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Lirica... strumentale... il primato?


Oste onesto

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Inviato

Il titolo è chiaramente provocatorio e riduttivo, ma esemplifica una riflessione che mi ha fatto compagnia fin da quando ho iniziato ad ascoltare musica.
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In realtà nelle mie "elucubrazioni comparative", insieme alla lirica ci sono tutte le altre composizioni accompagnate dal canto (e quindi da un testo) ed anche tutte quelle dichiaratamente (da parte dell'autore) a tema, includo, quindi anche tutte le composizioni di musica sacra, moderna, leggera, tradizionale. Insomma, qualsiasi composizione che sia riconducibile, ovviamente nelle intenzioni dell'autore, ad una qualche forma di "sceneggiatura" o "testo poetico" o perfino solo ad un titolo evocativo riconducibile a storie, sentimenti, natura, religione, ecc.
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Per fare un parallelo con la pittura potremmo dire "musica figurativa".
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Dall'altro lato, la composizione "pura", solo musica strumentale senza alcun riferimento di contesto, identificata solo tecnicamente (sinfonia, sonata, concerto, ecc.) e senza titolo, che astrae quindi da qualsiasi elemento esogeno alla musica stessa.
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Continuando il parallelo con la pittura potremmo dire "musica astratta".
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Ovviamente con tutti i tra virgolette del caso.
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Ora, dato che si parla di forme d'arte di sublime livello in ogni caso, si potrà affermare che tali confronti lasciano il tempo che trovano,  un po' come discutere sul primato tra pittura e scultura (anche se sappiamo che qualcuno ben più autorevole di noi si è aspramente confrontato sul tema), ma, mi sono sempre chiesto se "il campo libero" permesso dalla "musica astratta" dia un contributo ulteriore rispetto alla "musica figurativa" in termini di universalità.

Universalità intesa sia come elemento imprescindibile di ogni opera d'arte, sia come potenzialità di usufruizione del destinatario.
 

  • Melius 2
Inviato

@Grancolauro mi aspettavo un tuo intervento su questo tema che ho proposto, e che, a quanto vedo, interessa poco.

Certo la musica astrae in generale da qualsiasi figurazione, ma è difficile ascoltare Autumn leaves senza pensare alle foglie che cadono oppure un confutatis senza pensare al giudizio universale, o al gelato quando ascolti gelato al cioccolato😁

Mentre quando ascolti la toccata e fuga in re minore o lo variazioni Goldberg non sei costretto a pensare ad una cosa in particolare, e la potenzialità di astrazione è connaturata proprio alla mancanza di un soggetto specifico, di un tema o di un titolo....

Buona notte!

Inviato
Il 21/12/2021 at 23:24, Grancolauro ha scritto:

Insomma la musica è “astratta” per natura, non riproduce alcunché di reale, anche quando viene usata in un’opera lirica o in un balletto. Schönberg diceva che la musica rappresenta il nostro inconscio, qualcosa cioè che non può essere rappresentato con immagini o parole.

 

 

Mi pare si sia d'accordo su questo, ne parlavo là  

   in termini più o meno simili... mi sono più volte soffermato sul fatto che la musica sia la più "astratta" ed immateriale delle arti, la più asemantica, la meno "significante" (quando non suona in forma naturalistica o imitativa) all'apparenza mentre invece è in grado di colpire nel profondo la coscienza e l'"es" dell'ascoltatore che troverà attraverso l'evocazione musicale le sue proprie immagini mentali ed emotive... Un po' come certe immagini dei film che osserviamo seduti al buio della sala compiendo una sorta di rituale privato e collettivo... La musica, come le immagini, "avvolge un sacco di gente seduta nel silenzio dell'auditorio immerso quasi sempre in una sorta di penombra... Ed ogni singola persona fa il suo "sogno", e tanti sogni che si fondono insieme magari fanno un "sognone" collettivo che non finisce mai"... 🙂

  • Melius 1
Inviato
10 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Mi pare si sia d'accordo su questo

Certo su questo siamo tutti d'accordo, ma non è il tema del thread.

Tutta la musica che ho battezzato "figurativa" nel mio post iniziale, in qualche modo induce e/o conduce l'ascoltatore su un percorso emozionale già predefinito, ad esempio, dal titolo, dal testo del cantato, dalla storia narrate nelle opere liriche, ecc.

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Mentre in tutte le opere che ho chiamto (solo per intenderci) "astratte", perché astraggono da tutti i potenziali elementi di contesto,  non essendo state concepite per indurre un percorso emozionale predefinito dall'autore, lasciano spazio maggiore alla suo personale approccio emozionale.

