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Melius Club

Le nuove uscite di classica e di lirica in HiRes


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Inviato

@antoarma Grazie Anto, per il suggerimento...anche se temo che l’esecuzione di Kuijken sia difficilmente eguagliabile...

Tornando alle preferenze personali e alla soggettività che le governa, ecco... c’è qualcosa che non mi convince nella recente fatica di Roth a capo della prestigiosa orchestra tedesca.

E non è questione tecnica, perché il suono sembra ben registrato in formato addirittura 24/192...

Ma ecco, non saprei dire se non che non è solo un problema legato ai tempi tenuti...

In Bruckner i tempi non sono tutto....

C'è qualcosa nell’approccio di Roth che non mi convince, un po’ come nell’approccio di Nelsons a Lipsia: forse l’eccesso di “pesantezza” strutturale, che tende a far collassare la cattedrale di suoni sotto il suo stesso peso? 

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Pur essendo un grande appassionato della musica di Bruckner riconosco la mia “atipicità”: ai grandi esecutori bruckneriani universalmente celebrati, come Jochum e Celibidache, ho sempre preferito la leggerezza di Karajan e Abbado, o la liricità un po’ italiana di Giulini.

Nella settima in particolare, il risultato che Karajan ottiene con i suoi Berliner in questa registrazione EMI del 1971 è forse ineguagliato.

La riascolto in formato 24/96 da HRA (su Qobuz è solo in 16/44, se non sbaglio), e trovo una cattedrale di suoni che si alza elegante e sinuosa, un po’ come i castelli di Walt Disney, forse poco reali ma così belli e sognanti...

È sopratutto la filigrana dei suoni ad essere mantenuta trasparente, sì, ma tutt’altro che “inconsistente”....

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Inviato

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Mi sono imbattuto quasi per caso in questo album che non è di recentissima uscita, 2018

lo segnalo non tanto per la registrazione che tutto sommato è buona ma non eccezionale, per la prima opera di Bartok il concerto per viola. E' la prima volta che lo ascolto, bellissimo.

Inviato

@aggelos fai bene a segnalarla! Perché alla sua uscita, di qualche anno fa, l’avevo anch’io segnalata qui sul Thread, poi il “crollo” ha distrutto tutto e...buonanotte! Mi era piaciuto l’approccio di questa giovane musicista, così diverso da quello del mio album di riferimento, la Viola di Yuri Bashmet sotto la bacchetta di Boulez....

Inviato

Più che come segnalazione, lo metto qui sopra come oggetto di “discussione”. Cosa? L’ultimo album di Pogorelich, per la Sony, dedicato a Chopin.

Capita, nella vita così come nella musica, che col trascorrere degli anni, avvengano trasformazioni impensabili: qualcuno ricorderà lo scandalo del vecchio Gulda sul palco, a suonare Mozart, con due ballerine di Lap Dance a mò di contrino coreografico, e quali libertà si prendeva sulla musica scritta! Ci si chiedeva (io no, ero un ragazzino allora e mi divertivo con queste cose..) se era proprio lo stesso Gulda, quella specie di asceta rigoroso, che 30 anni prima registrava con i Wiener i concerti di Beethoven,  quasi “asettici” tanto era la perfezione profusa nel rispetto di ogni singola nota scritta.

Ma ecco, no, di Pogorelich non si può certo dire la stessa cosa: perché in qualche modo ha fatto discutere fin da quando, ancora ragazzino,negli anni ‘80, salì sul palco del Concorso Chopin con le Superga da ginnastica ai piedi... e, un po’ per questo, un po’ per le libertà che si prendeva con gli spartiti, ecco...fu eliminato dal Concorso e contro questa decisione per protesa la Martha Argerich si dimise dalla giuria.

Clamore quindi fin da ragazzino, con lui che litigava e sbatteva la porta in faccia a Karajan che chiedeva rispetto dei tempi nel concerto di Tchaikovsky!

