Popular Post OTREBLA Posted June 11, 2021 Popular Post Share Posted June 11, 2021 Benritrovati! A pensarci bene io della Svezia non so quasi niente, a parte che in Svezia è nato uno dei miei registi preferiti, il genio Ingmar Bergman (e le bellissime e bravissime attrici sue muse, Ingrid Thulin, Bibi Andersson e Harriet Andersson). Svedese è anche la Opus 3, piccola casa discografica indipendente, fondata da Jean-Eric Persson, produttore, tecnico del suono e tuttofare. Della Opus 3 possiedo varie stampe viniliche, acquistate nel corso del tempo. Mi ci sono voluti diversi anni per apprezzare le realizzazioni Opus 3. Colpa mia, le avevo esiliate in un angolino della mia collezione, come parte residuale alla quale riservavo poca e sporadica attenzione. Col passare del tempo ho finito coll’apprezzarle sempre più, e sono giunto alla conclusione che si tratta di registrazioni preziose, sia sotto il profilo tecnico che musicale. Questo thread nasce per rendere giustizia ad un’etichetta poco conosciuta, probabilmente poco apprezzata anche da chi la conosce, ma non per questo meno meritevole di attenzione. Caratteristica peculiare delle realizzazioni Opus 3 erano le anonime e piuttosto brutte copertine avana, tristissime, cui faceva da contrappunto la stampa monocolore marroncina. Probabilmente le più brutte copertine della storia del disco. Scarsissima attrattiva grafica che temo abbia contribuito a generare una certa ritrosia verso le creazioni di Jean-Eric Persson. A questo proposito Persson mi ha raccontato che l’idea fu del suo socio di allora, che si proponeva con questo stratagemma di rendere immediatamente riconoscibili i vinile Opus 3. Il proposito del socio è stato raggiunto, poiché questi dischi spiccano senza alcuna difficoltà in mezzo agli altri. Quando nel 1989 i due soci si separarono, la prima cosa che Persson fece fu di tornare alle copertine vecchia scuola. . . Con un balzo indietro nel tempo troviamo il giovane Jean-Eric Persson, all’inizio degli anni ‘70, nel settore della costruzione dei diffusori acustici; poco soddisfatto della qualità delle registrazioni dell’epoca, cui ricorre per i vari test sui prodotti, nel 1976 Persson decide di passare dall’altra parte della barricata e di fondare una casa discografica. La presa del suono marcata Opus 3 si basa sulla cosiddetta configurazione Blumlein, dal nome dell’ingegnere elettronico britannico Alan Blumlein, che la ideò negli anni ‘30 del secolo scorso; il sistema si basa sull’utilizzo di due soli microfoni posti a 90 gradi l’uno dall’altro. Persson si avvale di una catena di pre-amplificazione completamente a valvole, costruita attorno ai pentodi EF-86, tuttavia il suono Opus 3 è lontanissimo dai concetti di caldo ed ambrato che normalmente si associano alle amplificazioni valvolari. “Naturale” è il primo aggettivo che mi viene in mente quando penso ad una registrazione Opus 3; “trasparente” è il secondo. Non c’è nulla di enfatizzato o di artificioso, ottenuto con successive manipolazioni al missaggio. Sembra proprio che il segnale sia passato direttamente dagli strumenti al disco, per magia. Come più o meno tutte le registrazioni pensate per gli impianti d’alta fedeltà, anche quelle targate Opus 3 si apprezzano in misura maggiore via via che cresce la qualità dell’impianto. Ogni volta che cambio un componente, passando a qualcosa di livello superiore, un disco Opus 3 fa immancabilmente parte del set di registrazioni con le quali torchio il nuovo arrivato. Personalmente ritengo che le registrazioni Opus 3 meritino mediamente un voto intorno al 9. In passato le stampe 120 grammi venivano realizzate dalla stamperia svedese Audio Disc, la cui attività è cessata molti anni fa. Stampe silenziose, piatte, pulite; la qualità dell’incisione è tale che richiamano alla