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Melius Club

Le "evoluzioni" degli strumenti musicali


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analogico_09
Inviato
3 ore fa, Grancolauro ha scritto:

Anche il successo del pianoforte e della sua letteratura sono state una nostra "invenzione" sotto questo profilo, vale a dire un fenomeno sociale. Né mi sorprenderebbe se tra 50 anni venisse inventato un nuovo strumento a tastiera da concerto meno pesante, ingombrante, costoso, dal suono meno metallico e con delle nuance timbriche più ricche e raffinate del pianoforte, e che questo strumento trovasse il favore del pubblico e dei musicisti, al punto da arrivare a sostituire quei vecchi pachidermi

 

 

Si Damiano,la cultura, l'arte, sono un'"invenzione", l'arte è "artifico" e non resta immutabile nel tempo, ma ciò che si è costruito prima non sempre o necessariamente diventa sorpassato o cosa morta da sconfessare.
La stessa filologia che non ha la pretesa di riprodurre pedissequamente quanto sia già stato, di restituire la fotocopia esatta di come si suonasse ai tempi di Bach o di Monteverdi, per restare alla musica antica, si occupa invece in maniera molto articolata e varia, di restituire alla contemporaneità la formidabile attualità delle musiche "antiche" e dei suoi "strumenti" che dormivano sotto le polveri secolari. E con questo vorrei anche rispondere a @mozarteum che si preoccupa troppo delle eventuali rigidità del philology correct, che ci saranno pure così come abbiamo le ben più estese rigidità "egoromaticocentriche" negli ambiti musicali "tradizionali".
La filologia è una delle realtà culturali già fortemente radicata nell'oggi, espressione di ciò che siamo culturalmente e psichicamente oggi.

Tutto cambia nella vita e nell'arte, ma non possiamo sapere cosa, come e quando, sarà domani, pensiero che non mi affascina. Abbiamo già tanta carne estetica a cuocere sul fuoco odierno di cui occuparci "criticamente" e ludicamente, con la quale confrontarci, ciascuno aderendo alle "forme" e percorsi dell'arte che sente più vicini, più congeniali.

Forse è nella riscoperta del clavicembalo e del fortepiano promossa dalla filologia che potremmo già intravedere - oggi, senza rimandare a un vago futuro e a un vago strumento alternativo -  una valida alternativa al pianoforte ingombrante, pesante, metallico, di poche nuance, limitatamente ai  repertori che non gli sono propri e ai quali non rende giustizia.

C'è già molto pubblico, molti musicisti, molta attività musicali, discografiche, concertistiche di grande pregio artistico, con buoni rientri "commerciali", che vanno concretamente e soddisfacentemente verso questa consolidata direzione. 🙂

 

 

 

analogico_09
Inviato
5 ore fa, mozarteum ha scritto:

Era un po’ il mio ragionamento della bellezza delle interpretazioni storicizzate.

La Nona di Furtwangler del 1942 non ha nulla di filologico, ma e’ un mastodonte di potenza, espressione, tragicita’ che non puo’ non destare ammirazione.

O la levigatezza e squisitezza del Mozart di Bohm. Niente di filologico ma si ascoltano 10 sinfonie di seguito. Con Harno dopo due subentra una certa monotonia...
E che dire della bellezza delle variazioni goldberg di Gould Schiff o della Rana.

Certo poi un “trionfo del tempo e del disinganno” sentito da un Dantone (Reggio Emilia sabato prossimo) e’ cosa diversa e piu’ coinvolgente di un Handel fatto alla maniera antefilologica.

Insomma andrei caso per caso, la rigidita’ nuoce sempre

 

 

Entro certi limiti Rana non dispiace neppure a me (ascolto di tutto, non mi barrico dentro la torre d'avorio dell'esclusività filologica) e nell'ascoltarla mi rendo conto di come l'esempio e lo sprone filologico abbiano convinto molti interpreti ad evitare di romanticizzare Bach all'impazzata.., non solo con le musiche per cembalo.
Rana, come altri colleghi, cerca "perlomeno" un insieme formale che si avvicini sulle macro linee, molto macro.., alle prassi interpretative ed esecutive del barocco, smorzando gli eccessi di enfasi romantici. Così fa Schiff (ma è troppo levigato ed "forbito", preferisco la maggior asciuttezza di Rana), e ciò va ovviamente ricondotto alla sensibilità e all'intelligenza dell'interprete ma anche alle realtà filologiche che hanno rivoluzionato lo stato delle cose interpretative tradizionali che trattavano la musica antica e barocca come trattavano la romantica o post-romantica. Tutto suonava allo stesso modo, l'"altra" musica veniva letteralmente massacrata, ed è raro oramai trovare chi pur non interpretando filologicamente usi ancora indiscriminatamenete il vecchio criterio...

Gould prima mi piaceva, per la sua originalità per il "coraggio" della "rottura"; ora penso, d'accordo con quanto scrive @aldofranci , che la spinta del suo progetto interpretativo in larga misura fosse quella dell'eccentricità e dell'autoreferenzialismo che non trovo più seduttivi

Le interpretazioni storicizzate che attraversando gli anni dei cambiamenti di stili e di forme, possono mantenere il loro fascino intrinseco all'interno dell' ambito musicale cui appartengono.

Impensabile che ciò possa accedere ad esempio con un'opera settecentesca eseguita secondo i canoni dell'opera lirica dell'ottocento.

Non trovo noiose le sinfonie di Mozart interpretate da Harnoncourt, ma è una mia sensazione.

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