Max440 Inviato 19 Maggio 2024 Inviato 19 Maggio 2024 Interpretazione a mio avviso superlativa... Un primo tempo, in particolare, che sonda gli abissi dell'anima ... Beato chi ha potuto essere presente quel giorno: Bernstein morirà pochi mesi dopo, lasciando questo incommensurabile testamento spirituale. Buon ascolto! .-.-.-.-.-. 1 1
giorgiovinyl Inviato 20 Maggio 2024 Inviato 20 Maggio 2024 Ci sono buone probabilità che @mozarteum sia stato presente
Questo è un messaggio popolare. gabel Inviato 20 Maggio 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 20 Maggio 2024 È la stessa versione poi pubblicata da DG in CD due anni dopo la morte di Lennie (registrazioni effettuate nel febbraio e marzo 1990). È giustamente considerata una delle migliori interpretazioni di Bernstein e di questa opera. 3
Questo è un messaggio popolare. maverick Inviato 21 Maggio 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 21 Maggio 2024 17 ore fa, gabel ha scritto: È la stessa versione poi pubblicata da DG in CD due anni dopo la morte di Lennie (registrazioni effettuate nel febbraio e marzo 1990). Bella e significativa pure la copertina. L'addio di Lenny; ci si copre e si esce di scena, .. in una sala vuota, in direzione di altri lidi. Io non la trovo banale ,.. anche se può sembrare cosi; per me è densa di significato. Un po' come la copertina con l'ultimo concerto di Brendel, anche se lì i lidi verso cui andare erano diversi. 3
Questo è un messaggio popolare. SimoTocca Inviato 21 Maggio 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 21 Maggio 2024 La mia versione preferita della nona di Bruckner insieme a quella di Abbado a Lucerna (ultimo concerto di Claudio) è proprio questa di Bernstein. Semplicemente straordinaria per l’intensità emotiva: Lenny, consapevole di una diagnosi infausta che gli lasciava pochi mesi di vita, riesce a sondare gli abissi, dell’anima di Bruckner e della sua stessa anima. La musica diventa così una specie di addio struggente alla vita. Proprio come è avvenuto a Lucerna con l’ultimo concerto di Abbado, sempre con la nona di Bruckner. Autore che si presta agli “addii”, se si pensa che la settima sinfonia (e poco prima l’ottava) è stata l’ultima registrazione anche di Karajan. Bruckner difficilmente si capisce e si apprezza da giovani: non solo noi ascoltatori, dico, ma anche proprio gli interpreti. Basta confrontare questa nona DG del vecchio Lenny con la nona che Bernstein registrò a New York da “giovane divo del podio”. No, non è solo la tecnica orchestrale della New York Philharmonic ad essere inferiore, e non è solo la tecnica di registrazione della CBS (Sony) ad essere inferiore: è sopratutto Bernstein che da giovane “non capiva Bruckner”: di lui il giovane direttore una volta ebbe a dire che la sua musica era una specie di Coitus Interruptus”, un arrivare vicino all’apice con i crescendo bruckneriani, apice che non viene mai raggiunto perché la musica improvvisamente si “ripiega su stessa”, si “ammoscia” direbbe Renzo Arbore. 😆😉. Eppure c’è voluta una vita intera a Bernstein per capire che no, non era solo un coito interrotto quella musica. Ma una specie di malinconia cosmica che riflette su una gioia piena irraggiungibile. Bernstein dovette affrontare il dolore per la moglie, morta per un tumore diagnosticato poco dopo che lui l’aveva abbandonata per iniziare una vita insieme ad un giovane uomo di cui era innamorato. Amante che poi a sua volta morì da lì a poco di AIDS. Ecco… tutta questa vita (spesso nascosta nelle biografie ufficiali e sulla quale “sorvola” anche il recente film celebrativo) lascia un segno profondo nel vecchio Bernstein. Ascoltatela, per curiosità, la registrazione giovanile a New York … e poi ascoltate quella di Vienna … e non sarà necessaria altra spiegazione né l’aggiunta di altre parole. Sarà la musica, anzi la Musica, di Bruckner rivelata dal vecchio Bernstein, a spiegare tutto….anche l’Inesprimibile. 5
Aless Inviato 21 Maggio 2024 Inviato 21 Maggio 2024 Per me Bruckner è un artista agli antipodi dalla personalità di Bernstein. Per formazione, sensibilità e spiritualità
Max440 Inviato 22 Maggio 2024 Autore Inviato 22 Maggio 2024 8 ore fa, Aless ha scritto: Per me Bruckner è un artista agli antipodi dalla personalità di Bernstein. Per formazione, sensibilità e spiritualità Proprio per questo quella Nona registrata pochi mesi prima di morire è qualcosa di trascendentale ! Fino all'ultimo istante della tua vita puoi "capire e convertirti" : sono convinto che in quel primo tempo, Bernstein abbia capito tante cose, ... e ce le ha dette ... E non è una questione "religiosa", è una questione "Spirituale": sono cose differenti ...
