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Infinity IRS, storia e caratteristiche


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Alessandro Cioni

I sistemi in array verticale sono molto difficili da mettere a punto in ambiente, poiché la risposta è fortemente condizionata dalla distanza d’ascolto, oltre che dalla quota. 
Con il setup giusto si possono ottenere prestazioni inimmaginabili, molto oltre ciò che si può ottenere con un sistema convenzionale in emmissione sferica.

Un tre vie con filtri passivi è quasi una strage annunciata.

Ritengo sette vie lo standard minimo, forse sei.

I filtri attivi sono ormai imprescindibili, meglio se digitali.

Con un setup del genere, tarato a puntino, la scena sonora è talmente grande da inglobare tutta la sala d’ascolto.

Non si ha più la minima percezione del suono riverberato ma solo del diretto, merito della forte polarizzazione della dispersione, che cancella letteralmente l’emissione verticale, eliminando la coppia dominante della sala (pavimento e soffitto).

In parole semplici, il tappeto non serve.

Cosa diversa invece sul piano orizzontale, che conserva di fatto la sua dispersione anzi, ne viene accentuata, contribuendo a una sensazione di onnipresenza.

Il resto della magia lo fa il regime statico cui sono sottoposti i diaframmi che tradotto significa risoluzione, trasparenza, profondità della scena, separazione tra strumenti, stabilità nei passaggi più complessi della partitura.

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Alessandro Cioni

@captainsensible è vero, l’impulso non è perfetto, almeno sulla carta.

Nella realtà, e soprattutto nelle condizioni reali di ascolto questo aspetto assume una diversa valenza.

Comunque ti invito a una riflessione. In un array di 20 trasduttori ogni diaframma fa un ventesimo del lavoro rispetto a quanto dovrebbe fare un singolo trasduttore per emettere lo stesso spl (a frequenze sufficientemente basse).

Poiché a minor ampiezza corrisponde un minor tempo di decadimento, c’è da chiedersi qual’è il compromesso migliore. 
Io i conti li ho fatti, calcolatrice alla mano.

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Alessandro Cioni

@Vmorrison è questione di risorse. Non stiamo togliendo nulla a nessuno. Avere tre altoparlanti a disposizione è diverso da averne trecento. Chi ha a disposizione un elicottero per muoversi risparmia tempo, è un dato di fatto.

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captainsensible

@Alessandro Cioni l'impulso non è perfetto, a meno di non usare accorgimenti che non sono sempre universali, e questo ha fatto in modo che tolti gli impianti da concerto, i line array non hanno mai avuto successo nei casi dove era necessario fare monitoraggio critico del suono.

Senza contare i lobi secondari generati dall'array (che, se non ricordo male sono n-1 per n altoparlanti).

L'effetto principale "positivo" percepito degli array è creato dal "muro di suono" dovuto al notevole numero di altoparlanti e quindi dall'SPL creato.

 

CS

 

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Avrei voluto allegare la recensione delle Infinity Epsilon fatta dal compianto Bebo Moroni e da Gian Piero Matarazzo per Suono all’epoca della loro uscita sul mercato italiano, ma è comunque facilmente recuperabile sul web. Condivido in pieno quanto aveva sottolineato Bebo Moroni nella descrizione e nell’ascolto di questi diffusori che mi fanno compagnia oramai da tanto tempo e di cui ogni giorno mi godo l’ascolto. AA+

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@60diver La vera problematica delle Epsilon come degli IRS Infinity in generale è proprio il pilotaggio. Avevo un pre e due finali in classe A Audia Flight che facevano parte del mio precedente impianto e non ce la facevano proprio. Adesso con un pre e due amplificatori ICS customizzati per loro dal costruttore le posso tirare all’infinito… e oltre come dice Buzz Lightyear 🚀 

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Le Infinity Renaissance sono costruite sul modello delle IRS Omega il diffusore più piccolo della serie IRS che deriva direttamente dalle Sigma ma in un mobile più piccolo ed economico; sia le Sigma che le Omega non necessitano di biamplificazione obbligatoria come gli altri modelli superiori dotati di crossover esterno SCU.

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