tomminno Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio Il 13/02/2025 at 17:05, iBan69 ha scritto: ci credi che non ho mai usato l’AI, e non ne sento il bisogno? Direttamente no, ma sicuramente hai usato qualche servizio che ne fa uso dietro le quinte. 1
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio @tomminno Una domanda, hai idea se i social media usano l'IA per il microtargeting psicografico? Ricordo il caso di Cambridge Analytica e la cosa mi inquieta non poco per l'enorme capacità di manipolazione.
minollo63 Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio Il 14/2/2025 at 09:22, appecundria ha scritto: dici che è una cosa che è sempre avvenuta, ma la conosci? Mi riferivo ad un altro discorso, ma è evidente che non sono riuscito a spiegarmi o a farmi capire… Comunque bisogna sempre distinguere le cose anche con l’AI, come in tutti gli ambiti d’altra parte. Un conto è utilizzarla per lavoro, allo scopo di poter migliorare le proprie conoscenze e ottenere suggerimenti, o anche soluzioni, a cui uno non aveva pensato o che non erano nei propri schemi mentali. Un altro è semplicemente farne un utilizzo in modo passivo, senza formulare un proprio giudizio critico (di questo mi sembra tu stessi parlando) e prendere come dogma qualsiasi cosa ti propini l’AI (come un tempo gli oracoli ecc…). Alla fine, come mi sembra hai poi spiegato anche tu un po’ più avanti, secondo me tutto sta nel modo di formulare la richiesta, o meglio nel modo di saper formulare la domanda nel modo più efficace, al fine di ottenere una risposta altrettanto efficace (=utile/appropriata). Su questo effettivamente si dovrà ragionare ancora un po’ nel prossimo futuro e far si che l’AI non resti o si riduca a un affascinate e bel giocattolo, ma “inutile”. Ciao ☮️ Stefano R. 1
tomminno Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio 1 ora fa, Savgal ha scritto: Una domanda, hai idea se i social media usano l'IA per il microtargeting psicografico? Quello penso per forza, non credo esistano alternative altrettanto valide al tracciamento di centinaia di milioni di utenti.
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio Dopo la lettura di un paio di libri sul tema dei social media e delle fake news ho scritto alcune pagine sull'argomento. LA FOLLA SOLITARIA DEI SOCIAL MEDIA Scriveva Marshall McLuhan: "Le società sono sempre state modellate più dalla natura dei media con cui gli esseri umani comunicano che dal contenuto della comunicazione". "L’azione dei media è quella di far accadere le cose piuttosto che di darne conoscenza.". Le tecnologie di comunicazione di cui una società dispone condizionano fortemente la cultura di quella società, la visione del mondo e la forma mentis di chi ne fa parte. L’autore sviluppa la sua tesi in “La galassia Gutenberg”, in cui argomenta come la modernità sia conseguenza dell'invenzione della stampa. Con il libro stampato diviene prevalente la lettura, un atto solitario; dalla riflessione sul testo scritto origina la consapevolezza di sé, l’individuo. Con l’individualità nascono le prospettive, i punti di vista, che si comunicano sempre con il linguaggio scritto. L’espressione delle prospettive si manifesta nel liberalismo, nei limiti del potere e nei diritti individuali che sono parte fondamentale della democrazia. Per secoli il lettore è stato il borghese colto, l’alfabetizzazione di massa è un fenomeno molto recente, universalizzato come il “cittadino” delle democrazie liberali. Va evidenziato che il mondo antico e medioevale guardava con diffidenza all’individuo, al soggetto che rivendicava la sua differenza dagli altri. In quel mondo la comunicazione era quasi esclusivamente orale e diretta, la piazza o le chiese erano i luoghi della comunicazione ed in quei luoghi non vi era spazio per la prospettiva individuale. Nella piazza prevalevano la comunità, e, intesa negativamente con le parole di Nietzsche, “l’istinto del gregge”. Nel giro di due generazioni abbiamo vissuto passaggi epocali, di cui non siamo del tutto consapevoli. McLuhan aveva quali riferimenti le tecnologie del ‘900. Le reti costruite dai social media sono realmente il “villaggio globale” di cui parlava l’autore, ma in un curioso ossimoro per cui i soggetti sono soli, ma parte di una folla spesso composta per la quasi totalità da sconosciuti in cui si identificano ed in cui torna a prevalere “l’istinto del gregge”. La folla solitaria dei social media è l’ambito ideale in cui attecchiscono le “fake news”, un fenomeno che mette a rischio la nostra democrazia. Di un dato si deve tener sempre conto. Se sono occorsi secoli per alfabetizzare i cittadini dei paesi occidentali, sono stati sufficienti pochi anni affinché i social media diventassero un fenomeno planetario, nel 2024 erano circa 5 miliardi i profili attivi sui social media (5,04 miliardi), pari a più del 62% della popolazione mondiale. 2