mente le celebrate stampe giapponesi. Oggi Persson fa stampare i vinile in Germania, presso la Pallas o la Handle With Care di Berlino. Purtroppo Opus 3 ha smesso di registrare su nastro nel 2000, anno che segna il passaggio ai master digitali. Un vero peccato. Passiamo alla mia piccola collezione. Vi mostro soltanto il retro delle copertine, perché il fronte è sempre uguale. .TWO SIDES OF LARS ERSTRAND (1983) . Parto dal disco da cui, secondo me, dovrebbero iniziare tutti coloro che non hanno nemmeno un disco Opus 3 in collezione. Lars Erstrand (1936-2009), grande e famoso vibrafonista svedese, incise tra gli altri anche un disco con il leggendario Lionel Hampton. In The Two Sides Of Lars Erstrand lo affiancano Bertil Fernqvist alla chitarra, Roland Jivelid al sassofono tenore, Arne Wilhelmsson al contrabbasso, Pelle Hulten alla batteria. Noterete in questo ed in tutti gli altri casi che i musicisti sono per lo più emeriti sconosciuti di nazionalità svedese. Two Sides Of Lars Erstrand è abbastanza famoso tra gli audiofili. Jazz swing con incursioni nella musica Classica del Concierto De Aranjuez e di una breve composizione di Bach. Si tratta di un gran bel disco e per quanto mi riguarda il voto artistico è 8 ½ molto meritato. Purtroppo l’ho comperato usato ed il vinile non è in condizioni perfette (rumoreggia leggermente). .YUYACHIFCA (1979) . Il secondo disco che amo di più della mia collezione Opus 3 e che ho letteralmente consumato. Voto artistico 8 ½. Contiene musiche sudamericane eseguite per una miriade di strumenti tradizionali come il charango (piccola chitarra) la quena (un tipo di flauto), il flato di pan, il bombo (un tipo di tamburo), la darbuka (altro tamburo di origini africane), cimbali, maracas, cui si aggiungono violino, chitarra, piano, xilofono, basso, batteria, tamburello, shekere, e in un paio di brani il cantato. Yuyachifca è una parola della lingua Quechua, antico idioma delle popolazioni originarie del Perù e della Bolivia; significa “Ispirazione”. Yuyachifca è anche il nome del gruppo musicale folk tedesco protagonista del disco. Il brano che apre il lato B, intitolato Zamponas, una bellissima melodia eseguita da un duo di flauti di pan più percussioni, per la sua notevole resa spaziale e dinamica è stato incluso da Ortofon tra le tracce musicali del suo disco test per la calibrazione dei giradischi, ovvero questo: . . . .LARS ERSTAND AND FOUR BROTHERS (1984). . I four brothers del titolo rispondono ai nomi di Roland Jivelid al sassofono tenore, Knud Jorgensen al pianoforte, Arne Wilhelmsson al contrabbasso e Pelle Hultén alla batteria. Ancora Jazz Mainstream ed ancora una registrazione molto naturale. Disco che non spacca quanto Two Sides Of Lars Erstand. Forse gli arrangiamenti potevano essere curati meglio, forse i musicisti potevano dare di più; in particolare il pianista Knud Jorgensens interviene con brevi accenni, ed il contrabbassista si attiene al compito assegnatogli. A me il disco piace comunque e gli do un 7 perché Lars Erstand impazza da quel grande vibrafonista che è. Se ascoltando i due dischi sopraccitati sentite un pianoforte un po’ strano, non proprio come al solito, sappiate che si tratta di un Bechstein e non del solito Steinway. .BUDDY BOLDEN STOMP (1985). . Disco dedicato a quello che viene considerato il primo trombettista Jazz: Charles “Buddy” Bolden (1877-1931), il si dice abbia riunito la prima orchestra Dixieland a New Orleans. Buddy Bolden Stomp è anche il titolo di un brano incluso nel disco, scritto da Sidney Bechet. Dixieland dunque, impeccabilmente eseguito da uno stuolo di musicisti svedesi. Tomas Örnberg sassofono soprano e clarinetto, Bent Bersson tromba e cornetta, Ulf Lindberg pianoforte, Kjell Söderqvist e Holger Gross banjo, Bo Juhlin sousafono (un tipo di