analogico_09 Inviato 14 Gennaio 2024 Inviato 14 Gennaio 2024 5 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto: A Caddy for Daddy" di Hank Mobley - 1965. Uno dei momenti culminanti di Mobley e dell’hard bop. Formazione stellare, con Lee Morgan alla tromba, McCoy Tyner al pianoforte, Bob Cranshaw al contrabbasso e Billy Higgins alla batteria. Una combinazione di pezzi vivaci e ballate malinconiche. Valore artistico e accessibilità melodica di grande spessore. Per chi vuole cominciare (o continuare) col jazz. Ottimo album naturalmente, ma se posso contribuire con la mia modesta opinione non mi sembra un momento culminate della musicalità di Mobley né della stagione lunga e frastagliata dell'hard bop. Si resta sui livelli alti, altissimi del "mainstream" Blue Note (non ai livelli dell'eccezionalità) i cui culmini vengono invece raggiunti da altri album di musicisti che si collocano ai vertici dell'hard bop decretandone il superamento ed in una per avventurarsi nei novelli "stilemi" di un jazz più "aggiornato", per usare un termine "veloce", contribuendo allo sviluppo dell'avant-gard" che mai avviene senza partire da quanto vi sia stato prima. A "Caddy for Daddy" prendendosi tuttavia la libertà che nel jazz è sempre condizione essenziale della creatività, resta nei paradigmi linguistici del genere: riff, ipassaggi d'insieme, "contrappunti", alternanza di interventi solistici, chorus, ecc. di cui questo disco si fa pregevole, degnissimo "testimone". In genere i brani di jazz (di classica, di altre forme musicali di prestigiosa tradizione) vengono chiamati per l'appunto brani - da che io ricordi: ricordi del medioevo - mentre si usa il termine "pezzi" per la musica pop più commerciale. La ballata nel jazz è di norma la forma "canzone più lenta, più "sentimentale", "meditabonda".., ma nessun brano di questo album mi sembra risponda a tale caratteristiche né che sia permeato da "malinconia", semmai potremmo considerare più "riflessivo" qualche brano meno "veloce ma non già introverso, da "autumn leaves"... Non riesco inoltre a capire cosa si intenda dire con "Valore artistico e accessibilità melodica di grande spessore". Forse, mi permetto di interpretare a modo mio: Musica di alto spessore artistico e di immediata fruibilità delle forme o passaggi (più) melodici. Non vorrei apparire ridondante con il mio intervento, mi scuserai, è solo per dare il mio modestissimo contributo/punto di vista per chi voglia cominciare o continuare a scoprire, ascoltare il jazz, una musica meravigliosa, per tutti, una costellazione di stili, di "generi", di "epoche" oramai "remote" estremamente vari. Quel jazz che rivive grazie ai dischi più o meno complessi molti dei quali richiedono anni di ascolti concentrati ed appassionati per poterne afferrare le complessità formali e contenutistiche, per metabolizzarli meglio, come si usa dire.
Gaetanoalberto Inviato 14 Gennaio 2024 Inviato 14 Gennaio 2024 39 minuti fa, analogico_09 ha scritto: permetto di interpretare a modo mio: Musica di alto spessore artistico e di immediata fruibilità delle forme o passaggi (più) melodici Si, volevo proprio dire questo.Insomma, tecnica, valore artistico e fruibilità.
analogico_09 Inviato 14 Gennaio 2024 Inviato 14 Gennaio 2024 8 minuti fa, Gaetanoalberto ha scritto: Si, volevo proprio dire questo.Insomma, tecnica, valore artistico e fruibilità. Immagino.., forse eri di corsa. Anche ora.., non è come l'ho detta io, oltre al resto, ma l'autore sei tu quindi tua sia!
