Questo è un messaggio popolare. jakob1965 Inviato 20 Ottobre Questo è un messaggio popolare. Inviato 20 Ottobre 6 ore fa, one4seven ha scritto: Con le voci, la collocazione spaziale è molto più "facile", ciò individuabile, rispetto agli strumenti... Dal vivo e su disco. se sei in sala da concerto ad una distanza ragionevole (circa 20 -25 metri) , sei quasi ad un triangolo equilatero tra la larghezza dell'orchestra e le orecchie. Solitamente i contrabbassi sono sulla destra - arpe sulla sinistra- percussioni in fondo sul centro-sinistra - i violini primi sono davanti sulla parte sinistra - di solito i corni - le tube e basso tube in fondo sulla destra etc..... La spazialità la percepisci eccome. Il coro di solito è dietro l'orchestra - con le sezioni femminili sulla sx e quelle maschili sulla dx - anche qui senti che le voci arrivano da dietro ad inviluppare il suono dell'orchestra (per me una delle cose più belle). Posso supporre che un buon Tonmeister conosca molto bene queste cose e cerchi di catturare questo nella registrazione: che poi buoni impianti possono restituire malgrado 2 sorgenti acustiche che sono una combinazione di origini puntiformi o quasi. Come il fenomeno dell'arcobaleno: il sole sorgente luminosa è puntiforme ma costruisce una immagine tridimensionale 5
ilmisuratore Inviato 20 Ottobre Autore Inviato 20 Ottobre 1 ora fa, magicaroma ha scritto: Comunque il 99% dei jazz club stanno messi così, però a casa vogliamo (io per primo eh) una scena sonora “che si estende ben oltre la parete posteriore” Questi gruppi, che adoro, non restituiscono una vera e propria "scena sonora" ...bensi uno spiccato senso di "partecipazione" che fa ribollire il sangue e fa battere il piede
Titian Inviato 20 Ottobre Inviato 20 Ottobre per me la musica acustica è la combinazione di quello che suonano i musicisti con l'ambiente dove viene suonata. I muscisti interagiscono con l'ambiente che arrichisce il suono e vibrazioni che escono dagli strumenti. La scena sonora è il suono che sentiamo proveniente da tutte le direzioni stando in un punto nella sala d'ascolto e analizzato dalla mente. 1
ilmisuratore Inviato 20 Ottobre Autore Inviato 20 Ottobre 40 minuti fa, Titian ha scritto: La scena sonora è il suono che sentiamo proveniente da tutte le direzioni stando in un punto nella sala d'ascolto e analizzato dalla mente. ...beh si, ed è un mix tra suono diretto e suono riflesso, con tutti gli elementi contestuali legati al tipo di propagazione
Titian Inviato 20 Ottobre Inviato 20 Ottobre esatto quindi la mia filosofia nella riproduzione è analogo
ilmisuratore Inviato 20 Ottobre Autore Inviato 20 Ottobre 45 minuti fa, Titian ha scritto: esatto quindi la mia filosofia nella riproduzione è analogo Nella riproduzione ci troviamo a riproporre delle informazioni ambientali dentro un locale (il nostro) che stabilisce altre caratteristiche acustiche a confronto del luogo in cui si è consumato l'evento Sarebbe opportuno cercare di "escludere" quanto piu possibile l'incidenza del nostro locale e lasciare maggiore spazio a quello che restituisce l'informazione catturata durante l'evento Si può fare "facilmente" per quanto concerne la parte relativa ai modi della stanza, un pò meno per quel che riguarda il campo diffuso in quanto è impossibile ottenere lo stesso amalgama dei due ambienti Fortunatamente la psicoacustica ci viene incontro poichè entro determinati range il campo diffuso passa anche inosservato dal nostro sistema di percezione, vedi ad esempio le riflessioni che sotto i 15 dB (nei primi 20ms) dal suono diretto è come se non ci fossero A questo punto, conoscendo le regole acustiche, possiamo ottimizzare il nostro contesto acustico e quindi puntare ad un risultato parecchio gradevole e poco alterato La mia esperienza mi dice che in un locale ben ottimizzato la riproduzione tende a portarmi virtualmente nelle caratteristiche del luogo in cui c'è stato l'evento, mentre dentro un locale poco ottimizzato la sensazione è che percepisco le caratteristiche (spesso anche pesantemente mascheranti) del locale stesso La ciliegina sulla torta poi sarebbe il rumore acustico che, se molto basso, incremementa sia la microdinamica che la macrodinamica, nonchè la risoluzione di cogliere i piu fini dettagli relativi all'ambienza della registrazione