Aless Inviato 22 Maggio 2024 Inviato 22 Maggio 2024 @Max440 mi piace questa tua disamina. La riascolterò tenendone conto
garmax1 Inviato 22 Maggio 2024 Inviato 22 Maggio 2024 2 ore fa, Max440 ha scritto: Fino all'ultimo istante della tua vita puoi "capire e convertirti" : sono convinto che in quel primo tempo, Bernstein abbia capito tante cose, ... e ce le ha Riconduci tutte le discussioni sul tuo terreno d'elezione, la parrocchia di quartiere. Da Cosa dovrebbe convertirsi Bernstein? Mi piace molto di più la disamina articolata e molto meglio esposta di @SimoTocca @Aless cosa ne pensi anche tu dello scritto?
luckyjopc Inviato 22 Maggio 2024 Inviato 22 Maggio 2024 Giulini con la Chicago sulla nona non è da trascurare
Max440 Inviato 23 Maggio 2024 Autore Inviato 23 Maggio 2024 8 ore fa, luckyjopc ha scritto: Giulini con la Chicago sulla nona non è da trascurare Concordo! Era infatti la mia interpretazione di riferimento su disco fino all'ascolto di questa nona di Bernstein, e comunque rimane tale per lo scherzo, che nella versione di Giulini è a mio parere il migliore mai ascoltato. 1
Aless Inviato 23 Maggio 2024 Inviato 23 Maggio 2024 @garmax1 ti riferisci a quanto descritto da SimoTocca? non sono un fan sfegatato di Lenny come lui, anche se ne percepisco la grandezza come direttore (e anche come compositore). Credo che oltre l’età, la differenza tra le due sue None dipenda molto dall’orchestra. Io continuo a preferire la direzione di Giulini e di Abbado e aggiungerei Sinopoli. Il suo Bruckner, così analitico, lo rende molto moderno e lo proietta verso il ventesimo secolo 1
mozarteum Inviato 23 Maggio 2024 Inviato 23 Maggio 2024 Sono nato vecchio perche’ Bruckner mi e’ piaciuto subito e in assoluto sono state le mie prime note coi Berliner Philarmoniker a Pasqua 1985 (4 sinfonia), sul podio Tennesdedt (o forse Chailly ma credo Tennesdedt) e memorabile stecca sull’attacco del corno (al che dissi: nnamo bene!). La conferma d’esser nato vecchio deriva poi dalla precoce adorazione del Falstaff che conoscevo a memoria a 15 anni. Tornando alla nona di Bruckner trovo importante questa esecuzione di Bernstein ma e’ come se ci fosse un sovraccarico emotivo personale che esaspera il contenuto drammatico dell’opera a svantaggio della dimensione “cosmica”. Anche io preferisco Giulini Chicago e fra qualche mese Currentzis. Apprezzo Abbado ma ritengo la chiave schubertiana con cui esegue Bruckner non del tutto a piombo sulla poetica visionaria, disturbata e a tratti demoniaca del Nostro 1
garmax1 Inviato 23 Maggio 2024 Inviato 23 Maggio 2024 4 minuti fa, mozarteum ha scritto: fra qualche mese Currentzis 😉👍Aspettiamo puntuale resoconto come anche per don Giovanni 😊
Max440 Inviato 23 Maggio 2024 Autore Inviato 23 Maggio 2024 23 minuti fa, mozarteum ha scritto: trovo importante questa esecuzione di Bernstein ma e’ come se ci fosse un sovraccarico emotivo personale che esaspera il contenuto drammatico dell’opera L'approssimarsi della "sorella Morte corporale" (cit.) sortisce questi effetti ... Ed è qui che va "sentita" questa narrazione di Bernstein... persino oltre Bruckner, che ne è divenuto un tramite ed un sostegno...
