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Il disco in vinile che state ascoltando ora!


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3 ore fa, Vinteuil ha scritto:

Te lo dico io perché l'ho presa qualche mese fa a 25,00 euro. Credo che suoni egregiamente, non potendo fare confronti con edizione tedesca.

Dati i tempi 25 euro mi sembra un buon prezzo. Anche io non posso fare confronti, se non con il cd, ma suona bene.

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17 ore fa, analogico_09 ha scritto:

il libretto con testi che però è piccolo, non il solito inserto della misura del cofanetto

Ah ecco. Giusto per tenere in allenamento i nostri stanchi occhi😁

Eppure il cd l'ho visto. 

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Veniamo al mio ascolto pomeridiano. Dopo tanta musica impegnativa, un pò di leggerezza "hippies". 

CSNY - Live at Fillmore East 1969

Doppio album, dedicato allo scomparso David Crosby, diviso in 2 set: uno acustico, l'altro elettrico; registrato giusto un anno prima di "Déjà Vu".

Il concerto del 20 settembre 1969 al Fillmore East di New York (i cui nastri multitraccia sono stati recentemente scoperti) vede i Fab Four americani nel loro primo tour. Stephen Stills e Neil Young hanno montato e mixato i nastri originali a 8 tracce di questo concerto ai Sunset Studios per mantenere la produzione completamente analogica. Mastering di Chris Bellman, Bernie Grundman Mastering. 

Suono ottimo (il secondo disco "elettrico" entusiasma), vinili perfetti. Solo un leggero (?!) fruscio di fondo... 

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  • Melius 2
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Adesso qualcosa di molto più impegnativo ma ugualmente (se non più) entusiasmante. 

Vivaldi - Magnificat e RV 611/ Gloria RV 589. Entrambe le opere edite da Gian Francesco Malipiero (1882-1973). 

Teresa Berganza e Lucia Valentini-Terrani con il Coro della New Philarmonia di Londra diretto da Norbert Balatsch. New Philharmonia di Londra diretta da Riccardo Muti. Esecuzioni vocali, soli e coro(celestiale), fantastiche. Direzione dell'orchestra magistrale. 

Dimenticavo, incisione e stampa EMI Quadraphonic del 1977. Trovo i vinili editi con questa "tecnica" veramente eccellenti, anche se in stereo, e nonostante il periodo a ridosso dell'era digitale. 

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  • Melius 2
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Una piccola riflessione. Tra i due ultimi ascolti presentati, tra il primo del 2024 (nastri a 8 tracce, montati e mixati con cura, masterizzato in uno dei migliori studi del mondo) ed il secondo del 1977, quest'ultimo è quello che secondo me (a parte nessun fruscio di fondo) si sente meglio, più calore, più scena sonora... in breve, più analogico. 🤔

Nonostante ci siano molti più strumenti e molte più voci, il che implica maggiori difficoltà di registrazione. 

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Gaetanoalberto

Quali sono le strade che un disco percorre (soprattutto se usato vah) prima di giungere nelle tue mani ? E perché alla fine arriva ?
Nel mio caso è sempre una combinazione di prezzo, curiosità, interesse verso l'autore derivante da una conoscenza sempre parziale, che preferisco non approfondire troppo prima dell'acquisto perché devo avere un po' di effetto scoperta.

Spesso mi diverte e mi piace, si tratti o meno di un pilastro.

Un mix di "solo" Max Roach e di brani in collaborazione che mi è piaciuto perché si trova il seme della ricerca che si combina con la tradizione.

Max Roach: Drums unlimited.

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  • Melius 1
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@Gaetanoalberto questo disco è molto più importante di quanto sembri. Max Roach spiega "ai colleghi" del tempo, che la batteria può essere uno strumento al pari degli altri, che può parlare come parlano gli altri, e non relegato solo alla base ritmica. Stessa sorte per il basso. 

Ce ne volle per far fare questo passaggio ai due strumenti. Con la batteria ci pensò Roach.

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Gaetanoalberto

@one4seven Più o meno consapevolmente, sto proprio cercando anche tra i non troppo celebrati o noti, dischi e musicisti che rappresentino momenti di passaggio o di originalità. In questo disco i solo di batteria di Roach sono, come tu sottolinei e per quel poco che conosco, davvero avanti.

  • Thanks 1
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Gaetanoalberto

Winton Kelly, non ricordo chi di voi ne avesse parlato, in questo meraviglioso "Kelly Blue" del 1959, registra con due diverse formazioni.

La title track e Keep it moving, in sestetto con Nat Adderley (cornetta), Bobby Jaspar (flauto), Benny Golson (tenore), Paul Chambers (basso), Jimmy Cobb (batteria). Gli altri brani (meglio) in trio con i soli Chambers e Cobb.

Blueseggiante e con un innato swing, il piano di Kelly tesse le sue trame con delicatezza, partorendo un disco che ha accompagnato con grande eleganza e piacevolezza questa mattinata di rilassanti lavori domestici.

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  • Melius 1
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Dal lontanato 2003 (data della pubblicazione) la mia esecuzione di riferimento per la Passione secondo San Giovanni di Bach e quella di Gardiner (lo so, dovrei prendere anche quella di Suzuki). Di recente ho trovato il box con la versione di Harnoncourt  del 1965 e non ho resistito. Sono al primo ascolto. Si sente che il maestro era agli albori della sua ricerca filologica o, come scrive qualcuno, storicamente informata. Probabilmente, l’avesse ri-registrata una ventina d’anni dopo, sarebbe stata molto diversa, a partire dalle pause tra le frasi cantate da coro e solisti. Comunque, una tappa fondamentale nell’evoluzione e crescita della lettura filologica dei grandi capolavori bachiani. Peccato che la registrazione no renda giustizia alla bellezza della musica. La quasi coeva messa in si minore è registrata decisamente meglio (o suona meglio nel mio impianto).

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  • Melius 2
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