OTREBLA Inviato 8 Dicembre Autore Condividi Inviato 8 Dicembre Anche l'altra è Analogue Productions. Sono entrambe Analogue Productions. La Prestige adesivo giallo dovrebbe essere stata stampata utilizzando le lacche della serie Acoustic Sounds/Analogue Productions adesivo giallo, rosso e blu, da me segnalata più sopra. Alberto. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/11/#findComment-1649553 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
gabel Inviato 8 Dicembre Condividi Inviato 8 Dicembre Bene, così ascolto uno e tengo l’altro sigillato. 👍🏻 1 Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/11/#findComment-1649768 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato 9 Dicembre Autore Condividi Inviato 9 Dicembre E invece no, consultando Discogs pare che l'edizione Prestige sia proprio un Analogue Productions dell'era Kevin Gray/Quality Records, ma senza la copertina Stoughton e certamente senza la garanzia di sostituzione della lacca figlia ogni 1.000 copie. Quindi probabilmente ti ritrovi la stessa identica ristampa. Alberto. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/11/#findComment-1650132 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato 9 Dicembre Autore Condividi Inviato 9 Dicembre A quanto pare l'edizione Prestige la copertina Stoughton ce l'ha eccome...Quindi è a tutti gli effetti un Analogue Productions. Forse giusto la tiratura è superiore alle 1.000 copie dichiarate di AP, prima di cambiare la lacca. Alberto. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/11/#findComment-1650212 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato 14 Dicembre Autore Condividi Inviato 14 Dicembre Gingle Bells, Gingle Bells, Gingle All The Wayyyy... Come dite? è troppo presto? Va be’, io mi porto avanti. Avete preparato l’albero? Io no, perché finisce sempre che sbaglio i collegamenti, l’albero mi va massa coll’impianto e quando metto su un disco si sincronizza con le palline luminose. Così la musica un po’ c’è, un po’ non c’è, un po’ c’è...oddìo, certi dischi addirittura migliorano, ma il più delle volte è fastidioso. Veniamo alla recensione, facile facile questa Domenica, di quelle proprio che si scrivono da sole, che già al primo ascolto la penna parte per conto suo senza nemmeno che la tocchi. Il tè domenicale si sorseggia godendosi pienamente il padellone, doppia razione di biscotti super-size, per il più bel Oscar Peterson che abbia mai ascoltato. Il suo capolavoro? Oscar Peterson – We Get Requests – Verve (1964) – AAA Acoustic Sounds (2022). . . La recensione più facile della mia vita! Alla veloce: splendido. Alla lunga: che disco splendido! Davvero, con dischi come We Get Requests dovrei soltanto scrivere: comperatelo, garantisco che vi piace. Già dal titolo denuncia il suo voler essere ruffiano: “Accettiamo richieste”, come dire, quello che volete che suoniamo lo suoniamo volentieri. In effetti We Get Requests da proprio l’impressione di essere nato come disco campione, per dimostrare le qualità della musica Jazz. E’ la Ragazza Col Turbante di Vermeer, che il pittore portava in giro per l’Europa come una sorta di campionario della sua arte. Un po’ di musica Pop, gli immancabili standard ed il latino-brasiliano. Il trio è coesissimo e pare seguire un direttore d’orchestra invisibile; disco né troppo né troppo poco ma perfetto in tutto. We Get Requests spiega come mai Oscar Peterson non è diventato una leggenda alla Bill Evans; Bill Evans avrebbe rischiato di più mentre Peterson non esce nemmeno un secondo dai binari. Quindi se diamo 10 ai dischi di Bill Evans, dobbiamo per forza dare 9 a We Get Requests. Sennonché We Get Requests, che non è innovativo, che non scava in profondità, che non azzarda in nessun modo, che è sicuramente stra-pianificato, è a tutti gli effetti…bello da pazzi. Un Verve ecumenico, per tutte le chiese. Dischi così rendono superflua qualunque recensione critica, a meno che il recensore non voglia passare per stupido mettendosi a cercare il classico pelo nell’uovo, che alla fine non c’è e bisogna inventarselo. Solita registrazione di Val Valentin polposa, bilanciata alla stragrande, da manuale: morbida, strutturata e maestosa. We Get Requests è per tutti. Non vi piace il Jazz? Non fa niente, We Get Requests invece vi piace. Certo non è il Coltrane più lunare, il Bill Evans più lirico, il Charles Mingus più iconoclasta, il Monk più esoterico, però, nella sua semplicità, è semplicemente stupendo. Ci vuole disciplina, idee mooolto chiare e stabilite in precedenza, tanto mestiere e talento, garantito da Ray Brown al contrabbasso ed Ed Thighpen alla batteria. Un disco senza difetti, da includere in quei cento dischi Jazz per i posteri e ben rappresentativo della musica Jazz nel suo insieme di storia ormai secolare. Sto dicendo che We Get Requests è un capolavoro? Sì, lo sto dicendo, e per i capolavori, come sapete, voti artistici non ne do. Segnalo il bellissimo brano You Look Good To Me, composizione di Seymour Lefco e Clement Wells che Peterson suonò per tutta la vita. Vinile QRP molto silenzioso…meno male! Se avesse presentato mezzo difetto mi sarebbero girate le p…non vi dico quanto! Pagato 38 Euro su JPC, con lo sconto “Alberto non avere fretta di comperare i dischi, che poi li trovi alla metà (24 Euro, quasi la metà) su Amazon.de!”….porc..di..quell…poco dopo averlo comperato è apparso in offerta su Amazon.de. Non vale, avvisatemi prima! Voto tecnico: Assolutamente 10. Alberto. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/11/#findComment-1653066 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato Domenica alle 09:47 Autore Condividi Inviato Domenica alle 09:47 Domenica pre-natalizia...disco natalizio? Ma anche no. Questo disco io lo definirei “Il Fuggitivo”. Non avete idea quanto l'ho inseguito. Appena uscì, cinque anni fa, aspettai ad acquistarlo convinto che prima o poi lo avrei trovato scontato ed invece, in men che non si dica, andò esaurito. Blue Note impiegò una vita e mezza prima di ri-ristamparlo e nonostante la nuova ristampa (della ristampa) ancora si trovava con difficoltà. Naturalmente mi chiesi sin da subito cosa avesse di tanto speciale…e finalmente l’ho capito. E’ bellissimo. Pertanto mi aggrappo alla teiera, che oggi ho imbroccato miracolosamente la giusta proporzione limone/zucchero che, credetemi, non è mica semplice da imbroccare e mi godo il padellone dell'anti-anti-anti-vigilia. E’ un’alchimia delicatissima la proporzione limone/zucchero, un po’ come azzeccare la giusta dose di autorialità, swing e modernità nel Jazz. Biscotti, torrone di pasticceria, non vi dico quant’è buono, e giù la fida Lyra su: Duke Pearson – The Phantom – Blue Note (1968) – AAA Blue Note Tone Poet (2020) . . Recensione alla veloce per chi aspetta lo sconto prima di comperare i dischi e intanto loro vanno fuori catalogo: questo Duke Pearson mi ricorda qualcosa…c’è un’aria famigliare… Mister Duke Pearson da Atlanta con The Phantom, datato 1968, compie il miracolo del tè perfetto, e snocciola sei brani, uno più riuscito dell’altro; ben quattro i brani originali su sei. Dove realmente si vede la mano del titolare, per assurdo, è nei pezzi non suoi: Blues For Alvina, del trombonista Willie Wilson (dedicato alla consorte) e The Moana Surf, con questo titolo così evocativo (😊) del sassofonista Jerry Dodgion. E’ lì che si percepisce netta l’intenzione di Duke Pearson di pearsonizzare le composizioni e la tendenza, tipica dei pianisti-autori, di badare più all’insieme che al proprio ruolo di strumentista; ruolo che tra l’altro il pianista svolge con ottimi risultati, prendendo le mosse da mister secisonoiopotetestartranquillicheildiscovieneunameraviglia, ovvero Wynton Kelly, a cui Pearson si ispirava. Fu proprio a causa dell'ammirazione verso Wynton Kelly che il nostro decise di mettere da parte la tromba e riprendere gli studi di pianoforte, iniziati in tenera età e poi abbandonati. Duke Pearson è un direttore d’orchestra che, giusto per non rimanere con le mani in mano, fa anche il pianista (e lo fa benissimo). Ma com’è The Phantom? E’ come… ah, adesso ho collegato l’aria famigliare! Horace Silver! E’ uguale! A differenza di Horace Silver, che è più profondo e meno latino, anche se è latino pure lui, Duke Pearson è più generalista, nel suo pescare nella assai in voga musica brasiliana (in voga allora, alla fine degli anni ’60). The Phantom è intriso di echi carioca, note africane, bolero e samba tribale. Nonché naturalmente di Blues, senza il quale il Jazz non esiste. Poi c’è quel suo tocco, così seducente ed orchestrale, che ricorda Antonio Carlos Jobim. The Phantom è una delle ristampe Blue Note Tone Poet a cui proprio non si può rinunciare. Da classifica dei primi dieci. Veniamo alla ripresa: per essere del 1968, cioè risalente al periodo ormai finale del glorioso suono Hi-Fidelity, è ottima ed invita ad alzare il volume oltre il livello di guardia; morbida, profonda, dettagliata e tiepida al punto da conquistarmi all’istante. Ottimamente ripresi il flauto, le percussioni ed il vibrafono, quest’ultimo alla giusta distanza. Ad essere del tutto sinceri c’è un velo davanti ai musicisti, ma è sottile. Inoltre presenta quell’immagine avanzata, tipica del periodo “manipolatorio” delle registrazioni Jazz. Ad un certo punto della storia Hi-Fi il tizio che stava seduto al mixer (Rudy Van Gelder) si rese conto che poteva davvero divertirsi, e così la registrazione divenne “artistica”. Capisco, ripeto, per quale motivo The Phantom è sparito in poco tempo dalla circolazione: è proprio bello. Ritengo Horace Silver un gradino superiore, però in The Phantom Duke Pearson risulta inappuntabile, sebbene…lo devo dire…mi costa dirlo…rispetto a Horace Silver…Duke Pearson è…lo dico?... più commerciale. Ecco l’ho detto. Ma è quel commerciale colto, intelligente, efficace, diverso dal commerciale che avevo ascoltato nel Blue Note Classic Merry Ole Soul, sempre di Duke Pearson, che effettivamente è un po’ troppo sfacciatamente Pop. Perdonami spirito di Duke Pearson! Vinile RTI che se fosse stato più silenzioso avrei preferito. E la cosa mi fa girare alquanto le balle...gli do una lavata? Mettiamola ai voti. Copertina Stoughton purtroppo singola. Macchecca’...Blue Note...non ce le avevi proprio due stracce di fotografie qualunque da infilare nella Stoughton doppia? Te le mandavo io (le tiravo giù da Internet). Pagato 37 Euro con lo sconto “Aspetta E Spera”, pari allo zero virgola, accordato a chi aspetta cinque anni prima di comperare un disco che avrebbe fatto meglio a comperare appena uscito. Voto artistico: 10 Voto tecnico: 9 e 1/2. Alberto. 1 Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/11/#findComment-1657805 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
gabel Inviato Domenica alle 10:26 Condividi Inviato Domenica alle 10:26 @OTREBLA io spero ancora… 😢 Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/11/#findComment-1657842 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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