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio È sufficiente piantare i semi del male affinché maturino i propri frutti È innegabile che nel passato, remoto o prossimo, la diffusione di notizie manipolate ad arte sia parte integrante della storia. Ma nel passato prossimo si dovevano possedere radio, TV e giornali, con la conseguente di disponibilità di ingenti mezzi economici e, nei paesi democratici, il rischio di essere smascherati in ogni momento. Si tende troppo spesso ingenuamente a credere che gli individui siano soggetti autonomi e consapevoli, dimenticando o rimuovendo quanto si sia facilmente influenzabili e manipolabili in determinate condizioni. Vi è una locuzione entrata nel linguaggio comune, “fake news”, che in italiano corrisponde a notizie false o volutamente fuorvianti. Se nei media del passato prossimo erano individuabili e smascherabili con una relativa facilità, nel mondo virtuale dei social media ciò diviene estremamente difficile. La storia dimostra come sia sufficiente piantare i semi del male affinché questi facciano maturare i propri frutti in un processo di emulazione, nel mondo virtuale dei social media ciò è decisamente più facile rispetto al mondo reale. Anzi le fake news condizionano i soggetti con una rapidità ed un coinvolgimento che non ha precedenti nella storia della disinformazione. Queste non solo modificano la percezione del mondo del soggetto, ma lo condizionano al punto da condividerle in tempo reale spontaneamente. Ciò avviene anche perché dietro la struttura dei social media vi sono operazioni di ingegneria comunicativa e sociale totalmente differenti rispetto al passato, che consentono una rapida diffusione di fake news.
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio Le identità del mondo virtuale producono fatti reali Le fake news modificano la percezione e rappresentazione delle cose della folla solitaria che popola i social media e li spinge spesso spontaneamente a condividerle. Uno studio pubblicato sulla rivista “Science” ha mostrato come le notizie false si diffondono sei volte più rapidamente di quelle vere ed hanno una probabilità di essere condivise del 70% superiore. Siamo portati a sottovalutare l’impatto che i social media hanno sulla società. Non si deve dimenticare che gli utenti di internet passano la gran parte del tempo in cui sono connessi sui social media ed in questo tempo l’utente si costruisce un’identità che, se pur può essere differente da quella mostrata nel mondo off line, è reale al pari di quella del mondo reale. L’identità nei social media si costruisce attraverso l’interazione con gli altri utenti ed inevitabilmente condiziona e determina i comportamenti, e non solo nel mondo virtuale. È questo potere, per non pochi aspetti coercitivo, che trasforma le fake news in “fatti sociali”, con il conseguente impatto sulla società. Molte valutazioni delle fake news conseguono da analisi superficiali, tuttavia se tanti sono convinti dell’evidenza di un fatto, sebbene falso, grande diviene il potere di coercizione sui singoli. La storia del secolo scorso dimostra ampiamente come tesi totalmente false possano determinare i comportamenti di interi popoli. 1
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio La manipolazione di emotività e credenze Nel mondo virtuale dei social media costruire una massa, inizialmente solo virtuale, di soggetti che condividono le stesse (assurde) convinzioni non è difficile. Con i “bot” e i “chatbot” è possibile creare gruppi anche di milioni di utenti partendo da profili totalmente falsi, con cui gli utenti veri discutono come se fossero persone reali. Nell’interazione con bot e chatbot e con altri utenti veri l’utente dei social media mostra la sua psicologia, le motivazioni che lo spingono ad interagire e, soprattutto, i suoi limiti e le sue debolezze. È così possibile proporre a lui e agli altri utenti con un profilo simile delle fake news coerenti con il loro profilo psicologico e costruite su misura affinché siano accettate come vere da quel gruppo di utenti, che divengono fatti rilevanti e condivisi per il gruppo. Se si posseggono strumenti informatici sufficientemente sofisticati è possibile creare argomentazioni che, facendo leva sull’emotività e sulle credenze diffuse in quel gruppo siano accettate come vere, condizionandone di conseguenza i comportamenti pubblici. Pertanto ciò che avviene nel mondo virtuale dei social media produce dei fatti sociali. Vi è un’altra conseguenza di ciò, il potere della verità di essere strumento per analizzare la realtà e cercare di trovare soluzioni ai problemi della società può essere progressivamente ridotto ed emarginato se chi controlla i social media intendesse consapevolmente utilizzare la pervasività delle fake news per imporre in modo malevolo i propri obiettivi ed ignorando ogni valore morale. Si consideri le richieste di rimuovere i vincoli giuridici alla diffusione di fake news in nome della “libertà di parola”.
