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Melius Club

Il Requiem mozartiano di Currentzis


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analogico_09
Inviato
Il 21/3/2024 at 21:23, Memé ha scritto:

 

 

Il 21/3/2024 at 21:23, Memé ha scritto:

Qui il problema è che il (DIO) greco, mi ha proprio tolto la parola. 

:::::

 

Non so che altro dirvi, dovete andarlo a sentire. Non uscirete da li come ci siete entrati.


Normale, Memè, che dopo tutto ciò che hai scritto, tu stessa, chiunque altro farebbe fatica ad andare oltre l'"assoluto" incontestabile da te prospettato, spinta dall'emozionalità, cosa rispettabile ma relativa sulla cui "astrattezza" non è possibile intavolare il confronto delle idee e dei pareri. Ma sta bene anche andare a fiducia ed io credo nell'autenticità della tua "estasi". 😇


Cos'altro si potrebbe dire di più, propsettare altro a fronte di ciò che appartiene al DIO (greco, cattolico o sioux non cambia le cose) Padre onnipotente, imprescrutabile ed onniscente da prima che iniziassero i secoli da egli stesso creato. 🙏

Di fronte a DIO non c'è altro da fare che prostrarsi per non finire dritti dritti tra le braccia di satana cosa che sono certo mi toccherà in sorte a causa del mio essere persona più diagnostica che.. agnostica la quale vive le proprie emozioni "automatiche" in subordine a quelle che sono le realtà più "speculative" del sentimento, dell'intelletto, di qualche "conoscenza" e dello spirito, ammesso e non concesso che un miscredente come il sottoscritto possa essere dotato di tale importante "accessorio" sempre più opzionale e sempre meno di serie tra le persone delle grandi, massive, omologatrici  aggregazioni umane.

 

 

  • Melius 1
analogico_09
Inviato

 

Però Damiano, quando si parla di filologia che cerca di ricreare, attraverso l'impiego delle prassi esecutive d'epoca - frutto non di empirismo o di "forzature" apparenti o reali tecnico-formali , linguistiche, stilistiche, o d'altre "fritture miste" più o meno cucinate all'impronta -  sia la musicalità,  sia i modi esecutivi/interpretativi che la esprimono, sia lo stato emotivo, psicologico e psichico, culturale, sentimentale che a ciò si accompagnano (una sorta di filologia delle emozioni, e non [solo] dei testi o delle prassi esecutive, se mi permetti di rubarti le belle parole che usi per le interpretazioni del direttore greco), spesso si fa dell'ironia o dell'incredulità non di rado prevenuta e disinformata nel pensare che lo scopo della filologia sia la pretesa di suonare in fotocopia come suonava Bach, o Stradella.., ossia attraverso una fredda e mentale, meccanica prassi tecnica, quando ad animare e dare forma a tutto è invece il complesso e profondo progetto di ricerca, spesso assai laborioso, difficoltoso,il quale richiede grande impegno e conoscenze appassionate e appassionanti che non si acquisiscono in poco temp. Infatti la folologia ha maturato, proposto e messo a frutto spesso delizioso il suo intendimento nel corso di oramai più di mezzo secolo, 70 anni o giù di durante i quali in grandi musicologi e musicisti filologici hanno per di più riscoperto "antiche" opere  ed autori meravigliosi che erano finiti sotto la coltre dell'oblio rivelandosi in seguito si orprendentemente "attuali".. Ci vuole passione e sentimento, orgoglio senza pregiudizi e arbitrarietà non chiarite, per fare tutto questo nei modi più chiari, puramente istintivi non di meno "documentalmente" misurati , musicalmente e e "scientificamente" avvalorati.

 

Dico questo perchè mi piacerebbe capire su quali basi, a fronte di quali "testi" e criteri musicologici, storico-estetici, a quali ricerche avremmo invece queste interpretazioni currentzisiane "apparentemente forzate" che farebbero rivivere nello spettatore il mondo mozartiano nelle sue complessità sotto ogni aspetto, musicale ed emotico, come da te meglio specificato nei passaggi sotto quotati.

 

Il 19/3/2024 at 15:10, Grancolauro ha scritto:

A me ha colpito il coinvolgimento che Currentzis e la sua orchestra sono riusciti a creare in sala: c'era una emozione intensa, palpabile, molto teatrale. Una specie di sottile tensione nell'aria che faceva nascere nello spettatore l'impressione di partecipare a un rito - nel caso del Requiem, quello del trionfo della morte -, non di assistere a una rappresentazione. Ho trovato questo molto mozartiano, in realtà. Al punto da farmi pensare che le apparenti forzature di Curretzis siano funzionali a ricreare una specie di "evento originario", ovverosia a far rivivere nello spettatore lo stato emotivo che originariamente l'opera era intesa (da Mozart) generare. Una sorta di filologia delle emozioni, e non dei testi o delle prassi esecutive.

