analogico_09 Inviato 1 Novembre Autore Inviato 1 Novembre @egalli Grandissimo Ed Blackwell, al centro della scena jazzistica anche con il due "MU", vol. 1 e 2, in duo con Don Cherry, musica totalmente improvvisata con l'impiego di vari strumenti "etnici", percussivi, fluati, flautini, piano, vocal, etc.., insomma un disco leggendario. Ed collaborò con altri grandi del jazz, in particolare con Ornette Coleman per album epocali: Science Fiction, Free Jazz dell'improvvisazione collettiva a doppio quartetto, Ed in uno Billy Higgins nell'altro, altro bar tterista "spirituale" io tendo ad assomigliarli, con Dolphy, strepitoso nei Five Spot, Sheep, etc. Aveva un drumming , un calore spirituale, lirico..., mi si passino gli aggettivi un po' "temerari" ? Al Centro Palatino, ai lati di Villa Celimontana, c'ero anch'io ad ascoltare l' Old e New Dreams, concerto fantastico, mancava solo Ornette Coleman, si era negli 83', 84'? Un concerto memorabile (quando uno poi diche che il jazz è morto...) 1
analogico_09 Inviato ieri alle 17:14 Autore Inviato ieri alle 17:14 John Coltrane - "The Inch Worm" Recorded live on November 28th, 1962 in Stefaniensaal, Graz Austria ( Get Back unofficial release) Proveniente probabilmente da un bootleg, non audiofilo, il vinile si sente tuttavia molto bene per quanto riguarda l'intendimento musicale. Il motivo di maggior interesse per quanto mi riguarda è rappresentato dalla strepitosa versione live del brano che da' il titolo al disco presente nell'album ufficiale ben più celebre intiotolato "Coltrane" anch'esso del 1962. "The Inch Word" è il rifacimento dell'omonimo standard di Frannk Loesser, celebre e prolifico compositore di canzoni per musical e colonne sonore cinematografiche, una sorta di ballata in tempo ternario che Coltrane riprende con analogo linguaggio modale sulla falsariga del precedente capolavoto "My Favorite Things". Altro valzeretto destinato ad essere a sua volta trasfigurato al soprano di Coltrane nella lunga e travolgente, "iconosclastica" improvvisazione musicale nella quale risuonano in eco le antiche voci di madre Africa insieme alle confinanti suggestioni di un oriente dello spirito. Stupefacente la versione live di "Impression", , idem l'altro standard "Everytime We Say Goodbye" da Cole Porter. Un disco raro che ogni ascoltatore coltraniano dovrebbe ascoltare, conoscere. Trovo questo nel Tubo 1 1
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