Eppure...eppure sotto la bacchetta di Abbado quanta magia le manone di Ivo hanno profuso a quel concerto, di Tchaikovsky. E quanta magia nel secondo concerto di Chopin! Chissà forse era Abbado a riuscire a fare sentire libero ma nello stesso tempo mantenendolo “in strada”.

Eppure Pogorelich incantava anche con le sue interpretazioni da solista: Chopin, certo, ma anche Beethoven (la più bella ultima Sonata, la 111 è la sua accanto a quella di Michelangeli... e mi pare di aver detto tutto!). E poi Haydn, Mozart e soprattutto Liszt, la sonata in Si Minore così vulcanica ed esplosiva che solo la Argerich aveva fatto altrettanto... e poi Ravel è infine Mussorgski, i più bei quadri i suoi insieme a quelli di Richter! E dici poco: in tre righe ho citato come soli antagonisti suoi la Argerich, Richter e Benedetti Michelangeli!

Certo, anche allora i critici più rigorosi e puristi rimproveravano Pogorelich per una libertà davvero eccessiva di interpretare le note scritte. 

Ma ecco, era una libertà a mio avviso ancora accettabile.

Qui, in questo album, ecco...sinceramente no! Non che voglia essere il guardiano dell’ortodossia, intendiamoci, ma quando la musica ne esce stravolta nel suono e nei significati, ecco qualche domanda mi pare lecito porsela: non è una censura, è solo la curiosità di capire se sia legittimo quello che Pogorelich fa alla musica di Chopin. E a mio avviso no, non lo è!

E poi il suono registrato mi pare anche “troppo metallico e muscolare”... o è una mia impressione? 

Insomma... valutate che voi con i vostri orecchi: il glorioso passato di Pogorelich lo merita, questo sforzo dico.... o no?

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Inviato

E dopo aver “dubitato” di Pogorelich, in considerazione che il Thread si propone la segnalazione di belle registrazioni e non la critica di quelle brutte, ecco che “rimedio” con l’integrale delle Sonate di Mozart eseguite da una pianista che ho sempre amato e che, a mio avviso, è sempre stata sottostimata.

Elisabeth Leonskaja, persona modesta (l'ho conosciuta di persona nella giuria di un concorso di musica da camera), con una tecnica pianistica stellare e uno studio affinato dalla frequentazione anche come allieva,  dei maggiori didatti e pianisti della scuola russa, compreso Sviatoslav Richter.

Una pianista straordinaria che giunta alla “maturità avanzata” anagrafica ecco che registra l’integrale delle Sonate di Mozart.

E la musica di Mozart ha la peculiarità, come ebbe a dire un grandissimo pianista del passato, di “essere troppo facile per i bambini, ma troppo difficile per i grandi pianisti.

Ecco, posso dire che ho amato la semplicità della Leonskaja nell’approccio ad ogni Sonata, ma anche quel suo metterci qualcosa di estremamente “sofisticato”, specie nell’armonia, senza “apparire” ....?

Un’integrale bellissima... che d’ora in avanti sarà il mio riferimento per le Sonate di Mozart...!

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  • Melius 1
  • 2 settimane dopo...
Inviato

Per noi moderni, così avvezzi alla musica ascoltata in ogni luogo o circostanza, risulta cosa naturalissima poter ascoltare la grande orchestra sinfonica che esegue Beethoven, come sto facendo io in questo momento dalla mia cuffia, comodamente sdraiato sul letto e mentre leggo il giornale di oggi. E se non conoscessi bene la seconda sinfonia, potrei riascoltarla quante volte voglio, a ripetizione continua, fino a che non mi entrasse in mente... a casa mia, oppure mentre viaggio in treno o metropolitana verso l’ufficio o la fabbrica....

Ma fino a qualche lustro fa (lasciatemi usare questa misura del tempo così romantica e così “indeterminata” ai nostri orecchi moderni) era inimmaginabile poter far questo.

Capitava invece che solo una sera, a teatro della propria città, una volta ogni tre o quattro anni si poteva ascoltare la seconda sinfonia di Beethoven.. 