 

Insomma.., fare teatralità (che non è fare teatro della tragedia antica o greca) con un Requiem, come già detto in altro post, la vedo poco congrua e apprezzabile a fronte per di più di un'opera così mistica,  profonda e umanamente, religiosamente tragica... lo vedo poco rappresentativo del/per un  "trionfo della morte" inteso come "rito" che non potrà per sua natura trascendente essere teatrale ed autorefereniale, bensì misurato nelle enfasi del facile consenso,  forte anzi "remissiva" nell'espressione.

Fuor di polemica.., mi piacebbe confrontarmi, chiarirci su questi aspetti.

Grancolauro
Inviato
Il 23/3/2024 at 19:57, analogico_09 ha scritto:

mi piacebbe confrontarmi, chiarirci su questi aspetti.

Non so ma temo ci sia un fraintendimento. Credo nessuno neghi l’importanza che hanno avuto e hanno tutt’oggi le ricerche filologiche in ambito musicale, come pure nessuno nega l’interesse delle interpretazioni filologicamente orientate. Io no di certo. Credo anche che apprezzare Currentzis non implichi disprezzare altri approcci alle opere che il Nostro porta in concerto. Tutt’altro, direi. Nel post che citi ho abbozzato semplicemente un’ipotesi riguardo ai motivi di fondo dell’approccio di Currentzis al Requiem di Mozart dopo aver ascoltato il

concerto di Torino. Alla luce di quello che ho ascoltato, non mi pare si sia trattato di una frittura mista più o meno cucinata all’impronta, né di una interpretazione creata solo per stupire o celebrare l’ego smisurato del direttore. Credo Currentzis meriti un po’ più di rispetto, come qualsiasi altro artista che fa con impegno il suo lavoro, a prescindere possa piacere o meno quello che fa.

Nel merito delle mie osservazioni, l’ipotesi che facevo riguardava l’equilibrio  tra testo (spartito), co-testo (prassi esecutive) e contesto di ricezione dell’opera. Mi è sembrato che Currentzis desse più peso al terzo elemento rispetto ai primi due, perlomeno rispetto ad altri interpreti. Ma mi posso ovviamente sbagliare, è solo un’ipotesi. Riguardo al Requiem, infine, credo sia stato scritto con intenti fortemente teatrali, come gran parte della musica di Mozart d’altra parte. Non credo si tratti di un lavoro  mosso da una forte componente mistica e religiosa, che richiede misura, raccoglimento, pietas nell’interprete. Quello di Mozart è un requiem laico, giocato sulla tensione espressiva e sulla potenza dei contrasti. È un’opera che non dona pace ma che lacera la carne. Per questo, a mio modo di vedere, il Requiem rappresenta, mette teatralmente in scena, il trionfo della morte: non per celebrare la misericordia di Dio ma per riscattare l’umanità degli uomini. Qui sta la sua grandezza tragica, secondo me ovviamente. E Currentzis, sotto questo profilo, l’ha interpretato in modo magistrale.

Va da sé che scrivo tutto questo senza polemica, nel rispetto, come sempre, del tuo punto di vista.

Buona serata

analogico_09
Inviato

@Grancolauro Ieri sera, Damiano, prima che giungesse il tuo ultimo post, avevo scitto quanto segue per precisare meglio alcune cose, visto che non avrei potuto più editare l'altro intervento.
Mi riferisco anche a quanto afferma   @Memé per completezza, e sia chiaro che non intendo entrare in polemica, o in mera contrapposizione con voi, nulla di personale, anzi, non posso che riconfermare i sensi della stima ad entrambi, è solo per il piacere dello scambio spero costruttivo delle idee, suppongo piacevole anche quando le stesse non collimano.

Dopo averlo scritto ho preferito non lanciare il mex, rimandando nel caso intendessi completare un po' meglio il mio punto di vista. Il messaggio era parcheggiato nell'editor, non è andato perso lo riprendo e lo invio visto che in parte si  riallaccia a quanto scrivi nell'ultimo post al quale isponderò anche sugli altri aspetti più specifici, sui fraintendimenti eventualmente occorsi. Ora non posso dilungarmi.

p.s. solo una cosa: con "fritto misto", modo di dire "colorito", non malevole, non mi riferivo a Currentzis (bensì ai detrattori della filologia, in paerticolare mi riferisco ai musicisti e ad altri addetti ali vavori musicali a vario titolo, che mentre criticano tale Wspecialità" interpretativa e musicologica, ovvero estetica,  fanno strame delle musiche ad essi aliene per ignoranza e incultura o per "tornaconto"... ) del quale critico l'arte non certamente la persona privata. L'arte, l'artista sono cosa pubblica che si mettono in discussione e quindi passibili di plauso o di critica, dove criticare, più o meno negativamente, severamente, non significa mancare di rispetto alla persona, né all'artista e  alla sua arte: si è sul legittimo nonchè "ordinario" piano del "sentire" le risonanze delle arti a noi più vicine, del poter esprimere liberamente le proprie impressioni.
Ora, le noste impressioni su Curretzis, nel caso specifico del Requiem mozartiano, non coincidono (ma mi pare che dei punti in comune pure vi siano, sgombrando il campo da qualche fa raintendimento potremmo forse tracciarli) e sta bene così, è possibile ed auspicabile tuttavia il confronto nel reciproco rispetto dei distinti intendimenti al netto di eventuali fraintendimenti.