tuba), Göran Lind contrabbasso, Johnny Rundberg batteria. Ottimi musicisti, perfettamente inquadrati, tra i quali spiccano il sassofonista e clarinettista Tomas Örnberg, che da le carte per tutta la durata del lavoro, ed il cornettista Bent Bersson. La registrazione, estremamente bilanciata, offre una gamma dinamica notevole, sfidando il coraggio dell’audiofilo ad alzare il volume oltre le possibilità dell’impianto e la pazienza dei vicini di casa. Se vi piace il Dixieland, voto artistico dal 7 all’8. .GUNNARD LIDBERG (1979) . Disco intestato al violinista Gunnard Lidberg, del quale non so dirvi assolutamente nulla, a parte che suona il violino. E va be’, è già qualcosa. Comprimari di Lidberg troviamo Lars Erstrand al vibrafono, Björn Milder al pianoforte, Arne Wilhelmsson al contrabbasso ed il bravo Pelle Hultén alla batteria. Jazz Swing a suon di standard. Lo considero il terzo volume della serie Lars Erstrand, assieme a Two Sides Of L.A. e Four Brothers. Se volete avere un’idea precisa di che cosa s’intenda per trasparenza quando si parla di riproduzione Hi-Fi, questo è il disco giusto. La batteria in particolare emerge in maniera olografica. Ci troviamo di fronte al classico caso in cui c'è il tizio che fa per attraversare un varco e va a sbattere il naso contro un vetro talmente trasparente che era impossibile vederlo. Lidberg è un discreto violinista, certo non è Stéphane Grappelli, ma si fa ascoltare. Anche in questo caso la presenza di Lars Erstrand fa la differenza. Voto artistico 7 ½. .STANS BAND VOL. 1 (1977) . Recitano le note in svedese (una fatica per tradurle che non vi dico) che la Stans Band nacque nel 1973, ottenendo presto un certo successo negli ambienti jazz svedesi e norvegesi, portando in poco tempo il gruppo ad esibirsi negli Stati Uniti, in occasione del New Orleans Jazz & Heritage Festival, che aveva fatto il suo debutto soltanto tre anni prima, nel 1970. Ecco il cast: Peter Kjellin: tromba. Göran Erksson: sassofono contralto. Göran Stackowsky: chitarra. Gunnar “Cesar” Andersson: piano. Lennart Bohm: contrabbasso. Sven Ståhlberg: batteria. Nils “Kulan” Rehman: voce. ‘Sti ragazzi sono bravissimi; tutti. Spicca il contraltista Göran Erksson. Il disco spazia tra il Dixieland di Bix Beiderbeck (proprio il suo, che è un Dixieland specifico) e il tardo-Dixieland anni ‘30, quello dei cartoni animati di Betty Boop, col cantante (metà dei brani sono cantati) in secondo piano, seduto tra i musicisti, la tipica voce blues chiara e un po’ stridula, alla Cab Calloway. Ma c’è anche il Boogie-Woogie, il sound delle brass-band di New Orleans, lo Swing. Un disco bellissimo, da 8 e ½, in cui i musicisti replicano in maniera calligrafica le atmosfere sonore di quegli anni. . Avrei finito. Quando giudico una registrazione audiophile, la prima domanda che mi pongo, posto che di solito sotto il profilo tecnico c’è poco da eccepire, altrimenti non si chiamerebbe registrazione audiophile, la prima domanda che mi pongo è se il disco si possa definire “Fine a sé stesso”, cioè se il tutto si riduca all’esibizione Hi-Fi, con i suoi fuochi d’artificio. Nel caso di Opus 3 mi sembra molto ingeneroso relegarla al solo fatto tecnico, riducendo l’aspetto artistico ad un fatto marginale e di poco conto. Magari può interessare a qualcuno. . .http://www.opus3records.com/ . Alberto. 3 Link to comment Share on other sites More sharing options...
ansonico Posted June 11, 2021 Share Posted June 11, 2021 Ho ancora solo piluccato ma complimenti per avere riportato un pezzetto di storia musicale, tanti bei dischi...e l'amore per un regista immortale 🙂 Link to comment Share on other sites More sharing options...
giorgiovinyl Posted June 12, 2021 Share Posted June 12, 2021 E Liv Ullman? Link to comment Share on other sites More sharing options...