Ma a quei tempi, metà ottocento fino ad inizio novecento, la musica era il principale svago (TV, Internet, Calcio, Gicohi elettronici e Social erano di la da venire..) delle persone e spesso, almeno nelle famiglie borghesi con un tenore di vita discretamente agiato, ci si dilettava a fare musica da camera insieme agli amici più stretti. Era anche un modo per conoscere meglio quei capolavori sinfonici che non potevano essere ascoltati così spesso..

Non ci si deve destare meraviglia Il fatto che le persone del diciannovesimo secolo conoscessero  meglio gli arrangiamenti di Liszt per pianoforte solo rispetto agli originali di Beethoven per grande orchestra! E che allora circolavano diverse trascrizioni “da camera” di quei capolavori, da suonare a casa propria in trio, quartetto o anche pianoforte a quattro mani.

Ecco che i tre solisti d’eccezione, Ax, Kavakos e YoYo Ma, ci riportano indietro nel tempo ed eseguono la seconda sinfonia trascritta per  trio by da un famoso allievo di Beethoven, Ferdinand Ries. E già questo suona affascinante, perché riesce a farci apprezzare alcuni dettagli dell’architettura sonora pensata da Beethoven, come non è possibile ascoltare dalla grande orchestra.

A rendere ancora più interessante questo album c’è però la quinta sinfonia, in una trascrizione nuova di zecca ad opera di Colin Matthews e appositamente commissionata dal “nostro trio di superstar”.

Un ascolto a mio avviso davvero interessante da tutti i punti di vista, anche perché i nostri eroi non sono solo solisti d’eccezione, ma suonano insieme da molti anni, dal vivo e su disco, e questo fatto è essenziale per fare davvero “della buona musica da camera”: suonare come un sol uomo e non tre, avere unità di intenti, anticipare le intenzioni degli altri intuendole.

Un trio questo, Ax-Kavakos-Ma davvero straordinario per essere davvero “trio” e non la somma di tre magnifici solisti.

Qualità audio eccellente come pressoché sempre nelle registrazioni Sony..

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  • Thanks 1
Inviato

Ricordo la prima volta che ascoltai i concerti di Mendelssohn per pianoforte e orchestra: ne rimasi così deluso, che per anni sono stato senza più ascoltarli. Chissà perché è chissà cosa mi aspettavo.... forse moltissimo perché ero innamorato (e lo sono tuttora) del suo concerto per violino e orchestra. Forse perché molto amavo i due concerti di Chopin e da questi di Mendelssohn, pressoché contemporanei, mi aspettavo non solo un virtuosismo fine a se stesso, ma anche contabilità e melodie romantiche....chissà? Fatto sta che quei concerti non li capii, non mi sembrava avessero né capo né coda. Poi qualche tempo fa ascoltai dal vivo il giovane  Lisiecki e rimasi incantato dalla sua interpretazione, poi ascoltata millanta volta anche su “disco”. Da allora mi sono addirittura innamorato di questi concerti, e ascoltare questo bellissimo album di Lars Vogt è stato una grande emozione.

Emozione perché Vogt esplora questi concerti mantenendone però sempre ben evidente il loro intrinseco virtuosismo, senza nasconderlo (un po’ come Leonard Bernstein che non nascondeva il lato Kitch di Mahler, ma anzi lo evidenziava riuscendolo a farlo amare anche all’ascoltatore).

Emozione data dal fatto di conoscere la storia del pianista che ha fatto cicli di chemioterapia proprio pochi giorni prima della registrazione, e che suona come fosse la sua ultima volta (ma no, per fortuna sembra proprio che non lo sarà e che adesso stia bene..)

Emozione perché Vogt dirige la sua “nuova orchestra”, quella da Camera di Parigi, proprio come ne fosse l’anima ispiratrice e pianoforte e orchestra sembrano davvero “una cosa sola”.

Insomma bellissima esperienza di ascolto, aumentata se possibile dalla qualità audio sopraffina della registrazione in 24/96 della Ondine, ripresa a quanto pare in una sala acusticamente perfetta...Insomma: 5 stelle!