 

Questo è quanto avevo scritto al "buio" senza nessun cambiamento.

 

Il 19/3/2024 at 15:10, Grancolauro ha scritto:

Al punto da farmi pensare che le apparenti forzature di Curretzis siano funzionali a ricreare una specie di "evento originario", ovverosia a far rivivere nello spettatore lo stato emotivo che originariamente l'opera era intesa (da Mozart) generare. Una sorta di filologia delle emozioni, e non dei testi o delle prassi esecutive.

 

 

Scusa Damiano, ho dimendicato di scriverlo sopra e non posso più editare: mi chiedevo come sia possibile fare filologia delle emozioni se non si fa anche filologia delle forme, dei testi, ovvero delle prassi esecutive d'epoca. Di ogni epoca. Le emozioni (ma direi le espressioni, i sentimenti, gli affetti) nascono dai linguaggi e dalle "forme" musicali di qualisivoglia tipo, di ogni luogo e tempo, non da altro, non per preveggenza. Idem, per poter trasmettere le "espressioni" musicali, etc,  non filogiche si ricorre alle prassi esecutive tradizionali, non filologiche.
Se ascolto un canto monteverdiano da Roberta Invernizzi che esegue il canto nei modi antichi probabilmente mi sembrerà di provare emozioni veneziane o mantovane, chiamiamole così, dei tempi dei Gonzaga e dei Dogi; lo stesso canto lo ascolto da un'ottima cantante d'opera lirica ottocentesca con voce impostata, e potrei supporre che un compositore ottocentesco abbia rubato l'aria a Monteverdi...

 

Il 21/3/2024 at 21:23, Memé ha scritto:

A Bologna è venuto giù il teatro e mi piace raccontare che sia successo, con profonda gratitudine verso il pubblico emiliano, dopo un minuto interminabile di assoluto silenzio dall'ultima nota, talmente spettinati e profondamente esterrefatti dal non riuscire a respirare, quasi, in attesa che il direttore abbassasse le braccia ancora elevate nel gesto finale... 

 

Spentasi l'estrema nota del Requem mozartiano diretto di Claudio Abbado nel 1999 il pubblico salisburghese riservò al grande direttore ben 40 minuti di silenzio prima di "sfogare" in un applauso di viva, misurata, rispettosa graditudine, non già da stadio delle tifoserie, senza far cadere giù il teatro od altro, non dietro "comando" del  direttore che, bontà sua,  abbassa infine le braccia per dare al pubblico il segnale - o forse l'"ordine" ? - di applaudire...
Abbado era rimasto a sua volta in silenzio, "stremato", immobile, visibilmente commosso, col pensiero forse rivolto alla sua grave malattia contro la quale dovette a lungo lottare senza che la sua insigne arte ne risentisse. L'applauso del pubblico musicalmente colto ed educato alla musica, sgorgò spontaneo, vigoroso e "complice" eppur discreto, tante anime che risposero coralmente  al direttore "immaginario" che diede loro l'"attacco" metafisico.
Essì che di quella interpretazione si potrebbe parlare di un "rito" che riguardi la morte "reale", un modo porsi di fronte  al Mistero della morte con terrore (Quantus tremor), con rassegnazione, con religioso ed insieme laico, pietoso, od atterrito sentimento umano, una dimensione "mistica" del sentire metafisico che appartiene alla trascendenza, ben aldilà perfino del "sentimento" estetico, oltre il "teatro". La "tragedia" umana, anti teatrale, anche nel laico, nel non credente, assume sempre anche i toni della religiosità, e questo emerge in ogni opera "religiosa", o "sacra" di Mozart, non solo nel Requiem. Nell'interpretazione di Abbado questo traspare chiaramente.

Il Requiem K626 di Wolfgang Amadeus Mozart, composto nel 1791 a Vienna, fu l'opera che il compositore scrisse, e  l'interprete Claudio Abbado diresse, entrambi per la loro stessa morte. Più "sacrale" di così.., si muore.
 

