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Mostra il contenuto con la massima reputazione da 03/10/2025 in Blog Comments

  1. mi rende orgoglioso l'aver aggiunto un pezzettino di informazione alla tua sapienza mingusiana
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  2. Certamente. Comunque questo bel post di Appe è una buona occasione: adesso mi ripiglio ad ascoltare i dischi di entrambi, che ho il gira fermo da un pezzo. Se ti capita senti anche altro della Mitchell... Shadows and light, Dog eat dog, Wild things run fast...
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  3. Si ho ricordato anch'io questo particolare. Mingus più che insolente, più che maleducato, era "selvaggio" gentile, come la sua musica che discendeva dalle tribalità dell'Africa nera le stesse che Duke Ellinton riprendeva "addolcendole" un po'. Mingus era la tradizione e l'avanguardia in maniera più rivoluzionare di quanto non sia stata la musica di Ornette Coleman perchè Mingus era un compositore e interprete della inasazietà, smodato e travolgente, estremamente vario, in realtà colui che portò ai massimi livelli della creatività l'improvvisazione colletiva dalla quale scaturirà il free jazz, la new thing; Coleman, fantastico, ma dallo stile più concentrato e "intellettuale"capace tuttavia di esprimere infiniti punti di vista musicali. Armstrong, dietro l'apparente maschera del bonaccione che intratteneva bianchi era a sua volta uno spirito libero e "selvaggio" nel profondo del suo essere delicarto e generoso; suonava e componeva improvvisando la sua musica senza preoccuparsi delle questioni sociali, politiche, di costune, dello spettacolo, logiche dello sfrittamento dei musicsti neri che ptraticavano i bianchi, si lasciava coinvolgere nei pessimi film sul jazz che mettevano in scena ptotsgonistica i musicisti bianchi relegando il trombettista, ma anche Ellington, anche Billie Holyday, nei ruoli secondari "sewrvizievoli"... Fu uno dei grandi costruttori del jazz, tra i più grandi, il più grande nel delineare il linguaggio del jazz, una tromba pura, una musicalità pura che dettava le direzioni e quando venne a mancare tutti i musicisti di jazz piansero la morte del padre-maestro dell'arte inesauribile ed ineguagliabile, glorificando inoltre la sua estetica increata. Miled Davis dichiarò che senza Armstrong non sarebbe potuto esiste Miles Davis.
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  4. [quote/on]Nella sua autobiografia scrisse: “Ci fanno diventare famosi e ci danno dei nomi: il Re di questo, il Conte di quello, il Duca di quest’altro! Tanto crepiamo senza il becco di un quattrino. A volte penso che preferirei morire piuttosto che affrontare questo mondo di bianchi” (Beneath the Underdog, 1971).[quote/off] Quando i titoli nobiliari venivano invece dati ai musicisti bianchi. "Ufficialmente" i re del jazz del jazz classico non furono Luis Armstrong e Fletcher Henderson, ad esempio, bensì Benny Goodman molto sostenuto da Henderson come lo stesso clarinettista lealmente riconosceva, e qualche altro ottimo musicista sempre bianco non ricordo chi potesse essere. In una intervista Mingus fu ancora più duro. Non ricordo chi intervisto' il contrabbassista, un giornalista inglese, né dove e quando, nel ricopare l'intervista lomisi di riportare tai informazioni. Ma non ha importanza...la voce di MIngus si erge chiara e decisa, come sempre sa farsi capire senza peli sulla lungua... - E’ tutto? [chiese Mingus all’inglese] - Che ne dice del jazz inglese? Ce l’abbiamo il feeling? - Se parla di tecnica, di preparazione, immagino che gli inglesi siano altrettanto bravi di chiunque altro. Ma che bisogno avete di suonare jazz? E’ la tradizione del nero americano, è la sua musica. I bianchi non hanno diritto di suonarla, è musica popolare nera. Quando studiavo il basso con Rheinshagen, lui mi insegnava a suonare la musica classica. Mi diceva che ero vicino, ma che non ci sarei mai arrivato [falso.., Mingus ha scritto ed interpretato musiche da far invidia a Strawinski; un album per tutti? Da Pre Bird, Half-Mast Inhibition, oltre ad essere uno strumentista di qualità straordinarie nulla da invidiare sa qualsiasi grande contrabbassista bianco, classico– ndr] Così alla lezione successiva portai dei dischi di Paul Robeson e di Marian Anderson chiedendogli se pensava che quegli artisti ci fossero arrivati. Disse che erano dei neri che cercavano di cantare musica a loro estranea. Mi sta bene: se la società bianca ha le sue tradizioni, che lascino le nostre a noi. Voi avete avuto i vostri Shakespeare, Marx, Freud, Einstein, Gesù Cristo e Guy Lombardo, ma noi ce ne siamo usciti con il jazz, non ve lo dimenticate; e tutta la pop music del mondo oggi deriva da quell’origine. Gli inglesi ascoltano i nostri dischi e li copiano, perché non sviluppano qualcosa per conto loro? I bianchi prendono la nostra musica e ci fanno sopra più soldi di quanti noi ne abbiamo mai fatti! Il mio amico Max Roach è stato eletto miglior batterista in molte votazioni, ma gli offrono meno della metà di quello che prende Buddy Rich per suonare negli stessi posti.Che mer.a è questa? I commercianti della musica sono talmente occupati a vendere quello che va per la maggiore, che stanno soffocando a morte la gallina che ha fatto per loro tutte quelle uova d’oro. Hanno ammazzato Lester e Bird e Fats Navarro, e ne ammazzeranno altri: probabilmente anche me [e così fu! - ndr]. Io non farò mai i soldi, anzi pagherò sempre di persona perché apro la bocca per sputtanare gli agenti e gli imbroglioni… ed è quello che ho voglia di dire stasera! Charles Mingus Ma, per tornare al titolo del tuo ottimo scritto, Mingus fu ripagato dall'abbraccio metafisico delle 56 balene che andarono ad arenarsi sulla spiaggia di Agapulco in Messico, a tre ore da Cuernavaca, la citta messicana nella quale Mingus esalò l'ultimo respiro, in quello stato del Messico che Mingus amò molto fino a trasferire nelle sue più toccanti e vibranti composizioni, non solo nel capolavoro Tijuana Mood che hai già citato, gli aspetti più profondi della spirtualità di quella straordinaria, complessa realtà latino/centro/americana.
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