gabel Inviato 12 Novembre Condividi Inviato 12 Novembre @OTREBLA: Anche a me piace molto Duke Jordan: non li ho tutti i suoi dischi, però sono già un numero cospicuo. Comunque si, alla fine sono contento di averlo preso, il venditore è stato molto disponibile a venirmi incontro sul prezzo: peccato per l’IVA e i dazi che ne aumenteranno in maniera notevole il prezzo finale, ma ne vale la pena. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1632297 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato 12 Novembre Autore Condividi Inviato 12 Novembre Se non ti rompe dover cambiare facciata ogni dieci minuti, il doppio 45 giri è sempre da preferire. Vedo che Joe Harley ha messo in cantiere altri due titoloni del catalogo Blue Note, l'imperdibile Dippin' di Hank Mobley e Dexter Calling di Dexter Gordon; di entrambi io ho la ristampa doppio 45 giri di Analogue Productions. Non è un suggerimento eh! Va bene anche il 33! Alberto. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1632311 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
gabel Inviato 12 Novembre Condividi Inviato 12 Novembre No, non ho grossi problemi a girare il vinile ogni due brani: ho diverse ristampe Classic records, Analogue Productions, Impex, MFSL, Music Matters, ecc… in questo formato (e secondo me suonano meglio), per cui sono abituato. Quello di Dexter Gordon già ce l’ho da tempo, stessa tua edizione, quello di Mobley invece no. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1632700 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato 12 Novembre Autore Condividi Inviato 12 Novembre Vale per Dippin' quello che vale per Flight To Jordan. Un solo disco devi avere di Hank Mobley? Perfetto, prendi Dippin'. Alberto. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1632759 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
capodistelle Inviato 12 Novembre Condividi Inviato 12 Novembre 14 ore fa, OTREBLA ha scritto: Vedo che Joe Harley ha messo in cantiere altri due titoloni del catalogo Blue Note, l'imperdibile Dippin' di Hank Mobley e Dexter Calling di Dexter Gordon; 14 ore fa, OTREBLA ha scritto: Va bene anche il 33! Visti i precedenti non mi meraviglierei se si scoprisse che suonano meglio degli AP45 Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1632763 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato 12 Novembre Autore Condividi Inviato 12 Novembre Me lo auguro per chi li comprerà. Io i doppi 45 giri non li mollo, perché il suono è molto più realistico, veloce, compatto e privo di distorsioni dei 33. Cambia proprio l'aspetto del suono, la sua fisionomia, il peso, la struttura. E' una questione di meccanica, di fisica, sul 45 c'è più informazione. Alberto. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1632797 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
giorgiovinyl Inviato 15 Novembre Condividi Inviato 15 Novembre Il 11/11/2025 at 22:27, gabel ha scritto: Comunque sappi che sei ispiratore e responsabile dell’acquisto, da parte mia, del vinile di Duke Jordan sopra citato e recensito, ovviamente nella versione a 45 giri dell’Analogue Productions. Mannaggia a te (e a me che continuo a leggerti)! 😄😝 Anche io ho il doppio 45 giri AP di Duke Jordan preso qualche anno fa quando ci furono gli ultimi sconti seri di Acoustic Sounds, credo segnalati da @capodistelle. Non l’avessi avuto già avrei aspettato il Tone Poet. Male che vada si prende a 35 euro su IBS con lo sconto del 30% quando prontamente disponibile. L’AP ti sarà costato il doppio. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1633924 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
giorgiovinyl Inviato 15 Novembre Condividi Inviato 15 Novembre Il 12/11/2025 at 22:34, capodistelle ha scritto: Visti i precedenti non mi meraviglierei se si scoprisse che suonano meglio degli AP45 È una possibilità anche perché il riversamento è diverso perciò non è solo una questione di meccanica e/o di fisica. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1633929 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
gabel Inviato 15 Novembre Condividi Inviato 15 Novembre 16 minuti fa, giorgiovinyl ha scritto: L’AP ti sarà costato il doppio. Esattamente il doppio. Più iva, spedizione e (forse) dogana. 😡 Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1633931 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato 15 Novembre Autore Condividi Inviato 15 Novembre 'Azz... Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1633937 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