 

Inviato
2 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Spentasi l'estrema nota del Requem mozartiano diretto di Claudio Abbado nel 1999 il pubblico salisburghese riservò al grande direttore ben 40 minuti di silenzio prima di "sfogare" in un applauso di viva, misurata, rispettosa graditudine, non già da stadio delle tifoserie, senza far cadere giù il teatro od altro

eh, si vede che a Bologna siamo più passionali che a Salisburgo 😅

comunque non è venuto giù niente eh, giuro che all’uscita ogni struttura, suppellettile o cosa del teatro è rimasta integra al proprio posto…

tornando seri mi ritrovo completamente nell’emozione (trance?)  di cui hanno parlato @Grancolauro e @Memé - in tanti anni di frequentazione di sale da concerto serate come questa le posso contare sulle dita di una mano e semplicemente, filologia o meno, mi sono semplicemente lasciato andare nella corrente impetuosa che il maestro greco è stato in grado di materializzare..

 

 

  • Melius 1
Inviato
4 ore fa, analogico_09 ha scritto:

nota del Requem mozartiano diretto di Claudio Abbado nel 1999 il pubblico salisburghese riservò al grande direttore ben 40 minuti di silenzio prima

Mi permetto di segnalare un errore forse perché il titolo da YouTube é in contrasto con la descrizione che si trova sotto. 

Il video risale al 2012 ed è a Lucerna alla KKL. 

Ovviamente il silenzio non è di 40 minuti (forse quasi la durata del requiem stesso) ma di 40 secondi. 😉

Inviato
2 ore fa, regioweb ha scritto:

eh, si vede che a Bologna siamo più passionali che a Salisburgo 😅

Questo è possibile, al concerto gli applausi erano molto calorosi ma anche ieri nella stessa sala ma secondo concerto in programma del festival il pubblico ha risposto cjb6 grandissimo calore sia alla violinista ma anche all'orchestra 

analogico_09
Inviato
3 ore fa, regioweb ha scritto:

comunque non è venuto giù niente eh, giuro che all’uscita ogni struttura, suppellettile o cosa del teatro è rimasta integra al proprio posto…

 

E io che ne so.., ho letto questo e sulle prime me ne preoccupai un po' pensando all'incoluminità degli astanti...  :classic_biggrin:

La passione, la passione, fiamma che arde forte e tosto veloce brucia lasciando poscia cenere, non la si può sostenere troppo a lungo.., vivere esclusivamente di passione è un po' come morire a tutti gli altri sentimenti e agli altri affetti. Prima o poi la passione finisce e al suo posto subentra o l'amore,  oppure la fine di una "storia" di passionalità fatta di tutto e subito che lascia solo il ricordo di quel che fu. Non è sempre così.., anche la passione vive i momenti più rari ed "elettivi" della trascendenza e del sublime ma sugli alti livelli dell'arte e dell'umano che si appassiona agli altri non già a se stesso. 

Al concerto romano della quinta di Tchaikovsky diretta da Currentzis, lo scrissi nel topic dedicato, provai anch'io una forte suggestione trascinato dalla passione che il direttore ci metteva nell'"autointerpretare" se stesso (me ne resi conto dopo, ci arrivo) da grande affabulatore, creatore di consensi "annunciati" quale mi sembra egli sia, grande promotore della sua immagine costituita.

Provai io stesso la sensazione che la sala venisse giù" durante gli applausi, figurativamente, va da se.  Ma poi, mentre percorrevo il breve tratto di stada che dall'auditorio portava alla macchina, a mente "rinfrescata" dalla frizzante serata novembrina, iniziai a rendermi conto che per ascoltare i "prodigi" del direttore avevo mancato di ascoltare Tchaikovky, il suo genio, il "drammatico" afflato poetico, musicale, estetico, umano.
La mia "passione" mi aveva distratto, tratto in" ingannato", portandomi ad applaudire forse all'"ombelico" del direttore, mentre io amo la musica che frequento da molti decenni, quasi matusalemmici (durante i quali ho avuto il privilegio di provare numerosi momenti di "trance" od "estasi" musicali, con gli interpreti più grandi alle prese con le musiche dei più grandi autori.., grazie a Dio non ho dovuto attendendere che giungesse il nuovo messia della musica) e mi chiedo quindi se sia possibile confrontarci, allontanarci o avvicinarci sulle cose musicali ed artistiche sulle spinte emotive della "passione" (emozioni...) stabilire quale potrebbe essere la passione più "vera" tra la tua, la mia e di chiunque altro. 

Impossibile, inutile e sciocco sarebbe il tentativo di fare una graduatoria delle "migliori" passioni: una passione vale l'altra, tutte sacrosante e giuste per noi stessi, e per gli altri dando tuttavia in tal caso  la cosa per scontata, felici delle nostre emozioni e di quelle degli altri , semre relative e personali, ma senza doversi aspettare ulteriori sviluppi discorsivi di natura intellettuale, la possibilità di confronto delle idee, lo scambio dei pareri estetici, più o meno critici, Sta bene anche questo, dirci reciprocamente, ap(s)passionatamente, prtelogicamente : "ma quanto mi sono emozionato con quel concerto, con quella mostra di quadri, con quel film, con quel libro"... ci mancherebbe altro, ma il discorso si apre e si chiude solo su questo..., forse un po' poco per un forum di discussioni.