Questo è un messaggio popolare. SimoTocca Inviato 23 Maggio 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 23 Maggio 2024 @mozarteum Bruckner è un autore che costruisce cattedrali sonore. E così come ci sono stili architettonici diversi per le cattedrali, ci sono anche approcci diversi alle costruzioni sonore di Bruckner. Prese “alla lettera” sono degli enormi Monoliti, vagamente tetri: ogni tentativo di slancio, di fuga mi verrebbe da dire o comunque di liberazione, i crescendo orchestrali di cui si parlava sopra, si infrange sempre nel muro invalicabile del silenzio cosmico. E non è un infrangersi “eroico”, alla Beethoven per dire, trionfare o morire nel tentativo, ma un infrangersi con atteggiamento rinunciatario e prono ad un ordine cosmico superiore dove non è ammessa libertà, in particolare libertà individuale. Questa è la lettura “classica”, “stile romanico”, delle cattedrali sonore di Bruckner, di cui Jochum e Böhm sono gli esponenti più famosi. La lettura di Karajan è invece quella di sottolineare gli slanci, gli Apex orchestrali, come fosse pinnacoli di cattedrali gotiche, una Nôtre Dame musicale per intendersi, alleggerendo di parecchio la massiccia struttura musicale bruckneriana. È una lettura che io, personalmente, trovo più vicina al mio sentire e che quindi preferisco alle “classiche di cui sopra”. Abbado si spinge ancora più avanti e snellisce ulteriormente la struttura musicale, ma non è un “impoverimento”, ma anzi è una valorizzazione della struttura portante, ne mette a nudo la “spiritualità”. E sembra, con la sua lettura, trasformare la sconfitta bruckneriana in una specie di accettazione serena della vita, e anzi dell’Universo intero. Abbado in questa sua lettura è molto personale e capisco bene come possa non convincere. A me invece non solo convince, ma conquista totalmente. E Bernstein? Con la sua lettura finale della nona Bernstein trasforma la musica di Bruckner modellandola sulla sua stessa esperienza di vita, la “personalizza”. Lo fa spesso Bernstein, del resto anche lui grande compositore, non solo direttore, ma a volte le personalizzazione riesce meno o comunque appare indigesta. E però, però in questo caso è troppo evidente il parallelo di due vite che stanno per finire, quella di Bruckner e quella di Bernstein, due vite e due concezioni del mondo diversissime ma….che da rette parallele diventano linee convergenti davanti al “Black Hole”, il buco nero gravitazionale inevitabile che è la Morte…. come se tutte le strade (vite) seppure diversissime ..ecco.. convergessero in un solo punto di arrivo… la Morte. È per questo che la lettura dolente, intensa, vissuta, ecco diventa esperienza interiore anche per Bernstein. Esperienza che riesce perfettamente a comunicare a chi ascolta, e quindi a “commuovere”. Nel mio caso almeno è così, mi commuove. 2 1
SimoTocca Inviato 23 Maggio 2024 Inviato 23 Maggio 2024 Giulini riesce a cogliere la spiritualità di Bruckner, o meglio la religiosità proprio in senso “Cristiano”, e ne dá conto in letture musicali bellissime, umanissime e molto “Santa Romana Chiesa”, e cioè trasforma la tendenza alla severità luterana di Jochum in una religiosità più luminosa, come è il barocco italiano. Giulini è sempre straordinario in Bruckner, anche da “più giovane”, nella lettura di Chicago per la EMI, prima citata. Ma ecco, la lentezza ipnotica del Giulini ottuagenario si confá perfettamente a Bruckner e le sue ultime letture viennesi delle ultime tre sinfonie, per la DG, le trovo semplicemente straordinarie.
SimoTocca Inviato 23 Maggio 2024 Inviato 23 Maggio 2024 Di recente sono uscite due grandi integrali bruckneriane, che in qualche maniera ricalcano i due approcci diversi alla musica di Bruckner: una lettura “massiccia e monolitica” quella di Nelsons a Lipsia… È una lettura piena di slanci gotici e arcate di alleggerimento come quella viennese di Thielemann… Ecco questa di Thielemann è a me molto più vicina… per quanto detto sopra.. P.S. @Aless Le interpretazioni di Sinopoli a Dresda non sono analitiche, anzi direi quasi il contrario. Sono intepretazioni per “blocchi” sonori contrapposti. Una lettura, questa di Sinopoli, che si addice molto a Mahler dove lo spirito mitteleuropeo di inizio novecento è spiccato, e fa sì che le registrazioni mahleriane di Sinopoli con la Philharmonia siano ancora oggi semplicemente straordinarie. Con Bruckner questa “operazione”, questa lettura quasi “marxiana” ..a blocchi… riesce meno.. a mio avviso..
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