analogico_09 Inviato 14 Gennaio 2024 Inviato 14 Gennaio 2024 Un disco di musiche per i film di Igmar Bergman interpretate al pianoforte dalla ex moglie del regista "Kabi Laretei", sensibile interprete specialmente con Chopin. La foto ritrae la coppia immagino immersa nella prova degli "scores". Una quadro di intimità molto sensibile, tenera, priva di sentimentalismi. Particolarmente toccante per me l'nterpretazione (molto al femminile) della ineffabile mazurka chopiniana in la minore op. 17 Presi il disco usato dalla Svezia.., mi arrivò autografato dalla pianista. Piacevolissima sorpresa... Chissà di chi sia stato originariamente il proprietario di quel disco forse autografato dall'artista vis-à-vis conservato come una reliquia e poi.., forse la morte, una sventura.., l'insensibilità dei parenti, amici.., finito dal rigattierie che lo ha venduto a me per pochi spicci. Dovesse accorgersene lì in dove avrà trovato ora dimora il vecchio proprietario forse ne sarà felice e potrà finalmente dormire ll sonno eterno in pace sapendo che con me è in buone e rispettose mani... Ma forse corro un po' troppo con l'immaginazione... colpa di Chopin e della sua interpretazione che evocano struggente nostalgia... Mi piace di tanto in tanto mi piace riascoltarlo, ammirarne la cover.., qualle foto che ha fermato l'istante irripetibile e sacrale, attraverso la quale riandare ancora con la mente e il sentimento senza rimianti ad un mondo che non c'è più che ho avuto la fortuna di vivere (o tempora o mores ... ) https://www.youtube.com/watch?v=YAb9qz_1LJ0 2
Spadaccino1 Inviato 15 Gennaio 2024 Inviato 15 Gennaio 2024 Il 13/1/2024 at 18:31, iBan69 ha scritto: Direi che non è affatto un difetto ma una caratteristica, che per alcune vecchie registrazioni Jazz, diventa un vero pregio. Ps: Figurati che per alcune registrazioni Jazz degli anni 50, ristampate oggi, soprattutto Blue Note, se pur in stereo, io li ascolto in mono, che evita quel fastidio effetto del suono proveniente solo dal diffusore destro e sinistro senza nulla in mezzo. Provare per credere 😉 Ciao Roberto, per quanto riguarda "The Cats" non è presente il "destra/sinistra", il suono proviene solo dal centro. É che gli strumenti si "ammassano" ed "accavallano". Ho incisioni mono che non soffrono di tale "compattezza", ad esempio l'edizione Testament del concerto per violino di LVB suonato da Leonid Kogan (addirittura solo a fine ascolto mi accorsi che fosse una registrazione mono). Quello che intendevo dire è che i sei protagonisti di "The Cats" avrebbero meritato una giusta e corretta separazione spaziale nella riproduzione, tale é la qualità (superlativa) dell'esecuzione. Pietro 1
Gaetanoalberto Inviato 15 Gennaio 2024 Inviato 15 Gennaio 2024 15 ore fa, analogico_09 ha scritto: ma nessun brano di questo album mi sembra risponda a tale caratteristiche né che sia permeato da "malinconia", semmai potremmo considerare più "riflessivo" Hai ragione, nessun brano si presta a questa descrizione, anzi, forse avrei potuto usare “suggestivo”, con tutti i limiti degli aggettivi, dei gusti e delle sensazioni personali. Diciamo che probabilmente é sfuggita alla “penna” più la mia sensazione particolare del momento in cui ascoltavo, che non rende affatto il “colore” del disco. Capita. Comunque, quel che mi interessava più dire, rimasto sopraffatto in effetti da una certa premura che ha determinato una cattiva sintesi, è che, pur non essendo “il” lavoro assoluto che distingue un epoca o che definisce l’autore, e pur essendo Mobley un artista che si pone in posizione “intermedia” tra i grandi dell’epoca, “A caddy for daddy” é un lavoro ben equilibrato, accattivante dal punto di vista delle armonie, che rende apparentemente “semplici” all’ascolto, alcuni passaggi che richiedono capacità tecniche di un certo spessore, nascoste nell’eleganza dell’esecuzione. Forse Mobley è un esempio di autore che non stupisce con effetti speciali, ma che si dedica con molta dignità al mestiere di intrattenere l’ascoltatore, inserendosi abbastanza bene nel panorama musicale del momento in cui pubblica il lavoro. Perciò, per un neofita come me che voglia accostarsi, è un bel disco (tra i molti), di cui dal mio punto di vista vale la pena di suggerire l’ascolto. Almeno, nonostante per curiosità spazi fino al free più sfrenato od ai miscugli del contemporaneo, a me capita di accostarmi volentieri a questo jazz, come anche, per fare un altro esempio che spero non faccia l’effetto unghie sulla lavagna, a quello del Modern Jazz Quartet. Spero di aver reso adesso un pochino più onore ad un ascolto gradevole e che mi è abbastanza piaciuto. Ciao. G. 1 1