 

 

analogico_09
Inviato
1 ora fa, garmax1 ha scritto:
5 ore fa, analogico_09 ha scritto:

nota del Requem mozartiano diretto di Claudio Abbado nel 1999 il pubblico salisburghese riservò al grande direttore ben 40 minuti di silenzio prima

Mi permetto di segnalare un errore forse perché il titolo da YouTube é in contrasto con la descrizione che si trova sotto. 

Il video risale al 2012 ed è a Lucerna alla KKL. 

Ovviamente il silenzio non è di 40 minuti (forse quasi la durata del requiem stesso) ma di 40 secondi. 😉

 

Tra il titolo errato di youtube e la mia ricorrente distrazione, mi scuso dei refusi rassicurato dal fatto che il mio correttore di bozze preferito veglia su di me. :classic_biggrin:  :classic_wink:

  • Haha 1
analogico_09
Inviato
3 ore fa, garmax1 ha scritto:

Questo è possibile, al concerto gli applausi erano molto calorosi ma anche ieri nella stessa sala ma secondo concerto in programma del festival il pubblico ha risposto cjb6 grandissimo calore sia alla violinista ma anche all'orchestra 

 

Cosa bolliva in concerto?

Inviato
3 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

Cosa bolliva in concerto?

La violinista Janine Jansen con un'orchestra barocca di Amsterdam "Amsterdam Sinfonietta". 

Programma 3 concerti per violino di Bach, concerto per due violini, concerto Brandenburghese n 3 e una sinfonia di cpe Bach 

  • Thanks 1
analogico_09
Inviato

La Jansen è fenomenale, non l'ho mai ascoltata con Bach, lo farò,  ma con il violinconcerto di Tchaikovsky coi Berliner andai in estasi. Questo

 

 

Grancolauro
Inviato
10 ore fa, analogico_09 ha scritto:

L'arte, l'artista sono cosa pubblica che si mettono in discussione e quindi passibili di plauso o di critica, dove criticare, più o meno negativamente, severamente, non significa mancare di rispetto alla persona, né all'artista e  alla sua arte: si è sul legittimo nonchè "ordinario" piano del "sentire" le risonanze delle arti a noi più vicine, del poter esprimere liberamente le proprie impressioni.

Condivido Peppe. Benvenga la critica, ci mancherebbe. Ma quando la critica fa uso di argomenti ad hominem diventa cattiva critica. Per uso di argomenti ad hominem intendo qui valutare un concerto sulla base delle caratteristiche esteriori del direttore, dal modo in cui si pone sul palco e fuori dal palco, del suo presunto narcisismo, divismo, sui suoi secondi fini, la sua antipatia, e questo perdendo di vista ciò che conta davvero: il valore artistico di quello che fa. A mio modo di vedere, usare argomenti di questo tipo è fare cattiva critica, propriò perché, in realtà, non si tratta di argomenti.  A me Curretzis sta profondamente antipatico, non sopporto il sui atteggiamenti, le sue idee politiche, la sua concezione del mondo, e mille altre cose. Ma questo è del tutto ininfluente quando suona la sua archestra in modo mirabile, come è successo a Torino di recente.

10 ore fa, analogico_09 ha scritto:

mi chiedevo come sia possibile fare filologia delle emozioni se non si fa anche filologia delle forme, dei testi, ovvero delle prassi esecutive d'epoca.

Certo, servono tutti questi ingradienti. Ma a volte non bastano. Provo a spiegarmi. Se ci si accosta ad un'opera del passato, come il Requiem, si deve fare i conti con quello che in ermeneutica si chiama problema della distanza temporale. Quand'anche l'interpretazione di un brano scritto 2 secoli fosse filologicamente accuratissima e inappuntabile, basata sulla migliore conoscenze di testi, forme e prassi esecutive, questa interpretazione avrebbe comunque luogo oggi, vale a dire in tempo e in un contesto in cui l'uditorio è assai diverso da quello mozartiano sotto il profilo antropologico e culturale. Come restituire allora Mozart, le sue intenzioni, il suo spirito, al pubblico presente?  A volte può essere necessario forzare il testo, la forma e le prassi esecutive, in modo da genera un "contraccolpo" in chi ascolta, un momento di distanziamento dal presente (dalle abitudini associate a quell’eveto) che rigenera l'esperienza estetica originaria. Come dire, per "salvare" Mozart a volte occorre "tradirlo". Ed è questo che, secondo me, Curretzis fa. Una filologia storicamente ben fondata ma inconsapevole della storicità del comprendere filologico, è una cattiva filologia, a mio modesto avviso. 

 

5 ore fa, analogico_09 ha scritto:

La passione, la passione, fiamma che arde forte e tosto veloce brucia lasciando poscia cenere, non la si può sostenere troppo a lungo.., vivere esclusivamente di passione è un po' come morire a tutti gli altri sentimenti e agli altri affetti.

