Ornito_1 Inviato 17 Dicembre 2023 Inviato 17 Dicembre 2023 13 ore fa, analogico_09 ha scritto: tutto ciò che non è di classificazione certa va etichettata come jazz... un auyentico obrobrio! “Quando non sai cos’è, allora è Jazz!” (cit. da La leggenda del pianista sull’oceano) 1
analogico_09 Inviato 17 Dicembre 2023 Inviato 17 Dicembre 2023 3 ore fa, Ornito_1 ha scritto: Quando non sai cos’è, allora è Jazz!” (cit. da La leggenda del pianista sull’oceano) A ciascun film la sua battuta più o meno scema.
campaz Inviato 17 Dicembre 2023 Inviato 17 Dicembre 2023 Sicuramente il jazz, fra gli anni cinquanta e sessanta, ha vissuto una stagione fortunatissima. E, un po' come è successo al rock fra gli anni sessanta e i settanta, quando la stagione è fortunata è più facile per i grandi talenti emergere. Miles Davis sarebbe diventato Miles Davis se non fosse cresciuto in un ambiente saturo di genio e creatività? Per diventare Miles Davis devi nascere nell'epoca dei Miles Davis, non basta essere Miles Davis (e scusate il gioco di parole). Poi ad ogni stagione fortunatissima ne segue una manierista: la forza propulsiva delle rivoluzioni è inevitabilmente di breve durata. Anche io sono un po' stufo dei bravi jazzisti che suonato come Coltrane, ma nemmeno posso pretendere che nasca un Coltrane ogni cinque anni. Oggi il jazz, a mio personalissimo avviso, è una magnifica musica residuale. Possiamo godere del suo periodo migliore oppure i numerosi nuovi ottimi dischi che comunque vengono prodotti. Piansiti neozelandesi compresi (fa sorridere, ripendando alle polemiche sulla musica degenrata, ma oggi una delle scuole jazz più significative è quella scandinava, eppure è così). E poi, come esiste la catena alimentare, esiste anche quella musicale: il genio di quegli anni non è scomparso, è stato metabolizzato ed è rientrato in circolo in tante forme. Pur ascoltando ogni giorno dischi pubblicati a suo tempo da Prestige, Blue Note e compagnia cantante, credo che il modo migliore di onorare i mostri sacri non sia quella di un pedissequo ascolto nostalgico (e qui mi ritrovo completamente con @analogico_09 ) ma piuttosto di celebrarne il contributo alla produzione contemporanea (che magari, per ragioni meramente anagrafiche, non sono in grado di apprezzare del tutto). m2c 2
Grancolauro Inviato 21 Dicembre 2023 Autore Inviato 21 Dicembre 2023 @Ornito_1 @analogico_09 E' proprio vero che ormai la parola 'jazz' viene usata per riferirsi a un calderone dove si gettano le cose non facilmente catalogabile, che vanno dal jazz metal alla musica neomelodica. Come mai secondo voi è successo questo? Perché cioè il jazz contemporaneo, come genere, è arrivato ad abbracciare cose così diverse?
analogico_09 Inviato 21 Dicembre 2023 Inviato 21 Dicembre 2023 @Grancolauro Ignoranza Daniele, in primis, poi gravissima superficialità , approssimazione, sciatteria, e credo anche basse ragioni di marketing che dia lustro chiamandolo jazz a musica inqualificabile, detto papale papale. Il fatto che il jazz, a sua volta recettore di influenze da altre musiche, abbia molto influenzato i paesaggi musicali mondiali, non significa che ogni genere di musica spurio o scappato di casa che abbia un andamento ritmico vagamente blues o sincopato, oppure misticanze tra folklorismo nordico nebbioso e solari ritmi caraibici, più o meno con un vago sapore in jazz, smba/bossa-jazz, ad esempio, ecc, debba essere mandato nel refugium peccatorum che vorrebbero associare a tale "sacro" termine patrimonio dell'umanità meritevole pertando di rispetto incondizionato.
analogico_09 Inviato 21 Dicembre 2023 Inviato 21 Dicembre 2023 @campaz Sono abbastanza d'accordo con te sulla possibilità di ritrovare un jazz "residuale", dove magari un Coltrane rinascesse ogni 5 anni.., è passato più di mezzo secolo dalla sua morte e di Coltrane ci restano solo i dischi e i "coltraniani" più o meno bravi, alcuni ottimi, oramai "storici", ma sono pur sempre "derivati!".., con la scomparsa di Coltrane sompare l'uomo, il musicita, un mondo musicale magico, immenso, infinito e irripetibile. Più in generale riconosco ovviamente che esista un jazz di giovani molto preparati tecnicamente, pianisti filippini o neozelandesi ecc. di buon manico, alcuni di autentico valore musicale ma non sono questi certamente di primo pelo.., dove non si può contare per sempre sugli ultimi grandi rimasti, dove le nuove leve fanno un jazz tecnicamente capace, ma di maniera, espressivamente costruito. Non mi interessa la confezione, miro al "regalo" che la confezione incarta.., e qui tolti gli incarti c'è il nulla.., al contrario di quel film nel quale si vede che sotto la pelliccia della donna nuda.., c'è il tutto! A livello particolare, qualche caso di jazz residuato potrebbe piacermi, ma nel complesso credo si sia alla disperazione.., ovviamente per chi come me ha toccato il sublime e non può azzerare le proprie memorie, adeguarsi all'involuzione, a qualcosa che vuole sostituirsi a ciò che sia morto, cosa impossibile e vietatissima da fare.., semmai ci pensa l'alzheimer... Vero che Coltrane , Parker, Davis, Armstrong ecc, rivivono nei contemporanei.., ma cosa vi è della loro musicalità increata, dell'esistenzialità, della loro poetica, della loro esperienza, della loro estetica,e, soprattutto, del loro "Dolore"? Nulla a mio avviso, quindi preferisco celebrare ogni giorno, potendo ogni minuto, la morte del jazz che si compire senza soluzione di continuità insieme alla rinascita del jazz che avviene in chi conosca e sappia ascoltare il jazz morto che rinasce.., l'importante è che sia l'ascoltarore a far rinascere e rimorire il jazz continuamente.., non già la pletora di musicisti che escono dalle scuole o dai corsi, o dalla pratica imparatissimi di tecniche in jazz puramente formali dove, nessuno potrà ovviamente pretendere che in loro vi sia anche quel "dolore" che non possono avere mai provato. Senza generalizzare, ma il larghissima misura di questo mi pare si tratti, di un jazz edulcorato, di maiera, che del jazz afroamericano (il jazz è sempre stato afroamericano, anche se suonato a Parigi o a Praga o in India dai bianchi e non...) mantiene alcuni elementi tecnico-formali, di linguaggio di stile in modo manierato, regressivo, risaputo e noioso, asservito al sistema spettacolo, alla musica come momento mondano non di ricerca interiore, un jazz senza nessun "lagnuore" e senza "rabbia", senza la carica rivoluzionaria di cui il jazz è/era prodigo. Per dormire preferisco la valeriana ad una certa discografia della "nuova" casa ECM proveniente da stagioni musicali discografiche molto più creative, lontana dai manierismi che verranno, in funzione della forza estetica, poetica e "psichica" che caratterizzava il jazz propulsivo della grande Storia . 1
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