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Alta Fedeltà: Glenn Gould uno di voi?


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Inviato

Posizione agli antipodi di quella di celibidache 

 

Inviato

E' un fatto piuttosto noto che i musicisti sono poco interessati all'Alta Fedeltà (ne ho conosciuti parecchi). 

Gould esprime il pensiero di molti di loro, che riescono a godere pienamente della musica anche se riprodotta da una radiolina a transistor. Forse perché, avendo la partitura in testa, riescono a compensare con la mente ciò che non viene riprodotto dagli altoparlanti.

Recentemente ho conosciuto un giovane armonicista alle prime armi, il cui professore ha dato, come esercizio pratico, quello di improvvisare sopra alcuni brani registrati, seguendo la linea del basso.

Mi diceva questo studente che inizialmente aveva trovato grosse difficoltà nell'eseguire il compito, non riuscendo in nessun modo a star dietro al suono del basso. In seguito il professore gli ha consigliato di non servirsi del file MP3 e delle casse del PC, ma di passare ai CD ed a casse più Hi-Fi. Lo studente mi diceva che a quel punto non soltanto riusciva a seguire la linea del basso, ma che dal punto di vista del suono gli si era aperto un mondo sino a quel momento sconosciuto.

Alberto.

 

 

Inviato

grazie ad @OTREBLAe @stanzani per il vostro contributo. Non avevo ascoltato mai Celibidache su questi argomenti e ho trovato la sua prospettiva molto interessante, comunque comprensibile anche laddove non condivisibile.

Io sono arrivata a comprendere il valore dell’Alta Fedeltá proprio tramite uno stimato musicista che,  facendo eccezione evidentemente, mi ha aperto un mondo sulla bellezza del suono. Ovviamente non ho il dono di una forma mentis capace di districarsi tra le tecnologie e gli impianti grazie ai quali si raggiunge tale obiettivo, ma capisco le differenze fra ciò che sento. Ascoltando dal suo impianto John Williams con i Berliner anche i peli del naso mi hanno fatto la òla; ovvio che mi rendo conto di ciò che si perde quando si torna al suono comune mortale (del quale per carità ci si può accontentare senza fare tante storie). “Orecchio non sente, cuore non duole “direi pensando alla me di qualche anno fa…Ma quando ha sentito…

Chi ha l’orecchio assoluto come Glenn Gould credo che soffra molto di più, capace di distinguere ogni piccola sbafatura come lui riusciva. Detto questo e tentando un puerile parallelo visivo di natura grafica, la Cappella Sistina farebbe impressione comunque, ma a 300dpi non é lo stesso che a 72…

Inviato

Se ne parlava recentemente in altro topic nella sezione "tecnica" di ciò che sosteneva Gould all'interno di un discorso più articolato sulla musica dal vivo e su quella registrata.

Circa le perplessità del pianista sull'"alta fedeltà", senza conoscere l'idea di Gould, e senza avere la pretesa di mettermi al suo livello di autorevolezza, ci mancherebbe.., dico solo da comune mortale quel che ho sempre pensato, a prescindere, ovvero che "neppure io ho piena coscienza di cosa sia la fedeltà" del suono, ritengo anzi che se "seriamente" inteso come fedeltà al suono dalla musica che nasce dal vivo, non abbia fondamento alcuno.., resta una vaga e convenzionale definizione, un po' una forzatura. Ma ne abbiamo a lungo parlato non vorrei ripetere le stesse cose.

Concordo però con Gould quando dice che anche attraverso i 78 giri, con le registrazioni di una volta, riusciva ad entrare nella musica (che non è il suono, l'"alta fedeltà") con la sensazione di non perdere nulla della stessa, neppure la minimissima cosa. Provo anch'hio questa sensazione.., segno evidente del fatto che la musicalità, l'estetica, la poetica musicale, non dipende dalla qualità del suono riprodotto.., dove è semmai il suono riprodotto ad assumere significato e valore esclusivamente in funzione della musica di cui è  "servitore", non già di se stesso.