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio I social network comunità chiuse Siamo inevitabilmente portati ad interagire con persone simili a noi, con cui abbiamo affinità, ma il mondo reale limita di molto questa possibilità. Invece le comunità che si costruiscono nei social media si fondano sulle affinità tra i soggetti. Si è quindi in presenza di comunità virtuali composte da persone con interessi e profili psicologici molto simili, chiuse all’esterno, sufficientemente ampie, che condivide le stesse convinzioni. I gruppi dei social media sono fondamentalmente chiusi all’esterno, come se fossero dei silos sigillati che contengono soggetti con caratteristiche molto simili. I social media, con i loro meccanismi di selezione, creano a loro volta una selezione di contenuti destinati a specifici gruppi di utenti, escludendo ciò che non corrisponde ai gusti e alle scelte di questi gruppi, impedendo confronto e spegnendo lo spirito critico, facendo tacere ogni potenziale voce di diversità. Queste comunità virtuali sono il terreno ideale su cui le fake news si diffondono ed attecchiscono. Vi è anche un altro aspetto che va evidenziato, le comunità reali sono sempre più deboli. Negli ultimi anni l’interesse per i problemi sociali, la partecipazione politica, la fiducia nelle istituzioni ha subito un forte declino. Ma vi è anche un altro aspetto che non è adeguatamente considerato, la solitudine, la vera epidemia del nostro tempo. I social divengono una compensazione illusoria ai rapporti umani di uomini e donne sempre più soli e, in quanto tali, più facilmente manipolabili ed ingannabili. 1
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio La profilazione avanzata degli utenti dei social Ci si chiederà in che modo si può tracciare il profilo psicologico degli utenti dei social media. Nel 2015 fu pubblicato uno studio da cui emergeva che attraverso i «mi piace» in un profilo Facebook, un modello computerizzato era in grado di svelare la personalità di un individuo in modo più accurato rispetto alla maggior parte di amici e familiari. E se vi erano abbastanza «like» da analizzare, solo un marito o una moglie risultavano più abili nel descrivere con precisione i tratti psicologici di un soggetto. Qualcuno ricorderà del caso di “Cambridge Analytica”, che con il c.d. “microtargeting psicografico” ha svolto un ruolo importante nell’influenzare le scelte di voto degli elettori indecisi, servendosi di annunci pubblicitari modulati sulla base delle loro personalità e messi in rete attraverso i social media. Gli strumenti di profilazione avanzata degli utenti sono il principale strumento per la diffusione delle fake news. Su Facebook è presente una sezione “notizie”, al cui interno vi è la lista “popolari”. La scelta delle notizie avviene con algoritmi di intelligenza artificiale. Studi hanno mostrato come questi algoritmi producono pregiudizi simili a quelli umani. È sufficiente che la gran parte delle notizie sia in qualche modo legata a fake news affinché gli algoritmi scelgano fake news. Se vi è un numero sufficiente di utenti che fanno apparire le fake news come notizie popolari, gli algoritmi scelgono queste notizie. Una volta che queste fake news si sono affermate, divengono da fatti virtuali, fatti sociali, che si sostengono autonomamente. Vi è un altro aspetto che supporta ulteriormente questa diffusione e condivisione. Se la fake news è costruita esattamente in base al profilo degli utenti di quel gruppo, non verranno mai messe in discussione ed anche in questo caso quanto avviene nel mondo virtuale diviene un fatto reale.
