maverick Inviato 11 Settembre 2024 Inviato 11 Settembre 2024 3 ore fa, Max440 ha scritto: ps: oltre a Michelangeli, ovviamente, Dino Ciani... : immancabile e pure Zimerman, .. troppo spesso dimenticato, ma che ha lasciato, ovviamente secondo me, una delle più belle integrali dei preludi mai registrata. Ricordo una recensione dove Rattalino definiva quasi sovrumana dal punto di vista tecnico ma anche timbrico l'esecuzione del 12 preludio del 2 libro " feux d'artifice" 2
Lolparpit Inviato 11 Settembre 2024 Inviato 11 Settembre 2024 @maverick anch’io ammiro molto Zimerman nei Preludes…il mio preferito nel libro II.
Max440 Inviato 11 Settembre 2024 Autore Inviato 11 Settembre 2024 Vero, lo dimenticavo : sono anni che non lo ascolto... dovrò rimediare! Grazie del reminder
Grancolauro Inviato 11 Settembre 2024 Inviato 11 Settembre 2024 9 ore fa, maverick ha scritto: Ricordo una recensione dove Rattalino definiva quasi sovrumana dal punto di vista tecnico ma anche timbrico l'esecuzione del 12 preludio del 2 libro " feux d'artifice" Secondo me tutta quella registrazione dal vivo dei Preludes è strabiliante tecnicamente. Zimerman ha quel suono sempre ben scolpito, chiaro, cristallino che rende la musica di Debussy solare, come a passeggio in una giornata di primavera accompagnati da un cielo terso e dal soffio frizzante del vento dell’ovest. Spettacolare. Tuttavia io alla fine preferisco il suono più sfumato, indefinito, eppure dalla forza trascinante e pieno di chiaroscuri dinamici e ritmici della vecchia registrazione (la prima) di Walter Gieseking, a tutt’oggi ineguagliata direi, a dispetto della pessima qualità audio. Che se poi questa risulta inascoltabile, va benissimo anche la seconda registrazione degli anni ‘50. Poi ci sono altre belle registrazioni oltre a quelle già citate, volendo, ma metterei comunque Gieseking in cima alla lista.
Carlo Inviato 14 Settembre 2024 Inviato 14 Settembre 2024 Krystian Zimerman racconta di aver ricevuto in prima persona da Michelangeli complimenti che lo "fecero arrossire" indirizzati alla sua registrazione dei Preludes. Non immagino che cosa possa avergli detto, ma l'endorsement è di quelli pesanti, per quanto Michelangeli non sia mai stato artista di quelli sistematicamente allergici a riconoscere la grandezza dei colleghi e a complimentarsene. Non dico che i loro siano due approcci sovrapponibili, ma sono entrambi sul versante "cold" più che su quello dell'inventiva rapsodica e narrativa del sempre camaleontico Gieseking, o del poco, pochissimo noto Gregory Haimovsky, pianista che vi invito a scoprire in questo repertorio perché è davvero una rivelazione a tratti spiazzante ma anche definitiva. Se invece volete andare oltre il "cold" di Zimerman, ancora oltre la sua pulizia di cristallo, c'è il buon Paul Jacobs che sposta Debussy verso Vienna e Darmstadt, da Saint Germain a Place Stravinsky davanti alla fontana di Tinguely. Rivelatore anche lui, ma anche più severo e faticoso. Detto questo, ritorno da dove sono partito: la serenata per la bambola di Olafsson è un cesso e ho dovuto ascoltare 3 volte i miracoli che ne fa Horowitz per calmarmi... (e alla fine ho comunque imprecato). Ciao C 1
Max440 Inviato 14 Settembre 2024 Autore Inviato 14 Settembre 2024 @Carlo Ciao Carlo, cosa ne pensi della versione di Dino Ciani per la DG? Grazie, Max
