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Debussy & Rameau : un disco davvero speciale ...


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3 minuti fa, Felis ha scritto:

Comodissimo all'esecuzione. Scemo Bach che ci ha messo il pedale. :classic_laugh:

 

Avrò eseguito questo capolavoro all'organo almeno una ventina di volte: è qualcosa di magnifico !!!

Tanto che Liszt ha voluto regalare ai pianisti questa perla: questo è il mio pensiero, non ho altro da aggiungere.

Un caro saluto,

Max

ps: una fuga del genere non la troverai MAI , da nessuna parte, in nessun trattato, per i secoli a venire... amen :classic_love:

  • Melius 1
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24 minuti fa, Max440 ha scritto:

Ma cosa vuoi argomentare... : la Musica è fatta per essere ascoltata :classic_smile:

Certe filippiche le lascio volentieri ad altri...

Bye,

Max

 

Quindi tutti noi che qui si prova ad articolare qualche idea, un'opinione,  si sia tutti dei filippici? Ma no, dai.., non te la prendere, il maestro resti tu, chi mai potrebbe darci di più... :classic_tongue:

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10 ore fa, Felis ha scritto:

È capziosamente un falso frutto della corrente di Göbel.

Ho avuto l’onore/piacere  di aver conosciuto Gustav Leonhardt di persona e di averci parlato diverse volte, quando veniva a Firenze a suonare l’organo della Santissima Annunziata.

Conosco le sue argomentazioni a favore di eseguire L’Arte della Fuga al clavicembalo.

Purtuttavia no, non concordo con Leonhardt, ma concordo con la musicologia più recente e moderna che sottolinea (Basso, per es.) come Die Kunst sia una raccolta teorica e non pratica, cioè non destinata all’esecuzione.

In quanto raccolta teorica, e in quanto mancante di indicazione per strumento su cui eseguire le fughe a parte due casi dove è indicato 2 clav (due clavicembali? un clavicembalo a doppia tastiera?) a me pare sia assolutamente legittimo eseguire Die Kunst (il titolo stesso è un arbitrio…nostro!) su organici “a piacere”. Savall lo fa su organico quasi rinascimentale, a ricordare i Fiori Musicali di Frescobaldi forse, altri lo fanno per orchestra d’archi, o quartetto d’archi, altri come Goebel, per piccola formazione barocca, altri per un trio/quartetto composito come l’eccellente clavicembalista italiano Dantone, e compagnia cantando…

A mio avviso, e parlo da semplice appassionato di musica, Die Kunst può essere eseguita come si vuole proprio perché opera “squisitamente teorica”, quindi si può usare anche quattro sassofoni come nel caso recente (ed interessante) dell’album del quartetto Califax.

P.S. Che gli strumenti antichi, originali o copie, vadano saputi suonare è assolutamente giusto.

Ma che “di suo” presentino limiti tecnici per cui giustamente @mozarteum sente pernacchie anche se suonati da musicisti esperti, è un fatto incontrovertibile.

I legni e gli ottoni del 1750 presentano limiti di intonazione e di velocità di articolazione dovuti a materiali e tecniche limitate del tempo, rispetto a quelli del secolo successivo e a quelli moderni dico.

Sarebbe, mi ripeto, un come se a comandare il telescopio spaziale James Webb, invece di supercomputer del 2020, ci si mettesse un Commodore 64… 😉

Dai scherzo, però in qualche maniera è così, e quindi è anche giusto farci l’orecchio a questi suoni originali, con i loro limiti..dove risiede parte del loro fascino…

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E sì, @Felis, avevo postato sul vecchio forum quelle considerazioni di Schiff… appena posso le ritrovo (mi pare fossero sul libretto che accompagna la raccolta integrale dei CD Decca di Schiff che esegue Bach..) e ne posto qui una foto con i dettagli tecnici..

  • Thanks 1
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Sono innumerevoli gli album dedicati all’Arte della Fuga… da quelli con sassofoni come anche  questo sotto..
IMG-1511.png
O addirittura con quattro Marimbas

IMG-1512.png
A quelli canonici con il clavicembalo … Che se proprio devo scegliere il clavicembalo ..ecco..allora scelgo questo del “mio solito” Rousset…bellissima esecuzione… splendida registrazione..

IMG-1510.png
… capito @Max440? E ascoltatelo anche questo splendido Rousset! 😉

 

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28 minuti fa, Felis ha scritto:

Anche la tua "teoria evoluzionistica" è ampiamente superata. I cosiddetti "antichi" disponevano di tutti gli strumenti necessari ad eseguire quello che scrivevano, senza limitazioni di sorta. Dirò di più: la tromba naturale per la quale Bach ha scritto il 2º Brandenburghese per il virtuoso Schreiber era senza pistoni e senza fori. Ciò non vuol dire che il trombino di Maurice André fosse migliore. Ci sono profonde differenze nel suono. Sono due cose diverse. A ciascuno il suo. Nell'anno 2024 siamo in grado di interpretare correttamente e con molte sfaccettature diversi repertori con gli strumenti più adeguati. Chi non si pone in questi termini denota solo pigrizia mentale.