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Faccio un altro esempio:

Le quattro stagioni di Vivaldi rientrano chiaramente nella categoria della musica "figurativa" perché è musica descrittiva a tema.

L'autore ha concepito l'opera con l'intento di descrivere attraverso la musica le emozioni che suscitano le singole stagioni.

L'ascoltatore, se conosce il titolo e l'opera, è quindi indotto/guidato verso un percorso emozionale legato inscindibilmente a quei sentimenti che erano "in programma" dall'autore.

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Dall'altro lato, il Piano Trio n. 1 di Brahms lo includo tra la musica "astratta" perché non strettamente legato ad alcuna "sceneggiatura" predefinita dall'autore, prova ne è che non ha neanche un titolo specifico.

Quindi, in questo caso, l'ascoltatore non sarà condotto verso un percorso emozionale predefinito, e la sua immaginazione sarà libera (più libera?) di seguire il proprio percorso, sulla scorta della personale sensibilità e capacità di accostamento suono/sentimento, suono/atmosfera, ecc.

 

Inviato

@Oste onesto

 

Non posso ora articolare meglio il concetto.., credo che tutta la musica ( a parte quella della pura evasione) sia "astratta", ad ogni esecuzione mai uguale a se stessa, se non al primo superficiale impatto. Anche le 4 stagioni di Vivaldi, musica a programma.., "facilitata" poichè associata a un testo letterario.., la stessa Pastorale di Beethoven, i "Quadri" di Mussorgsky, ecc.., oltre la prima superfice imitativa di facile "acchiappo", presentano senza soluzione di continuità tutta una serie di sottotestualità meta-linguistico_formali che trascendo la "letteratura", il "testo", avendo a che fare con la trasfigurazione lirica, meta-fisica...  pura ed altera forma musicale "astratta" che non mostra nessun bandolo della matassa, nè d'inizio, nè di fine, che possa aiu tarci nel viaggio fruitivo in maniera sicura, precisa, univoca... Ciascun ascoltatore cercherà nella propria mente il filo conduttore della propria immaginazione mentre la musica, che stimola e accende quest'ultima, se ne va per proprio conto, incurante, dritta per la sua strada che forse neppure il geniale creatore, il "compositore" stesso, conosce interamente...

Anche sotto le "astrattezze" di musiche che appaino immeditamente tali - come quelle di Brahms da te citate - così interiori, interne, "nascoste".., in realtà si celano sotto e sopra altri strati di musicalità  ancora più "celati", segreti , "asemantici", i quali ci introducono nel regno del "mistero"... dell'"empirismo". Bisogna "faticare" non poco per non smarrirsi...

La musica di Bach è tra i più straordinari esempi che si potrebbero fare in tal senso, ecco perchè diventa delittuoso interpretarla "romanticamente" - col pianoforte o altri strumenti impropri che non possono sondarne il "mistero" -, ovvero in maniera "finita", secondo schemi incoerenti, arbitrari, mistificatori, terribilmente limitanti, mentre quella musica contiene in se la vastità "religiosa", sacrale, dell'infinito. La musica dell'infinito va improvvisata antinaturalisticamente dimenticando le "categorie" standardizzate, affettive, stilistiche, testuali, psicologiche, estetiche...

Spero di essere rimasto in tema...

Inviato
16 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Spero di essere rimasto in tema...

imho, perfettamente in tema e...dopo quel che hai scritto tu,direi che c'è poco o nulla da aggiungere!😉

Inviato
4 ore fa, caricolimite ha scritto:

imho, perfettamente in tema e...dopo quel che hai scritto tu,direi che c'è poco o nulla da aggiungere!😉

 

 

Grazie ma è un argomento enorme, i miei sono solo spunti, spuntini, assaggini... 😄 🙂

 

Inviato
Il 24/12/2021 at 14:33, analogico_09 ha scritto:

Anche le 4 stagioni di Vivaldi, musica a programma.., "facilitata" poichè associata a un testo letterario.., la stessa Pastorale di Beethoven, i "Quadri" di Mussorgsky, ecc.., oltre la prima superfice imitativa di facile "acchiappo", presentano senza soluzione di continuità tutta una serie di sottotestualità meta-linguistico_formali che trascendo la "letteratura", il "testo", avendo a che fare con la trasfigurazione lirica, meta-fisica...  pura ed altera forma musicale "astratta" che non mostra nessun bandolo della matassa, nè d'inizio, nè di fine, che possa aiu tarci nel viaggio fruitivo in maniera sicura, precisa, univoca...