Perdonami ma sono in disaccordo anche su questo :classic_laugh:

Le passioni sono l'anima del mondo, ciò che tutto muove. Senza passione, la musica muore. Ciò che brucia lasciando solo cenere è il desiderio, non la passione. Il desiderio ha bisogno di rigenerare in continuazione il suo oggetto. La passione è inesauribile, instancabile, rigeneratrice, quando è passione genuina.

Ora mi zittisco che è tardi e ho sproloquiato fin troppo.

Buona serata

 

analogico_09
Inviato
9 minuti fa, Grancolauro ha scritto:

Perdonami ma sono in disaccordo anche su questo

 

Prendi troppo alla lettera semplificandole un poco le mie parole e fuori dai più articolati contesti, sta bene in "testo" ma andrebbe colto anche il "sottotesto". La intendiamo in modo diverso oppure mi sarò spiegato male. Non intendevo negativizzare tout-court la passione, infatti sopra scrivo: " Non è sempre così.., anche la passione vive i momenti più rari ed "elettivi" della trascendenza e del sublime ma sugli alti livelli dell'arte e dell'umano che si appassiona agli altri non già a se stesso." E qui dovremmo chiamare in causa la filosofia, l'arte, la dimensione dionisica del vivere fuori degli schemi convenzionali e scontati, omologati, magari anche la "cristologia" .., l'onnipotente dimensione della passione divina.
Quel che intendo dire è che sui livelli un po' più "abbordabili" di noi comuni mortali, borghesi, ex proletari, impiegati, operai e affini, mi pare valga che mettiamo una coppia di innamorati che vive di ardente passione instancabilmente, passione d'amore e di sesso, o eros, di dedizione assoluta e stretta e con quant'altro la passione chiede.., alla fine la coppia scoppia... Quindi si, penso che anche i sentimenti più nobili, tali ritenuti, andrebbero "calibrati. Immagino conscerai il bel film di Ettore Scola, "Passionerd'amore", tratto dal romanzo di Igino Ugo Tarchetti, "Fosca". [Alla fine del diciannovesino secolo un giovane ufficiale di cavalleria, distaccato in un piccolo centro del Piemonte, accende una passione divorante nella brutta e malata sorella del colonnello. Per pietà non respinge totalmente la donna, e sarà questo a dare il via alla tragedia.] Oppure il film Adele H(ugo)-  Una AStoria d'amore" di Truffaut, altra storia di passione "folle" che porta anch'essa alla tragedia. Situazioni dolorose ma estremamente "affascinanti": storie e protagonisti.
Il tema dell'"amour fou" (passione cogente e straziante) era molto caro ai surrealisti, Luis Bunuel lo porta in qualche suo film avente come soggetto non solo la passione di coppia ("Nazarin, il prete che cerca di testimoniare appassionatamente il Verbo che la gente semplice e sofferente non poteva comprendere ed attuare nei significati letterali, più autentici stretti e profondi, la quale alla fine si ribella, andando contro il prete con violenza facendogli vivere una sorta di "passione" di Cristo in scala ridotta)... I surrealisti avvertivano in questa condizione di folle passionalità l'elemento in grado di sovvertire i valori borghesi morali e perbenisti costituti.., quindi, benchè la passione portasse alla tragedia veniva salutata come una forza rivoluzionaria, dal loro punto di vista. La passione insomma è una cosa più "complicata" e complessa di quel che sembra.

Ah.., la passione è strettamente legata al desiderio, vanno a braccetto.

analogico_09
Inviato
2 ore fa, Grancolauro ha scritto:

Condivido Peppe. Benvenga la critica, ci mancherebbe. Ma quando la critica fa uso di argomenti ad hominem diventa cattiva critica. Per uso di argomenti ad hominem intendo qui valutare un concerto sulla base delle caratteristiche esteriori del direttore, dal modo in cui si pone sul palco e fuori dal palco, del suo presunto narcisismo, divismo, sui suoi secondi fini, la sua antipatia, e questo perdendo di vista ciò che conta davvero: il valore artistico di quello che fa. A mio modo di vedere, usare argomenti di questo tipo è fare cattiva critica, propriò perché, in realtà, non si tratta di argomenti. 

 

Però se quanto affermi è rivolto a me credo che stia andato fuopri del seminato, Damiano.
Io critico Current per le sue scelte interpretative, per la sua estetica musicale, per le ragioni di sostanza musicale e musicologica sulle quali mi sono soffermato più volte nello specifico in questa discussione, argomentando le mie opinini condivisibili o meno, giuste o sbagliate ma non fraintendibili e/o banalizzabili. Gli altri aspetti, antipatia, simpatia, divismo, ecc.., sono semplicemente il corollario... quella che per me è la cornice che più si intona col quadro del personaggio/musicista, ovvero con la sostanza. Tra l'altro non mi sta antipatico, come si dice a Roma, m'arimbalzano i suoi modi da divo narcisista che pare son tutto io.., lo trovo irritante nel momento musicale nel quale vorrei ascoltarlo come musicista e basta, al netto degli autoreferenzialismi ed atteggiamenti divistici.
Non capisco perchè mi attribuiresti ciò che non mi appartiene, fraintendendomi, sempre se ce l'avessi con me, mentre mi piacerebbe conoscere i motivi sostanziali per i quali secondo te Current meriterebbe maggior plauso sul piano puramente musicale, a prescindere o anche i funzione di quelle che potrebbero essere le tue aspettative e i tuoi intendimeti rispetto all'interpretazione musicale che forse ritrovi in quello che fa Currentzis.

