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Concerti di musica classica: stagioni, date e impressioni


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analogico_09
Inviato

Questi meravigliosi percorsi muscali in trasferta europea e nazionali sono molto costosi e impegnativi, diciamo ad appannaggio di chi sia in qualche modo privilegiato ed abbia come priorità ludico-ricreativa, oltrechè culturale, l'arte e non già i circuiti degli inverecondi incontri vanitosamente mondani. Andare ad ascoltare un paio di volte all'anno musica a Berlino, Vienna, Amsterdam, Londra,etc, si può fare, oltre diventerebbe proibitivo per i più, anche per le persone che fondano sull'allegro ma non troppo il loro essere "benestanti". A parte la questione socio-economica è quella socio-culturale che procura qualche maggior preoccupazione: bisognerebbe incermentare molto di più l'offerta musicale distribuita più equamente sugli italici territori senza favoritismi regionali... Favorendo anche la musica fatta per diletto, incentivando anche le varie realtà interpretative dilattantistiche, molte delle quali affatto evolute, sfatando la mitologia di una musica che se non è ai livelli massimi dell'eccellenza (quale sia l'eccellenza assoluta resta tuttavia una faccenda ancora aperto al dibattio.., aldià dei dogmatismi ed altre escatologie propagandistiche) andrebbe data al gatto. Nei tempi "antichi" gran parte di quelle "eccellenti" musiche popolari che fiorivano a iosa negli ambienti più popolari ed "umili", veniva ripresa dalle colte "corti" e dalle nobiltà mecenate, o datrici di lavoro musicale per le successive rielaborazioni nelle quali la "haute danse" popolare (balli più "scomposti", con altri salti delle gambe e dei corpi) veniva trasfrormata in "basse dance" nobile e atistocratica (piedi sostanzialmente "struscianti" a terra, dalla qual cosa non deriva il termine pied-à-terre  :classic_tongue:)  nascevano negli ambiti popolari della musica fatta per diletto.

Non solo Brahms nei tempi passati meno remoti componeva musica destinata agli esecutori dilettanti, per le famigliole borghesi che usavano fare musica privata in casa, per puro diletto, fenomeno molto diffuso prima della nascita dei dischi... Se volevi ascoltare una Sinfonia di Tchai non solo per una volta a quel concerto che non si ripeva spesso, a differenza di oggi, imparavi a leggere i linguaggi della musica, ti compravi lo sparito, la riduzione per piano o più strumenti ridotti, e te la suonavi da solo o con i famigliari, amici, parenti, qualche volta con il cocchiere di casa considerato di famglia che mostrava particolare sensibilità per la musica. :classic_smile:

I dischi.., tanta musica, valanghe di musiche stipate nei nostri scaffali dei dischi, e si va sempre più velocemenbte verso un destino di ignoranze musicali sconfinate e sconfortanti. Anche per questo  stenta a rifiore più musica nova, più creativa e orginale, da farci "strappare le vesti", come prima... Per fortuna c'è il "grande direttore" di culto ultrapromosso, il solista acclamato da andare ad ascoltare a San Pietroburgo per esempio costi quel che costi,  a consolarci sublimando con le sue gloriose eccellenze direttoriali le nostre umili, sconsolate frutrazioni...

 

  • 2 settimane dopo...
Inviato

@mozarteum hai già assistito al Don Giovanni / Currentzis a Salisburgo?

Altri concerti sempre sa Slz? 

analogico_09
Inviato
1 ora fa, peng ha scritto:

Ho trovato invece un po’ penalizzate le parti più leggere dell’opera. Prevale sempre un velo scuro, comunque coerente con la rappresentazione.