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio I social media alimentano superficialità e bassa attenzione Vi è un altro aspetto che consegue dalla fruizione dei social media, la superficialità e il basso livello di attenzione. In 15 anni si è passati da una media di 12 secondi per contenuto, ad una media di 8 secondi. Il basso livello di attenzione e di analisi ai contenuti dei social conducono a non discriminare adeguatamente alla qualità dei contenuti, il che crea il contesto ideale per la diffusione delle fake news. La bassa attenzione sui contenuti spinge l’utente dei social a scegliere notizie e contenuti che non siano in contrasto con la propria visione delle cose. Inoltre il condividere in modalità anonima l’identità di gruppo e la caratteristica sopra descritta della sostanziale chiusura di questi gruppi nei social media, oltre ad escludere informazioni in contrasto con la visione del mondo del gruppo, conduce lo stesso a polarizzarlo su posizioni estreme. 1
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio I social media sono progettati per creare dipendenza Il quadro che emerge non è affatto positivo, a renderlo più fosco è la sostanziale dipendenza degli utenti dai social media. I social media hanno un ruolo centrale nella rappresentazione dell’identità del soggetto e ne condiziona fortemente i comportamenti. Ciò è conseguenza della modalità con cui i social media sono stati progettati, ossia di far leva della vulnerabilità psicologica dei singoli, con un meccanismo che crea dipendenza al pari di una droga. I social media sono strutturati per creare dipendenza, affinché gli utenti passino più tempo possibile nella piattaforma. È stata attribuita una sigla a questa dipendenza, la sindrome “FOMO” (fear of missing out), la paura di essere tagliati fuori che caratterizza molti utenti dei social media. Sul punto si pensi che il sistema sanitario inglese ha segnalato l’emergere del moltiplicarsi di malattie mentali negli adolescenti riconducibili ai social media.
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio La digitalizzazione rende “vero” il falso Le fake news trovano il terreno in cui moltiplicarsi anche grazie ad una caratteristica del mondo digitale sostanzialmente diversa da quella del mondo fisico, analogico. Le rappresentazioni nel mondo digitale possono essere modificate a piacimento, esemplare è come le foto delle persone pubblicate sui social spesso corrispondono ben poco a come le stesse persone sono nella realtà. La relativa facilità con cui è possibile i contenuti digitali consente di creare contenuti digitali falsi, ma molto persuasivi, perché apparentemente veri. Le nuove tecnologie dell’intelligenza artificiale consentono un altro salto, ossia creare video che sono apparentemente veri. Ed una volta che in tanti si convincono nel mondo virtuale dei social che quelle foto o quei video sono “veri”, ciò produce conseguenze “vere” nel mondo reale. 1
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio Conclusioni: che fare? Fino al passato prossimo nei libri, nei giornali e più recentemente in radio e televisione vi era un elemento implicito conseguente alla tecnologia di quei media, la natura gerarchica della comunicazione. Nel libro vi è lo scrittore ed il lettore, nei giornali il giornalista ed il lettore, nei programmi radiofonici e televisivi il produttore della trasmissione e chi ascolta o guarda. Tutto ciò riflette quanto avviene nella società, la sua stratificazione sociale. Ciascuno di noi ha una propria posizione nella stratificazione sociale, una sua collocazione di classe, uno status conseguente dal ceto e dalle competenze che a questo sono riconosciute. Nel mondo reale sono fattori fondamentali. In un confronto pubblico quanto sostiene lo specialista di un ambito è molto più tenuto in considerazione rispetto a quanto può affermare chi non può vantare alcuna competenza in merito. Lo status sociale colloca la persona in uno spazio superiore o inferiore nella stratificazione sociale, cosa che diamo per scontato. La gerarchia delle competenze limita il proliferare di convinzioni totalmente false, si pensi al tema del surriscaldamento globale. All’inizio è stato citato McLuhan che sosteneva che "L’azione dei media è quella di far accadere le cose piuttosto che di darne conoscenza.". Quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi pone una serie di questioni, alcune anche inquietanti. La diffusione delle fake news mostra come gli strumenti tradizionali per contenere e smascherare la disinformazione e le falsità nell’era di internet non siano più efficaci. Non è ancora chiaro quanto la manipolabilità degli utenti dei social media renda vulnerabili le istituzioni e ancor più fragile la coesione sociale qualora coloro che posseggono i social media li utilizzino per finalità intenzionalmente malevole e immorali. Un fatto emerge con chiarezza, che le fake news diffuse dai social media sono in grado di condizionare i loro utenti con una rapidità ed un coinvolgimento che non ha precedenti nella storia. O forse l’ha avuto nella Germania nazista. I social media hanno creato un fenomeno del tutto nuovo, in cui ciò che avviene in un mondo virtuale, ieri lo avremmo chiamato immaginario, diviene poco dopo un fatto reale nella società. La tecnologia ha consentito di aggregare comunità virtuali in grado di contrapporsi ed anche di sostituire le comunità reali nella produzione di fatti sociali. Chi si sente parte di queste comunità virtuali si sottomette alla forza di coercizione conseguente all’esigenza di essere accettato e sentirsene parte. L’istinto del gregge di cui parla Nietzsche, fenomeno un tempo delle piccole comunità, diviene ora fenomeno che può abbracciare anche milioni di persone tra di loro sconosciute. Quindi una fake news condivisa in un social network conduce il soggetto che ne fa parte a considerarla “vera”, oppure, temendo l’esclusione dal gruppo, a non contraddirla. È uno scenario che crea non poche preoccupazioni, per alcuni aspetti è inquietante, e pone il problema di quali strumenti costruire per difendersi da qualcosa che può mettere in discussione le nostre istituzioni democratiche. 1
JureAR Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio @Savgal ti ho messo Melius alterni per i tuoi post precedenti! Tutti meritevoli, grazie.