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  • Thanks 1
Inviato

Inauguro questo venerdì di nuove uscite con una nuova uscita che è vecchissima! Cioè... ehm...ehm... è appena uscito in versione rimasterizzata HiRes un album EMI (oggi Warner) che merita di essere segnalato.

Per diversi motivi che ora, siore e siori, vado ad enunciare.

Primo: perché la Boutique Fantasque di Respighi è musica da balletto raramente eseguita e registrata.

Ed è un peccato, perché in quest’opera si intrecciano linee musicali e coincidenze culturali assolutamente rivelatrici della rivoluzione novecentesca, rivoluzione in ogni settore (politico, musicale, culturale, scientifico, artistico e ovviamente...musicale!).

Sì. perché fu Diaghilev a commissionare il balletto a Respighi per la tournée londinese dei suoi Ballets Russes.

La Boutique fantasque (La bottega magica) venne rappresentata quindi come prima all'Alhambra Theatre di Londra e fu un successo (non una mezza rivolta come invece capitò a Parigi alla prima della Sacre di Stravinsky, quasi contemporanea).

Respighi non ha, e questo è sicuro, il genio compositivo di Stravinsky, ma è di certo un finissimo “orchestratore”, e fa un po’ la stessa magia del suo collega e contemporaneo Ravel con la musica di Mussorgsky.

La trama della Boutique fantasque non è proprio “nuova nuova” e riecheggia Lo Schiaccianoci: di notte in un negozio di giocattoli le bambole si animano e ballano, ma il cattivo di turno (Il proprietario del negozio) separa, vendendoli a diversi acquirenti, una coppia di innamorati (un ballerino e una ballerina di cancan) e il lieto fine sarà assicurato  dalla rivolta dei giocattoli, bambole e bambolotti.

Ma anche la musica della Boutique non è nuova nuova, perché appunto Respighi pesca nel cesto dei “peccati di vecchiaia” di Rossini, quei brani per pianoforte così “strani, ironici, evocativi”.

Ma Respighi ha il merito di creare, orchestrando alcuni brani scelti, veri capolavori che suonano come  nuovi.

Secondo: perché Alceo Galliera è un direttore troppo “dimenticato” e in realtà non lo merita perché dirige in maniera sublime e questa registrazione gliene da merito.

Terzo: perché la tecnica di registrazione EMI, a fine anni ‘50, era semplicemente favolosa e questa rimasterizzazione a 24/192 ci restituisce una Philarmonia Orchestra come dal vero! Incredibile!

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  • Melius 1
Inviato

Ancora un vecchio album...ma da poco disponibile in HiRes e Streamimg...

E la migliore presentazione forse è quella di usare le parole di Charlie Chaplin, un genio proteiforme del XX secolo e non solo sommo attore e sommo regista. Dunque ebbe a dire Chaplin: “Nella mia vita ho conosciuto solo tre geni: Albert Einstein, Winston Churchill e Clara Haskil". 

Ebbene la Haskill, dice Chaplin, aveva la stessa genialità di Einstein... e ad ascoltare il suo Mozart direi che ..è proprio così!

La Praga Digital ci da la possibilità di ascoltare queste registrazioni storiche in una veste audio “moderna”  e davvero “decorosa”, una veste tecnica in cui si può apprezzare la magica arte di Clara Haskil, ma anche di che razza di direttore straordinario sia stato Ferenc Fricsay..!!

Formidabili quegli anni, è formidabile questa coppia mozartiana che regala interpretazioni da sogno di tre concerti di Mozart...

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Inviato

I madrigali di Gesualdo, principe di Venosa, hanno un indiscutibile fascino di modernità... e nei secoli hanno attirato l’attenzione di noti compositori e musicisti (anche di Claudio Abbado, che negli ultimi anni della sua vita ha dedicato ricerca e rappresentazioni teatrali della musica di Gesualdo...).

E allora questo album, appena “sfornato” stamani, cade a fagiolo per conoscere questa musica....

È musica che reca in se stessa il seme della modernità, e che è una specie di “espiazione” in musica del tremendo delitto di Gesualdo, l’uxoricidio per motivi di gelosia è di onore, avvenuto solo un anno prima della composizione di questi brani.

