che abbiamo oggi di quel ieri...

 

  • Melius 1
Inviato

Si ma le lettere di Beethoven parlano chiaro. Almeno per lui il discorso vale. E potrebbe essere la spia di un problema generale di adeguatezza di alcuni strumenti della sua epoca.

Poi che non sia stato per tutti cosi’ mi pare piu’ che plausibile

Inviato

A me il discorso sembra un po' scivoloso. Tutto dipende da cosa intendiamo dire quando diciamo che qualcosa è l'evoluzione di qualcos'altro. Per me significa dire che uno strumento svolge la stessa funzione di un altro strumento, ma la svolge meglio e quindi finisce col sostituirlo. Ovviamente quel "meglio" dipende da un giudizio soggettivo, che può essere più o meno condiviso. Se così è, mi sembra abbia del tutto senso dire, ad esempio, che il fortepiano è stato un'evoluzione del clavicembalo, e il pianoforte un'evoluzione del fortepiano. Il fortepiano svolgeva la stessa funzione del clavicembalo (strumento da camera a tastiera solista e/o di accompagnamento), e in un certo momento storico venne considerato svolgere questa funzione meglio dal pubblico e dalla maggior parte dei musicisti, tanto da arrivare a sostituire il clavicembalo. Lo stesso è accaduto poi col pianoforte. Ovviamente qualcuno già allora non era d'accordo ma la preferenza della maggioranza andò in questa direzione. Lo stesso accade oggi: per alcuni il pianoforte è stato una involuzione rispetto sia al fortepiano sia al clavicembalo. Nulla da dire al riguardo: non sono d'accordo ma la rispetto. Semplicemente per me dire che il pianoforte è l'evoluzione del clavicembalo o cose simili non equivale ad esprimere un giudizio di valore sugli strumenti ma a dar conto di un fatto storico. Tutto questo, per altro, è perfettamente compatibile con le considerazioni di Bernardini, che mi sembrano senz'altro condivisibili. 

  • Melius 1
Inviato

Alle volte occorrerebbe ricordare che lo "strumento" è appunto tale... il fine è un altro.

E l'abilità di un esecutore è proprio quella di "sapere usare lo strumento",  che è un mezzo 😉

Poi ovviamente si apre un mondo,  ma certamente (per esperienza personale) un bravo organista sa rendere Bach anche su un moderno organo costruito l'anno scorso,  mentre un pessimo organista non saprebbe rendere Bach su un Silbermann del 1700...

Resta il fatto che,  dal punto di vista puramente strumentale,  il timbro di un Silbermann (per fare un esempio) ha in sè qualcosa di magico, legato ai materiali usati ed alla tecnica costruttiva 🤗

Inviato

Ogni strumento ha una diversa storia e maturazione.

un Violoncello o un Organo del settecento sono quanto di meglio.

Il tema si pone per gli strumenti a fiato e le tastiere

Inviato

Peraltro la concezione sacrale del testo musicale e’ cosa dei nostri giorni.  In passato i testi erano oggetto di trascrizioni, di trasposizioni per strumento diverso (anche da parte dello stesso autore Bach ne e’ un esempio); era insomma un oggetto musicale mobile.

Stamattina su radio classica hanno trasmesso il sesto brandeburghese che non ha indicazioni di tempo.

Conta forse piu’ la prassi che lo strumento (ad esempio nell’escludere o limitare il vibrato, ecc).

A me piacciono anche le interpretazioni storicizzate che diventano anche esse in un certo senso storia della musica. Si pensi alle sinfonie di Beethoven di Mengelberg, al Mozart di Bohm, al Bach di Gould, al Vivaldi dei Musici.

Mi piacciono perche’ sono la testimonianza di come la musica attraversa i secoli nella sensibilita’ cangiante di interpreti e ascoltatori. Mentre vedo nel Philological correct (ma piu’ nel teorizzarlo che nella pratica) il pericolo di una certa intransigenza che nuoce alla liberta’ della musica.

Quindi ad esempio associo il Mozart di Bohm a certi disegni tardobarocchi sul soffitto delle chiese salisburghesi e alle torte di demel gustate con perizia da vecchie signore nate in epoca liberty...

O la tremenda nona di Furtwangler del 1942 (assai poco filologica) al terribile Spirito del Tempo...

La Musica e’ arte aperta di suggestioni  che rimbalzano oltre i segni sulla carta.

Cio’ non toglie che la freschezza di un Haendel suonato da Alessandrini e’ gran cosa. Ma il Giulio Cesare sentito a Glyndebourne in mezzo ai prati e ai picnic dell’ elegante pubblico inglese mezzo filologico e mezzo

moderno era bellissimo lo stesso.

 

  • Melius 1
analogico_09
Inviato
1 ora fa, mozarteum ha scritto:

Si ma le lettere di Beethoven parlano chiaro. Almeno per lui il discorso vale.

 

 

Certamente, con il senno di allora in presenza di strumenti migliori o migliorabili cui era possibile ambire, è comprensibile che Beethoven tentasse di migliorare la sua "artiglieria" già bella pesante...

Però forse quelli che erano ritenuti i limiti degli strumenti, di alcuni di essi, forse venivano o vengono esagerati, nel senso che in fin dei conti Bethoven con quello che aveva a disposizione è riuscito a creare quasi l'"increabile".., con qualsiasi strumento, tipo, genere, forma musicale si sia cimentato.

Era talmente contrariato e frustrato dai limiti degli strumenti che aveva a disposizione che verso la fine per sfogarsi un po' si è messo a testa bassa a scrivere certi "Quartetti".., una roba così di cui forse solo tra un altro paio di cento di anni di studi e di training ascoltatoriali da iniziatici zen riusciremo riusciremo a sondarne le  più segrete e nascoste profondità... 🙂

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