senek65 Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre 9 ore fa, jakob1965 ha scritto: La spazialità la percepisci eccome. Si, ma è molto diversa da quella che riporduci a casa. Mi è difficile trovare le parole giuste per descriverla, ma live è come se ci fosse sempre un certo grado di indeterminatezza: senti il violoncello, lo senti perfettamente ma, se chiudi gli occhi, non lo puoi posizionare perfettamente. Sai che si trova più o meno in quella posizione, ma il suono si spande, si dilata con una fluidità che non ho mai quasi percepito in una ripoduzione casalinga.Forse una volta, con un impianto multicanale, avevo l'illusione di trovarmi in una sala da concerto. Ammetto di non aver ascoltato centinaia di impianti, quindi la mia è una opinione ovviamente personale e limitata. 1
51111 Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre In ogni caso con una incisione stereo perfetta ed un impianto a regola, chiudendo gli occhi e quindi fare lavorere il cervello con la massima concentrazione, la scena prende il sopravvento e ti proietta direttamente nella seduta più privilegiata dell'auditorium. Con il sistema Atmos gli occhi possono rimanere aperti.
Turandot Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre 24 minuti fa, 51111 ha scritto: Con il sistema Atmos gli occhi possono rimanere aperti. anche con un impianto di livello.
alexis Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre tiefenbrunn ha definito la questione della scena com bullshit per audiofili, infatti usciva con casse adagiate alla parete di fronte, khan, sarà e isobarik.. tre diffusori, praticamente senza scena infatti.. usavano la parete retrostante come baffle, in sostanza... teoria forse controversa, ma con un certo tenore di verità. Per creare una bella scena, infine, è piuttosto semplice.. basta un buon monovia e una collocazione ben lontana dalle pareti con molta aria intorno, molti si ricorderanno le demo ai topi audio fatte da zen, con le minima. Le cose si complicano quando le vie diventano tre o quattro, con componenti, come quasi sempre accade.. non allineate in fase e xover complessi con rotazioni di fase e campi emessi non omogenei, poi hai voglia di correggere l’ambiente… con pannellazzi a casaccio..
51111 Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre 2 minuti fa, Turandot ha scritto: anche con un impianto di livello. Non è una questione di livello, se l'incisione è fatta bene, basta un impianto ben assemblato (non necessariamente costoso) per percepire la scena. Gli occhi chiusi sono essenziali per ricostruirla per come è registrata, quando sono aperti il cervello viene colpito soprattutto dalla visione dell'ambiente e lascia poco spazio al resto. In multitasking il computer è più lento.
alexis Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre Sintetizzando una questione fin troppo complessa per essere tematizzata in questo contesto.. chioserei con un concetto semplice.. la scena giusta è quella che semplicemente cancella alla nascita la domanda nel cervello dell’ascoltatore.. se ci sia o meno … scena.. così come del resto succede con gli impianti di grande levatura.
alexis Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre Poi ovviamente conta anche la seconda questione a me cara.. le dimensioni del palcoscenico… che si avvicini a quello reale, sempre parlando di registrazioni coerenti con l‘evento live.. e qui non ci si scappa, ci vuole tanta cubatura di membrane per fare respirare l‘ambiente, poi emissioni coerenti, e discesa in basso sufficiente a far percepire l‘aria vibrante della propria sala.. perché é facile facile ricreare scenette mini con due minidiffusorini.. come i teatrini con le marionette.. difficile far crescere i marionettini fino a dar loro parvenze e somiglianza, assimilabili al vero.