La Compagnia del Madrigale è un ensemble di voci davvero notevole, non solomper la qualità intrinseca di ciascuna di esse, ma per la capacità di unirsi insieme in un unico afflato musicale....

Bella la registrazione della Glossa in HiRes 24/88....

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  • Melius 1
Inviato

Il viaggio nella musica vocale non può non “toccare” come tappa obbligata questa nuova uscita discografica Warner dedicata allo Stabat Mater di Vivaldi.

Ne è protagonista il giovane controtenore polacco Jakub Orlinski, che ha frequentato la musica di Vivaldi in lungo e in largo, anche per la Naive.

Ha, il “ragazzo” una voce davvero bella ed omogenea (ascoltato dal vivo a Parigi in era “preCovid”... ) ed è ben supportato dall’orchestra polacca, che segue una eccellente prassi esecutiva filologica, condotta da Adamus.

Ben riuscita la registrazione in formato 24/96....

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  • Melius 1
Inviato

E come sempre in tempo di Quaresima Non possono mancare uscite bachiane, ma quest’oggi le uscite sono entrambe così corpose e importanti che diventa quasi imbarazzante doverne parlare contemporaneamente.

Per cavalleria ed ammirazione inizio dalla terza registrazione di Gardiner della Passione secondo Giovanni di Bach.

 Era proprio necessaria questa terza registrazione da parte di Gardiner? Secondo me sì! Nel senso che quando un genio, come Gardiner, decide di dire ancora una volta la sua, come in questo caso, ecco che è sempre un piacere sedersi ed ascoltare.

Certo, può darsi che questa. sua terza versione non sia la vostra preferita, può mancare qui l’energia giovanile della prima registrazione Archiv (oltre 30 anni sono passati...) o il pathos della registrazione fatta per il “pellegrinaggio” nell’anno bachiano per la Soli Deo Gloria.

Ma ecco che qui è bello sentire come il dramma della Passione sia stato interiorizzato da Gardiner, fatto davvero proprio...

Il coro, il Momteverdi, qui splende in tutto il suo fulgore....

Bella la registrazione dal vivo, della Archiv, ma stranamente funestata da una specie di vibrazione spuria sul canale sinistro per tutta la prima parte...

peccato perché è fastidiosa da sentire e distraente ...almeno in cuffia..

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  • Melius 1
Inviato

E finisco questo viaggio quaresimale con la nuova registrazione della Passione secondo Matteo di Bach fatta dal giovane direttore Raphael Pichon e dal suo ensemble Pygmalion.

Posso anticipare subito il mio giudizio finale? Sì? Ebbene, una registrazione così straordinaria da diventare quella mia di riferimento! 

La visione di Pichon di questo inarrivabile affresco musicale è venata da una dolcezza, una morbida malinconia, una dolente intimità che la rende così attuale (segno dei tempi) ma anche così antica....

E poi la piccola orchestra Pygmalion suona in maniera impeccabile...

E poi... che solisti straordinari! Ad iniziare dall’evangelista di Prègardien, che  ha interiorizzato la parte al punto da non poter più scindere il personaggio che canta dal cantante medesimo...ma anche le altre voci sono tutte bellissime e all’altezza del compito titanico.

Insomma un trionfo per il giovane direttore Pichon, che già in passato si era fatto notare per registrazioni eccellenti e “non convenzionali” (già più volte citato su questo Thread prima che il “rogo” distruggesse il vecchio Forum...).

E che bel segnale di speranza: le nuove generazioni prendono in mano il testimone e sembrano all’altezza dei padri... una bella certezza per il futuro culturale e musicale!

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P.S. Posso spendere due parole sulla qualità della registrazione Harmonia Mundi? Sì? Solo due? Semplicemente fantastica!

  • Melius 1
analogico_09
Inviato

@garmax1  Eccomi sull'attenti! 😄 Ma di questo immenso capolavoro ne parliamo un giorno si e l'altro pure... non c'è tempo di seguire tutti le discussioni sulle edizioni discografiche..