 

Don Giovanni è un'opera tragicomica, l'ironia, il sarcasmo graffiante, libertino e sovversivo non è solo nelle sottotesualità: emerge perfino nei momenti più "canonicamente "drammatici e tragici di cui Mozart/Da Ponte si fanno beffe attraverso il peronaggio alter-ego del compositore salisburghese e dello scrittore veneto.
Se si "scurisce" ogni cosa - magari anche una pre-romantica serenata notturna di esplicito e felice buon gusto e d'insidioso, beffardo retrosignificato - si rente tutto "serioso", piatto, mancando catastroficamente allo spirito dell'opera finendo per promuovare l'autoreferenzialismo solito dell'acclamato direttore che sta andando così tanto per la maggiore facendo della musica sgabello per se stesso.
Ma parlo in base alla tua osservazione, non ero presente alla rappresentazione, quindi le mie parole sarano supposizioni frutto di una personale impre4ssione, di presa visione (uditiva) di altre interpretazioni dello stesso direttore.
La forte tensione che sempre si sprigiona tra il bene e il male, tutta la vita è una lotta, è già interamente nella partitura, nelle note e nei testi che formano una unicità dialettico-estetica formale ed espressiva solida, coesa: due dimensioni contrapposte ma organicamente fuse insieme. Qualcosa che emerge da se.., il bravo direttore deve solo evitare di perdere la rotta,  l'equilibrio partituriale, senza aggiungere o sommare altro che non sia di sua competenza. 

Come si sarà comportanto anche in questo caso Currentzis a cui piace molto addizionare pro domo sua?

 

Inviato

@analogico_09 la via maestra per un’opera e’ sempre la coerenza tra musica e scena. questa rappresentazione specifica di Castellucci è scura - Don Giovanni e’ il diavolo - e la conduzione musicale segue pari pari la regia. questo però non significa appiattimento del carattere musicale, anzi i giochi contrapposti ci sono, ma sono traslati verso una linea drammatica estrema.

analogico_09
Inviato

@peng Si, certo, tuttavia, secondo il mio mio modesto parere, una scelta radicale, estrema, univoca, non coglie e non rappresenta le moltiplicità caratteriali, testuali e soprattutto musicali proprie, inscindibili, del Don Giovanni. Inqualificabile.
Si fa abbuffata di tragedia e pingua quaresima con l'"ironia" (non quella dei pupazzeti in faccia, ovviamente).

Tra l'altro la regia dovrebbe adattarsi se non piegarsi all'espressione musicale e al testo che la completa, non la musica, la parola, alla regia. Ai tempi di Mozart e prima ancora di Monteversi, De' Cavalieri, Handel e Mozart le regie, ho sentito dire, da prendere con beneficio di inventario.., le facevano direttamente i falegnami e i carpentieri che montavano le scene.. Oggi, direttori e registi prendono a pretesto gli autori per mettere in scana se stessi. E' il segno dei tempi sta bene così se è ciò che si vuole.
Per me, molto umilmente detto, no buono.
Io andrei (così come per il Requiem dello stesso) per ascoltare Mozart non già gli istrionismi dell'interprete autoreferenziale. Ci mancavano solo gli animali finti o veri in giro per il palcoscenico... magari simboli dei più selvaggi e indomiti istinti.., quale recondite metafore e acute allegorie, sempre se si  trattasse di puma e non di animaletti da cortile... :classic_rolleyes: ... cosa non si fa per stupire il pubblico annoiato... e pensare che sono stati oramai banditi perfino gli elefanti nelle regie dell'Aida...

Una tra le grandi interpretazioni che riassume ogni cosa del carattere della somma Opera, per me resta quella di Lorin Maazel, con quel cast d'interpreti stellare, rappresentazione dalla quale è stato tratto l'omonimo film (opera filmata) da J. Losey che ha curato una frizzante, geniale regia: location/iconografie d'epoca ma senza stucchevolezze e compassati parruccamenti... 