 

Verissimo, infatti, nel mio precedente post individuavo una condizione molto precisa, cioè: "se l'ascoltatore conosce il titolo e l'opera".

D'accordissimo sulla possibilità di fruizione del tutto indipendente dal contenuto "figurativo" ciò, a mio parere, per due principali circostanze:

- la prima (che è quella a cui fai riferimento tu) è legata ad un "ascolto trascendente" permesso dal background di preparazione culturale e musicale, ma anche dalla capacità di "dimenticare" lo scopo e/o il programma per il quale la musica è stata concepita.

In buona sostanza, una sorta di trance, di cui dobbiamo ringraziare l'innegabile "astrattezza" generale della musica rispetto alle altre arti, che si può assimilare al guazzabuglio di emozioni che il fruitore "competente" prova, nella contemplazione di un dipinto figurativo (pensiamo ad esempio al Saturno che divora un figlio di Goya), guazzabuglio che lo porterà certamente ben più lontano dalla sensazione di orrore rappresentate nel dipinto.

Quindi la conoscenza del mito di Saturno e di tutti i sentimenti connessi alla vicenda consentirà di astrarsi dalla mera raffigurazione dell'orrore, e di esplorare un propria gamma di sentimenti, che può benissimo differire da persona a persona.

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- la seconda legata ad un ascolto "ignorante", cioè nell'ipotesi che al fruitore venga fatto ascoltare musica e liriche (che magari sono in lingua straniera) senza che possa conoscere alcunché delle intenzioni e del programma dell'autore.

Penso, ad esempio, al Falstaff fatto ascoltare ad un indigeno di una lontana ed isolata tribù dell'Amazzonia.

In questo caso la musica eserciterà certamente un effetto diverso da quello generato nell'ascoltatore competente, ma non è detto che sia inferiore.

Anzi, la circostanza dell'ascolto inconsapevole, semplifica ed agevola la fruizione universale ed "astratta" della musica sulla quale siamo, penso, tutti d'accordo.

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Tuttavia, ed è questo il dubbio che ho espresso aprendo questo thread, la circostanza di aver concepito musiche scevre da qualsivoglia "sovrastruttura figurativa" (che per le ragioni sopra ricordate è vero che si possono anche bypassare nell'ascolto di "musiche figurative") agevola o no una fruizione (sia in versione competente che in versione  incompetente) più universale?

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Nel mio esempio, quindi, l'indigeno dell'Amazzonia fruirà "a parità di strumenti" dell'ascoltatore "tecnico" solo l'opera "astratta", mentre avrà sicuramente meno strumenti per fruire dell'opera "figurativa".

 

In sintesi, il mio pensiero (o meglio dubbio) è che l'indigeno possa fruire pienamente, al pari di qualunque altro ascoltatore, di una fuga di Bach, ma sarà limitato nella fruizione (a tutto tondo) nella fruizione del Falstaff.

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Ecco, ciò non fornisce alla musica "astratta" una marcia in più in termini di universalità?

 

 

 

  • Melius 1
Inviato

@Oste onesto @analogico_09 La mia impressione è che avete ragione tutti e due. Per un verso, la musica è di per sé astratta (termine che non mi piace per niente in questo contesto, ma vabbé, ci siamo capiti); per altro verso la cosiddetta "musica a programma" ha caratteristiche sue proprie, che la connettono ad altre forme artistiche (poesia, letteratura, pittura, teatro, ecc.). Ecco, forse direi così: la musica a programma mette in relazione, instaura un dialogo tra arti diverse, mentre la musica astratta non si assume questo compito.  Se così stanno le cose (la mia è soltanto un'ipotesi) non direi che l'una è più universale (nel senso di più immediatamente e ampiamente fruibile) dell'altra. Svolgono funzioni diverse in contesti diversi della nostra esperienza. Diverso è l'atteggiamento del compositore, diversi gli strumenti e le tecniche compositive, diverse le aspettative del pubblico. O così almeno mi viene da pensare. La musica a programma getta un ponte tra espressioni artistiche o culturali che grazie a lei si fondono tra loro. 