In soldoni, cosa facciamo? Cerchiamo di accorciare il percorso tra la sorgente e i diffusori togliendo dal mezzo le cose inutili. :classic_laugh:

 

 

Assolutamente d'accordo: gli antichi disponevano di strumenti straordinari al servizio della loro musica straordinaria in grado di interpretare forme ed espressioni al massimo grado della civiltà musicale allora raggiunta e che resta buona per tutte le stagioni a seguire, capace di interpretare anche la contemporaneità senza doverle rifare il trucco...

Per tornare allo specifico caso dal quale è scaturita la discussione, pensare che il pianoforte sia l'evoluzione del clavicembalo, dispiace dirlo, anche questo è frutto di inqualificabile abbaglio. Discorsi fatti ventimila volte...

Torno un attimo sull' Harnoncourt della trasformazione, su questo ci sono stati già alcuni scambi con @mozarteumsempre garbati e costruttivi: l'eccellenza interpretativa di cui ha dato prova nella fase "seconda" del "nostro", risente fortemente della grande esperienza vissuta nella fase prima, la pionieristica, più rivoluzionaria e dirompente della seconda, quella che a mio umilissimo avviso passerà alla storia in modo più rimarchevole che la pur stellare seconda.

Per quanto riguarda l'aspetto strutturale improvvistativo che caratterizza fortemente la prassi esecutiva barocca e la musica antica, disponianiamo di numerosi trattati d'epoca ricchissimi di informazioni anche su tale aspetto. Ne risuta, senza vole prendere il testo come vangelo, che l'improvvisazione non fosse affatto anarchia totale, bensì un modo di suonare in libertà piena e convenzionalmente "regolata, cosa da tutti condivisa, dove ogni suonatore improvvisava la sua musica in modo sempre diverso da come la improvisassero gli altri "colleghi", sempre all'interno di un immaginario musicale condiviso e da tutti riconosibile.

 

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3 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

Ne risuta, senza vole prendere il testo come vangelo, che l'improvvisazione non fosse affatto anarchia totale, bensì un modo di suonare in libertà piena

Lo ha detto, un paio di giorni fa, Antonini in una bella intervista su Repubblica. Il Barocco un po’ come il Jazz… questo era il concetto..

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39 minuti fa, SimoTocca ha scritto:

Purtuttavia no, non concordo con Leonhardt, ma concordo con la musicologia più recente e moderna che sottolinea (Basso, per es.) come Die Kunst sia una raccolta teorica e non pratica, cioè non destinata all’esecuzione.

 

Cita le fonti, grazie. Quello dici non corrisponde al vero. La Partitura è il metodo d'elezione per le edizioni di lusso della POLIFONIA per TASTIERA e ne ho dato parziale dimostrazione prima.

 

Ci aggiungo anche Battiferri:

 

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Con la "seconda pratica" vi è il superamento de l'"ogni sorte di strumento". NB: con Leonhardt ma anche Tagliavini ed altri ci ho fatto diverse lezioni e purtroppo Basso qui in questo caso sbaglia. È solo da poco tempo che l'autarchica musicologia tedesca si sta accorgendo dei legami più antichi tra Bach e l'Italia che non si relegano solo a Vivaldi ma anche ai tastieristi polifonisti più antichi.

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1 ora fa, SimoTocca ha scritto:

capito @Max440? E ascoltatelo anche questo splendido Rousset! 😉

 

Ne ho ascoltato a vagonate di Rousset,  come di Ross...

Ma anche di Bach-Liszt e Bach-Busoni ..

Per me musica magnifica: dipende poi da chi la suona, ovvio ...

ps: ascoltatevi l'arte della fuga suonata da Gould.... sull'organo !!

Una interpretazione stupenda! :classic_love:

  • Sad 1
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22 minuti fa, SimoTocca ha scritto:

Lo ha detto, un paio di giorni fa, Antonini in una bella intervista su Repubblica. Il Barocco un po’ come il Jazz… questo era il concetto..

Calma. Fino al Settecento (ed in parte anche nel secolo successivo) l'improvvisazione costituiva una fetta maggioritaria del suonato globale ma non era pura anarchia. Al contrario, la pluralità di stili nei quali si improvvisava era chiarissima al musicista. Nella trattatistica antica (che era praticissima) il musicista era completo dal punto di vista esecutivo e creativo (sia nell'estemporaneo che a tavolino). Tantissimi trattati hanno il capitolo "Del suonare a fantasia", vale a dire l'improvvisare. In questo caso si c'è similitudine con il jazz e forte contrapposizione con l'idea dell'interprete post romantico che se gli cavi la partitura da davanti va nel pallone più completo.

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11 ore fa, SimoTocca ha scritto:

andrebbe conosciuta la versione “originale”, cioè come suona la musica composta avendo in mente il clavicembalo come strumento e non il pianoforte.

Totalmente d'accordo, anche se non sono così talebano da non apprezzare anche su pianoforte (premesso che amo il clavicembalo e la mia "formazione" è filologica)

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