Sarà un mio limite ma non riesco proprio a capire il senso di un "Giulio Cesare" con giacca e cravatta e borsa da sensale.. 🤷‍♂️

Inviato

@analogico_09 discorso fatto decine di volte, rappresentazione classica verso nuove interpretazioni.

io non ne faccio una questione di principio, vedo e me ne faccio un'idea nello specifico senza pregiudizi. sono aperto alla novità, mi incuriosiscono le nuove idee, ammiro chi ha il coraggio di osare prendendosi dei rischi. poi a volte va bene e a volte va male (forse la seconda è più frequente).

temo che il tuo giudizio sia basato su un fraintendimento di un mio giudizio, probabilmente non espresso in modo chiaro. cerco di articolare meglio il mio punto di vista. in un'opera come il Don Giovanni, dove hai un registro molto esteso, che va dalla ironia leggera al dramma profondo, l'autore sceglie dove collocare la sua chiave interpretativa, il punto di fuoco (sei fotografo, potrai comprendere questo riferimento). tutto il resto deve essere calibrato ed equilibrato attorno a questo fuoco per evitare che ne esca un insieme di elementi indefiniti e scollegati tra loro, anche se eccellenti se presi singolarmente. In questa versione Castellucci/Currentzis posizionano il fuoco all'estremo drammatico e quindi andare a coprire anche l'altro estremo potrebbe mettere a rischio l'armonia della chiave di lettura che ne hanno voluto dare. Ma una volta che si è individuato il fuoco - e in questo caso lo si capisce fin dall'overture - il salto relativo tra dramma e ironia c'è tutto.

 

analogico_09
Inviato

Neppure io sono animanto dal pregidizio verso l'innovazione, al contrario, mi resta ancora impressa la "storica" rappresentazione del Don Giovanni all'Opera di Roma, stagione '84/'85 diretta da Peter Maag, molto discussa, criticata od approvata, acxcxlamata, a cui il regista Jerome Savary impresse un carattere gotico/mortuario. Scena ambientata in un cimitero: il "Casinetto" che il libertino indicava a Zerlina era una tomba... Tornai una seconda volta in teatro, la scelta apparve certamente stravagante e provocatoria, in quagli anni specialmente, a me piacque l'allegoria della mitologica e poi psicanalitica dicotomia eros e thanatos che, insieme al fattore inconscio dell'autodistruzione, permea fortemente il mito del dongiovannismo e la stessa Opera di Mozart la quale inizia non a caso con il tentativo di seduzione erotica dagli esiti mortali. 
Ma non riesco a provare "simpatita, le quali anzi mi irritano, per le regie alla famolo strano tanto per farla strana - ad esempio - "Giulio Cesare" in cravatta oppure "Poppea" in coulotte o lingerie firmate, nelle quali non mi pare scorgere alcun riferimento più o meno diretto con gli immaginari storici, psicologici, mitologici, etc, con i personaggi e le vicende narrate. La mia non è prevenzione bensì un semplice fatto di gusto personale non del tutto privo di qualche modesta forma di ragionevolezza.
 

2 ore fa, peng ha scritto:

in un'opera come il Don Giovanni, dove hai un registro molto esteso, che va dalla ironia leggera al dramma profondo, l'autore sceglie dove collocare la sua chiave interpretativa, il punto di fuoco (sei fotografo, potrai comprendere questo riferimento).

 

D'accordo sulla scelta di mettere a fuoco maggiormente uno specifico carattere/elemeto dell'opera, per una legittima esigenza espressiva/interpretativa personale, ma sfocare troppo gli altri registri che caratterizzano fortemente l'opera, lavorando con "diaframmi" troppo aperti (è solo un esempio) rendendoli poco riconoscibili, si finisce per snaturare l'opera stessa  a vantaggio del "capriccio" interpretativo.

Ho temuto ciò in seguito a quanto da te asserito: "i giochi contrapposti ci sono, ma sono traslati verso una linea drammatica estrema."