loureediano Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre Non so perché ma non ho mai preso in considerazione l'impianto full Linn Nel passato remoto ad almeno 3 top audio il suono migliore era sempre quello full Linn Dal vivo sono stimolati almeno 2 sensi, l'udito e la vista, ma anche l'olfatto è attivo In sala d'ascolto solo l'udito è connesso nell'evento musicale. Chiudere gli occhi nell nostra sala equivale a tenerli aperti nelle sale da concerto. Il cervello nella nostra sala elabora un Déjà vu
Titian Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre 9 ore fa, ilmisuratore ha scritto: Nella riproduzione ci troviamo a riproporre delle informazioni ambientali dentro un locale (il nostro) che stabilisce altre caratteristiche acustiche a confronto del luogo in cui si è consumato l'evento Sarebbe opportuno cercare di "escludere" quanto piu possibile l'incidenza del nostro locale e lasciare maggiore spazio a quello che restituisce l'informazione catturata durante l'evento Lo so cosa dice la teoria della riproduzione sonora nei locali e ne capisco anche le ragioni, ma non coincide con la mia percezione della musica. E qui voglio fare una netta distinzione tra musica e un semplice insieme di suoni. Sono stato in moltissimi ambienti di riproduzione, anche in sale acusticamente trattate e studi di registrazione, e per me in questi luoghi la riproduzione si concentra soprattutto sull’insieme dei suoni e sulla loro qualità. 9 ore fa, ilmisuratore ha scritto: Fortunatamente la psicoacustica ci viene incontro poichè entro determinati range il campo diffuso passa anche inosservato dal nostro sistema di percezione, vedi ad esempio le riflessioni che sotto i 15 dB (nei primi 20ms) dal suono diretto è come se non ci fossero A questo punto, conoscendo le regole acustiche, possiamo ottimizzare il nostro contesto acustico e quindi puntare ad un risultato parecchio gradevole e poco alterato Certo che la psicoacustica ci viene incontro: la stereofonia, o la riproduzione di un evento sonoro tramite più sorgenti sonore, si basa completamente su di essa. Chi cerca di escludere la psicoacustica dalla riproduzione sonora domestica non ha capito – o ignora – il principio più importante. È ovvio che ottimizzo le regole acustiche in base alle mie percezioni, che a loro volta si fondano sui miei ricordi dei concerti vissuti. Ricordi che cerco di rinnovare sempre di più, perché la memoria sonora dell’uomo cambia nettamente nel tempo: altri sentimenti prendono il sopravvento, come ad esempio le emozioni. Ammesso che tutto l’impianto sia neutro (lo chiamo così), quindi senza colorazioni o altre caratteristiche sonore che mi distraggono dal concentrarmi sulla musica, percepisco comunque una mancanza di simbiosi con la sala d’ascolto. Fra l'altro non ascolto in stanze piccole – mi danno un senso di claustrofobia – ma anche nelle sale più grandi sopra i 5 x 4m ho la sensazione di assistere a un evento sonoro, non a un evento musicale. Ho avuto la “sfortuna” di avvicinarmi all’hi-fi in modo diverso da molti: da giovane, fino ai quattordici anni o più, ascoltavo musica esclusivamente dal vivo. Solo in seguito sono entrato nel mondo dell’hi-fi e ho portato l’ascolto della musica a casa. Mi resi subito conto di questa distinzione: l’ascolto dei suoni mi emozionava, sì, e mi portava in un mondo tutto mio, oggi lo chiamerei egocentrico senza tener conto dei musicisti che nella loro musica hanno anche qualcosa da dire. Dopo pochi anni, avendo finalmente una mia stanza d’ascolto, cominciai a fare esperimenti sull’ambiente. Capì che l’interazione con la sala era indispensabile, ancora prima di aver mai sentito parlare di “trattamento acustico”. 9 ore fa, ilmisuratore ha scritto: La mia esperienza mi dice che in un locale ben ottimizzato la riproduzione tende a portarmi virtualmente nelle caratteristiche del luogo in cui c'è stato l'evento, mentre dentro un locale poco ottimizzato la sensazione è che percepisco le caratteristiche (spesso anche pesantemente mascheranti) del locale stesso Certo, sono d’accordo, ma ascoltare sia il suono degli strumenti sia quello dell’ambiente in cui questi suoni sono stati registrati e assemblati, per me non risulta di forza un ascolto della musica.