Savgal Inviato 15 Febbraio Inviato 15 Febbraio Coniugata all'articolo di cui sopra è il seguente. CHE COSA È LA DEMOCRAZIA? Se si pone alla gran parte dei cittadini dii un paese democratico la domanda di cosa sia la democrazia risponderanno che è un regime in cui vi è “il governo del popolo” e in cui vi sono elezioni libere e segrete ad intervalli regolari aperte a tutti i cittadini. Elezioni libere ad intervalli regolari sono sì una caratteristica essenziale della democrazia, ma è un carattere minimo. Storicamente e concettualmente il liberalismo si differenzia dalla democrazia poiché mentre il primo è una teoria negativa sui limiti da porre al potere, la seconda consiste in una forma positiva di governo. La democrazia si focalizza sull’uguaglianza, il liberalismo sulla tutela e la garanzia delle libertà e dei diritti individuali. La democrazia si impernia sulla comunità sociale, il liberalismo sull’individuo. Quanto sopra implica che siano teoricamente possibili una democrazia illiberale, ossia un regime che non riconosce le libertà e i diritti individuali, e un assolutismo liberale, ossia un regime autocratico che riconosce i diritti individuali, ma rifiuta la sovranità popolare. Dal riconoscimento delle libertà individuali consegue la tutela delle minoranze contro quella che Tocqueville definì la “tirannide della maggioranza”. Il liberalismo è un prodotto del pensiero borghese dei secoli XXVII, XVIII e XIX. Il pensiero liberale universalizza il borghese colto, che diviene il “cittadino” dei regimi liberali. Il cittadino di una democrazia si suppone difatti che sia in possesso di un livello di istruzione mediamente elevato, che benefici di buoni redditi e di certezza del lavoro. Sono queste caratteristiche che lo rende non manipolabile e non ricattabile da potentati politici ed economici. Ciò implica inoltre che lo stesso cittadino abbia fruito da un sistema formativo di elevata qualità, cui si coniuga un sistema informativo della stessa qualità e con un ampio pluralismo che consenta di valutare i diversi punti di vista. Universalizzare il borghese colto come cittadino pone quale conseguenza che “ogni testa vale un voto” e che pertanto il voto del semi-analfabeta valga quanto quello del noto docente universitario. Altro punto è che si postula l’esistenza di un sistema informativo pluralistico e di alta qualità che consente la formazione di “libere opinioni”. Fino a ieri la preoccupazione era sul potere di condizionamento dei mass-media. Oggi siamo invece in presenza di un altro sistema informativo, quello dei social media, con un potere di manipolazione e condizionamento di ordini di grandezza superiore a quello di TV e giornali. È una questione che dovrebbe essere oggetto di una riflessione approfondita; i social media mettono fortemente in dubbio la non manipolabilità e non ingannabilità del cittadino di una democrazia liberale. Peraltro la democrazia universalizza il borghese colto, mentre secondo un’indagine PIAAC-OCSE in Italia circa il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. Ma vi è un altro rischio, divenuto recentemente oggetto di riflessioni. Le elezioni in democrazia si fondano sul principio di maggioranza, che è la maggioranza di coloro che votano, non di coloro che hanno diritto al voto. Ma se non sono ben saldi e condivisi i limiti del potere, la divisione dei poteri, l’intangibilità dello Stato di diritto, il riconoscimento e la piena tutela delle libertà e dei diritti individuali, il rischio reale è di andare verso la “tirannide della maggioranza” paventata da Tocqueville. Il rischio è che si costituisca una democrazia illiberale, un regime privo di limiti che rimuova le garanzie liberali e disconosca i diritti e le libertà individuali, e con esse quelle delle minoranze. Un simulacro di democrazia di cui restano