 

Ho pensato che l'"estremismo"  avrebbe poruto, come di solito accade con i radicalismi, fagocitare, rendere estremamente marginali gli altri "giochi" del Don Giovanni il quale è demonio ma anche vittima, di se stesso e di chi lo maledice eppur lo cerca, cede voluttuosamente al suo fascino "perverso", anche quando, Don'Anna, gioca di falsa ritrosia  (toccame Pe'..,l toccame Pe'..., ma'... Peppe me tocca... :classic_biggrin: ... così fan tutte) infatti.., al culmine della genialità, della più sottile e graziosa, invero "feroce" ironia, Mozart crea un finale beffardo, forse riabilitatore del suo "eroe negativo": su tutti i personaggi insieme riuniti, più o meno "vessati" o abusati dal demoniaco libertino spagnolo, invece di cadere l'allegria liberatoria.., scenda una stucchevole malinconia, una noia esistenziale.., inconfessati rimpianti, rimasti soli senza "progetti", senza quel diavolo che animava le loro insignificanti vite... Elemento di importanza capitale da sittolineare e grassettare! Oppure anche qui Curentzis e il regista hanno "stremizzato" l'aspetto tragico buttando nel secchio il lato ironicotragicomico?
Per me, un progetto interpretativo/registico a tutto tondo in grado di rendere giustizia alla intoccabile multiformità strutturale del Don Giovanni, non trascurerà mai di mettere in evidenza ogni singolo aspetto fondante e inscindibile, fosse il più minimo, dell'opera più grande dell'intera storia dell musica.

Ovviamente questo è un parlare in generale, non ho visto l'opera, comprendo anche le tue osservazioni legittime e interessanti, la mia "preoccupazione", prendendo spunto dal tuo racconto, resta quella che troppa tragedia avrebbe potuto "ammusire" troppo il prodotto... 

 

  • 1 mese dopo...
Inviato

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Il giorno dopo il concerto di Firenze, con Zubin Mehta a dirigere l'Orchestra del Maggio Fiorentino nella sala grande del teatro omonimo, condivido le mie rapide impressioni. Il programma prevedeva l'Ottava di Bruckner.

Anzitutto un saluto a Pietro/@Spadaccino1 con cui ci siamo trovati prima e dopo il concerto.


Con tutta l'umiltà del caso, necessaria quando si prova a parlare di un qualsiasi mostro sacro, dall'alto del mio bassissimo podio da semplice appassionato di brevissima data.

Della statura del personaggio, credo ci sia poco da aggiungere. A me comunque impressionano i dettagli, tipo un'ottava di Bruckner (1h30) diretta a memoria a 88 anni oppure i gesti di riverenza e totale rispetto che qui e là si percepivano dagli orchestrali.
 

Devo dire che la partenza del concerto mi ha lasciato freddino, ho avuto l'impressione che non tutto funzionasse sempre perfettamente nel primo movimento, con qualche attacco un po' più incerto di quanto mi aspettassi e dei suoni non sempre limpidi, più per tempi che per intonazione.

Ma il tutto è cambiato con l'incedere della sinfonia.
 

L'adagio e il finale sono stati impressionanti, da pelle d'oca e copiose lacrime da parte del sottoscritto. Non che voglia dire granchè, perchè ai concerti ho la lacrima facile, ma tant'è. In ogni caso quello che ho sentito era di grandissimo livello. E' stato come se durante l'ora e mezza il meccanismo si mettesse a punto e trovasse una sua sincronia perfetta.

I gesti di Mehta sono stati precisi e solidi, ovviamente non energici come quelli di un direttore giovane, ma gli occhi degli orchestrali erano lì. C'era tensione e c'era dilatazione, c'era il giusto livello di magniloquenza che Bruckner richiede, c'erano i fuochi d'artificio degli ottoni e dei timpani quando serviva. Sono tornato molto soddisfatto.

Merita menzione a parte l'acustica del teatro, di cui non posso che confermarne l'eccellenza. Quello che più mi ha impressionato non è stato tanto il muro di suono (facilmente prevedibile per un organico così numeroso), quando l'equilibrio perfetto dei volumi e la capacità di dipanare agevolmente il lavoro di ogni singola sezione, senza che si perda l'amalgama complessivo. Bello davvero.

  • Melius 1
Inviato
16 minuti fa, Robbie ha scritto:

Quello che più mi ha impressionato non è stato tanto il muro di suono (facilmente prevedibile per un organico

Però un muro di suono anche nei fortissimo mai fastidioso. 