damiano Inviato 15 Novembre Condividi Inviato 15 Novembre Il 10/11/2025 at 08:20, OTREBLA ha scritto: Damia', grazie, a fine mese ti mando il solito assegno... Posso emettere regolare fattura 😉 Ed apprezzo il thè con i biscotti, oltre alle recensioni, quelle lunghe. Ciao D. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1634362 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Questo è un messaggio popolare. OTREBLA Inviato 16 Novembre Autore Questo è un messaggio popolare. Condividi Inviato 16 Novembre Questa recensione è dedicata a coloro che non ci sono più. Ella Fitzgerald – Sings Songs From Let No Man Write My Epitaph (Verve 1960) - AAA Acoustic Sounds (2023) . . Mi sono reso conto che non ho mai recensito seriamente un disco di Ella Fitzgerald, o forse soltanto una volta in maniera frettolosa. Mi dichiaro colpevole. E’ che nell’ambito del canto Jazz quello della Fitzgerald è il nome più conosciuto, tutti gli appassionati possiedono suoi dischi, mi sembra quindi superfluo tesserne le lodi. Negli ultimi anni sono stati pubblicati molti suoi lavori in versioni AAA, per lo più di provenienza americana. Li consiglio tutti, anche se non li ho recensiti: Ella Fitzgerald & Louis Armstrong volumi 1 e 2, Ella Wishes You A Swinging Christmas, Take Love Easy, Fitzgerald & Pass....again, Clap Hands (che per la verità non ho ancora ascoltato), ecc. Appartengono tutti alle serie Acoustic Sounds e Pablo/Analogue Productions, quindi qualità tecnica garantita. Mi sono deciso a recensire Let No Man Write My Epitaph perché ‘sto disco è veramente bellissimo. Soli due protagonisti, la cantate ed il fantastico pianista Paul Smith. Classico, direi concertistico, Paul Smith accompagna l’esibizione con classe estrema, imprimendo un segno indelebile. Non fa quasi nulla, ma lo fa benissimo. Io dico che quest’uomo era nato per accompagnare al pianoforte i cantanti. Un ruolo d’altronde in cui si era specializzato, avendo collaborato anche con Anita O’Day, Mel Tormé e Dinah Shore, prima di legarsi indissolubilmente ad Ella Fitzgerald, la cui collaborazione durò fino ai primi anni ’90. Le voci del destino come quella della Fitzgerald non necessitano di fuochi d’artificio orchestrali, ma soltanto di un accompagnamento di classe, ed è ciò che garantisce il signor Paul Smith. Il disco è un carosello di ballads, tra standard e Broadway, dolci, malinconiche e crepuscolari. E’ perfetto per ricordare tempi e persone passate, per cullarsi nei ricordi. La Fitzgerald è meravigliosa, a tratti struggente. Il pianoforte è ripreso benissimo, per una volta tanto, bello sostanzioso e ben pesato. Davanti ad esso la voce della cantante, anch’essa registrata in maniera naturalissima. Non sorprende che anni fa la Analogue Productions ne avesse realizzata una versione doppio 45 giri...e beato che la possiede. Disco realmente stupendo. Vinile silenzioso, confezione lusso. Let No Man Write My Epitaph è la colonna sonora dell'omonimo film, girato nel 1958 da Philip Leacock, con protagonista Shelley Winters e nel quale ebbe una piccola parte anche la cantante. Purtroppo non sono riuscito a trovarlo in Rete, lo avrei visto volentieri. Voto artistico: niente voto per dischi così. Voto tecnico: 10 + Alberto. 1 2 Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1634517 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
gabel Inviato 16 Novembre Condividi Inviato 16 Novembre Alberto, concordo con te: il disco è bellissimo, la voce della Fitzgerald è calda, presente, così come il pianoforte, probabilmente ripreso da abbastanza vicino (non sembra neanche un disco di oltre 60 anni fa). Anche “Clap hands, here comes Charlie” è altrettanto bello. Due dischi da avere assolutamente nella propria discoteca. La AP ha fatto un eccellente lavoro di recupero sonoro. Davvero consigliati. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1634589 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato 16 Novembre Autore Condividi Inviato 16 Novembre I dischi come Let No Man Write My Epitaph sono il motivo per cui certa roba preistorica ancora si vende su vinile di alta qualità. In barba all'ultimo ritrovato digitale. Alberto. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1634791 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
Questo è un messaggio popolare. OTREBLA Inviato 23 Novembre Autore Questo è un messaggio popolare. Condividi Inviato 23 Novembre Visto che si avvicina il Black Friday, mi è venuto in mente di recensire il disco in fotografia, comperato proprio in occasione del Black Friday dell’anno scorso. Un Prestige pressoché sconosciuto, per la serie “Chad Kassem E’ Un Bel Drittone”, che tanto successo ha riscosso, o almeno così voglio credere io. Questa domenica si parte dunque da Houston e il tè domenicale è decisamente texano, il che significa che c’ha un retrogusto petrolifero…e per il tè da oleodotto ci vuole un gran biscotto: Arnett Cobb – Party Time – Prestige (1959) – AAA Analogue Productions (2021) . . Tèl chi il biscuttin! Recensione alla veloce che più veloce non si può: ecco perché dico che Chad Kassem è un bel drittone, ditemi voi se un disco come Party Time può non piacere. Party Time di Arnett Cobb è il tipico prodotto Jazz che piace anche a chi il Jazz non lo ascolta gran che. E’ amichevole, insinuante, avvolgente, pimpante al punto giusto, rigorosissimo ed ha quel fattore “X” che acchiappa a strascico; mi riferisco al contributo delle congas di Ray Barreto: onnipresenti. Avete mai sentito parlare di Party Time o del tenor-sassofonista Arnett Cobb? Probabilmente no. Eppure ‘sta ristampa Analogue Productions esplode nella stanza di ascolto, ed alla fine non si può certo dire che il