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Si può misurare la qualità sonora? Non credo


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2 ore fa, c10m ha scritto:

Per la millesima volta: le misure contano molto ma fino a un certo punto. La stanza conta (molto). Ma c'è molto altro che secondo me non si riesce (ancora) a misurare (ovvero la qualità tout court)

Ma come devo scriverlo? in sanscrito????

Toglierei l'ancora in parentesi. La qualità non si potrà mai misurare. Per definizione.

1 minuto fa, rpezzane ha scritto:

Ma questo che vuol dire che ogni donna alta 170 cm con misure 90/60/90 con il nasino alla francese, labbra carnose, zigomi ben evidenti, capelli folti, occhi azzurri è bella e affascinante ?

 

Diciamo che è un buon inizio🤪

 

 

ilmisuratore
10 ore fa, rpezzane ha scritto:

Io l'ho studiata e ho anche preso 30 con lode. Non è questo il punto. Mi è chiarissimo cosa fa la convoluzione tra due segnali. Il problema è che il risultato che viene fuori non mi piace. C'entra poco il misurare ed il non misurare. Che la RIF viene bella precisa a come la vuoi lo dice giustamente la teoria dei segnali. Nessuno obietta questo. Non mi ricordo che il prof barbarossa mi ha detto che con DRC suona meglio. Non lo trovo sulle sue dispense.

Inoltre non mi capacito del perchè anche la DRC non sia annoverata nel best in class del myFi ?

Più myfi di questa non c'è nulla. E questo non è come dici te deragliare ma è smontare una consolidata affermazione nel thread.

Come dice @grisulea, che pi possa piacere non lo metto in dubbio.

Non sono un grosso fautore del piacere o non piacere.

Seguo una linea diversa, funziona o non funziona.

Non l'ho nemmeno sperimentato di persona la drc, tuttavia sono a conoscenza che tale tecnica è stata provata in modo molto serio nei laboratori di Audio Review, presente Mario Richard.

Le conclusioni fanno intendere che in ambiente domestico diventa pressochè imprescindibile per poter aspirare a risultati eccellenti della riproduzione.

Bisogna acquistare la rivista, mi pare la 364.

 

Qui uno spezzone che ho trovato sul web.

 

 

sappiamo che il metodo funziona e possiamo testimoniarlo, avendolo già sperimentato e descritto nei vari articoli dedicati ai programmi di correzione acustica ambientale (DRC), per cui le probabilità che il suo impiego si diffonda sono alte e credibili.

Se oggi l’applicazione di queste tecnologie è riservata a prodotti dal prezzo molto elevato e irraggiungibile ai più, per il futuro c’è da aspettarsi che i costi calino in progressione inversa con il diffondersi del loro utilizzo, come è già successo in ambito car hi-fi.

Questa potrebbe essere una buona notizia, anche se solo in prospettiva; nel frattempo, però, gli appassionati di audio ad alta fedeltà possono sperimentare i vantaggi del DRC utilizzando quei software gratuiti o quasi di cui abbiamo parlato a più riprese a partire da AUDIOreview n. 364, del giugno 2015. Proprio in questo numero pubblichiamo l’articolo “finale” di questa prima serie, in cui l’autore, Mario Richard, spiega come ottenere la correzione totale di un sistema di altoparlanti e dell’ambiente in cui questi sono inseriti, mediante filtri digitali di tipo FIR (Finite Impulse Response). Andrea Allegri, nella prova d’ascolto conclusiva, esprime in merito valutazioni a dir poco positive.

L’ambiente d’ascolto è uno dei componenti più importanti dell’impianto hi-fi e spesso si rivela il più debole. Utilizzare le tecnologie più avanzate per correggerne i limiti è la strada maestra intrapresa dalle aziende più evolute, con risultati che, anche alla mostra di Monaco, erano sotto le orecchie di tutti.

 

  • Melius 1
3 minuti fa, ilmisuratore ha scritto:

Non sono un grosso fautore del piacere o non piacere.

Seguo una linea diversa, funziona o non funziona.

Non l'ho nemmeno sperimentato di persona la drc, tuttavia sono a conoscenza che tale tecnica è stata provata in modo molto serio nei laboratori di Audio Review, presente Mario Richard.

Le conclusioni fanno intendere che in ambiente domestico diventa pressochè imprescindibile per poter aspirare a risultati eccellenti della riproduzione.