 

Ciò che dice dei concerti, quale musicista che ascolta volentieri solo se stesso, è una posizione che non capisco (vedi nota**),  la leggo come una battuta autorefernziale e bizzosa, provocatoria.
Il personaggio d'altra parte è quello.., anche il suo modo di suonare lo è, e un tempo mi affascinava in una certa misura, quando la provocazione serviva a smuovere gli estrablishment interpretativi più paludati.
Ora, come tutte le cose che si fanno per "provocazione", la quale prima o poi è a rischio di esaurire la sua spinta stimolatrice, mi sembra sentire nelle sue registrazioni un tipo di musicalità "cerebrale" e non di rado un po' "rigida".

 

** mi piace di più ciò pensava Don Cherry,  musicista jazz per "catalogazione", poeta della musica "organica" ed universale per elezione... il quale in un bellissimo documentario presente in YoyTube, dice, riassumendo in estrema sintesi òa tradizione automatica:

"non riuscirei ad intendermi con un musicista che dice: ok ho la mia musica tu hai la tua musica. E' tutto così impermanente come puoi aggrapparti a qualcosa. Mi riferisco alla vita stessa"

 

 

  • Melius 1
Inviato
5 ore fa, Memé ha scritto:

Io sono arrivata a comprendere il valore dell’Alta Fedeltá proprio tramite uno stimato musicista che,  facendo eccezione evidentemente, mi ha aperto un mondo sulla bellezza del suono.

 

 

Io penso che il rapporto più "equilibrato" e consapevole con la cosiddetta alta fedeltà possa intrettenerlo il musicista che conosce bene ovviamente il suono dal vivo, ma anche l'evoluto, assiduo acoltatore di musica fatta in concerto, magari facitore di musica per diletto anch'egli, piuttosto che l'audiofilo il quale ascolta esclusivamente o quasi la musica registrata spesso facendo(sene) della musica strumento dell'impianito in un "tragico" sovvertimento delle rispettive, distinte, realtà

 

5 ore fa, Memé ha scritto:

Non avevo ascoltato mai Celibidache su questi argomenti e ho trovato la sua prospettiva molto interessante, comunque comprensibile anche laddove non condivisibile.

 

Ciò che mi pare capire di Celibidache (uno dei miei musicisti, interpreti - direttore sarebbe riduttivo -  preferito) , forse sotto certi aspetti troppo "radicale" ma con estrema, onesta lucidità intellettuale e "sentimentale", è che egli sia "contrario" alla musica registrata tout-court, senza fare distinzioni tra musica dei "78 giri" girati col grammophono a manovella dei tempi del cucco e grande stereofonia hifi dei tempi "moderni", quindi senza farne una questione di differenza di qualità del suono "fisico", bensì per il fatto che nella musica registrata manca la metafisica del suono stesso il quale nasce "meccanico" per diventare subito dopo estetico, poetico, artistico; manca il miracolo della creazione in atto, ciò che nasce e muore e diventa unico e irripetibile, nell'imprevedibilità del "risultato", nella tensione e nella suspense che nell'ascolto registrato si perdono, così come si perde la dimensione "rituale", "liturgica" del concerto durante il quale tra esecutori ed ascoltatori si instaura un ponte "comunicativo" a doppio senso di circolazione, un flusso di "sensazioni" a volte così denso che quasi è possibile vederlo, toccarlo...

Inviato
Il 11/11/2021 at 11:59, OTREBLA ha scritto:

In seguito il professore gli ha consigliato di non servirsi del file MP3 e delle casse del PC, ma di passare ai CD ed a casse più Hi-Fi. Lo studente mi diceva che a quel punto non soltanto riusciva a seguire la linea del basso, ma che dal punto di vista del suono gli si era aperto un mondo sino a quel momento sconosciuto.

 

 

A meno che gli mp3, la scheda del computer e le casse dello stesso non fossero una monnezza tale da alterare gravemente il suono e quindi la frase musicale che neppure il più modesto sistema di riproduzione musicale potrebbe rendere irriconoscibili, le cause che portarono lo studente a riconoscere e ad seguire infine la linea del basso sulla quale improvvisare furono più verosimilmente di natura psicologica che di "qualità" audiofonica. Il suggerimento a mio avviso "placebo" del prof. potrebbe aver creato nello studente uno stato di "suggestione" e di sprone...