Questo è un messaggio popolare. Coltr@ne Inviato 21 Ottobre Questo è un messaggio popolare. Inviato 21 Ottobre ck AI Overview +7 Il cervello interpreta la realtà percepita filtrando e rielaborando costantemente gli stimoli esterni, non creando una copia esatta del mondo esterno ma una sua rappresentazione soggettiva. Utilizza esperienze passate per interpretare le informazioni attuali, ma può anche generare un'illusione di realtà coerente sovrapponendo frammenti di percezioni con ritmi diversi e facendo inferenze e completando le informazioni mancanti. Come il cervello costruisce la realtà Interpretazione di stimoli sensori: Il cervello riceve segnali elettrici dai sensi (vista, udito, ecc.) e li interpreta per creare una percezione del mondo fisico. La realtà che sperimentiamo è il risultato di questa elaborazione. Similitudine con un film: Similmente a come un film mette insieme fotogrammi in rapida sequenza per creare l'illusione del movimento, il cervello elabora stimoli visivi a intervalli e ritmi diversi per farci percepire la realtà come un flusso continuo e non frammentato. Filtri e preconcetti: Le esperienze passate e le conoscenze acquisite agiscono come filtri che influenzano come interpretiamo le informazioni. Questo significa che la nostra percezione della realtà è unica e soggettiva. Principio di "pigrizia" cerebrale: Di fronte a nuove informazioni, il cervello tende a non approfondire l'analisi critica se la notizia non è palesemente assurda, per evitare un dispendio energetico elevato. Ripetere un'informazione può rafforzarne la credenza nella sua veridicità. Distinzione tra realtà e immaginazione: Il cervello usa aree cerebrali come il giro fusiforme e la corteccia prefrontale per distinguere le esperienze reali da quelle immaginarie, valutando elementi come la vividezza sensoriale, il contesto e la coerenza logica. Completamento amodale: In alcune situazioni, come le illusioni ottiche, il cervello completa ciò che manca, percependo cose che non ci sono fisicamente per creare una forma più compiuta. 4
QUELEDSASOL Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre 3 ore fa, senek65 ha scritto: senti il violoncello, lo senti perfettamente ma, se chiudi gli occhi, non lo puoi posizionare perfettamente. Quoto
Titian Inviato 21 Ottobre Inviato 21 Ottobre 3 ore fa, senek65 ha scritto: senti il violoncello, lo senti perfettamente ma, se chiudi gli occhi, non lo puoi posizionare perfettamente. è una questione di allenamento. Entri nella sala da concerto sinfonico 30-40 minuti prima del concerto, senti i musicisti che man mano vengono sul palcoscenico a suonare, chiudi gli occhi ascolta e ti concentri sulla loro posizione. Con occhi aperti e chiudi. Cambi anche posto d'ascolto. Stessa cosa andando alle prove d'orchestra. Certo molto dipende dal luogo di esecuzione. I teatri italiani li conosco poco e un direttore d'orchestra, amico mio, mi dice in ripetizione che in quei teatri il localizzare gli strumenti è molto più difficile. Non mi esprimo nel riguardo. Comunque, se la stragrande della percentuale del tempo lo si fa ascoltando i propri impianti e quelli in giro, non ci si abituerà mai alle condizioni del "dal vivo" (rapporto suono diretto / riflesso) e la capacità di sentire dettagli diminuirà o resterà minima.
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