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Ai confini del Jazz


damiano

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38 minuti fa, Napoli ha scritto:

Il jazz è morto,e anche i suoi confini.:classic_biggrin:

 

 

Parlo spesso della morte del jazz, i suoi confini sono come elettroni che girano all'impazzata intorno al nucleo dell'atomo morto. :classic_wink:

 

Intoniamo mesti e dolenti il crucifixus... 🙏🏻
 

 

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1 ora fa, Napoli ha scritto:

jazz è morto,e anche i suoi confini.

Scusa se mi permetto; hai dimenticato di aggiungere: "ed io non mi sento tanto bene (cit.)" 🙂

Come dice @analogico_09, parole sante, il jazz dell'anima è morto, ma il jazz delle note è vivo e vegeto, aggiungo io. Ed i confini offrono ottimi spunti 

 

Ciao

D.

 

 

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38 minuti fa, one4seven ha scritto:

il collettivo formato da Roy Hargrove,

Essí,.la doppia vita di Roy Hargrove, che ha suonato anche cose che hanno ispirato i personaggi delle prime pagine del thread (Fennesz o i suonatori di tromba nordici).

Una considerazione, grazie a questo thread ho scoperto tanto ed a volte mi sento anche sovraesposto, i.e. tante cose nuove da sentire ed il qualche modo metabolizzare e fare mie. Vabbè, lavorerò duro e cercherò di tenere botta 😉

Ciao

D.

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20 ore fa, damiano ha scritto:

Scusa se mi permetto; hai dimenticato di aggiungere: "ed io non mi sento tanto bene (cit.)" 🙂

Come dice @analogico_09, parole sante, il jazz dell'anima è morto, ma il jazz delle note è vivo e vegeto, aggiungo io. Ed i confini offrono ottimi spunti 

 
Veramente io ho usato un termine che non indica propriamente uno stato  di ottima o vitale salute, musicale in questo caso, ho esattamente scritto: elettroni che girano all'impazzata intorno al nucleo dell'atomo morto" .

"Aforismi" a parte, mi riferisco al passaggio sottolineato nel quote, credo che tu abbia colto la mia idea spesso manifestata,  che vale per il jazz e per tutte le musiche del mondo , secondo la quale le "note", siano esse le più belle del mondo, prive di "anima" (aggiungo prive di "dolore", di psiche), sono come un "bel" corpo (forma)  senza spirito (contenuto).  "Body without Soul" parafrasando all'incontrario il titolo del celeberrimo, leggendario standard del jazz che ci ricorda, attraverso le molteplici, interpretazioni dell'anima giunteci dai più grandi musicisti della storia della musica afroamericana, cosa sia quel jazz che  pur non avendo confini reclama la sua inalienabile, non markettizzabile identità storico-antropologica fatta di corpo e di anima, di inestinguibile, spesso tragica poesia.
Cose che non mi pare di riscontrare in gran parte delle musiche (elettroniche), collocabili discrezionalmente dentro o fuori i confini del jazz, fosse anche jazz meramente formale.
Ciò detto senza voler fare di tutta l'erba elettronica un fascio. Tra l'altro diversi brani che vengono postati in questa discussione potrebbero rientrare, se non per altro per lo stile, entro i confini del jazz. Ti vedo citare qui anche l'AEOC che rappresenta la quintessenza del jazz della negritudine afro-americana più profonda, spirituale ed identitaria... :classic_blush: si vorrà mica fare concorrenza all'altro topic? :classic_laugh: Scherzo, Damiano, non sono per le rigidità, esprimo solo la mia impressione, sta bene fare come viene spontaneo fare, ci mancherebbe, però, un minino di "omogeneità" andrebbe usata per evitare che si confusionino troppo pure le discussioni...  :classic_wink:


 

 

 

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E poi... Quando ascolti un pezzo come "Take the Coltrane" da un disco che bho.. non mi vengono le parole. 

Tra l'altro non credo di esagerare nel dire che sia, tecnicamente, una delle registrazioni ECM più riuscite.

Fenomenale. "Triplicate" mi gasa a 1000.

(Steve Coleman, Jack DeJohnette e naturalmente Dave Holland)

.

 

Screenshot_2024-11-21-18-16-33-166_com.dnm.heos.phone.jpg

  • Melius 2
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