 

Molti anni fa, quando iniziai suonare il flauto dolce, per esercitarmi nella pratica della "musica insieme", cercavo di suonare  sopra un brano di musica antica eseguito da un buon ensemble ascoltando da un registratore molto "commerciale" con altoparlntino unico, al cui confronto gli attuali mp3 e casse del computer suonano hiend.
Riuscivo perfino ad improvvisare qualche abbellimento o "variazione".., e quando mancavo il colpo era a causa dei miei limiti, non perchè non riuscissi a sentire la musica in maniera più che intelligibile attraverso quella il riproduttore che era poco più che una la "radiolina".

Dovrei metterlo in firma: priamo la musica come musica e l'hifi come hifi...

Inviato
19 ore fa, analogico_09 ha scritto:

quale musicista che ascolta volentieri solo se stesso, è una posizione che non capisco

penso sia una battuta piuttosto ironica; dice poco dopo che non ama andare ai concerti di altri musicisti perché essendo conscio, da musicista, della tensione e difficoltà delle esecuzioni, non riesce a rilassarsi e ascoltare la musica come vorrebbe, evidentemente si immedesima troppo nell'esecutore. Solo ai propri concerti, per ovvie ragioni, non può mancare 🙂

Inviato

@cesare  Probabilmente c'è anche dell'ironia nella battuta ma quello che dice dopo sulla difficoltà nell'ascoltare altri colleghi in concerto, lo trovo troppo "bizzarro", poco credibile, secondo me andrebbe interpretata inel senso che Gould non era in grado di dimenticare se stesso e di entrare nelle dimensioni musicali "altre"..., e qui riemerge la sua "egocentricità" musicale.

Un musicista di grande talento, interprete, direttore artistico di ensemble musicali vocali e strumentali di cui feci a lungo parte, personalità molto carismatica e sicura del se', era restio ad ascoltare i concerti degli altri colleghi... Una volta glie ne chiesi la ragione e lui mi risposte, tra il serio e lo scanzonato: non posso ascoltare che la mia amata musica, mia amante, fidanzata e moglie, mentre si fa "suonare" da altri... 😄

Inviato
Il 11/11/2021 at 10:01, Memé ha scritto:

Gia’ me lo immagino come

utente del forum (@eccentrico32 ?🙂) a discutere con voi di hi-res e di riproduzioni, dischi e ascolti in

cuffia.

Bella questa idea! In effetti, chissà cosa direbbe Gould. Penso che parteciperebbe in modo accanito, fosse solo perché dietro al suo disprezzo per la musica dal vivo, e la sua apparente indifferenza per la qualità audio (le sue sono solo battute in realtà, come nota giustamente @cesare), c'era una concezione ben precisa della musica, dell'interpretazione musicale e della riproduzione sonora. Insomma, un mondo intero. Che poi in realtà Gould era un audiofilo molto esigente dal lato della registrazione. Raccontano i tecnici della Columbia che erano letteralmente terrorizzati quando Gould entrava in sala di incisione. Passava giorni a scegliere il pianoforte, la disposizione dei microfoni, a testare la presa audio. Nelle registrazioni delle prove per l'incisione delle Goldberg del '59, pubblicate qualche anno fa, ci sono 21 versioni dell'Aria iniziale, apparentemente identiche, ma in realtà leggermente diverse sotto il profilo della resa acustica dello strumento. E su questo Gould era intransigente, un vero e proprio maniaco ossessivo, al punto che ancora oggi quelle registrazioni hanno una carattere unico dal punto di vista timbrico, irriproducibile e inimitabile. Credo insomma che a suo modo Gould fosse un audifilo  radicale, nel senso ampio del termine, più di quanto le parole di quell'intervista lascino pensare.

 

Inviato

@analogico_09 non sono convinto, almeno sulla base della pagina riportata che mi sembra molto lineare: sta dicendo che preferisce l'ascolto dai dischi piuttosto che andare ai concerti, non che non gli piace ascoltare altri musicisti. Dice infatti che è sempre molto teso quando va ad un concerto, perché pensa a quei poveracci che devono affrontare le responsabilità che lui stesso si trova ad affrontare quando è lui a suonare. In quelle condizioni non riesce a distendersi e a godere del concerto. Invece, testuali parole, ascolta molto volentieri dischi di altri musicisti.