Il 24/12/2021 at 14:33, analogico_09 ha scritto:

La musica di Bach è tra i più straordinari esempi che si potrebbero fare in tal senso, ecco perchè diventa delittuoso interpretarla "romanticamente" - col pianoforte o altri strumenti impropri che non possono sondarne il "mistero" -, ovvero in maniera "finita", secondo schemi incoerenti, arbitrari, mistificatori, terribilmente limitanti,

Dal momento che appartengo alla bistrattata categoria di quelli che suonano Bach al pianoforte, mi permetto una minima difesa sindacale dicendo: non sono per nulla d'accordo 🙂. Ma siamo su questo ampiamente OT quindi non dico altro.

  • Melius 2
Inviato

@Oste onesto @Grancolauro Belle e buone suggestini vedo arrivare, vorrei accodarmi ora ma  sono in casa e ci sono ancora alcuni rumososi e invercondi festaiuoli... 😄 ... non risco a concentrarmi come si deve.., mi affaccio per qualche lettura e messaggetto veloci... ma torno subito... 😉

Buon Natale fatto!

 

 

Inviato

Comunque prima che mi riesca di articolare meglio un'idea un po' più approfondita.., sintetizzando al massimo, io penso che a rendere più "universale" la musica, a far si che anche l'"indigeno dell'Amazzonia", come "l'indigeno dell'"occidente", o quello dell'"oriente", ecc, possa capire il significato "allegorico" di una musica a programma, non è tanto il "testo" letterario" del programma musicale stesso, bensì l'"onomatopeica" del suono... Provo a spiegarmi meglio.., prendiamo la Pastolare di Beethoven.., noi ci rendiamo conto che tale musica evoca, tra l'altro, il temporale non perchè la didascalia che coincide con di quel momento musicale rechi scritto: "temporale".., ma perchè quando esplode fragorosamente tutto l'ambaradam orchestrale, con grandi sbattimenti di timpani, grancasse e altre percussioni lanciate al massimo del "fragore".., anche un idigeno della foresta pluviale, suppongo,  riconoscerebbe in quei "suoni" orchestrali scatenati i fragori del temporale "voce" della natura "scatenata"... E' il "suono" imitativo, onomatopeico delle voci e rumori della natura a rendere universalmente riconoscibile il "significato". Le stesse musiche "tribali", cosiddette "primitive" sono basate  sulla imitazione, non "programmatica" come nelle culture musicali occidentali e tuttavia in altro modo efficaci nel rappresentare le loro istanze musicali imitative "funzionali" alla danza, alle ritualità e ad altre forme di espressione, comunicazione sociale, pardon... tribale.

I flauti di legno "primitivi" che imitano gli uccelli.., o i suoni profondi e "misteriosi" del didgeridoo degli aborigeni australiani che sembrano dare voce allo spirito che si cela nelle profondità della terra e dell'uomo... L'imitazione, in musica, attraverso i suoni, credo sia da sempre esistito.., in ogni luogo e ragguppamento umano del pianeta.., molto probabilmente la musica è il primo strumento della comunicazione - ludica, intellettuale e spirituale - umana...

 

Noi occidentali che ascoltiamo i suoni "imitativi" degli africani, di culture così lontane dalla nostra.., riusciamo a capire se vi sia l'intenzione di imitare il canto degli uccelli, i versi di altri animali, le altre voci della natura... Credo che anche gli "indigeni" tribali di ogni luogo terrestre riuscirebbe a capatare, ad esempio,  nel concerto "Il Gardellino" di Vivaldi o ne' "Le Rossignol en amour" di F. Couperin.., i suoni, e quindi la "musica" degli uccelli... Noi indigeni occidentali siamo andati oltre il mero suono musicale.., abbiamo creato la complessa arte musicale che, benchè l'approccio sia a "programma", ad "imitazione", va verso la trasfigurazione.., dove, anche nelle musiche "tribali" più semplici all'apparenza, l'orecchio non prevenuto o assuefatto ad un unico modello musicale potrrà cogliere la metafisica, l'impulso lirico e  spirituale di cui anche i "primitivi" sono depositari e di cui si fanno portatori...

 

 

 

 



Ci sono anche i felici matrimoni...

 

 

 

  • Melius 1
Inviato
1 ora fa, Grancolauro ha scritto:

Per un verso, la musica è di per sé astratta (termine che non mi piace per niente in questo contesto, ma vabbé, ci siamo capiti); per altro verso la cosiddetta "musica a programma" ha caratteristiche sue proprie, che la connettono ad altre forme artistiche (poesia, letteratura, pittura, teatro, ecc.). Ecco, forse direi così: la musica a programma mette in relazione, instaura un dialogo tra arti diverse, mentre la musica astratta non si assume questo compito.  Se così stanno le cose (la mia è soltanto un'ipotesi) non direi che l'una è più universale (nel senso di più immediatamente e ampiamente fruibile) dell'altra. Svolgono funzioni diverse in contesti diversi della nostra esperienza. Diverso è l'atteggiamento del compositore, diversi gli strumenti e le tecniche compositive, diverse le aspettative del pubblico. O così almeno mi viene da pensare. La musica a programma getta un ponte tra espressioni artistiche o culturali che grazie a lei si fondono tra loro. 