2 ore fa, Grancolauro ha scritto:

Una filologia storicamente ben fondata ma inconsapevole della storicità del comprendere filologico, è una cattiva filologia, a mio modesto avviso. 

 

 

Vorrei riprendere tutte le tue varie questioni da te scese ma con più calma e tempo, per ora mi limito a rispondere che gli interpreti filologi, quelli di oggi, i grandi interpreti che dimostrano di essere tali e riconosciuti dal pubblico e critica come tali, sono doppiamente consapevoli della doppia storicità dei repertori musicali da essi interpretati. Non interpretano Bach ingessati come certe "oleografie" d'epoca che sono state farloccamente tramandate attraverso i secoli.., bensì cercano di stabilire un profondo contatto tra i linguaggi dieri e di oggi mettendoli in relazione tra di loro.
I linguaggi antichi vengono riattualizzati,  dimostrando come tra i due diversi linguaggi non vi sia nessuna separazione netta e manichea come la vedresti tu Il linguaggio di Bach lo ritroviamo nel jazz; quello di Monteverdi nelle canzponi popolari, ecc.. C'è un ponte a dippo senso di circolazione tra passato e presente tra tutti i linguaggi musicali, i più "classici" e i più d'"avanguardia".., c'è il grande respiro dell'improvvisazione musicale che accomuna i distinti ma non incompatibili linguaggi. 

Il linguaggio moderno filologico si nutre di quello antico che aveva lo aveva anticipato. Non a caso nelle interpretazioni filologiche del barocco e delle musiche antiche si ravvisano linguaggi che,come dicevo, sono anche del jazz, di musiche popolari anche di culture diverse dalla nostra, rioproposti in tutta la loro fragranza e trasparenza musicale.., non già attraverso direzioni di bolsa e svilente fattura come avviene ancora con le interpretazioni tradizionali. Di tanti diversi linguaggi se ne fa uno e quindi trovo che ciò che scrivi, di per se giusto, ove vi fosse il mlimite che ravvisi,  non c'entra mi pare nulla con quello di cui stiamo parlando, rispetto a quello che il mio discorso.

Poi mi piacerebbe tornare a quanto dici nell'altro post a proposito della filologia della quale nessuno parlerebbe nei modi detrattivi e "sfocati rispetto al terreno d'indagine" secondo la tua opinione che non condivido. La filologia, fin dalle sue prime svolte ha subito ostracismi ed ostilità varie da "guerra santa" da parte degli establishment accademico-istituzionali dominanti, gelosi del proprio "potere".., ma se ne riparlerà meglio, si è fatto ardi, domai sveglia all'alba.., 8/9 del mattino con il gran da fare che mi aspetta... :classic_wink:

Grancolauro
Inviato

Caro Peppe, provo rispondere in modo puntuale ma un po' sintetico alle tue osservazioni per non personalizzare troppo il thread e scoraggiare interventi altrui, sicuramente più interessanti dei miei. Porta pazienza.

13 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Quindi si, penso che anche i sentimenti più nobili, tali ritenuti, andrebbero "calibrati. Immagino conscerai il bel film di Ettore Scola, "Passionerd'amore", tratto dal romanzo di Igino Ugo Tarchetti, "Fosca".

Grazie della segnalazione: non ricordo questo film e temo proprio di non averlo visto... Cercherò di rimediare. Per deformazione professionale probabilmente attribuisco al termine "passione" un significato un po' diverso da quello che gli attribuisci tu: per me si tratta di una disposizione costante dell'animo umano, non di qualcosa di transitorio. Ma è solo una questione di parole, sul resto penso siamo d'accordo.

12 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Non capisco perchè mi attribuiresti ciò che non mi appartiene, fraintendendomi, sempre se ce l'avessi con me,

Non ce l'ho con te, figuriamoci Peppe. Non sarei qui a discutere altrimenti :classic_smile:. Forse ho usato un tono fin troppo schietto e diretto, ma anche tu spesso lo fai e quindi mi sono preso questa libertà, dando per scontata la stima reciproca. Sul punto, volevo solo fare una considerazione generale sugli argomenti ad personam che non penso giovino alla discussione. Tu hai usato anche e soprattutto altri argomenti ben più interessanti, ovviamente. Non intendevo negare questo.