London104 Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 @giorgiovinyl È norvegese. Link to comment Share on other sites More sharing options...
giorgiovinyl Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 @London104 Si ma sempre scandinava e musa di Bergman... Link to comment Share on other sites More sharing options...
musicaando Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 @giorgiovinyl le tre citate sono parte della nascita,Liv arriva a "tavola imbandita". Io della opus 3 ho poco poco,ma ricordo una splendida incisione di organo, appena la ritrovo la mostro. Harriet Andersson è ancora tra noi. Nell'estate di Monica era di una bellezza indescrivibile. Link to comment Share on other sites More sharing options...
rabass6 Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 Ho 2/3 album di Eric Bibb di questa etichetta (incluso un album singolo 12” a 45 giri…W i brani brevi) e mi sembra siano dei primi anni 2000…sul retro é indicata la catena di registrazione, e mi sembra sia tutta analogica, ma piú tardi a casa controllo. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Membro_0008 Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 Io li ho tutti e qualcuno doppio acquistati intorno 1978/79 S dal distributore che era a 10 km da casa mia stupende registrazioni molto naturali ho acquistato qualche anno fa 3 nastri dal loro sito web stupendi Link to comment Share on other sites More sharing options...
OTREBLA Posted June 13, 2021 Author Share Posted June 13, 2021 2 ore fa, rabass6 ha scritto: Ho 2/3 album di Eric Bibb di questa etichetta (incluso un album singolo 12” a 45 giri…W i brani brevi) e mi sembra siano dei primi anni 2000… Me lo ha detto Persson che hanno smesso di registrare in analogico nel 2000. Può darsi che ricordasse a spanne. @gigi60 Quanto costa un nastro? Alberto. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Membro_0008 Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 @OTREBLA Avevo pagato il sampler in una bobina 1900 SEK = 190euro e a 2900 SEK = 290 euro four brothers in 2 bobine Avevo scritto a music@opus3records.com e mi ha risposto direttamente il titolare Jan eric Link to comment Share on other sites More sharing options...
ninomau Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 Concordo con @OTREBLA sulla naturalezza delle incisioni, ho i Test Records 1-2 e 4, ed il disco dei Duodecima, un duo di chitarra classica. Link to comment Share on other sites More sharing options...
zagor333 Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 2 ore fa, rabass6 ha scritto: Ho 2/3 album di Eric Bibb Mi associo, ottimo chitarrista, io li ho in CD o SACD. Ho anche molti altri SACD di questa etichetta, molto interessante sia per qualità audio che artistica. 👍 Link to comment Share on other sites More sharing options...
Membro_0008 Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 Una parte Link to comment Share on other sites More sharing options...
rabass6 Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 @OTREBLA ah no, scusa, non intendevo contraddirti, anzi dopo controllo, ricordo solo che sul retro erano riportate le (semplici) apparecchiature utilizzate, ma potrebbe essere che si tratti di registrazioni antecedenti a quel cambio di direzione Link to comment Share on other sites More sharing options...
rabass6 Posted June 13, 2021 Share Posted June 13, 2021 Hi verificato i 3 di Bibb in mio possesso: uno registrato nel 97 e sul retro oltre alla strumentazione utilizzata è indicato che il tutto è stato fatto in analogico puro. Uno registrato nel 2005 e oltre all’hardware analogico sono indicati convertitore e DAW, e nessuna indicazione di puro processo analogico. Il terzo è come il primo, ma non trovo indicata la data di registrazione, tutto lascia intendere sia antecedente al 2000. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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