Mi piace l'idea della connessione inter-artistica che hai messo, giustamente,  in campo. (Oggi purtroppo ho già finito i melius!).

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Tutto giusto, ma è innegabile, a questo punto, il contributo delle "componenti figurative" nell'economia generale delle opere che (per semplificare continuiamo a chiamare) figurative.

Diciamo che è espressione artistica che poggia su più pilastri.

E se si intende rispettare le intenzioni dell'autore dovrebbe essere fruita nella sua interezza.

Certo, lo so che un'opera lirica può anche solo essere ascoltata senza rappresentazione visiva, ma ricordiamoci che, appunto, l'ascoltatore "competente" la avrà ben sedimentata nel suo immaginario.

L'ascoltatore "incompetente" o meglio "vergine" sul contenuto figurativo, semplicemente non usufruisce di tale apporto inter-artistico.

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Dall'altro lato, la musica che abbiamo, per semplificare, definito astratta, che per la cui fruizione non abbisogna di alcun ulteriore elemento esogeno rispetto alla musica stessa.

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Scusate, la coccia dura, ma mi piace esplorare un po' tutte le possibilità.

Inviato
2 ore fa, Grancolauro ha scritto:

Dal momento che appartengo alla bistrattata categoria di quelli che suonano Bach al pianoforte, mi permetto una minima difesa sindacale dicendo: non sono per nulla d'accordo 🙂. Ma siamo su questo ampiamente OT quindi non dico altro.

 

 

Difesa concessa, saranno ammessi anche i testimoni... 😄 🙂

  • Haha 1
Inviato
32 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

prendiamo la Pastolare di Beethoven.., noi ci rendiamo conto che tale musica evoca, tra l'altro, il temporale non perchè la didascalia che coincide con di quel momento musicale rechi scritto: "temporale".., ma perchè quando esplode fragorosamente tutto l'ambaradam orchestrale, con grandi sbattimenti di timpani, grancasse e altre percussioni lanciate al massimo del "fragore".., anche un idigeno della foresta pluviale, suppongo,  riconoscerebbe in quei "suoni" orchestrali scatenati i fragori del temporale "voce" della natura

....senza dubbio, ma ciò dimostra solo la maestria del compositore che voleva rappresentare, nel tuo esempio, il temporale.

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In un certo senso, l'onomatopeica dei suoni, costituisce anch'essa un elemento "figurativo".

Un po' come se Beethoven dicesse all'ascoltatore: "in questo punto ti devi immaginare un temporale".

 

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Diverso è il caso di una sonata di Bach....musica pura....che si sorregge senza alcun altro pilastro....e forse arriva a punti inarrivabili..ed inesplorati rispetto alle composizioni "figurative".

 

 

Inviato
58 minuti fa, Oste onesto ha scritto:

In un certo senso, l'onomatopeica dei suoni, costituisce anch'essa un elemento "figurativo".

 

 

Certo, elemento "tecnico", linguistico, figurativo finalizzato all'"evocazione" degli affetti, all'espressione poetica e linguistica, perchè possa farsi "estetica". Anche la musica di Bach racchiude in se un potente tratto "figurativo", come tutte le musiche dei grandi autori, perchè le sue geniali strutture fugate, contrappuntistiche e polifoniche , come se la musica si "materializzasse", mostrano "figure" architettoniche che possiamo sentire e "vedere"...

 

 

Cosa "vediamo".., molto, fondamentalmente, dipende dal tipo di interpretazione.., in genere a me pare sentire e vedere in tante interpretazioni pianistiche, tutte scollate tra di loro.., in una sorta di licenzioso porto franco interpretativo, l'architetutra da "casina delle rose" con il momento dell'addio nel controluce del tramonto, una romanticheria fuori tempo massimo; mentre nell'interpretazione con lo strumento d'elezione potrei riconoscere la maestosità del Pantheon.., del Partenone... Una forma d'essere "figurativa" che fa, sempre a mio avviso, la sua ben più grande ... "figura"... 😉

 

 

 

 

Inviato
2 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Anche la musica di Bach racchiude in se un potente tratto "figurativo", come tutte le musiche dei grandi autori, perchè le sue geniali strutture fugate, contrappuntistiche e polifoniche , come se la musica si "materializzasse", mostrano "figure" architettoniche che possiamo sentire e "vedere"...