solo le elezioni ad intervalli regolari. La democrazia liberale è un’istituzione fragile, che si regge su delicati equilibri e su assunti ideali, che in quanto tali non hanno una perfetta corrispondenza con la realtà. Astrattamente in ogni momento la maggioranza degli elettori può “democraticamente” rovesciare la stessa democrazia, o meglio la democrazia liberale. La democrazia, o più correttamente una democrazia liberale, può continuare a perpetrarsi se i suoi principi e i suoi metodi, pur con tutti i limiti che gli sono propri, sono interiorizzati, sono fatti propri dai cittadini. Il rischio reale, anche in ragione dell’enorme potenzialità manipolatoria dei social media, è che si crei una maggioranza di elettori che voti per porre fine alla democrazia liberale.
Savgal Inviato 16 Febbraio Inviato 16 Febbraio "La folla solitaria" riprende il titolo di un saggio di David Riesman, pubblicato nel 1950, e anche un suo assunto. L'autore sosteneva che gli uomini del suo tempo fossero fondamentalmente "eterodiretti", che il loro agire fosse determinato dal voler essere conformi al gruppo sociale a cui si apparteneva. Non erano più i valori tradizionali ad essere i criteri con cui valutare e comportarsi, che si sono dissolti nella contemporaneità. Riesman poneva nel mezzo, tra la scoietà del passato aderente alla tradizione e quella del suo tempo, anche l'uomo "autodiretto", che a mio parere corrisponde al borghese colto della modernità, un'eccezione rispetto alla gran parte della popolazione. Riesman osservava il suo tempo e gli strumenti di comunicazione dell'epoca. Per molti aspetti ricorda il saggio "L'industria culturale" contenuto in "Dialettica dell'Illuminismo" di Adorno e Horkheimer, sul potere manipolatorio dei media dell'epoca. I social media hanno un potere di manipolazione di ordini di grandezza superiori rispetto al cinema e alla radio di 90 anni fa, un potere di manipolazione ulteriormente amplificato da un altro fenomeno del nostro tempo su cui non vi è alcuna attenzione, la solitudine. Quanto scritto riprende molto da saggio di Giuseppe Riva "Fake news", che invito a leggere. L'autore evidenzia come sia crollata la partecipazione alle sitituzioni e subito dopo scrive: "Allo stesso tempo nelle comunità offline, in cui passiamo la maggior parte del tempo, è crollato il numero di interazioni significative: se nle 1985 il numero di amici <veri> con cui confrontarsi e a cui confidare i propri problemi erano in media 2,94 a persona, oggi sono solo 2,08. Non solo, negli Stati Uniti una persona su quattro non ha nemmeno un amico <vero> e la metà della popolazione ne ha uno solo [Lewandowsky et al. 2017]." Questa massa di persone sole, prive di reali rapporti umani è una folla solitaria che cerca nei social media una fuga dalla solitudine e, nello stesso tempo, un soggetto facilmente manipolabile ed ingannabile. Questa folla solitaria, opportunamente manovrata dai social media, diviene la base di consenso elettorale dei nuovi populismi. Riflettete su quanto ha detto Vance recentemente: “La più grande minaccia all’Europa oggi non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno; è la minaccia dall’interno, l’allontanamento dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America” "Hanno paura della libertà di espressione e scappano di fronte ai loro elettori, associando lo sforzo per contrastare la disinformazione sui social alla disinformazione di epoca sovietica." I social media stanno creando una folla solitaria di soggetti del tutto eterodiretti, la base elettorale di una tirannia della maggioranza che demolirà le garanzie delle democrazie liberali. P.S.: sul punto farò un esperimento per vedere come la libertà di espressione è messa in dubbio quando si toccano certi tasti. 1
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