Purtoppo nella sala dove sono solito ascoltare (Auditorium Manzoni Bologna, un ex cinema) nei programmi con così grandi organici il suono tende ad indurirsi con l'aumentare della pressione sonora. 

Sinfonia favolosa, in particolare l'adagio. 

Ho già comperato altri 3 biglietti per concerti fino a dicembre 😉

  • Melius 1
Inviato
1 ora fa, Robbie ha scritto:

un saluto a Pietro@Spadaccino1 con cui ci siamo trovati prima e dopo il concerto.

Buongiorno a te Roberto, ricambio. Anche per me la prima volta a Firenze (una vera sala da concerti); e, si, è stata memorabile. Un ringraziamento particolare @mozarteumche mi ha dato la "spintarella". Condivido pienamente la tua lucida disamina. Hai reso più "coscienti" le mie sensazioni, anche perché le mie conoscenze ed esperienze nella Classica sono molto più ridotte delle tue 😁

Tutto bellissimo. Dal punto di vista acustico, senz'altro ho "ascoltato" dei suoni, a mio dire, ben contenuti, senza sbavature. Mi spiego, è stato come se il suono dei violini, ad esempio, non invadesse quello dei violoncelli (che pure erano in mezzo a due ali di oltre trenta violini), ed il suono degli ottoni (che veniva da dietro) non prevaricasse su quello delle corde davanti. Tutto arrivava a me bello dritto ma insieme agli altri, senza, appunto, sbavature, come un grande insieme. Spero di essermi spiegato. 

E poi, che grande orchestra!! 

Meravigliosamente diretta! 

53 minuti fa, garmax1 ha scritto:

un muro di suono anche nei fortissimo mai fastidioso

E l'ho notato anch'io, lo dicevo a te Roberto dopo il concerto. Spesso al San Carlo mi capita di avvertire fastidio nei fortissimo, sopratutto a causa degli ottoni, ma mai ieri sera (e ce ne sarebbe stata occasione). In questo la sala ha inciso tantissimo. 

A presto, 

Pietro 

  • Melius 2
Inviato
1 ora fa, garmax1 ha scritto:

Però un muro di suono anche nei fortissimo mai fastidioso. 

Purtoppo nella sala dove sono solito ascoltare (Auditorium Manzoni Bologna, un ex cinema) nei programmi con così grandi organici il suono tende ad indurirsi con l'aumentare della pressione sonora. 

Sinfonia favolosa, in particolare l'adagio. 

Ho già comperato altri 3 biglietti per concerti fino a dicembre 😉


Vero, è esattamente così.

La sala Mehta com'è? Ho preso dei biglietti anche per quella a metà dicembre (quinta di Tchaikovsky mi pare).

Inviato

Ancora migliore, paradossalmente si sente meglio sopra

Da oggi in vendita biglietti per la stagione 2025 di Firenze

Inviato

Dopo un Bruckner live tenete spento l’impianto per qualche giorno, piccolo consiglio

  • Melius 1
  • Haha 1
Inviato
22 minuti fa, Robbie ha scritto:

La sala Mehta com'è? Ho preso dei biglietti anche per quella a metà dicembre (quinta di Tchaikovsky mi pare)

Ho ascoltato questa estate Shosta con la quinta, anche io la preferisco , anche se non mi trovavo molto indietro (fila K).

Poi , secondo me, l'orchestra si vede meglio perchè ci sono parecchi rialzi tra le varie sezione dell'orchestra ed è possibile vedere bene tutti gli orchestrali.

Anche io ho preso quel concerto , insieme a Thaikowsky ci sarà una cantata di Mendelshon che non conoscevo veramente deliziosa.

@mozarteum ho notato subito la presenza della messa da requiem di Verdi il prossimo aprile che coprerò senz'altro.

Mi ha incuriosito la Passione di Matteo presentata nella sezione opere con la regia di Castellucci, conosci di cosa si tratta?

Inviato

Sara’ una rappresentazione scenica alla Castellucci, un regista cultore di immagine.

 

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