Questo è un messaggio popolare. alberto75 Inviato 15 Gennaio 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 15 Gennaio 2024 Sempre bello! 4
analogico_09 Inviato 15 Gennaio 2024 Inviato 15 Gennaio 2024 14 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto: Forse Mobley è un esempio di autore che non stupisce con effetti speciali, ma che si dedica con molta dignità al mestiere di intrattenere l’ascoltatore, inserendosi abbastanza bene nel panorama musicale del momento in cui pubblica il lavoro. Credo che un grande musicista - jazz in questo caso - si dedichi alla sua arte senza pensare minimamente alla sua dignità che si da per scontata, ci mancherebbe.., che anzi non viene presa proprio in considerazione, che non c'entra nulla con il fatto estetico, creativo. Un grande musicista con la sua grande musica - specialmente nel mondo del jazz, musica dell'improvvisazione per eccellenza le cui idee mutevoli nascono e muoiono durante il concerto senza soluzione di continuità - non ha come scopo di fare del "dignitoso intrattenimento" (dignitoso.., suvvia per la grande arte.., cosa molto riduttiva mi sembra), bensì quello di trasmettere, condividere con l'ascoltatore "coinvolto" a livelli profondi, la propria musicalità, la propria poesia, il proprio feeling "fisico" e interiore. Perfino la provocazione, la propria rabbia, il grido eversivo, rivoluzionario! Gli "effetti speciali" in musica e nelle arti in generale li usano i musicisti mediocri che fanno pseudo arte mediocre o pessima finalizzata al consumo, al vuoto intrattenimento che si dirige alla pancia dello spettatore, non alla sua intelligenza, alla sua sensibilità. . Secondo me Hank Mobley non è chiamabile in causa su questo neppure alla lontana.., per tentare una visione "critica" personale, basilare, nulla di astruso, che non sia tuttavia paradossale o fioviante, lontana dalla realtà musicale "storica" del jazzista. Andrebbero distinti i differenti mondi musicali, il grande musicista che crea grande musica si colloca agli antipodi delle logiche dello spettacolo di mero intrattenimento. Dire che Mobley non ricorra agli effetti speciali è come dire che C. E. Gadda non scriveva per il giornalino del dopolavoro ferroviario ricreativo, con tutto il rispetto per tale ameno luogo. Potresti replicare che, anche su questo, nella fretta intendevi dire altre cose, magari simili a quelle che ho detto io, col senno del poi, ma io questo leggo e su questo posso rispondere, non su quelle che potrebbero essere le correzioni postume. Poi.., come vedi si fa sempre in tempo a sistemare le cose. 14 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto: Hai ragione, nessun brano si presta a questa descrizione ... Diciamo che probabilmente é sfuggita alla “penna” più la mia sensazione particolare del momento in cui ascoltavo, che non rende affatto il “colore” del disco. Capita. Comunque, quel che mi interessava più dire, rimasto sopraffatto in effetti da una certa premura che ha determinato una cattiva sintesi .... Si, puo capitare ma permettimi di dire che non dovrebbe capitare troppo spesso fare commenti sicuramente volenterosi, se non anche suggeriti dall'"ansia" di presenziare, i quali tuttavia portano chi legge a recepire informazioni non corrette o veiritiere sul disco che presenti. E, per tornare a quanto scrivevo sopra, io quello leggo su quello dico la mia, giusta o sbagliata che sia. Capita.., ma per evitare che capiti troppo spesso mi permetto di suggerirti modestamente di far passare un po' di tempo tra l'ascolto e il postaggio delle tue considerazioni, per poter metabolizzare meglio il disco ascoltato, molto spesso dischi capitali, assai complessi, sui quali molti appassionati di jazz tornano più e più volte nel corso degli anni per poter arrivare ad afferrarne lo spirito in modo ragionevolente approfondito e centrato a fronte di quella che è l'effettiva "verità" artistica dello stesso. Ovviamente comunicare la propria emozione personale non porta chi legge ad acquisire informazioni con corrette. 