 

12 ore fa, analogico_09 ha scritto:

mi piacerebbe conoscere i motivi sostanziali per i quali secondo te Current meriterebbe maggior plauso sul piano puramente musicale,

Mi sembrava di aver spiegato sinteticamente perché ho apprezzato il concerto di Curretzis a Torino. Volendo posso entrare più nel dettaglio ma non voglio annoiare nessuno né sembrare supponente. Altri che hanno apprezzato il concerto avranno senz'altro cose più interessanti da dire al riguardo.

12 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Vorrei riprendere tutte le tue varie questioni da te scese ma con più calma e tempo, per ora mi limito a rispondere che gli interpreti filologi, quelli di oggi, i grandi interpreti che dimostrano di essere tali e riconosciuti dal pubblico e critica come tali, sono doppiamente consapevoli della doppia storicità dei repertori musicali da essi interpretati.

Come ho scritto in un precedente post, non credo che apprezzare un concerto di Curretzis comporti necessariamente non apprezzare gli approcci filologici classici. A una persona possano piacere Currentzis e Herreweghe allo stesso tempo, penso, sebbene per ragioni diverse. Anche qui, la mia era una considerazione generale sul senso del fare filologia in musica. Che tutti la condividano non può che rallegrarmi. Ciò che ho detto sulla "filologia delle emozioni" tentava di catturare, in modo caritatevole e non ostile, quello che ho visto a Torino la settimana scorsa. Tutto qua.

 

12 ore fa, analogico_09 ha scritto:

La filologia, fin dalle sue prime svolte ha subito ostracismi ed ostilità varie da "guerra santa" da parte degli establishment accademico-istituzionali dominanti, gelosi del proprio "potere"

Non metto in dubbio quanto scrivi Peppe. Posso solo dire che la mia esperienza professionale, per quel che vale, è stata completamente diversa e in alcune occasioni di segno opposto. Ma ne abbiamo già parlato altre volte. Rispetto il tuo punto di vista su questo e su tutto il resto. Grazie invece delle tue osservazioni critiche, che sempre mi fanno pensare.

Con immutata stima. Tuo - Damiano :classic_smile:

analogico_09
Inviato
Il 26/3/2024 at 12:32, Grancolauro ha scritto:

Come ho scritto in un precedente post, non credo che apprezzare un concerto di Curretzis comporti necessariamente non apprezzare gli approcci filologici classici.

 

Non era rivolto a te, Damiano, intendevo dire, se non mi fossi spiegato male, che, parlando in generale, i detrattori della filologia sono che che tale approccio musicologico e interpretativo abbia come fine il tentativo di suonare a mo' di fotocopia come suonavano gli "antichi", con la pretesa  di sapere quali fossero gli esatti e vari comportamenti musicali (del composrre, del suonare, dell'interpretare, ecc) mettiano del secolo 17. 
Convinzione infondata e a dir poco "ingenua" quando non anche in certi casi in malafede. Poi ci saranno anche i filologi un po' scappati casa, qualche coattaggine nel panorama globale sostanzialmente autentico, buono od eccellente così come pure il mondo musicali "tradizionale" ha le sue più o meno gravi e ampie sciatterie.
Ho portato questo discorso come premessa, per dire che tali detrattori che criticano e attribusicono alla filologia l'ardire di voler divinare il passato, mentre tutto è basato sulla ricerca approfondita e seria delle fonti e dei testi musicologici originali filtrati attraverso la moderna sensibilità musicale e culturale, attraverso la conoscenza e non a sensazione, con rigore filologico, per l'appunto, poi accettano che certi direttori d'oggidì, prendiamome uno a caso... :classic_biggrin: possano fare della partitura del Requiem di Mozart quel che vogliono, mettendoci dentro campanelli, fischietti, fughe e fughette misterioramente apparse, che pur nella travagliata genesi e nelle successive "revisioni" non si erano mai viste e sentite. Proprio perchè trattasi di una partitura "controversa", alla fine si è cercato di trovare un punto d'intesa musicologico condiviso un po' da tutti, ogni interprete mettendoci del suo senza togliere quello che appartine ad altri.., a chi?... di chi sia sia non appartiene certamente al direttore "fantasioso" che potrebbe creare imitatori convinti che ognuno possa far quel che  vuole del Requiem di Mozart o di altre opere, che non hanno la "siae"...

Penso che, benchè attraverso un percorso a slalom non particolarmente "gigante", ci siamo infine capiti Damiano, anzi chiariti meglio nei rispetti intendimenti sui punti di convergenza e su quelli meno assonanti, e sta bene, diversamente sarebbe noia, e non già gioia (come cantava il noto menestrello romano  :classic_wink: ), d'altra parte ogni strada percorsa con curiosità e vivo interessa, e cum passio ha le sue meraviglie da mostrare a chi le sappia riconoscere per se stessi ed apprezzare.

 

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