In questo contesto l'interlocuzione sui propri concerti, a cui deve per forza assistere, mi sembra una battuta ironica.

 

Inviato
2 ore fa, Grancolauro ha scritto:

un vero e proprio maniaco ossessivo

Gould ERA un maniaco ossessivo e ipocondriaco (tra le varie), basta pensare al suo rapporto con i farmaci di cui si rimpinzava… 🤔

Inviato

@Memé  Della posizione di Gould ne avevo parlato circa una settimana fa in un altro thread in Riproduzione Audio. Grazie della tua testimonianza.

Inviato
20 ore fa, bear_1 ha scritto:

ottima informazione sul libro...

Guarda che ce li ho tutti, su di lui o scritti da lui! 😉

Inviato
23 ore fa, cesare ha scritto:

non sono convinto, almeno sulla base della pagina riportata che mi sembra molto lineare: sta dicendo che preferisce l'ascolto dai dischi piuttosto che andare ai concerti, non che non gli piace ascoltare altri musicisti. Dice infatti che è sempre molto teso quando va ad un concerto, perché pensa a quei poveracci che devono affrontare le responsabilità che lui stesso si trova ad affrontare quando è lui a suonare. In quelle condizioni non riesce a distendersi e a godere del concerto. Invece, testuali parole, ascolta molto volentieri dischi di altri musicisti.

In questo contesto l'interlocuzione sui propri concerti, a cui deve per forza assistere, mi sembra una battuta ironica.

 

Ho capito ciò che provava Gould, ma la sua condizione, i suoi timori o scrupoli mi sembrano insoliti, un po' "stravaganti".., derivante credo da una condizione psicologica un po' nevrotica e nercisistica che Gould cerca di "mascherare" con quelle motivazioni che potrebbero apparire addirittura infantili. Non voglio fare lo psicologo.., non mi compete.., ma non riesco a trovare altri costrutti in quelle dichiarazioni.

Come dicevo ci sarà anche dell'ironia in Gould quando dice che lui amava assistere solo ai suoi concerti, e religiosamente.., ma secondo me nel faceto c'è anche una parte di serio... la conferma di una sua condizione egotica per quanto riguarda l'approccio con le interpretazioni musicali eseguite da altri all'infuori di lui, del suo "ego"...

Questo mi pare si noti anche nel suo modo di suonare quasi arcuato su se stesso, in modo "fetale".., la sua  musica segue uno schema di circolarità "placentare" ricorrente, una "geometria" speculare a quella dell'arco formato dal suo corpo... Frasi incalzanti ritmicamente ma con pochi "respiri"... Un carattere interpretativo essenzialmente "tecnico", anche virtusosistico, di grande talento, ma spesso meccanico, d'alta "orologeria" ma ... tic tac, tic tac..., non di meno "nevrotico".., e chi non lo è un po' tra gli artisti e u conuni mortali...

Una volta mi piaceva.., apprezzavo il suo Bach perchè "tradiva" coraggiosamente, forse "spudoratamente" Bach.., e questo forse , mi sembrava riportasse il pianista ai tempi in cui nella musica il "tradimento", nei suoi  vari aspetti", ai tempi delle ferventi e inarrestabile creazioni increate, ed insieme "ricopiate"... , era una virtù.. 😉

 


 

 


 

Inviato
21 ore fa, gabel ha scritto:

Gould ERA un maniaco ossessivo e ipocondriaco (tra le varie), basta pensare al suo rapporto con i farmaci di cui si rimpinzava… 🤔

 

 

Vabbè.., sai quanti grandi interpreti e altri artisti delle varie arti andavavo o vanno a vino o peggio... Non ho avuto comuqnue il dubbio piacere di leggere la  sua cartella critica dell'ospedale psichiatrico.., credo sia inopportuna e ininfluente ai fini di una valutazione estetica

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