 

1 ora fa, SimoTocca ha scritto:

E poi... che solisti straordinari! Ad iniziare dall’evangelista di Prègardien, che  ha interiorizzato la parte al punto da non poter più scindere il personaggio che canta dal cantante medesimo...ma anche le altre voci sono tutte bellissime e all’altezza del compito titanico.

 

 

Però grazie al tuo "richiamo" ho letto l'inteevento di Simo e cio che scrive nel quote mi attizza alquanto.., anche nell'apprendere che l'Evangelista di questa Matteo sia Christoph Pregardien.., che ho spesso definito nelle varie discussioni come il miglior evangelista di sempre.., tra quelli del nuovo corso musicale filologico.., l'unico possibile per poter eseguire lo spirito di questa opera bachiana...


 

1 ora fa, SimoTocca ha scritto:

La visione di Pichon di questo inarrivabile affresco musicale è venata da una dolcezza, una morbida malinconia, una dolente intimità che la rende così attuale (segno dei tempi) ma anche così antica....

 

 

Anche questa descrizione mi appizza.., quindi ascolterò volentieri il Pichon...  e magari ne riparliamo 🙂

 

analogico_09
Inviato
3 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Christoph Pregardien..,

 

 

Pensavo fosse il padre e invece è il figlio Julian Pregardien il figlio che ha ereditato le qualità pur senza essere ancora entrato nella "metafisica" interpretativa del padre.

 

Sto ascoltando la Passione Matteo diretta da Pichon, sono a buon punto scegliendo i "numeri" più drammatici e significativi (benchè  in quest'operta, in Bach, la semplice semicroma da sola diventi portante...), uscendone nel complesso fino ad ora abbastanza soddisfatto  E' come la descrive @SimoTocca , venata da dolente e dolce, umana, morbida malinconia, però queste caratteristiche le vedo più consone alla Passione Giovanni opera più "lirica", riflerssiva, intima, meditabonda, dai respiri più larghi".., a confronto con la Matteo che resta un "racconto" più crudo e realistico, una sorta di drammatica, serrata "telecronaca" incalzante che quasi toglie il respiro all'scoltatore...

Nel complesso non male se non si tiene conto di questa qualità espressiva che personalmente non "riconosco" nella Matthaus Passion! Preferisco quelle più drammatiche e "severe", piene di ombre oscure che si oppongonmo alla alluce, in un gioco di bianco e nero (per dirla fotograficamente, pittoricamente, figurativamente) dai forti, tragici, spaventosi" contrasti!

Ovviamente le direzione esprime ottimante ciò che intende esprimere; ottimi l'orchestra e il coro, i solisti di canto, ma non condivido la ragione, non mi piace la scelta di affidare al mezzosoprano Lucille Richardot le arie composte per alto, contraltro femminile  o controtenore che sia, cambiando le connotazioni espressive e timbriche di tali perle canore.

Quelle per alto sono le arie più drammatiche, forse le più intensdamente belle.., ad esempio la nr. 6, Buss und Reu.., presa in modo frettoloso.., non solo il tempo, anche il polso/cadenza ritmico.., la Lucille non riesce ad estrarre l'enigma trascendentale che si annida in tale aria che sembra un po' aria di cantata profana.., dello stesso Bach La Lucille - la cui voce mi lascia un po' sospeso.., non male ma forse dato il contesto interpretativo non fa forse quel che potrebbe fare   fa meglio; Non va molto meglio con l'apoteotica aria Erbarmer Dich, nr. ma anche qui  per esprimere un "pentimento" così grande, non serve il bello stile.., ci vuole un timbro e un'espressioner più desolata che salga dalle profondità del dolore, alla Sara Mingardo o alla Andreas Scholl...

La cose cambiano quando si avvicenda la Hana Blazicova soprano dalla magnifica voce che restituisce il vigolre che gli è proprio al brano nr. 8 Brute Nur...

Brava il soprano Sabine Devieilhe.., molto braba, nonostante il polso ritmico "da corsa" che forse le impedisce di plasmare ancora meglio il suo magnifico numero  Ich Will dir mein herze schenken... per il troppo correre si perde per strada la "metafisica"...