Questa, però, è una tua rispettabilissima interpretazione/visione, e probabilmente di molti altri, che forse associano (più o meno inconsciamente) questa musica con il luogo di esecuzione (dato che generalmente si immagina la musica di Bach suonata tradizionalmente nelle chiese).

Altri la associano al fluire di figure geometriche.

Io, per esempio della musica di Bach (ma anche di altri compositori) ne ho una visione/fruizione diversa, scaturita in origine dall'ascolto della Partita per violino N. 2, BWV 1004, ma che sempre mi accompagna negli ascolti più approfonditi.

Immagino il suono, fluire nel buio (che corrisponde al silenzio prima dell'inizio dell'esecuzione), come fosse un cursore luminoso.

Forma, dimensione, intensità di luminosità, colore, velocità, e direzione del cursore, cambiano in rapporto alla frequenza, al timbro, durata, volume, nota, carattere ascendente/discendente della melodia.

Ogni nota/linea melodica (immaginala sempre come cursore) la associo contemporaneamente ad un sentimento o ad uno stato d'animo (tensione, rilassamento, nostalgia, risentimento, compiacimento, risentimento, rimpianto, speranza e chi più ne ha più ne metta, insomma, un po' tutta la gamma dei sentimenti e stati d'animo che è  capace di provare un essere umano).

Il cursore vaga attraverso lo schermo nero del silenzio, ma lascia una scia luminosa (chiaramente sto utilizzando la metafora del cursore e dello schermo come esemplificazione), diversa ad ogni ascolto  non perché intrinsecamente diversa, ma perché cambiamo noi stessi e la nostra predisposizione ad ogni ascolto, e piano piano il chiarore lasciato dal cursore (leggi melodia ed armonia che evocano con il fluire della musica i sentimenti/sensazioni/stati d'animo) ci aiuta a ri-gettare un bagliore sulla nostra anima.

Insomma vivo la musica di Bach come una rievocazione, un ripasso, una rassegna dei sentimenti che hanno caratterizzato, caratterizzano, e caratterizzeranno la mia esperienza umana.

 

Il bello della musica che nella mia idea definisco "astratta" è che lascia il proprio campo libero ad ogni singolo fruitore senza fornire rappresentazioni (sia pure a volte evocative di sentimenti) preconfezionate dal programma/tema voluto dall'autore.

.

Per fare una battuta non sono costretto ad evocare univocamente il temporale che l'autore ha voluto rappresentare.

 

 

  • Melius 1
Inviato
12 ore fa, Oste onesto ha scritto:
14 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Anche la musica di Bach racchiude in se un potente tratto "figurativo", come tutte le musiche dei grandi autori, perchè le sue geniali strutture fugate, contrappuntistiche e polifoniche , come se la musica si "materializzasse", mostrano "figure" architettoniche che possiamo sentire e "vedere"...

Questa, però, è una tua rispettabilissima interpretazione/visione, e probabilmente di molti altri, che forse associano (più o meno inconsciamente) questa musica con il luogo di esecuzione (dato che generalmente si immagina la musica di Bach suonata tradizionalmente nelle chiese).

Altri la associano al fluire di figure geometriche.

 
No no, mi riferivo chiaramente e "coscientemente" alle architture musicali, e, ovviamente, alle "geometrie" sonore edificate dalle opere di Bach, non ai luoghi architettonici, non solo chiesastici, nei quali le stesse vengono eseguite.
Non si fraintenda.., cariche di umani affetti e di profonda spiritualità, terrene e trascendenti, le musiche "architettoniche" di Bach non sono fredda "geometria". Parlavo di contrappunto, di polifonia, di fughe e altre forme del linguaggio musicale,  anche la "melodia", l'interminabile frase musicale di Bach disegna il simbolo dell'"infinito" senza mai ripetersi pur nel suo apparente ...ripetersi.

 

Sulle intercorrenze esistenti tra musica e architettura ci soffermammo già in epoca ante incendio; discorso ripreso in modo meno approfondito in questo topic della sezione fotografica...

 

 

https://melius.club/topic/733-e-l‘architettura/?do=findComment&comment=18549

 

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