disco non abbia meritato l’edizione lusso-audiophile Made in USA. Arnett Cobb , scomparso nel 1989, iniziò a trafficare col Jazz a quindici anni, esibendosi nei dintorni di Houston, sua città natale. Compiuti i 22 anni entrò a far parte dell’orchestra di Lionel Hampton, in sostituzione del quasi coetaneo Illinois Jacquet, grande maestro del sassofono tenore. Per tutta la vita ebbe gravi problemi di salute che ne ostacolarono la carriera professionale, dovuti prima ad un intervento chirurgico alla spina dorsale e poi alle conseguenze di un brutto incidente stradale. Il suo stile è classico, soul, graffiato e sabbioso, alla Ben Webster, ma più spinto e selvaggio. In Party Time, che include diversi standard jazz, non c’è nulla di particolarmente originale ed il sassofonista si prende quasi interamente la scena; Ray Bryant (al piano) arricchisce il piatto con qualche breve assolo; da qualche parte Ray Barreto da un tocco di latino che non guasta mai, nell’ambito di un Be-Bop dalla solida componente Blues, abbastanza canonico persino per il 1959. Il fatto è che tutto l’insieme, arrangiamenti, assoli, scelta dei brani, sviluppo degli stessi, risulta definitivo ed inattaccabile. E’ l’ennesimo paesaggio ad olio, ma dipinto talmente bene che non si può proprio fare a meno di ammirarlo, e che riscuote il plauso di chiunque, critici, collezionisti, profani. Chad Kassem dimostra una volta di più di sapersi muovere, perché con un disco come Party Time il successo presso gli appassionati ed i non appassionati può dirsi assicurato; inoltre scegliere di ristampare una cosa poco nota, il cui valore è inversamente proporzionale alla sua notorietà, è indice di una certa acutezza. Con tutta la cattiveria di cui è capace il sottoscritto, in lavori come Party Time è arduo trovare il pelo nell’uovo, grazie all’innegabile talento dei musicisti coinvolti, non ultimo il sempreverde batterista Art Taylor, che più lo ascolto e più mi convinco che è stato un gigante della batteria, tipo Art Blakey e Philly Joe Jones per intenderci. In Party Time troviamo quell’artigianato di stampo nipponico (avete presente l’ossessione dei giapponesi per la qualità dei prodotti?), quel mestiere di altri tempi, che a sette decenni di distanza ancora sferra delle sonore legnate alla roba jazz registrata l’altro ieri. Perché quando una cosa è fatta bene, è fatta bene anche dopo mille anni. Party Time è il classico vino jolly, adatto ad ogni pietanza, o il gancetto sagomato che apre tutte le serrature. Non ve lo dico neanche che è registrato da Dio, vale a dire da Rudy Van Gelder, perché penso che lo abbiate già capito da soli. Notare che la registrazione è del ’59 (ed è pure MONO): sarebbero 76 anni al 2025. Fate conto che suona come se fosse stato registrato Mercoledì scorso. Ma santo cielo…poi dice: “Voi audiofili siete legati al passato…”, ettecredo, fatti una domanda e datti una risposta! La qualità di queste edizioni Analogue Productions è come al solito stellare. Quando uscirono una dietro l'altra le ristampe Tone Poet, Blue Note Classic, Craft Contemporary, Craft OJC, e persino quelle Acoustic Sounds, pensai che per Kassem sarebbe venuto il momento di offrire solo ristampe 45 giri, one step e cose così. Che sarebbe stato l'unico modo di differenziare la sua Analogue Productions dalla concorrenza. Ma direi che se per le edizioni 33 giri continua a lavorare così, Analogue Productions può dormire sonni tranquilli. Pagato un po’ troppo, meno di 50 Euro ma più di 40, su JPC, con lo sconto “Italianèn, ci fate sempre sbellicare dalle risatèn!” accordato agli “Italianèn tarantellèn che aumentano le spese militarèn del tre per zentèn, anzi no del tre firgola zinque per zentèn, anzi non del due firgola otto...forse nel 2034 o al più tardèn nel 2044, con il ponte sullo Strettèn incluso, anzi no escluso perché vi hanno beccatèn che facefate i furbén, però ci mettete dentrèn la fariante di valichèn...forse, se non vi beccano anke per quellèn…ma a ratèn...ma non è dettèn…è una sorpresèn!”. Voto artistico: per forza 10. Voto tecnico: No…non può essere del ‘59, non ci credo assolutamente, ci sarà senz’altro uno sbaglio… Alberto. 2 1 Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1638853 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato 23 Novembre Autore Condividi Inviato 23 Novembre Arnett Cobb nel 1979, sentite che voce: . . Alberto. Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1638873 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
gabel Inviato 23 Novembre Condividi Inviato 23 Novembre 49 minuti fa, OTREBLA ha scritto: la registrazione è del ’59 (ed è pure MONO): sarebbero 76 anni al 2025. Non esagerare, sono “solo” 66! 🤣 Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1638909 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
OTREBLA Inviato 23 Novembre Autore Condividi Inviato 23 Novembre Accidentèn alla matematichèn! Link al commento https://melius.club/topic/548-lo-stato-del-vinile-parte-seconda/page/7/#findComment-1638931 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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