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Termini audiophili


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Grancolauro

Non trovate interessante che quando si provano a descrivere le caratteristiche timbriche del suono si ricorra a metafore tratte dalla percezione mediante altri sensi? Non è curioso? Abbiamo un sacco di parole per descrivere esperienze visive, tattili, olfattive, ma quando si parla di ciò che ascoltimo il lessico a disposizione è poverissimo... forse perché la musica è misteriosa, inesprimibile con parole? mah...

Si potrebbero censire, queste matafore.

Eccone alcune

metafore tattili: suono caldo, freddo, ruvido, fluido, spesso, sottile

metafore del gusto: suono dolce, aspro, acido,

metafore visive: suono brillante, chiaro, scuro, ombroso

Fornire una definizione di suono "caldo", dal momento che si tratta di una metafora, proprio non si può direi.

 

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Grancolauro
6 minuti fa, fabbe ha scritto:

Un termine che non riesco a decifrare è " suono raffinato "

Anche questa è una metafora! Serve a comunicare una esperienza che facciamo evocando esperienze simili, più familiari e comprensibili da tutti. Pensa quando parliamo di "suono frizzante", oppure di "esplosione di suono" di un'orchestra. Stessa roba più o meno

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@salvatore66 ricordo anche questo di Giussani

 

 

Iniziamo ricordando alcune cose presenti già da tempo anche in altre parti di questo sito:
Le bande di frequenza che è possibile esaminare per andare a verificarne gli effetti sull’ascolto possono essere talmente tante… E poi: “…isolate o più insieme…?”, “…in più o in meno…?”, “… Quante combinazioni/permutazioni…?”
Le più importanti, così all’impronta, con annesse laconiche definizioni non esaustive potrebbero essere una/due ottave circa centrate attorno alle frequenze seguenti:
A: 50, B: 160, C: 400, D: 1000, E: 2000, F: 3150, G: 5000, H: 10000 Hz, I: 12500, L: 16000 (per chi li sente…)

A: I “bassi profondi” e l’ampiezza/immanenza delle grandi orchestre/gruppi specie dal vivo. Se è abbinata alla L è ancora meglio.
B: Potenza. Ma anche “gommosità”, se esuberano/mancano altre frequenze. Il difetto può essere corretto aumentando le gamme da D a G, ma ovviamente ci sono dei limiti…
C: Scatolarità, effetto cartone (“scatola da scarpe”, specie sulle voci maschili), quando troppo. Leggerezza del tom (batteria), del sax baritono, delle note “medio-basse” della chitarra, quando poco. E annessi e connessi. Se è troppo poco C e troppi A e B può contribuire al famoso “basso gommoso”.
D: Se è poco si perde “effetto presenza” se è troppo aiuta ad emergere i difetti della C.
E: Se è poco diminuisce “effetto presenza” se è troppo interviene il “pungente/fastidio”.
F: Caratterizzazione ed “articolazione” degli strumenti solisti e delle voci, specie femminili.
G: Apertura della timbrica degli strumenti aventi spettri “bassi ma non bassissimi”. Se è troppo “archi alla corda”.
H: Apertura/spaziosità del 99% degli strumenti e dei “rumori”, applausi compresi. Se è eccedente comporta il famoso effetto durezza, freddezza, fastidio, “effetto cupole rigide” e/o “meno setosità” della gamma alta.
I: Queste cominciano ad essere alte frequenze “vere”, solo armoniche “aifai” e rifinitura, anche “spaziale”.
L: Come I, anzi meglio, ma solo per chi li sente davvero. Ariosità… Leggerezza e setosità dell’estremo alto.
C, F & G insieme: transienti più o meno “veloci”…

 

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