Nel complesso, mi pare che nell'insieme tutto funzioni bene e che nulla funzioni.., in rapporto a quella che dovrebbe essere la fondamentale "passione" tragica che manca a questa interpretazione di bella, corretta e piacevole forma che non lascia tuttavia nessun segno, nessuna "ferita" nell'ascoltatore. Poi, si tratta di gusto personale, da quale ottica si osservano i fenomeni...

Dal mio modesto punto di vista tutto diventa sbrigativo facendo apparire troppo "leggera" un'opera invero severa benchè intrisa di pietas umana, religiosa, sono la stessa coa...  Tempi affrettati che non permettono di cogliere l'articolazione e il respiro della frase musicale, la micro dinamica tutta interna alla frase che si sfalda o che non sia stata proprio concepita. Non si può cogliere in una musica ciò che non c'è, che sia stato  sacrificato all'"ansia"del voler fare una cosa interpretativa nova... Certi fondamenti della musicalità sono inalienznili, universali e atemporali, non possono mancare mai, in nessun tipo di aggiornamento e "rivoluzione" del vigenti criteri costituiti.

Stavo pensando che se la ascoltassi in concerto questa opera così interpretata potrebbero forse ribatltarmisi le prospettive... ch può dirlo.

 

  • Melius 1
analogico_09
Inviato
6 ore fa, SimoTocca ha scritto:

Il coro, il Momteverdi, qui splende in tutto il suo fulgore....

 

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Ho dato un'ascoltata anche alla Giovanni. Inizia l'orchestra con suo movimento "marino", ad ondate.., incalza, freme, grandioso e insieme "pacato".., corretta l'idea interpretativa, poi entra il coro che invoca la divinità: Herr! e Garnier la fa letteralmente urlare.., un effetto sgradevole, "schizofrenico", muscoloso, smisurato, quasin isterico!! E dove saranno finite le madreperlacee sonorità, il colore "monastico" del Monteverdi Choir.., di quello che fu?

Peccato.., era partito bene con l'orchestra.., sono cose come queste che mi hanno portato a nutrire un doppio parere su Gardiner: il miglior  "primo" Gardiner che viene dal passato e il "secondo " Gardiner attuale che cerca di macinare e rimacinare di tutto il più possibile spesso tradendo la sua migliore e più coerente vena direttoriale che lo hanno reso celebre, amato e grande. Il nobile segno del "potere" musicale!
Da alcuni lustri Gardiner guarda alla "celebrità", intende restare di moda.., poi nella vita si può cambiare, anche i direttori.., ma senza acettare i compromessi e le scorciatoria che contrastano con l'idea originaria.
Vabbè.., considerazioni a caldo dopo essere stato sotto la doccia fredda di quel numero per coro e orchestra di apertura, che ha il compito di spalancarci l'opera iniziato bene e finito un po' alla "Lola Montez"... L'effetto facile.

Ovviamente ciò che dico non vuole essere una critica all'intera opera, anzi non è proprio una critica.., sono impressioni a caldo fatte ad "alta voce"...  dovrei ascoltare l'intera opera se l'ascolterò date certe premesse, già abbastanza indicative.., al momento sono sono avanti di diversi minuti di ascolto che sto facendo in più che non mi stanno piacendo. Ero al'aria  9.., già superata di più di un numero, quanta inutile "fretta" omologatrice anche qui.., tutto tranchant.., la sublime poesia della Giovanni diventa una esibizione muscolare.., tutto alla grande, senza sfumature, senza cura dei dettagli.. Ho ascoltato il coro finale, il sublime Herr unser herrscher e mi sono un po' rasserenato.., non male l'Es ist vollbracht.., chi è la cantante?...

Nel frattempo sono arriva a ben oltre la metà dell'opera...

 

Inviato

@analogico_09 proprio quello che mi aspettavo da te. 

Grazie per avermi dato ottimi spunti da dove poter iniziare ad ascoltare e confrontare. 

😉

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