Bisogna acquistare la rivista, mi pare la 364.

Qui uno spezzone che ho trovato sul web.

sappiamo che il metodo funziona e possiamo testimoniarlo, avendolo già sperimentato e descritto nei vari articoli dedicati ai programmi di correzione acustica ambientale (DRC), per cui le probabilità che il suo impiego si diffonda sono alte e credibili.

Se oggi l’applicazione di queste tecnologie è riservata a prodotti dal prezzo molto elevato e irraggiungibile ai più, per il futuro c’è da aspettarsi che i costi calino in progressione inversa con il diffondersi del loro utilizzo, come è già successo in ambito car hi-fi.

Questa potrebbe essere una buona notizia, anche se solo in prospettiva; nel frattempo, però, gli appassionati di audio ad alta fedeltà possono sperimentare i vantaggi del DRC utilizzando quei software gratuiti o quasi di cui abbiamo parlato a più riprese a partire da AUDIOreview n. 364, del giugno 2015. Proprio in questo numero pubblichiamo l’articolo “finale” di questa prima serie, in cui l’autore, Mario Richard, spiega come ottenere la correzione totale di un sistema di altoparlanti e dell’ambiente in cui questi sono inseriti, mediante filtri digitali di tipo FIR (Finite Impulse Response). Andrea Allegri, nella prova d’ascolto conclusiva, esprime in merito valutazioni a dir poco positive.

L’ambiente d’ascolto è uno dei componenti più importanti dell’impianto hi-fi e spesso si rivela il più debole. Utilizzare le tecnologie più avanzate per correggerne i limiti è la strada maestra intrapresa dalle aziende più evolute, con risultati che, anche alla mostra di Monaco, erano sotto le orecchie di tutti.

Guarda con tutto il rispetto per Mario Richard, non condivido una parola. Sembra la pubblicità di quando presentarono il CD nell'82. Poi che questa tecnologia sia alla portata di pochi perchè costosissima mi fa veramente ridere. Sembra che state parlando di Marziani. Io la studiavo all'università nel 1994. Costosissima di che ?

Mi fermo perchè non parlo di altre riviste.

1 ora fa, grisulea ha scritto:

A me pare che le elettroniche abbiano praticamente nulli problemi di distorsione rispetto ai diffusori (se usati entro i loro limiti).

È vero...

Peccato che poi all'ascolto ci sia una bella differenza 

Ad esser buoni...

4 minuti fa, Cano ha scritto:

Peccato che poi all'ascolto ci sia una bella differenza 

Cosa centra? E' stato detto che sono state prese in considerazione opzioni per tenere sotto controllo la distorsione. Quali?

Bella differenza dipende dal carico, usa roba da 16 ohm e si ridimensiona tutto, usa la multiamplificazione e nemmeno saprai cosa suona.

ilmisuratore
33 minuti fa, rpezzane ha scritto:

Guarda con tutto il rispetto per Mario Richard, non condivido una parola. Sembra la pubblicità di quando presentarono il CD nell'82. Poi che questa tecnologia sia alla portata di pochi perchè costosissima mi fa veramente ridere. Sembra che state parlando di Marziani. Io la studiavo all'università nel 1994. Costosissima di che ?

Mi fermo perchè non parlo di altre riviste.

Ritengono costosa l'implementazione nei sistemi di diffusori "top level".

Comunque qui nessuno condivide nulla nè sulle cose funzionanti, nè sulla teoria (e pratica) dei segnali.

Dici di conoscere la convoluzione, bene, ma l'applicazione sul segnale elettrico differisce molto da un applicazione in campo acustico.

Se in campo acustico linearizzi tutto ti porti dietro un sacco di difetti.

Linearizza il "linearizzabile" magari funzionerà molto meglio.

42 minuti fa, grisulea ha scritto:

Bella differenza dipende dal carico, usa roba da 16 ohm e si ridimensiona tutto, usa la multiamplificazione e nemmeno saprai cosa suona.

Un ampli scarso resta scarso 

È dagli anni 90 che ascolto sistemi multiamplifocati 

Ascoltavo atc quando nessuno in Italia ne sapesse nemmeno l'esistenza 

1 minuto fa, Cano ha scritto:

Un ampli scarso resta scarso 

Ampli scarsi non esistono, nemmeno un economico cinese, magari non adatti a tutto. Vanno usati con carico facile, suonano benissimo anche gli ampli giap anni 80 con uso accorto. 

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