14 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto: Perciò, per un neofita come me che voglia accostarsi, è un bel disco (tra i molti), di cui dal mio punto di vista vale la pena di suggerire l’ascolto. Questo non si discute, ci mancherebbe altro, negarci la possibilità di godere di un bel disco in modo prelogico, sapendo poco della musica, delle sua forma, della sua storia, e di consigliarne l'ascolto senza però scrivere che un disco tondo sia invece quadrato... ... un esempio un po'... disimpegnato. 14 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto: Almeno, nonostante per curiosità spazi fino al free più sfrenato od ai miscugli del contemporaneo, a me capita di accostarmi volentieri a questo jazz, come anche, per fare un altro esempio che spero non faccia l’effetto unghie sulla lavagna, a quello del Modern Jazz Quartet. Neppure questo era in discussione, ci arimancherebbe.., ognuno ha le sue preferenze... io per esempio se ascolto Brubeck mi viene l'orchite, se invece ascolto Ahmad Jamal (i due estremi, per così dire) è come se mi abbonassero 20 anni di vita già vissuta potendo lasciare tutte le cose negative e portare indietro nel tempo con me solo le positive. Perchè dovrebbe fare effetto lavagna graffiata l'ascolto del MJQ.., grandissima musica, non d'avanguardia ma occupa un postro molto importante nella storia del jazz poichè introduce nella musica afroamericana elementi di musica classica (non è solo il MJQ a farlo). Del jazz non si butta niente. 14 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto: Spero di aver reso adesso un pochino più onore ad un ascolto gradevole e che mi è abbastanza piaciuto. Ciao. Diciamo che è stata una meritata resa di onore al disco fatta "quattro mani"... non essere egoista... 😄
andpi65 Inviato 15 Gennaio 2024 Inviato 15 Gennaio 2024 10 ore fa, alberto75 ha scritto: Sempre bello! Qui siamo oltre il bello, è un capolavoro proprio, personalmente.Mi piace molto Bill Evans , calato in ogni contesto , ma quella manciata, poche purtroppo, incisioni con Scott la Faro e Motian sono, imho, il più bel piano trio che il jazz abbia mai visto.
Questo è un messaggio popolare. Tigra Inviato 15 Gennaio 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 15 Gennaio 2024 Ripassare i fondamentali fa sempre bene! 8
Gaetanoalberto Inviato 15 Gennaio 2024 Inviato 15 Gennaio 2024 4 ore fa, analogico_09 ha scritto: mi permetto di suggerirti modestamente di far passare un po' di tempo tra l'ascolto e il postaggio delle tue considerazioni, Io ti ringrazio per i tanti suggerimenti che dedichi a quello che scrivo, e l’attenzione sempre affettuosa che riponi sui nostri post e che traspare da ogni tua riga. Temo che sarà molto difficile raccoglierli per i limiti intrinseci del tondo e del quadrato che tu evidenzi così bene. A volerci un po’ sorridere, forse più che di “alogico”, dovremmo sempre parlare di “analogico”. Vorrà dire che avrai modo spesso di contribuire all’arricchimento a favore della comunità ed alle precisazioni che riterrai opportune, che accolgo sempre con molto piacere. Quanto all'"ansia di presenziare", c'è invece una visione ottimistica che potrebbe far pensare al piacere di condividere in modo semplice, che taluni apprezzano o preferiscono, ed una più pessimistica che potrebbe far ritenere manifestazioni di quest'ansia certe lenzuolate, ma figurati se è il caso di discutere di questo, invece che della nostra bella musica di cui mi piacerebbe poter parlare ancora.