Questo è un messaggio popolare. Carlo Inviato 14 Settembre 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 14 Settembre 2024 @Max440 2 ore fa, Max440 ha scritto: Dino Ciani Tutto il bene che qui se ne dice: suonata splendidamente e altrettanto splendidamente ripresa nel suono. Incidentalmente faccio notare come il giovane Ciani avesse, absit iniuria verbis, più talenti da spendere, più grinta, coraggio e generosità del suo coetaneo amico e collega Maurizio Pollini, il quale, a ben altra maturità di carriera, arriva ai Preludes lasciando un po' poco di davvero memorabile, anche se in quegli anni faceva altro, quasti tutto, a onor del vero, quello sì ampiamente memorabile, Allargando un po' il discorso. Di Debussy io ho studiato la prima serie di Images, Pour le Piano, qualche pezzettino minore, ho letto un po' tutti i preludi e gli etudes che mi hanno terrorizzato... li ho trovati spaventosamente difficili. Quando suono Debussy ho sempre la sensazione di avere una grandissima libertà espressiva, più che con ogni altro autore, grazie ad una grafia e una sintassi estremamente malleabile e ricca di particolari con cui giocare (un altro che ti concede tantissimo con la sua musica, pur tanto diversa da quella di D, è Janacek): sposti un accento, rubi qua e là, sporchi un po' di più col pedale, anche senza una precisa strategia comunicativa, seguendo un po' il momento e facendo leva appunto su una scrittura pianistica straordinariamente rigogliosa, porti avanti il tuo "play". In questo senso ecco perché un Gieseking, pianista dalla musicalità così libera e idiomatica, e con lui e nello stesso senso anche Cortot, ci hanno restituito il Debussy più succulento (sì, mettici anche le suggestioni che derivano dalla vicinanza antropologica e storica, va bene): prendevano questa materia che dà enormi libertà e sapendo come prendersele queste libertà da artisti quali erano arrivavano, volandoci, in vetta. Ci metto anche, ovviamente e a pienissimo diritto, Horowitz, che di Debussy ha suonato poco, ma quello che ha suonato fa venire l'acquolina: ascoltare appunto la serenata da Children's Corner... e si capisce perché a Olafsson gli taglierei le mani. Pianisti più moderni, Michelangeli su tutti, Zimerman, ma anche Arrau con le sue zampone di pelliccia, e Richter (amore e odio impossibile da ignorare fra russi e francesi, c'è poco da fare) e anche i francesi specialisti (Planés o Rouvier) stanno più dentro al segno, smagrendolo di addentellato e di non detto. Avete presente le differenze fra Harnoncourt e Stokowsky? ecco. Ciani sta lì in mezzo, optimus inter pares ed è allora per questo che io suggerivo un disallineato come Haimovsky, che è certamente più arbitrario ma lo è rimanendo lungo quelle coordinate che con quella scrittura vanno perfettamente d'accordo nell'alveo quindi di un suonare impeccabile e inappuntabile. E quello che convince ancor di più è, infine, il risultato. Oggi uno che potrebbe attraversare questo tipo di campo minato uscendone splendente e pulito come un apollo è Arcadi Volodos. Debussy sembra che non gli interessi, ahinoi. L'altro è il Pletnev dei giorni nostri, diverso da quello che andava in concerto una 30ina di anni fa con il primo libro dei preludi lasciando però tracce non indelebili nella memoria dei filistei che lo hanno ascoltato. Che poi, alla fine, il problema son sempre i filistei... Ciao C 1 2
Grancolauro Inviato 14 Settembre 2024 Inviato 14 Settembre 2024 L’idea di coniugare autori barocchi con Debussy e, in questo caso, Ravel sembra aver preso piede… Sto ascoltando ora il disco e mi sembra un po’ più interessante di quello di Olafsson, anche se la ripresa audio non è memorabile. Da un po’ di tempo i dischi Warner sono un po’ deludenti sotto questo profilo. Certo, associare Couperin a Ravel senza inserire “Le Tombeau de Couperin” nel disco mi pare un’occasione persa. Forse Say non ama quella suite, chissà. Io la adoro, e poi alla fine c’è la Toccata in Mi maggiore… Vabbè, qui invece c’è Miroirs e la Suite bergamasque. 3 ore fa, Carlo ha scritto: gli etudes che mi hanno terrorizzato... li ho trovati spaventosamente difficili. Ne portai 4 al diploma di pianoforte, e col senno di poi avrei forse fatto meglio a scegliere qualcos’altro: quella volta la cosa non venne vista di buon occhio dalla commissione…ma li adoravo e mi buttai nel vuoto come un trapezista senza rete 1
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