analogico_09 Inviato 16 Gennaio 2024 Inviato 16 Gennaio 2024 9 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto: 13 ore fa, analogico_09 ha scritto: mi permetto di suggerirti modestamente di far passare un po' di tempo tra l'ascolto e il postaggio delle tue considerazioni, Io ti ringrazio per i tanti suggerimenti che dedichi a quello che scrivo, e l’attenzione sempre affettuosa che riponi sui nostri post e che traspare da ogni tua riga. Beh, il suggerimento a risponderti civilmente come nel quote me lo hai suggerito tu nel momento in cui scrivi 13 ore fa, analogico_09 ha scritto: , rimasto sopraffatto in effetti da una certa premura che ha determinato una cattiva sintesi .... aggiungerei anche una valutazione errata di quello che è l'autentico carattere musicale del disco, come tu stesso confermi. Ma a sono cose che capitano. Per questo ti suggerivo al riguardo garbatamente di non farti prendere dalla fretta nello scrivere per evitare di scrivere ciò che non pensi, di doverci ripensare quando magari qualcuno ti fa notate una eventuale svista cosa che è nelle normali e corrette dinamiche degli scambi in un forum. Il 15/1/2024 at 08:53, Gaetanoalberto ha scritto: Hai ragione, nessun brano si presta a questa descrizione, Scrivi tu queste cose quindi non sono di mia invenzione, il mio unico disinteressato suggerimento nelll:ultimo post era solo su questo, il resto sono libere, motivate, condivisibili o meno, considerazioni personali che riguardano i vari aspetti del jazz di cui si stava parlando, idee in generale e nella fattispecie sulla musica del disco di Mobley, che mi faceva piacere scambiare con gli altri e con te visto che ti piace ancora parlare di musica. Per quanto riguarda l'attenzione affettuosa, che riserverei ai vostri post, perché parli al plurale, dovresti credo opportunamente chiarire a cosa ti riferisca. Magari è solo una distrazione e c'è scappato solo un refuso? Ma sorvolando su queste amenità e sul resto del post del quale mio limite non riesco ad afferrare cosa intenda dire, pur apprezzando la tue sottile ironia... Si, da grande appassionato di musica come credo sia, mi piace essere empatico, amichevole anche e non solo con quelli che considerano la musica come me, anche a loro piacendo, come un'arte sublime da ascoltare con il cuore e con la mente, body and soul per restare in jazz, e di cui parlare con amorevole attenzione. Ora ciascuno ha avuto modo di dire anche lungamente la sua, ritengo sia il caso di tornare in topic.
Gaetanoalberto Inviato 16 Gennaio 2024 Inviato 16 Gennaio 2024 Little Feat, representing the mambo, 1990. Lowell George è scomparso dal 1979, e ci sono anvche stati otto lunghi anni di fermo macchine. Tornano con musica in stile piuttosto metropolitano (Steely Dan, Doobie Brothers…), piuttosto lontano dal southern rock, dal blues e dal country che trovavamo nei solchi della prima vita. Personalmente preferivo la prima, anche se siamo di fronte ad un lavoro fatto da professionisti ottimi sul piano delle voci e strumentale: Paul Barrere alla chitarra, che peraltro remava già contro Lowell, Sam Clayton alla percussioni, kenny gradney al basso, Rickie Hayward alla batteria, Bill Payne voce principale e tastiere, altra chitarre Fred Tackett, seconda voce Marilyn Martin. Musica bianca, un po’rubata ai neri, ma un po’ troppo fighettina imho. La copertina ed il titolo belli però, come da tradizione LF 2
Questo è un messaggio popolare. marsattacks Inviato 16 Gennaio 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 16 Gennaio 2024 Non per tutti ,gli AAA boys si perderanno questo bel disco... "Sahib Shihab and the Danish Radio Jazz Group – OKTAV – 1965 3
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